Continua fobia sociale
Sera. In questo periodo si manifestando in modo più diretto e nefasto la mia timidezza.
Sono stata sempre una persona timida, molto riservata, però ora sono stanco di vivere sempre in seconda linea. Non riesco ad affrontare nulla, ho una tale paura del giudizio delle altre persone da chiudermi nel proprio bozzolo.
In molti sia in passato che nel presente mi hanno definito con ironia psicopatico per le mie stravaganti azioni (a volte tendo a parlare da solo, fare gesti inconsulti, abbassare la voce e poi tenerla alta quando si parla di cose che mi interessano)
In più tolte poche persone non riesco a crearmi amicizie.
Ovvero ho amici (relativamente pochi), ma non riesco a farmene di nuovi (spesso davanti persone che non conosco divento completamente muto)
Tutto si riversa sul lavoro, perchè non riesco ad affrontare colloqui oppure quando mi si presenta un nuovo lavoro tendo a stare male fisicamente per la troppa agitazione, a volte sudo in modo imbarazzante sul viso, ci metto secoli per fare una cosa e quando mi viene spiegata una mansione non riesco a capire alla prima botta.
Ho avuto relazioni, però tutte quante nascono dalle chat, nella realtà giusto due volte ho avuto modo di piacere ad una ragazza.
Avevo già scritto in passato di avere un'amicizia particolare con una ragazza in cui più passa il tempo e più mi sento sminuito, perchè tende a fare la parte della persona più determinata per quanto anche lei presenti dei problemi o deficit dal punto di vista psicologico.
Questa è l'altra realtà, le persone che conosco hanno avuto tutte dei problemi o crolli a livello psicologico.
Ho sentito degli specialisti, ma pur non consigliando farmaci, mi hanno risposto che dovrei andare a fare una camminata oppure uscire di più.. ma è proprio il contatto con le persone che mi spaventa di più.
Grazie mille.
Sono stata sempre una persona timida, molto riservata, però ora sono stanco di vivere sempre in seconda linea. Non riesco ad affrontare nulla, ho una tale paura del giudizio delle altre persone da chiudermi nel proprio bozzolo.
In molti sia in passato che nel presente mi hanno definito con ironia psicopatico per le mie stravaganti azioni (a volte tendo a parlare da solo, fare gesti inconsulti, abbassare la voce e poi tenerla alta quando si parla di cose che mi interessano)
In più tolte poche persone non riesco a crearmi amicizie.
Ovvero ho amici (relativamente pochi), ma non riesco a farmene di nuovi (spesso davanti persone che non conosco divento completamente muto)
Tutto si riversa sul lavoro, perchè non riesco ad affrontare colloqui oppure quando mi si presenta un nuovo lavoro tendo a stare male fisicamente per la troppa agitazione, a volte sudo in modo imbarazzante sul viso, ci metto secoli per fare una cosa e quando mi viene spiegata una mansione non riesco a capire alla prima botta.
Ho avuto relazioni, però tutte quante nascono dalle chat, nella realtà giusto due volte ho avuto modo di piacere ad una ragazza.
Avevo già scritto in passato di avere un'amicizia particolare con una ragazza in cui più passa il tempo e più mi sento sminuito, perchè tende a fare la parte della persona più determinata per quanto anche lei presenti dei problemi o deficit dal punto di vista psicologico.
Questa è l'altra realtà, le persone che conosco hanno avuto tutte dei problemi o crolli a livello psicologico.
Ho sentito degli specialisti, ma pur non consigliando farmaci, mi hanno risposto che dovrei andare a fare una camminata oppure uscire di più.. ma è proprio il contatto con le persone che mi spaventa di più.
Grazie mille.
[#1]
"Ho sentito degli specialisti, ma pur non consigliando farmaci, mi hanno risposto che dovrei andare a fare una camminata oppure uscire di più.. ma è proprio il contatto con le persone che mi spaventa di più.
Gentile Utente,
Cosa significa ha sentito degli specialisti?
Che specialisti?
Psichiatra?
Psicologi?
Sentire non significa niente, ha ricevuto una diagnosi del suo malessere?
La camminata non credo sia curativa, senza nulla togliere ai benefici dello sport..
Dovrebbe valutare, a diagnosi clinica effettuata, di farsi aiutare davvero, cercando di capire cosa muove le fila dei suoi comportamenti ed evitamenti.
Gentile Utente,
Cosa significa ha sentito degli specialisti?
Che specialisti?
Psichiatra?
Psicologi?
Sentire non significa niente, ha ricevuto una diagnosi del suo malessere?
