Stati di ansia

Buongiorno a tutti. Da alcuni mesi soffro di stati d'ansia che si sviluppano in particolare quando sto con il mio ragazzo. Sono fidanzata da quasi tre anni e mezzo e lui è una persona splendida. I problemi succedono quando facciamo l'amore o quando dobbiamo "mangiare assieme". per quello che riguarda il primo caso, io che sono sempre stata una persona "molto vogliosa" ora mi ritrovo ad aver perso quasi del tutto il desiderio sessuale, a volte mi "sforzo" di farlo per il mio ragazzo, ma se fosse per me starei anche senza. Prendo anche la pillola anticoncezionale da tre anni quasi (senza mai aver fatto interruzioni), quindi forse potrebbe essere dovuto anche a quello; sta di fatto che la cosa mi disturba molto e non mi fa vivere la mia sessualità al meglio. Per quello che riguarda il secondo punto, quando si creano delle situazioni in cui io e il mio lui dobbiamo mangiare assieme, mi sento a disagio e mi si chiude lo stomaco, riuscendo a mangiare poco o niente. Questa sensazione c'è anche se siamo fuori a mangiare con gli amici o con un gruppo di persone, ma molto più attenuata, in quanto se siamo in tanti è cm se non sentissi l'attenzione concentrata tutta su di me, invece se siamo io e lui mi sento osservata e al centro dell'attenzione, ed è una cosa che mi mette molto a disagio. In generale ultimamente sto avendo problemi ad essere spontanea e a mio agio con lui, non so perché succeda, ma è cm se avessi paura di essere me stessa, come se così facendo lui vedesse cose orribili di me (che in realtà non ci sono ...). lui è la mia prima relazione, e l'ho conosciuto che avevo 22 anni, prima di allora nessun uomo e nessuna storia, solo un flirt finito gran male. Io lo amo, non metto assolutamente in dubbio i miei sentimenti per lui, se non lo vedo anche solo per un giorno mi manca da matti, ma mi fa paura il non riuscire ad essere spontanea con lui, non so come faremo a costruirci una vita insieme o una famiglia se questi problemi da parte mia continuano a persistere. Se penso al futuro con lui a volte riesco ad immaginarmelo e sono felice, altre volte anche il solo pensarci mi crea un ansia tremenda. In questo periodo sono abbastanza stressata e mi sento stanca anche fisicamente (dalle analisi del sangue mi hanno trovato un livello insufficiente di vitamina D e non so se anche quello incida, così cm non so se, avendo intenzione di smettere con la pillola anticoncezionale, questi sintomi spariranno o si attenueranno). E' una situazione difficile e una delle poche cose belle della mia vita è proprio questa storia, che però, invece di essere un punto di forza, non sta andando bene come vorrei. Datemi un consiglio, cosa posso fare??
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicoterapeuta, Psicologo 1.7k 38
gentile ragazza,
perchè dice che una delle poche cose belle della sua vita è il suo ragazzo? come sono gli altri aspetti della sua vita? studi, lavoro, aspirazioni, relazioni familiari e sociali, hobby, ecc.?

Concentrare le attenzioni su pochi beni potrebbe aumentare il livello d'ansia; questa ovviamente è un'ipotesi che andrebbe confermata da uno psicoterapeuta. Lo stesso professionista può aiutarla sia a diminuire l'ansia, sia a migliorare gli altri ambiti.

Le consiglierei a questo scopo un approccio psicoterapeutico integrato.
Cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Ragazza,
quanto scrive qui non è così differente da quanto esprimeva in un consulto precedente.
Se vive con il timore di non piacere, di non essere abbastanza brava, buona, accettabile come a fa a stare bene nei rapporti?

Se si sforza di essere "come tu mi vuoi", come fa a essere naturale, a non stare in tensione, a esprimere i suoi bisogni? .A definirsi?
Non so quanto possa contribuire eventualmente il suo ragazzo, ma sembrerebbe che il suo modo di porsi nel rapporto non sia estraneo alle dinamiche familiari esposte precedentemente e a un'autostima un po' traballante.

Dal mio punto di vista sentire direttamente un nostro collega, non sarebbe un'idea da scartare per poter ritrovare un migliore benessere personale, nei suoi rapporti, far fronte in modo efficace alle difficoltà espresse.

