Gli altri mi fanno paura
Buonasera,
chiedo questo consulto perché da ormai troppo tempo non ho una vita sociale. Mi è sempre piaciuto starmene sulle mie e il rapporto con gli altri è sempre stato un po' problematico, eppure se da ragazzino "rischiavo" di più, mi esponevo se pur con tutte le insicurezze del caso, ad oggi che ho 22 anni e mi sento meno insicuro di me stesso, per esempio sono più consapevole delle mie qualità, ho accettato la mia omosessualità, allo stesso tempo corro meno rischi, evito situazioni in cui mi troverei a relazionarmi con un gruppo di persone che non conosco bene, e quando mi trovo a tu per tu con qualcuno mi sento a disagio e sto zitto.
Poco tempo fa mi è capitato di venire a contatto con un gruppo di amici che tra loro scherzano e si divertono molto, si prendono poco sul serio, ridono e sono aperti nei confronti di tutti.
Mi sono sembrati ragazzi intelligenti ed ironici e il loro umorismo diverte anche me, eppure quando mi sono ritrovato con loro ho solo fatto scena muta. Nessuna battuta, nessun intervento divertente, riesco solo a stare fermo lì, zitto e a ridere. Da una parte mi sento felice di essere circondato da persone che mi piacciono, allo stesso tempo non riesco ad entrare veramente in sintonia. Temo che le cose che dico cadano nel vuoto, di dire qualcosa che non li faccia ridere e sopratutto ho paura di sembrare forzato. Inoltre mi sembra che il mio cervello si muova ad un altra velocità, A lungo andare questo mi ha portato ad avere paura degli altri e a volerli evitare.Ho paura che il mio atteggiamento apparentemente distaccato risulti un peso per gli altri. talvolta mi sembra di essere talmente concentrato su di me e su i miei pensieri che quando mi ritrovo a dover intavolare una conversazione non ho nulla da dire. Faccio domande, dico il mio parere ma non scatta mai nessun vero feeling per cui le persone poi hanno piacere di rincontrarmi. Mi sento di essere sempre serio e di non poter veramente ridere e rilassarmi con gli altri. Qualche tempo fa mi è capitato di fumare dell'erba, è stata la prima e ultima volta perché le droghe non mi interessano, eppure dopo pochissimi tiri mi sentivo più libero e leggero. Ero in grado di ridere veramente come quando ero bambino, senza riuscire a fermarmi. Non mi succedeva da anni. Io vorrei tornare così, a non riuscire a trattenere le risate ma sembra che il mio lato comico sia completamente sparito. Sto pensando di rivolgermi ad uno psicologo ma per ora sto vivendo all'estero e devo aspettare qualche mese prima di tornare in Italia e poter iniziare una terapia. Il fatto è che ogni giorno diventa più pesante, io non so come devo fare, un giorno penso di stare meglio da solo, il giorno dopo soffro di non avere un po' di compagnia.
Come si fanno a superare questi ostacoli? Mi sembra di non avere alcuno strumento perché tutti gli altri mi sembrano che in qualche modo facciano. Ma a me sembra manchino proprio i mezzi.
Vi ringrazio in anticipo dei vostri consigli.
chiedo questo consulto perché da ormai troppo tempo non ho una vita sociale. Mi è sempre piaciuto starmene sulle mie e il rapporto con gli altri è sempre stato un po' problematico, eppure se da ragazzino "rischiavo" di più, mi esponevo se pur con tutte le insicurezze del caso, ad oggi che ho 22 anni e mi sento meno insicuro di me stesso, per esempio sono più consapevole delle mie qualità, ho accettato la mia omosessualità, allo stesso tempo corro meno rischi, evito situazioni in cui mi troverei a relazionarmi con un gruppo di persone che non conosco bene, e quando mi trovo a tu per tu con qualcuno mi sento a disagio e sto zitto.
Poco tempo fa mi è capitato di venire a contatto con un gruppo di amici che tra loro scherzano e si divertono molto, si prendono poco sul serio, ridono e sono aperti nei confronti di tutti.