La camminata non credo sia curativa, senza nulla togliere ai benefici dello sport..
Dovrebbe valutare, a diagnosi clinica effettuata, di farsi aiutare davvero, cercando di capire cosa muove le fila dei suoi comportamenti ed evitamenti.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Utente
Ho sentito un paio di psicologi che mi hanno risposto in entrambi i casi o di tenere un diario oppure fare lunghe camminate all'aria aperta per poter snebbiare i pensieri.
Proprio in questo periodo molti tic si stanno accentuando e ho davvero paura di uscirmene con espressione strane a causa della timidezza.
Proprio in questo periodo molti tic si stanno accentuando e ho davvero paura di uscirmene con espressione strane a causa della timidezza.
[#3]
Gentile Utente,
da quanto riferisce sembra non abbia seguito un percorso psicologico, ma solo sentito pareri.
Anche in precedenza riferiva di soli quattro incontri con un nostro collega.
Sarebbe invece opportuno che decidesse di impegnarsi nel prendersi cura di sé, altrimenti come fa a risolvere?
Anch'io le chiedo se ha ricevuto una diagnosi del suo malessere e se le è stato proposto un percorso terapeutico dai professionisti "sentiti" o incontrati di persona?
<però ora sono stanco di vivere sempre in seconda linea. >
Comprendo alla luce di quanto ha esposto, ma purtroppo on line non può risolvere, dovrebbe affidarsi a uno psicologo psicoterapeuta direttamente che la possa accompagnare a ritrovare migliore qualità di vita, benessere personale e relazionale.
L'evitamento non risolve, alimenta paure e disagi.
Cominci con un piccolo passo, quello di contattare un nostro collega e andarci di persona, con fiducia.
Qui può trovare informazioni utili per orientarsi nella scelta
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cordialità
da quanto riferisce sembra non abbia seguito un percorso psicologico, ma solo sentito pareri.
Anche in precedenza riferiva di soli quattro incontri con un nostro collega.
Sarebbe invece opportuno che decidesse di impegnarsi nel prendersi cura di sé, altrimenti come fa a risolvere?
Anch'io le chiedo se ha ricevuto una diagnosi del suo malessere e se le è stato proposto un percorso terapeutico dai professionisti "sentiti" o incontrati di persona?
<però ora sono stanco di vivere sempre in seconda linea. >
Comprendo alla luce di quanto ha esposto, ma purtroppo on line non può risolvere, dovrebbe affidarsi a uno psicologo psicoterapeuta direttamente che la possa accompagnare a ritrovare migliore qualità di vita, benessere personale e relazionale.
L'evitamento non risolve, alimenta paure e disagi.
Cominci con un piccolo passo, quello di contattare un nostro collega e andarci di persona, con fiducia.
Qui può trovare informazioni utili per orientarsi nella scelta
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cordialità
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#4]
Utente
Non è tanto questione di trovare una soluzione qui, ma fare un attimo mente locale.. Le persone con cui ho parlato erano dei psicologi da cui non sono tornato perchè la risposta mi sembrava troppo semplicistica per risolvere la mia questione. Credo anch'io di dover intraprendere un percorso che mi possa far sentire meglio, ma sarebbe possibile anche una cura con medicine?
[#5]
Salve, mi sembra avere un'idea importante attraverso cui dà senso alla sua timidezza, e cioè la paura del giudizio. Senz'altro quando parliamo di caratteristiche come la timidezza, dobbiamo tenere presente una complessità di fattori e di vissuti. Tra questi, la paura di cui lei parla mi sembra significativa.
Mi sento anche di dirle che trovo coerente la difficoltà a esprimersi davanti a persone che non conosce, immagino che sia intimorito, tanto che le viene spontaneo restare "muto", deprivato della sua voce e della sua libertà di pensiero.
Mi sembra inoltre in linea il suo vissuto di fronte a un nuovo lavoro, l'agitazione e la difficoltà a concentrarsi, come se un tumulto di emozioni le impedisse un'attenzione e una partecipazione più serene.
Anche i tic potrebbero essere l'espressione di questo suo disagio, di una tensione che la affligge, e forse di un senso di solitudine?
Per poter risolvere il suo malessere, dal mio punto di vista, è necessario partire da se stesso, comprendere attraverso la sua storia come nascono i suoi timori. È un percorso ambizioso, necessario per sviluppare un senso di sicurezza di sé, in modo da non avere più paura degli altri e del loro giudizio.
Gli altri ci possono giudicare e ci possono dire cosa pensare e fare, ma se noi abbiamo una nostra solidità, sapremo valutare quel giudizio, metterci in discussione se necessario oppure tenere fede alle nostre idee.
