Non sono più niente..
Buona sera gentili dottori. Seguo da un po' di tempo questo forum ed ora finalmente mi sono fatto coraggio a scrivervi. Vediamo da dove posso iniziare. Sono un ragazzo poco più che ventenne e avverto un forte senso di disagio ed estraneazione riguardo tutto ciò che mi circonda. Sono omosessuale, dichiarato da circa un anno con i miei familiari che ovviamente hanno preso molto male la mia dichiarazione(soprattutto mia madre). In questi anni ho fatto dei passi che mai avrei pensato di poter fare, primo tra tutti prendere coraggio e parlare del mio orientamento.. c'è dell'altro però. Credo di essere depresso da un bel po' di tempo se non da sempre. Il fatto è che non provo da molto tempo interesse per la vita vera, quella reale, mi rifugio, mi nego e scappo.. ho paura del mondo. Ho paura che le persone possano ferirmi con le loro parole cattive e con la loro superficialità come è successo già in passato.. sono stato spesso vittima di prese in giro e violenze psicologiche da parte di coetanei che vedendo in me la persona buona e di animo gentile che non reagiva prendevano di mira. Ho sofferto molto, soprattutto alle scuole superiori però queste cose non le ho mai dette a nessuno. Poi c'è stata la fuga nella grande città lontana da casa pensando ingenuamente che le cose si sarebbero aggiustate.. ci ho provato, ho conosciuto qualcuno ma con scarsi risultati ed ora da un paio d'anni non sò come ne' perchè mi ritrovo chiuso in un bozzo isolato dal mondo. Mia madre mi assilla in continuazione, vuole che vada da uno psicologo ma lei è la prima a non voler farsene una ragione della mia omosessualità, dicendomene di tutti i colori anche se si è molto calmata rispetto ai primi tempi. L'univeristà l'ho lasciata appesa, non dò esami da un bel po' perchè mi sento sempre frustrato e pieno di rancore verso tutti. L'unica cosa che davvero desidero è essere amato e ricambiato da un ragazzo ma non è mai successo. I ragazzi sembrano ignorarmi e questo mi fà molto male. Le ragazze ogni tanto mi guardano, ma non mi interessano. Sono sempre stato un tipetto carino ma negli ultimi anni mi sono trascurato anche da questo lato. Ho iniziato ad abbandonarmi alle abbuffate sempre di più con il risultato che oggi sono sovrappeso e ho difficoltà a scendere di peso. Mi sento male. Ho una stanchezza mentale allucinante. Non riesco a ricaricarmi e non capisco il perchè. E' come se dentro di me avessi esaurito tutte le risorse.. forse non ho mai avuto risorse. Altra nota dolente: vita sociale. Come potete immaginare, con questo tono dell'umore ora mai non riesco più a coltivare l'amicizia.. ho allontanato diverse persone, non mi interessa niente di loro.. in mezzo agli altri devi essere sempre brillante, sorridente e io non ne ho la forza. Non mi interessa più niente di loro, anche loro mi fanno pesare il mio stato e non li cerco più. Ho bisogno di consigli validi e sò di poterli trovare quì. Spero di non essere stato troppo dispersivo nel mio racconto. Grazie a tutti! A presto!
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Salve, penso che il suo racconto non sia dispersivo, ma al contrario chiaro ed emotivamente carico.
Trovo suggestive le sue riflessioni di cui ci rende partecipi. La depressione, il senso di malessere e stanchezza, la paura del mondo e degli altri, e un conseguente senso di estraneità.
Se penso a quando era adolescente, fa molto male l'idea che si sia tenuto tutto dentro e non abbia potuto trovare qualcuno con il quale confidarsi. Immagino il senso di solitudine nel quale dev'essersi trovato.
Non so se possiamo dire che l'omosessualità possa avere aumentato il carico. Dichiararla è una scelta, e per quanto difficile e destabilizzante possa essere, io credo che abbia fatto un gesto importante. È stato coraggioso.
Sono contento che abbia scritto, penso di poter dire che se lo ha fatto è perché vuole cambiare la sua vita, affrontando quella terribile "stanchezza mentale allucinante", in cui oggi si trova.
Forse è inevitabile che stia così in questo momento, gli stati d'animo di cui ci parla sembrano avere origini antiche. Ma se mette in gioco se stesso - e il nostro scambio potrebbe rappresentarne l'inizio -, la crisi che sta vivendo, il suo "non so più niente", è un'occasione importante per ritrovarsi e sentire finalmente la vita nelle sue mani.