Mi sono sembrati ragazzi intelligenti ed ironici e il loro umorismo diverte anche me, eppure quando mi sono ritrovato con loro ho solo fatto scena muta. Nessuna battuta, nessun intervento divertente, riesco solo a stare fermo lì, zitto e a ridere. Da una parte mi sento felice di essere circondato da persone che mi piacciono, allo stesso tempo non riesco ad entrare veramente in sintonia. Temo che le cose che dico cadano nel vuoto, di dire qualcosa che non li faccia ridere e sopratutto ho paura di sembrare forzato. Inoltre mi sembra che il mio cervello si muova ad un altra velocità, A lungo andare questo mi ha portato ad avere paura degli altri e a volerli evitare.Ho paura che il mio atteggiamento apparentemente distaccato risulti un peso per gli altri. talvolta mi sembra di essere talmente concentrato su di me e su i miei pensieri che quando mi ritrovo a dover intavolare una conversazione non ho nulla da dire. Faccio domande, dico il mio parere ma non scatta mai nessun vero feeling per cui le persone poi hanno piacere di rincontrarmi. Mi sento di essere sempre serio e di non poter veramente ridere e rilassarmi con gli altri. Qualche tempo fa mi è capitato di fumare dell'erba, è stata la prima e ultima volta perché le droghe non mi interessano, eppure dopo pochissimi tiri mi sentivo più libero e leggero. Ero in grado di ridere veramente come quando ero bambino, senza riuscire a fermarmi. Non mi succedeva da anni. Io vorrei tornare così, a non riuscire a trattenere le risate ma sembra che il mio lato comico sia completamente sparito. Sto pensando di rivolgermi ad uno psicologo ma per ora sto vivendo all'estero e devo aspettare qualche mese prima di tornare in Italia e poter iniziare una terapia. Il fatto è che ogni giorno diventa più pesante, io non so come devo fare, un giorno penso di stare meglio da solo, il giorno dopo soffro di non avere un po' di compagnia.
Come si fanno a superare questi ostacoli? Mi sembra di non avere alcuno strumento perché tutti gli altri mi sembrano che in qualche modo facciano. Ma a me sembra manchino proprio i mezzi.
Vi ringrazio in anticipo dei vostri consigli.
[#1]
<, A lungo andare questo mi ha portato ad avere paura degli altri e a volerli evitare.>
Gentile Ragazzo,
l'evitamento è una strategia che non funziona poiché rinforza le paure, occorrerebbe affrontare man mano.
. <Temo che le cose che dico cadano nel vuoto, di dire qualcosa che non li faccia ridere e sopratutto ho paura di sembrare forzato>
Certo che queste premesse non la aiutano, la paura del giudizio, di non essere accettato... stare lì a pensare come rendersi simpatico sembrano avere poco a vedere con un approccio spigliato e naturale.
Pensa davvero che gli altri stiano lì a giudicarla?
Dovrebbe imparare ad affrontare passo a passo le sue difficoltà, esponendosi anziché evitando.
Certamente un nostro collega la potrà accompagnare in questo percorso, la strada migliore per ritrovare risorse e potenzialità smarrite e una migliore stima di sé.
Cordialità
Gentile Ragazzo,
l'evitamento è una strategia che non funziona poiché rinforza le paure, occorrerebbe affrontare man mano.
. <Temo che le cose che dico cadano nel vuoto, di dire qualcosa che non li faccia ridere e sopratutto ho paura di sembrare forzato>
Certo che queste premesse non la aiutano, la paura del giudizio, di non essere accettato... stare lì a pensare come rendersi simpatico sembrano avere poco a vedere con un approccio spigliato e naturale.
Pensa davvero che gli altri stiano lì a giudicarla?
Dovrebbe imparare ad affrontare passo a passo le sue difficoltà, esponendosi anziché evitando.
Certamente un nostro collega la potrà accompagnare in questo percorso, la strada migliore per ritrovare risorse e potenzialità smarrite e una migliore stima di sé.
Cordialità
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Caro ragazzo,
La disinvoltura a stare in compagnia la si apprende da bambini.
Se si ha la fortuna di avere fratelli si impara a convivere con i pari e a farlo con disinvoltura.
I figli unici a volte hanno piu' dfifficolta'. E' il Suo caso?
Se fosse figlio unico dovrebbe rassegnarsi a non essere proprio disinvolto al 100% in compagnia.
Ma una maggiore "leggerezza" la si puo' acquisire con l'abitudine e senza ricorrere a sostanze artificiali al fine di aiutarla. Allentare i freni inibitori e' un effetto che si puo' raggiungere in altri modi. Meno nocivi sotto tutti i punti di vista.
Ci faccia sapere!
La disinvoltura a stare in compagnia la si apprende da bambini.
Se si ha la fortuna di avere fratelli si impara a convivere con i pari e a farlo con disinvoltura.
I figli unici a volte hanno piu' dfifficolta'. E' il Suo caso?
Se fosse figlio unico dovrebbe rassegnarsi a non essere proprio disinvolto al 100% in compagnia.
Ma una maggiore "leggerezza" la si puo' acquisire con l'abitudine e senza ricorrere a sostanze artificiali al fine di aiutarla. Allentare i freni inibitori e' un effetto che si puo' raggiungere in altri modi. Meno nocivi sotto tutti i punti di vista.