Essere se stessi, fidarsi di sé e rispettarsi sono un passo indispensabile per esprimersi e avventurarsi nel mondo in modo nuovo, più liberamente e con un po' d'amore, come merita.
D'altronde lei, stanco di vivere "in seconda linea", mi sembra desideroso proprio di questo, di cambiare e di sentirsi finalmente sulla stessa linea degli altri.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Mi sento anche di dirle che trovo coerente la difficoltà a esprimersi davanti a persone che non conosce, immagino che sia intimorito, tanto che le viene spontaneo restare "muto", deprivato della sua voce e della sua libertà di pensiero.
Mi sembra inoltre in linea il suo vissuto di fronte a un nuovo lavoro, l'agitazione e la difficoltà a concentrarsi, come se un tumulto di emozioni le impedisse un'attenzione e una partecipazione più serene.
Anche i tic potrebbero essere l'espressione di questo suo disagio, di una tensione che la affligge, e forse di un senso di solitudine?
Per poter risolvere il suo malessere, dal mio punto di vista, è necessario partire da se stesso, comprendere attraverso la sua storia come nascono i suoi timori. È un percorso ambizioso, necessario per sviluppare un senso di sicurezza di sé, in modo da non avere più paura degli altri e del loro giudizio.
Gli altri ci possono giudicare e ci possono dire cosa pensare e fare, ma se noi abbiamo una nostra solidità, sapremo valutare quel giudizio, metterci in discussione se necessario oppure tenere fede alle nostre idee.
Essere se stessi, fidarsi di sé e rispettarsi sono un passo indispensabile per esprimersi e avventurarsi nel mondo in modo nuovo, più liberamente e con un po' d'amore, come merita.
D'altronde lei, stanco di vivere "in seconda linea", mi sembra desideroso proprio di questo, di cambiare e di sentirsi finalmente sulla stessa linea degli altri.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#6]
Utente
Il problema è che ho vissuto una vita priva della benevolenza dei miei genitori, ovvero mia madre mi ha sempre giudicato.
Qualunque cosa volessi fare, per lei era un fallimento.
Non c'è stato quasi mai un contatto fisico, niente abbracci o baci.
In un certo senso abbiamo vissuto come estranei.
In più dalle elementari fino al liceo ho subito bullismo e anche questo ha fatto in modo che cominciassi una sorta di involuzione.
Detto questo non mi sono mai tirato indietro, ho cercato di sviluppare una conoscenza ampia sul cinema, letteratura, illustrazioni.
Eppure tengo sempre lo sguardo basso, cammino curvo, non do mai tanta confidenza con chi non conosco.
Perfino quando sono in un bar non incrocio mai lo sguardo alla cassa lo tengo basso e vorrei sforzarmi di non farlo.
Mi è andata bene perchè ho avuto anche storie con ragazze (non molte a dire il vero), perchè a detta di alcuni non sarei un brutto ragazzo.
Eppure mi vedo allo specchio e scorgo il tempo che passa (ne ho 37 oramai) e spesso tendo a giudicarmi in modo negativo.
Penso sia un quadro della situazione abbastanza chiaro.
Grazie. A presto.
Qualunque cosa volessi fare, per lei era un fallimento.
Non c'è stato quasi mai un contatto fisico, niente abbracci o baci.
In un certo senso abbiamo vissuto come estranei.
In più dalle elementari fino al liceo ho subito bullismo e anche questo ha fatto in modo che cominciassi una sorta di involuzione.
Detto questo non mi sono mai tirato indietro, ho cercato di sviluppare una conoscenza ampia sul cinema, letteratura, illustrazioni.
Eppure tengo sempre lo sguardo basso, cammino curvo, non do mai tanta confidenza con chi non conosco.
Perfino quando sono in un bar non incrocio mai lo sguardo alla cassa lo tengo basso e vorrei sforzarmi di non farlo.
Mi è andata bene perchè ho avuto anche storie con ragazze (non molte a dire il vero), perchè a detta di alcuni non sarei un brutto ragazzo.
Eppure mi vedo allo specchio e scorgo il tempo che passa (ne ho 37 oramai) e spesso tendo a giudicarmi in modo negativo.
Penso sia un quadro della situazione abbastanza chiaro.
Grazie. A presto.
[#7]
Il senso di estraneità con le persone che dovrebbero essere a noi vicine è doloroso. La posizione che assume il suo corpo, come lei dice, è suggestiva ed è indicativa del suo stato d'animo che dev'essere così incisivo al punto che si ripiega su se stesso. Come se non potesse esistere.