In queste sede voglio lasciarle una suggestione, riprendendo la parola depressione. Mi piace pensare che con questa parola s'intenda una mancata espressione di se stesso, che finora non le ha consentito di costruire il suo mondo. Bisogna approfondire la sua storia per capire come mai questa condizione si sia sviluppata.
Dalle sue parole sembra che non dia valore a se stesso e questo pare abbia generato le difficoltà che ci ha raccontato e la reazione di fuga e isolamento che ha vissuto nonché il senso di frustrazione per questo.
Accanto a questo malessere, c'è anche una spinta in lei, un soffio vitale. Il desiderio di costruire un'appartenenza preme con forza per emergere. Affinché questo possa prendere forma e misurarsi nella realtà, potrebbe essere importante fare un lavoro profondo su di sé, partire da se stesso per incontrare il mondo.
Sua madre vorrebbe che lei andasse da uno psicologo, e lei sente che purtroppo non riesce ad accettare la sua omosessualità.
Potrebbe tuttavia pensare di rivolgersi a un collega per fare una chiacchierata, ma non per sua madre, ma per se stesso, per riuscire ad affrontare piano piano le sue paure, autorizzarsi a essere se stesso senza fuggire e isolarsi, come ha mostrato di sapere fare quando si è esposto parlando di sé e del suo orientamento sessuale. In questo modo potrà uscire nel mondo con un senso di sicurezza e fiducia in sé, potendo così incontrare persone amiche e, perché no, anche l'amore.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Trovo suggestive le sue riflessioni di cui ci rende partecipi. La depressione, il senso di malessere e stanchezza, la paura del mondo e degli altri, e un conseguente senso di estraneità.
Se penso a quando era adolescente, fa molto male l'idea che si sia tenuto tutto dentro e non abbia potuto trovare qualcuno con il quale confidarsi. Immagino il senso di solitudine nel quale dev'essersi trovato.
Non so se possiamo dire che l'omosessualità possa avere aumentato il carico. Dichiararla è una scelta, e per quanto difficile e destabilizzante possa essere, io credo che abbia fatto un gesto importante. È stato coraggioso.
Sono contento che abbia scritto, penso di poter dire che se lo ha fatto è perché vuole cambiare la sua vita, affrontando quella terribile "stanchezza mentale allucinante", in cui oggi si trova.
Forse è inevitabile che stia così in questo momento, gli stati d'animo di cui ci parla sembrano avere origini antiche. Ma se mette in gioco se stesso - e il nostro scambio potrebbe rappresentarne l'inizio -, la crisi che sta vivendo, il suo "non so più niente", è un'occasione importante per ritrovarsi e sentire finalmente la vita nelle sue mani.
In queste sede voglio lasciarle una suggestione, riprendendo la parola depressione. Mi piace pensare che con questa parola s'intenda una mancata espressione di se stesso, che finora non le ha consentito di costruire il suo mondo. Bisogna approfondire la sua storia per capire come mai questa condizione si sia sviluppata.
Dalle sue parole sembra che non dia valore a se stesso e questo pare abbia generato le difficoltà che ci ha raccontato e la reazione di fuga e isolamento che ha vissuto nonché il senso di frustrazione per questo.
Accanto a questo malessere, c'è anche una spinta in lei, un soffio vitale. Il desiderio di costruire un'appartenenza preme con forza per emergere. Affinché questo possa prendere forma e misurarsi nella realtà, potrebbe essere importante fare un lavoro profondo su di sé, partire da se stesso per incontrare il mondo.
Sua madre vorrebbe che lei andasse da uno psicologo, e lei sente che purtroppo non riesce ad accettare la sua omosessualità.