Per quanto riguarda le altre questioni, ginecologo e medico sono i professionisti competenti ai quali rivolgersi.

Un caro saluto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara ragazza,
A livello simbolico il "mangiare insieme" e il "fare l'amore insieme" hanno molti punti di contatto.
Forse Lei sente che non riponete la medesima "simbolizzazione affettiva" in queste due funzioni "condivise" e cio' la mette a disagio..
Io Le consiglierei di parlarne con uno psicoterapeuta dinamico.
Forse per Lei sussistono dei blocchi molto antichi.. che riguardano le primissime emozioni infantili.. quelle che Freud collocava nella "fase orale"... e che fungono da matrice della nostra capacita' di gestire il rapporto con il piacere e l'amore che nella prima infanzia venivano veicolate attraverso il seno della madre, la nutrizione, la cura ...
Sono temi nucleari.. molto rilevanti. Da elaborare in un setting adeguato affinche' non creino problemi difficili poi..
i migliori saluti.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Utente
Utente
Grazie a tutti per le vostre risposte. per quello che riguarda le mie relazioni sociali e famigliari le cose non vanno proprio benissimo ... in famiglia c'è un po'di tensione e quando provo a parlare a mia madre di questi miei stati d'animo lei non fa altro che ripetermi che passeranno, che sono io che mi sono fissata, oppure banalizza, facendomi stare ancora peggio. I miei rapporti con gli amici non vanno bene, ho ricevuto alcune delusioni da parte di quelle che consideravo le mie migliori amiche e ora sento che il rapporto non è più quello di prima ... non riusciamo più a trovare dei punti in comune, le sento distanti anni luce da me, mi sembrano addirittura altre persone ... e non mi viene da parlare con loro di questi problemi. Con il mio ragazzo ne ho parlato ma, anche se mi ascolta sempre e pazientemente, sembra anche lui banalizzare un pò, forse un pò per proteggersi o non so, forse sono io che ingigantisco le cose. Sono laureata e ora sto studiando per fare l'esame di stato, nel contempo lavoro part-time. Mi piacerebbe fare sport o coltivare un hobby, ma mi sento demotivata e onestamente non trovo niente che mi ispiri. Ho avuto un educazione abbastanza rigida, i miei mi hanno sempre un po iperprotetta e non avevo la possibilità di uscire molto. ad esempio in adolescenza non mi hanno mai permesso di dormire a casa di un amica o che un amica dormisse a casa mia, le prime "nottate" fuori casa le ho passate all'università. Nonostante sia fidanzata da tanto, solo quest'anno i miei hanno "accettato" (erano contrari ma ho quasi 26 anni, non potevano impedirmelo) il fatto che dormissi due notti a casa del mio ragazzo, esperienza che non è andata bene purtroppo (disagio, ansia e sempre problemi a mangiare). Prima del mio ragazzo ho avuto un brevissimo flirt con un altro all'università; in quell'occasione ricordo di essermi lasciata totalmente andare, ero molto spontanea, ma dopo una settimana lui mi piantò in asso dicendomi che secondo lui non eravamo compatibili. Ci stetti parecchio male anche se era una cosa durata solo una settimana, tant'è che stetti a casa dall'università per più di due settimane, depressa e senza la voglia di fare niente. Ho anche pensato che questa cosa possa aver influito sul mio modo di approcciarmi agli altri, ma non so, sono molto confusa ...
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Dr.ssa Ilaria La Manna Psicologo, Psicoterapeuta 282 8
Gentile Ragazza,

dalle sue parole sembra di capire come il suo malessere non venga legittimato dalle persone che in questo momento le sono vicine: la mamma dicendole che "passeranno", gli amici li sente lontani e anche il ragazzo, pur ascoltandola pazientemente, "sembra anche lui banalizzare un pò", probabilmente non si sente davvero capita e ascoltata in questo momento di malessere.

Rivolgersi a un nostro collega potrebbe aiutarla ad affrontare questo momento di difficoltà, ma anche e soprattutto a sperimentare, all'interno di una relazione d'aiuto, un'esperienza di ascolto profondo e sincero, di non giudizio e di accoglienza di questo suo malessere.

Cordialmente

Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova

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