Le esperienze del passato ci formano. Non ci conosciamo, ma dalla lettura delle sue parole ci tengo a lasciarle un pensiero. È possibile che le critiche ricevute, la carenza affettiva che ci testimonia, la mancanza di contatto fisico abbiano sviluppato un senso di estraneità non solo relazionale, ma anche interiore.
Non so se posso dire che lei è diventato estraneo a se stesso e non può sentire fiducia né sicurezza in sé. E così, tenendo "sempre lo sguardo basso", forse perché ormai è diventato diffidente, rischia di non incontrare lo sguardo nuovo di qualcun altro e di non riuscire a costruire un senso di appartenenza nel mondo.
Non so è d'accordo a definire questo il circolo vizioso dell'estraneità, originato dall'esperienza in un mondo che potremmo dire carenziale e, mi corregga se sbaglio, forse anche minaccioso.
Questo circolo vizioso si può spezzare. In modo tale che lei possa risollevarsi e camminare a testa alta, con un'apertura verso se stesso e il mondo.
Voglio dire che oggi può dare a se stesso l'occasione che merita per incontrare persone con le quali sentirsi in sintonia e un mondo in cui potersi esprimere liberamente, senza agitazione e senza paura di essere se stesso.
Leggendo un suo precedente consulto, dal titolo coerente con il nostro discorso, "La mia insicurezza non mi libera da una storia complicata", potremmo dire che questa occasione è importante anche per rispettarsi e non subire situazioni che la fanno stare male. In proposito mi ha colpito, ad esempio, quando ha scritto: "Abbiamo vissuto una storia di un anno e mezzo a distanza venendo a scoprire che lei aveva già marito, la mia reazione è stata quella di alzare le spalle e continuare il rapporto".
Mi spiace che abbia incontrato psicologi che non ha sentito rispondenti alle sue aspettative. Questo può capitare.
Se sta cercando un lavoro che dia senso alle “problematiche riguardanti il suo carattere” e che indaghi l’origine del suo malessere - diciamo un lavoro più profondo su se stesso - non si scoraggi, continui la sua ricerca e sono sicuro che così troverà la sua strada.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Le esperienze del passato ci formano. Non ci conosciamo, ma dalla lettura delle sue parole ci tengo a lasciarle un pensiero. È possibile che le critiche ricevute, la carenza affettiva che ci testimonia, la mancanza di contatto fisico abbiano sviluppato un senso di estraneità non solo relazionale, ma anche interiore.
Non so se posso dire che lei è diventato estraneo a se stesso e non può sentire fiducia né sicurezza in sé. E così, tenendo "sempre lo sguardo basso", forse perché ormai è diventato diffidente, rischia di non incontrare lo sguardo nuovo di qualcun altro e di non riuscire a costruire un senso di appartenenza nel mondo.
Non so è d'accordo a definire questo il circolo vizioso dell'estraneità, originato dall'esperienza in un mondo che potremmo dire carenziale e, mi corregga se sbaglio, forse anche minaccioso.
Questo circolo vizioso si può spezzare. In modo tale che lei possa risollevarsi e camminare a testa alta, con un'apertura verso se stesso e il mondo.
Voglio dire che oggi può dare a se stesso l'occasione che merita per incontrare persone con le quali sentirsi in sintonia e un mondo in cui potersi esprimere liberamente, senza agitazione e senza paura di essere se stesso.
Leggendo un suo precedente consulto, dal titolo coerente con il nostro discorso, "La mia insicurezza non mi libera da una storia complicata", potremmo dire che questa occasione è importante anche per rispettarsi e non subire situazioni che la fanno stare male. In proposito mi ha colpito, ad esempio, quando ha scritto: "Abbiamo vissuto una storia di un anno e mezzo a distanza venendo a scoprire che lei aveva già marito, la mia reazione è stata quella di alzare le spalle e continuare il rapporto".
Mi spiace che abbia incontrato psicologi che non ha sentito rispondenti alle sue aspettative. Questo può capitare.
Se sta cercando un lavoro che dia senso alle “problematiche riguardanti il suo carattere” e che indaghi l’origine del suo malessere - diciamo un lavoro più profondo su se stesso - non si scoraggi, continui la sua ricerca e sono sicuro che così troverà la sua strada.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#8]
La sua storia di vita ha certamente peso sui suoi vissuti attuali, sulla percezione di sé, sulle sua difficoltà di relazione, sul suo modo di porsi con il prossimo.