Potrebbe tuttavia pensare di rivolgersi a un collega per fare una chiacchierata, ma non per sua madre, ma per se stesso, per riuscire ad affrontare piano piano le sue paure, autorizzarsi a essere se stesso senza fuggire e isolarsi, come ha mostrato di sapere fare quando si è esposto parlando di sé e del suo orientamento sessuale. In questo modo potrà uscire nel mondo con un senso di sicurezza e fiducia in sé, potendo così incontrare persone amiche e, perché no, anche l'amore.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Ex utente
La ringrazio per la sua risposta dottore. E' stato molto gentile. Le cose che vorrei raccontare sono veramente tante. Troppe. Forse il fatto di aver sempre tenuto tutto dentro mi ha pian piano consumato, togliendomi ogni energia vitale. E' stato molto bravo a comprendere ciò che ho scritto. Io ho una voglia matta di AFFERMARMI e ciò che me lo impedisce è questo umore perennemente grigio. Provo anche io tranquillità, serenità ma sono veramente pochi momenti se confrontati all'angoscia, al pessimismo che da sempre accompagnano la mia vita. L'unico cambiamento strano che ho avvertito è che mentre prima sentivo un costante peso sul petto, ora non sento più niente. Sono anestetizzato, non sento niente. Quando sto a casa, sono la persona più sicura e sfacciata del mondo.. poi quando metto i piedi fuori divento maledettamente instabile, insicuro e paranoico. Nella mia vita ho sempre sperimentato questo senso di inferiorità, come se gli altri fossero sempre meglio. Io mi sono sempre sentito meno.. meno intelligente, meno portato in tutto, meno spigliato. Forse è su questo perenne senso di inadeguatezza che dovrei riflettere. Non ho idea se la mia omosessualità centri qualcosa, forse in parte ma ho sempre creduto che ci sia qualcosa di più profondo, legato alla mia infanzia e che non ho risolto. Io non ho voluto raccontarglielo ma sono già stato da un noto psichiatra di fama nazionale. Lui mi ha fatto alcuni test, ha ascoltato mia madre e mi ha diagnosticato una forma di depressione anaclitica con elevato contenuto di ansia. Se riesco a trovare la cartella le farò sapere di più. Non mi chieda come mai non ho parlato di questa cosa nello sfogo. Sono troppe le cose che nego anche a me stesso, ai miei familiari. L'ho sempre fatto, non ne colgo il motivo. Comunque la terrò sicuramente aggiornato. E' stato veramente liberatorio scrivere queste cose quì. Non le ho mai raccontate a nessuno. Cordiali saluti.
[#3]
La sua capacità riflessiva è preziosa e se deciderà di affrontare un lavoro su di sé, vedrà che la sua vita non sarà più la stessa.
Quando parla dello psichiatra e dice di "non chiederle come mai non ha parlato di questa cosa", con il sorriso mi viene da chiederglielo a questo punto!
Ci tengo a fare una precisazione: anche se non ci conosciamo, dalle sue parole posso ipotizzare anche io che il suo malessere abbia origini profonde, e non c'entra l'omosessualità. Prima intendevo dire che a volte potrebbe essere un carico in più a causa del peso dell'omofobia, con tutto quello che comporta.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Quando parla dello psichiatra e dice di "non chiederle come mai non ha parlato di questa cosa", con il sorriso mi viene da chiederglielo a questo punto!
Ci tengo a fare una precisazione: anche se non ci conosciamo, dalle sue parole posso ipotizzare anche io che il suo malessere abbia origini profonde, e non c'entra l'omosessualità. Prima intendevo dire che a volte potrebbe essere un carico in più a causa del peso dell'omofobia, con tutto quello che comporta.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#4]
Ex utente
La ringrazio per la sua attenzione dottore. Mi dispiace il fatto che ci separino parecchi chilometri, sono sicuro che in lei avrei trovato una persona preparata e in grado di arrivare al nocciolo, cosa che non ha fatto la psicologa dalla quale sono stato. Mi ha dato l'impressione di una persona scocciata, annoiata, dava consigli stupidi e a tratti sbuffava.. forse aveva bisogno lei in primis di uno specialista, infatti ci sono andato solo una volta e poi l'ho mollata. Ho voglia di arrivare al nocciolo, di sciogliere tutti i nodi, non devono restare cose in sospeso questa volta.. voglio capire perchè sono arrivato a questo punto anche se molte risposte forse le ho già dentro. Quello che mi serve è parlare tanto ma veramente tanto, cacciare tutti i rospi. Voglio capire perchè sono diventato così statico, glaciale e abulico. Voglio capire perchè quando le persone provano a sorridermi e ad entrare in empatia io le scanso, divento distaccato non le voglio.. è questo il segnale che lancio. La verità è un'altra però: io ho un disperato bisogno di stare con gli altri, di essere ben voluto e accettato per quello che sono senza dover riccorrere a stupidi sotterfugi. Io credo di non aver mai sperimentato un rapporto sano non viziato in vita.. Forse è per questo che sono diventato così. Quanto lo desidero, sentire quel calore dentro che da troppo tempo è sparito e magari tornare a dare calore agli altri.. E' stato un piacere condividere i miei pensieri su questo sito e continuerò sicuramente a farlo e a tenervi aggiornati sulla situazione.
Grazie per l'attenzione, la saluto.
Grazie per l'attenzione, la saluto.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 3.3k visite dal 18/10/2015.
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