Deluso dal mio rapporto terapeutico ed eterna depressione.
Gentili psicologi,
Ho perso l'interesse per qualsiasi aspetto della vita quotidiana. Credo di avere un lieve accenno di depressione e ne ho sofferto più volte il questi 22 anni di vita in cui ho visto morire mia madre a sedici anni, ho scoperto a 13 l'omosessualità di mio padre (anch'esso depresso cronico e sotto cura antidepressiva da più di dieci anni). Mi sento stritolato nel mio stesso guscio, come se avessi difficoltà a vincere questa sensazione di inutilità che mi pervade. Ho sempre una costante e continua attenzione al mio corpo, vivendo delle preoccupazioni sulla mia salute. Avevo tentato di riprendermi con delle sedute psicologiche con approccio Gestalt ma sensa successo. Probabilmente non sono stato all'altezza di reggere il rapporto terapeutico con la persona che mi aveva in cura. Sinceramente, ho ritenuto sino ad adesso tutto inutile. Credevo di riprendermi, poi sono nuovamente caduto nello sconforto. Ore e ore a parlare, a mio parere di cose assurde, di colori che potevo immaginare nella mia mente in quel momento o robe simili. So solo che non ci sono andato più da un mese e mi sento peggio di prima. Ho difficoltà negli studi. I miei colleghi si stanno per laureare mentre io sono ancora all'alba. Mio padre vive continuamente la sua condizione di omosessuale non accettato e, irrimediabilmente, i nostri sentimenti si intrecciano e diventano un tutt'uno. Non ho più fiducia nel prossimo poichè lo ritengo individualista, pieno di cose da fare e non interessato ai miei problemi. Del resto, non piace a nessuno parlare di problematiche esistenziali e devo assorbirmi tutte le cazzate dei ragazzini di vent'anni. Io ne ho 22 ma è come se ne avessi tredici o quattordici in più. Non vivo serenamente. Ormai non mi pongo più domande e accetto qualsiasi cosa come se fosse un dogma religioso. Ah, dimenticavo. Proprio a vent'anni ho scoperto di essere infertile, escludendomi tante possibilità di diventare un giorno padre di figli, ma questo è un aspetto che una volta mi interessava, oggi me ne fotto. Non ho una ragazza, non ho rapporti sessuali. Non ho niente. Solo dei polmoni per respirare. Null'altro. L'unica passione di cui mi nutro è la musica lirica. Infatti mi reco al teatro per vedere opere, ma come al solito mi ritrovo da solo davanti ad una marea di ragazzi tutti in compagnia. Adesso basta lamentarsi e rimestare sempre le stesse cose. Voi cosa mi suggerite di fare? Per ben due volte ho fallito l'approccio psicologico. Tutt'e due le volte con metodo Gestalt senza risultato. Sarà che il tutto è più della somma delle sue parti, ma io mi ritrovo immutato. Posso nuovamente ritentare con psicoterapia, se si con quale approccio disciplinare? Sono stato in cura un anno e mezzo per disturbi psicosomatici che hanno colpito l'emilato sx del mio corpo perchè me lo sentivo pizzicare e indebolito, con antidepressivo SSRI, . Oggi mi ritorvo con un dolore perineale che non va via e tante incertezze per il domani. Attendo vostri suggerimenti! Grazie per avermi letto.