Ci faccia sapere!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#3]
"Ho paura che il mio atteggiamento apparentemente distaccato risulti un peso per gli altri."
Gentile ragazzo,
a volte noi abbiamo la sensazione che gli altri pensino di noi cose che nella realtà non pensano affatto o non in maniera cosi netta come a noi sembra. Magari gli altri pensano semplicemente che lei sia un pò timido e in fondo questa è una cosa estremamente comune, cosa c'è di male nell'esserlo?
"Mi sento di essere sempre serio e di non poter veramente ridere e rilassarmi con gli altri"
Bisogna capire perchè, come mai è nata questa paura, perchè proprio in questo momento della sua vita, quali sono la sue radici.
Queste sono cose che è bene indagare nella sede adatta. Se crede, attenda di rientrare in italia, altrimenti consideri l'opportunità di rivolgersi ad un collega psicologo nella città dove risiede ora, all'estero ci sono molti colleghi italiani.
Un caro saluto
Gentile ragazzo,
a volte noi abbiamo la sensazione che gli altri pensino di noi cose che nella realtà non pensano affatto o non in maniera cosi netta come a noi sembra. Magari gli altri pensano semplicemente che lei sia un pò timido e in fondo questa è una cosa estremamente comune, cosa c'è di male nell'esserlo?
"Mi sento di essere sempre serio e di non poter veramente ridere e rilassarmi con gli altri"
Bisogna capire perchè, come mai è nata questa paura, perchè proprio in questo momento della sua vita, quali sono la sue radici.
Queste sono cose che è bene indagare nella sede adatta. Se crede, attenda di rientrare in italia, altrimenti consideri l'opportunità di rivolgersi ad un collega psicologo nella città dove risiede ora, all'estero ci sono molti colleghi italiani.
Un caro saluto
Dr.ssa Rosa Riccio
Psicologa-Psicoterapeuta
www.cantupsicologia.com
[#4]
Ex utente
Vi ringrazio molto per le risposte.
La mia paura non è di sembrare timido, non mi dispiace che gli altri si accorgano che non sono chissà quale compagnone, semplicemente mi sembra che nessuno possa effettivamente provare piacere a stare con me. Mi sembra sia molto dovuto a una certa serietà e rigidità del mio atteggiamento, ma che io non riesco a mascherare e che talvolta è completamente distaccata dalla mia natura che è anche molto vivace ed ironica. mi sento frenato in qualche maniera e anche se non è la fine del mondo, dopo ogni volta che mi sono ritrovato a socializzare e non ho dato "il massimo" mi sento in colpa perchè quella sarebbe potuta essere la volta buona per trovare nuovi amici. di qui il mio dilemma sempre presente, dovrei lasciare che le cose vadano per il loro corso, che amore o amicizie vengano quando capita e quindi senza sforzarmi troppo di uscire e di frequentare gente con cui magari mi sento un po a disagio solo per dare una bella spinta alla mia vita sociale, oppure questo è solo l effetto della paura e dovrei invece uscire di piu, conoscere piu gente, senza distinzioni proprio perchè solo cosi, nella mischia, posso trovare magari qualcuno con cui mi trovo veramente bene.
se non ho voglia di uscire è perchè non ho voglia di uscire o perchè la paura mi dice chè è meglio starmene a casa?
Io non sono figlio unico, ho un fratello piu grande di 7 anni il cui carattere è sempre stato un po chiuso e solitario quindi fin da piccoli non socializzavamo tanto. in generale nella mia famiglia non c'è mai stato tanto dialogo.
grazie ancora.
La mia paura non è di sembrare timido, non mi dispiace che gli altri si accorgano che non sono chissà quale compagnone, semplicemente mi sembra che nessuno possa effettivamente provare piacere a stare con me. Mi sembra sia molto dovuto a una certa serietà e rigidità del mio atteggiamento, ma che io non riesco a mascherare e che talvolta è completamente distaccata dalla mia natura che è anche molto vivace ed ironica. mi sento frenato in qualche maniera e anche se non è la fine del mondo, dopo ogni volta che mi sono ritrovato a socializzare e non ho dato "il massimo" mi sento in colpa perchè quella sarebbe potuta essere la volta buona per trovare nuovi amici. di qui il mio dilemma sempre presente, dovrei lasciare che le cose vadano per il loro corso, che amore o amicizie vengano quando capita e quindi senza sforzarmi troppo di uscire e di frequentare gente con cui magari mi sento un po a disagio solo per dare una bella spinta alla mia vita sociale, oppure questo è solo l effetto della paura e dovrei invece uscire di piu, conoscere piu gente, senza distinzioni proprio perchè solo cosi, nella mischia, posso trovare magari qualcuno con cui mi trovo veramente bene.
se non ho voglia di uscire è perchè non ho voglia di uscire o perchè la paura mi dice chè è meglio starmene a casa?