<Detto questo non mi sono mai tirato indietro, ho cercato di sviluppare una conoscenza ampia sul cinema, letteratura, illustrazioni.> Molto bene, forse alla ricerca di una migliore stima e sicurezza in sé, ma se si porta dietro convinzioni radicate che le rendono difficile relazionarsi con il prossimo , occorre anche altro, come un lavoro attento su ciò che sostiene e perpetua nel tempo i suoi disagi .
<a detta di alcuni non sarei un brutto ragazzo...Eppure mi vedo allo specchio e scorgo il tempo che passa (ne ho 37 oramai) e spesso tendo a giudicarmi in modo negativo.> comprendo poiché sarebbe l'immagine globale che ha di sé come persona che la condurrebbe a percepirsi negativamente.
Perciò continuare a sentire pareri, suggerimenti senza dare continuità a un percorso non è di aiuto per risolvere.
Se è davvero stanco di stare sempre in seconda linea, se desidera affrontare e superare le sue difficoltà, conquistare migliore qualità di vita e benessere relazionale, sarebbe opportuno riuscisse ad affidarsi a un nostro collega
Ha letto l'articolo linkato in replica #3?
<Detto questo non mi sono mai tirato indietro, ho cercato di sviluppare una conoscenza ampia sul cinema, letteratura, illustrazioni.> Molto bene, forse alla ricerca di una migliore stima e sicurezza in sé, ma se si porta dietro convinzioni radicate che le rendono difficile relazionarsi con il prossimo , occorre anche altro, come un lavoro attento su ciò che sostiene e perpetua nel tempo i suoi disagi .
<a detta di alcuni non sarei un brutto ragazzo...Eppure mi vedo allo specchio e scorgo il tempo che passa (ne ho 37 oramai) e spesso tendo a giudicarmi in modo negativo.> comprendo poiché sarebbe l'immagine globale che ha di sé come persona che la condurrebbe a percepirsi negativamente.
Perciò continuare a sentire pareri, suggerimenti senza dare continuità a un percorso non è di aiuto per risolvere.
Se è davvero stanco di stare sempre in seconda linea, se desidera affrontare e superare le sue difficoltà, conquistare migliore qualità di vita e benessere relazionale, sarebbe opportuno riuscisse ad affidarsi a un nostro collega
Ha letto l'articolo linkato in replica #3?
[#9]
Utente
Si ho letto l'articolo.. il dubbio è mettersi nelle mani di uno psicologo o di uno psichiatra?
Quando avevo 20 anni mi capitava spesso di essere così tanto giù con il morale da pensare al suicidio come unica soluzione, cosa spiegata a suo tempo ai miei genitori che non volevano per nessun motivo che andassi da uno psicologo per paura che dicessi cose riguardo la mia famiglia (nulla di così preoccupante, ma non volevano sporcarsi e preferivano che mi limitassi a fare le scenate)
Poi un periodo di calma in cui sono seguiti attacchi più lievi nel pensare che la vita sia insensata.
Ora è tornato una specie di odio verso me stesso, avevo smesso di fumare e ho ricominciato in dosi assurde, mi capita non di pensare al suicidio ma che nell'eventualità dovesse capitarmi una malattia o un incidente non sarei così spaventato, ma il modo migliore per togliermi di mezzo.
In più non sopporto più le persone che conosco perchè hanno un cumulo di problemi a cui dover far fronte..
Dall'altra le persone "normali" hanno un'idea di me che è totalmente al di fuori dalla realtà.
Fra due fuochi..
Quando avevo 20 anni mi capitava spesso di essere così tanto giù con il morale da pensare al suicidio come unica soluzione, cosa spiegata a suo tempo ai miei genitori che non volevano per nessun motivo che andassi da uno psicologo per paura che dicessi cose riguardo la mia famiglia (nulla di così preoccupante, ma non volevano sporcarsi e preferivano che mi limitassi a fare le scenate)
Poi un periodo di calma in cui sono seguiti attacchi più lievi nel pensare che la vita sia insensata.
Ora è tornato una specie di odio verso me stesso, avevo smesso di fumare e ho ricominciato in dosi assurde, mi capita non di pensare al suicidio ma che nell'eventualità dovesse capitarmi una malattia o un incidente non sarei così spaventato, ma il modo migliore per togliermi di mezzo.
In più non sopporto più le persone che conosco perchè hanno un cumulo di problemi a cui dover far fronte..
Dall'altra le persone "normali" hanno un'idea di me che è totalmente al di fuori dalla realtà.
Fra due fuochi..
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 5.1k visite dal 12/10/2015.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.