Ho perso l'interesse per qualsiasi aspetto della vita quotidiana. Credo di avere un lieve accenno di depressione e ne ho sofferto più volte il questi 22 anni di vita in cui ho visto morire mia madre a sedici anni, ho scoperto a 13 l'omosessualità di mio padre (anch'esso depresso cronico e sotto cura antidepressiva da più di dieci anni). Mi sento stritolato nel mio stesso guscio, come se avessi difficoltà a vincere questa sensazione di inutilità che mi pervade. Ho sempre una costante e continua attenzione al mio corpo, vivendo delle preoccupazioni sulla mia salute. Avevo tentato di riprendermi con delle sedute psicologiche con approccio Gestalt ma sensa successo. Probabilmente non sono stato all'altezza di reggere il rapporto terapeutico con la persona che mi aveva in cura. Sinceramente, ho ritenuto sino ad adesso tutto inutile. Credevo di riprendermi, poi sono nuovamente caduto nello sconforto. Ore e ore a parlare, a mio parere di cose assurde, di colori che potevo immaginare nella mia mente in quel momento o robe simili. So solo che non ci sono andato più da un mese e mi sento peggio di prima. Ho difficoltà negli studi. I miei colleghi si stanno per laureare mentre io sono ancora all'alba. Mio padre vive continuamente la sua condizione di omosessuale non accettato e, irrimediabilmente, i nostri sentimenti si intrecciano e diventano un tutt'uno. Non ho più fiducia nel prossimo poichè lo ritengo individualista, pieno di cose da fare e non interessato ai miei problemi. Del resto, non piace a nessuno parlare di problematiche esistenziali e devo assorbirmi tutte le cazzate dei ragazzini di vent'anni. Io ne ho 22 ma è come se ne avessi tredici o quattordici in più. Non vivo serenamente. Ormai non mi pongo più domande e accetto qualsiasi cosa come se fosse un dogma religioso. Ah, dimenticavo. Proprio a vent'anni ho scoperto di essere infertile, escludendomi tante possibilità di diventare un giorno padre di figli, ma questo è un aspetto che una volta mi interessava, oggi me ne fotto. Non ho una ragazza, non ho rapporti sessuali. Non ho niente. Solo dei polmoni per respirare. Null'altro. L'unica passione di cui mi nutro è la musica lirica. Infatti mi reco al teatro per vedere opere, ma come al solito mi ritrovo da solo davanti ad una marea di ragazzi tutti in compagnia. Adesso basta lamentarsi e rimestare sempre le stesse cose. Voi cosa mi suggerite di fare? Per ben due volte ho fallito l'approccio psicologico. Tutt'e due le volte con metodo Gestalt senza risultato. Sarà che il tutto è più della somma delle sue parti, ma io mi ritrovo immutato. Posso nuovamente ritentare con psicoterapia, se si con quale approccio disciplinare? Sono stato in cura un anno e mezzo per disturbi psicosomatici che hanno colpito l'emilato sx del mio corpo perchè me lo sentivo pizzicare e indebolito, con antidepressivo SSRI, . Oggi mi ritorvo con un dolore perineale che non va via e tante incertezze per il domani. Attendo vostri suggerimenti! Grazie per avermi letto.
[#1]
Carissimo,
comprendo il suo disagio, traspare dalle sue righe, un senso di incomunicabilità come se si sentisse completamente solo ed incompreso da chiunque le sia accanto. È un vero peccato che le terapie intraprese non le abbiano dato un senso di ascolto profondo e rispecchiamento necessari per elaborare la tristezza profonda di cui scrive. Ha provato ad esprimere ai terapeuti precedenti le sue perplessità sulla terapia? Che cosa le hanno risposto? Certo la terapia è un processo lungo e doloroso e spesso per cambiare il nostro approccio alla vita e alle cose ci vogliono tempo ed apertura ad un cambiamento, quest'ultimo fattore può essere più difficile da raggiungere di quanto si pensi.Il terapeuta può essere un catalizzatore di questo cambiamento, che avviene quando i passi e le elaborazioni necessarie sono state compiute.
Le terapie analitiche prevedono un'impegno costante e dispendioso ma sono in grado di esplorare in profondità la psiche e spesso di arrivare a quei nodi difficili da affrontare ed elaborare.
Un cordiale saluto
comprendo il suo disagio, traspare dalle sue righe, un senso di incomunicabilità come se si sentisse completamente solo ed incompreso da chiunque le sia accanto. È un vero peccato che le terapie intraprese non le abbiano dato un senso di ascolto profondo e rispecchiamento necessari per elaborare la tristezza profonda di cui scrive. Ha provato ad esprimere ai terapeuti precedenti le sue perplessità sulla terapia? Che cosa le hanno risposto? Certo la terapia è un processo lungo e doloroso e spesso per cambiare il nostro approccio alla vita e alle cose ci vogliono tempo ed apertura ad un cambiamento, quest'ultimo fattore può essere più difficile da raggiungere di quanto si pensi.Il terapeuta può essere un catalizzatore di questo cambiamento, che avviene quando i passi e le elaborazioni necessarie sono state compiute.
Le terapie analitiche prevedono un'impegno costante e dispendioso ma sono in grado di esplorare in profondità la psiche e spesso di arrivare a quei nodi difficili da affrontare ed elaborare.
Un cordiale saluto
Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli
Psicologa Psicoterapeuta Aneb
psicologia.udine@gmail.com
[#2]
Gentile ragazzo,
Come indicato dalla collega Dott.a Pataccoli forse nel Suo caso occorre una psicoterapia del profondo, quindi un approccio psicodinamico a analitico.
Le esperienze di vita cosi' precoci e cosi' pesanti da tollerare possono avere creato dei blocchi che deve cercare di elaborare in un contesto idoneo e con un terapeuta che possa comprendere il dolore che connota la Sua solitudine e darle modo di fronteggiarlo.