Io non sono figlio unico, ho un fratello piu grande di 7 anni il cui carattere è sempre stato un po chiuso e solitario quindi fin da piccoli non socializzavamo tanto. in generale nella mia famiglia non c'è mai stato tanto dialogo.
grazie ancora.
[#5]
Caro ragazzo,
Da come si descrive "serio e rigido" sembra che sia Lei a non reputarsi una persona "gradevole".
Le chiedo quindi "per chi" Lei voglia essere "gradevole". Per tutti? Per una comitiva? Per un gruppo che condivida i Suoi interessi?
Ecco, io La inviterei a non essere "generalista". Non tutti siamo uguali, non condividiamo tutti gli stessi modelli sul modo di essere. Per fortuna direi. Per quanto i mass media e i social vogliano "normarci" (riduci ad una norma "media" sociale) cio' non accade.
Abbiamo una nostra identita' e ci si incontra su questa, non sulla "norma". Sulla norma semplicemente non ci si scontra.
Che ne dice?
Da come si descrive "serio e rigido" sembra che sia Lei a non reputarsi una persona "gradevole".
Le chiedo quindi "per chi" Lei voglia essere "gradevole". Per tutti? Per una comitiva? Per un gruppo che condivida i Suoi interessi?
Ecco, io La inviterei a non essere "generalista". Non tutti siamo uguali, non condividiamo tutti gli stessi modelli sul modo di essere. Per fortuna direi. Per quanto i mass media e i social vogliano "normarci" (riduci ad una norma "media" sociale) cio' non accade.
Abbiamo una nostra identita' e ci si incontra su questa, non sulla "norma". Sulla norma semplicemente non ci si scontra.
Che ne dice?
[#6]
Gentile utente,
perché pensare che lei sia una persona non gradevole? Forse perché al primo incontro non ne seguono altri, le persone non la cercano? E questo lei sembra attribuirlo al suo atteggiamento "apparentemente distaccato". Appunto: la inviterei a riflettere su questa espressione che lei stesso ha usato.
Le persone introverse e chiuse non hanno la stessa immediatezza e prontezza nel rispondere o nell'avviare una conversazione, anche perché spesso sono un po' troppo concentrate su di sè, su quello che gli altri potrebbero pensare di loro, su quello da dire, come dirlo, ... perdendo il filo del discorso e in questo modo rimandando agli altri un'immagine di persone pensierose e un po' distaccate. Questa però è solo l'impressione che rimandano agli altri, in realtà spesso sono persone molto simpatiche, ironiche e, a dispetto di quello che danno e vedere, di ottima compagnia, è che, come dice bene lei, vanno a una velocità diversa, hanno bisogno di conoscere ed entrare in sintonia per "aprirsi".
Detto questo credo che non ci sia una modalità del tipo "bianco o nero" ossia allora uscire con chiunque oppure aspettare quello che viene, quanto piuttosto magari di uscire e frequentare poche persone alla volta, credo potrebbe avere più possibilità di inserirsi nella conversazione e trovare la persona con cui si sente maggiormente in sintonia.
Cordialmente
perché pensare che lei sia una persona non gradevole? Forse perché al primo incontro non ne seguono altri, le persone non la cercano? E questo lei sembra attribuirlo al suo atteggiamento "apparentemente distaccato". Appunto: la inviterei a riflettere su questa espressione che lei stesso ha usato.
Le persone introverse e chiuse non hanno la stessa immediatezza e prontezza nel rispondere o nell'avviare una conversazione, anche perché spesso sono un po' troppo concentrate su di sè, su quello che gli altri potrebbero pensare di loro, su quello da dire, come dirlo, ... perdendo il filo del discorso e in questo modo rimandando agli altri un'immagine di persone pensierose e un po' distaccate. Questa però è solo l'impressione che rimandano agli altri, in realtà spesso sono persone molto simpatiche, ironiche e, a dispetto di quello che danno e vedere, di ottima compagnia, è che, come dice bene lei, vanno a una velocità diversa, hanno bisogno di conoscere ed entrare in sintonia per "aprirsi".
Detto questo credo che non ci sia una modalità del tipo "bianco o nero" ossia allora uscire con chiunque oppure aspettare quello che viene, quanto piuttosto magari di uscire e frequentare poche persone alla volta, credo potrebbe avere più possibilità di inserirsi nella conversazione e trovare la persona con cui si sente maggiormente in sintonia.
Cordialmente
Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 3.3k visite dal 07/10/2015.
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