Restiamo a disposizione per qualsiasi informazione desideri.
Come indicato dalla collega Dott.a Pataccoli forse nel Suo caso occorre una psicoterapia del profondo, quindi un approccio psicodinamico a analitico.
Le esperienze di vita cosi' precoci e cosi' pesanti da tollerare possono avere creato dei blocchi che deve cercare di elaborare in un contesto idoneo e con un terapeuta che possa comprendere il dolore che connota la Sua solitudine e darle modo di fronteggiarlo.
Restiamo a disposizione per qualsiasi informazione desideri.
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#3]
Utente
Grazie per avere risposto, siete state gentilissime. Per la prima specialista: il mio terapeuta ha sentito anch'esso questo disagio, come se tra noi si sovrapponesse un muro. Io parlavo, oppure in altre occasioni rimanevo in silenzio senza riuscire ad esprimere niete, a dire nulla, a sentirmi totalmente vuoto. Io forse ho mancato in impegno, ma lei aveva pure problemi di carattrre organizzativo e non riusciva a fare coincidere i nostri appuntamenti con i suoi impegni con altri clienti o al di fuori del lavoro. Un po deludente sotto tanti profili. a volte mi sentivo preso per i fondelli quando mi diceva "a cosa stai pensando?" E io rispondevo "alla marea di cose che mi sobbarcano interiormente, non riuscendone a venire a capo". Annuiva e mi guardava. Poi mi chiedeva sempre "come senti questa determinata cosa X" ? E questo mi lasciava indifferente. Aveva l'intenzione di mettere in collegamento la mia parte razionale con i miei sentimenti ma senza successo. Poi non ci siamo più visti per tutto il mese di Agosto, e da li ho deciso che volevo interrompere perché mi è sembrato tempo perso e soldi buttati dalla finestra. Risposta per la seconda specialista: quindi cara dottoressa, il tipo di psicoterapia dinamico potrebbe giovare, ma un altro aspetto che mi preoccupa è il lato economico. Non posso spendere tantissimo per le sedute. Però, contrariamente a questo, non posso farmi seguire da chiunque non sia all'altezza della situazione. Vi ringrazio per la comprensione. Per il momento è tanto difficile il periodo.. perché dovrò salire a Milano i primi di Novembre per una visita neuro- urologica. Anche questa mi mette una certa ansia, il risultato potrebbe nuovamente sconvolgere il corso dell'esistenza. Ne ho avuti cambiamenti in ventidue anni, ma tutti accompagnati da eventi negativi e deleteri.
[#4]
Caro ragazzo,
Per conoscere il costo di una terapia psicodinamica converrebbe parlare con qualche terapeuta della Sua citta' che adotta tale modello.
Anche per questo tipo di psicoterapia si stabilisce quasi sempre 1 seduta a settimana.
I migliori saluti
Per conoscere il costo di una terapia psicodinamica converrebbe parlare con qualche terapeuta della Sua citta' che adotta tale modello.
Anche per questo tipo di psicoterapia si stabilisce quasi sempre 1 seduta a settimana.
I migliori saluti
[#5]
Carissimo,
io cercherei di chiarirmi con la terapeuta, di esprimere tutti i miei dubbi anche riguardo la sensazione di avere perso tempo e soldi durante la pausa estiva. In una terapia si sviluppano spesso sentimenti contrastanti verso il/la terapeuta, fa parte del lavoro stesso e spesso sono momenti di svolta per il lavoro terapeutico. Anche la sensazione di questo "muro" è un elemento da approfondire.
D'altra parte è comprensibile che le persone in grado di stimolarci e toccare certi nodi dolenti personali, possano suscitare reazioni altrettanto forti dentro di noi. Tutto ciò ripeto, è utile da elaborare in terapia.
Un cordiale saluto
io cercherei di chiarirmi con la terapeuta, di esprimere tutti i miei dubbi anche riguardo la sensazione di avere perso tempo e soldi durante la pausa estiva. In una terapia si sviluppano spesso sentimenti contrastanti verso il/la terapeuta, fa parte del lavoro stesso e spesso sono momenti di svolta per il lavoro terapeutico. Anche la sensazione di questo "muro" è un elemento da approfondire.
D'altra parte è comprensibile che le persone in grado di stimolarci e toccare certi nodi dolenti personali, possano suscitare reazioni altrettanto forti dentro di noi. Tutto ciò ripeto, è utile da elaborare in terapia.
Un cordiale saluto
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.9k visite dal 12/10/2015.
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