Assenza di vita sociale
Gentili dottori,
Sono un ragazzo di 22 anni e sono sempre solo. Vado sempre in vacanza con i miei genitori e mio fratello più piccolo, non avendo nessun altro con cui andare. Mi sono recentemente laureato ed è stato un giorno triste perché non ho fatto nessuna festa, non avendo nessuno da invitare e alla cerimonia c'era solo la mia famiglia, mentre gli altri laureati erano circondati da amici.
Durante i miei tre anni di università (fuori sede) non ho legato con i miei compagni, al massimo scambiavo quattro chiacchiere tra una lezione e l'altra del tipo " come è andato l'esame?", " Hai seguito la lezione di ieri?". Ma non mi sono mai visto con loro al di fuori dell'università, mentre gli altri si frequentavano continuamente, andavano in discoteca, agli aperitivi, in vacanza insieme.
Ho come l'impressione che tutti mi ignorino e non riesco a capire il perché, non sono antipatico, ne timido. In quelle rare occasioni in cui sono in contatto con un gruppo di coetanei faccio del mio meglio per socializzare e dialogare con gli altri, eppure nessuno mi chiama e nessuno mi invita da qualche parte.
Avevo legato molto con i miei compagni del liceo che incontro più o meno una volta all'anno e in quelle occasioni sembrano anche contenti di rivedermi. Loro non sanno della mia situazione, per questo non voglio contattarli, altrimenti penseranno che sono una nullità e mi rideranno dietro.
Come posso rimediare a questo grave problema e crearmi una vita sociale dal nulla?
Grazie in anticipo per le risposte
Sono un ragazzo di 22 anni e sono sempre solo. Vado sempre in vacanza con i miei genitori e mio fratello più piccolo, non avendo nessun altro con cui andare. Mi sono recentemente laureato ed è stato un giorno triste perché non ho fatto nessuna festa, non avendo nessuno da invitare e alla cerimonia c'era solo la mia famiglia, mentre gli altri laureati erano circondati da amici.
Durante i miei tre anni di università (fuori sede) non ho legato con i miei compagni, al massimo scambiavo quattro chiacchiere tra una lezione e l'altra del tipo " come è andato l'esame?", " Hai seguito la lezione di ieri?". Ma non mi sono mai visto con loro al di fuori dell'università, mentre gli altri si frequentavano continuamente, andavano in discoteca, agli aperitivi, in vacanza insieme.
Ho come l'impressione che tutti mi ignorino e non riesco a capire il perché, non sono antipatico, ne timido. In quelle rare occasioni in cui sono in contatto con un gruppo di coetanei faccio del mio meglio per socializzare e dialogare con gli altri, eppure nessuno mi chiama e nessuno mi invita da qualche parte.
Avevo legato molto con i miei compagni del liceo che incontro più o meno una volta all'anno e in quelle occasioni sembrano anche contenti di rivedermi. Loro non sanno della mia situazione, per questo non voglio contattarli, altrimenti penseranno che sono una nullità e mi rideranno dietro.
Come posso rimediare a questo grave problema e crearmi una vita sociale dal nulla?
Grazie in anticipo per le risposte
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Salve, mi spiace sapere dell'assenza di vita sociale che ci racconta, immagino debba essere difficile per lei, ma mi sento di dirle che leggendo le sue parole è una situazione risolvibile.
Se posso darle un suggerimento, credo che un punto importante sia qui: "Loro non sanno della mia situazione, per questo non voglio contattarli, altrimenti penseranno che sono una nullità e mi rideranno dietro".
Se non li contatta rischia di escludersi lei per primo.
A volte succede di ritrovarsi soli, di cambiare amicizie, non è così insolito, può capitare.
Lei sente un bisogno umano e naturale, l'importante è che non pensi di essere lei per primo una "nullità". Non lo è, non è neppure "antipatico né timido", coraggio!
Magari può individuare qualche persona con la quale le sembra di avere un dialogo buono o una qualche simpatia e partire da lì. In genere da cosa nasce cosa.
In più, se ha voglia di parlarne, mi piacerebbe chiederle una sua opinione riguardo questo senso di solitudine: lo porta con sé da tempo o è una situazione più recente?
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Se posso darle un suggerimento, credo che un punto importante sia qui: "Loro non sanno della mia situazione, per questo non voglio contattarli, altrimenti penseranno che sono una nullità e mi rideranno dietro".
Se non li contatta rischia di escludersi lei per primo.
A volte succede di ritrovarsi soli, di cambiare amicizie, non è così insolito, può capitare.
Lei sente un bisogno umano e naturale, l'importante è che non pensi di essere lei per primo una "nullità". Non lo è, non è neppure "antipatico né timido", coraggio!
Magari può individuare qualche persona con la quale le sembra di avere un dialogo buono o una qualche simpatia e partire da lì. In genere da cosa nasce cosa.
In più, se ha voglia di parlarne, mi piacerebbe chiederle una sua opinione riguardo questo senso di solitudine: lo porta con sé da tempo o è una situazione più recente?
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Gentile Utente,
Aggiungo soltanto qualche riflessione a quelle del Collega.
Posso chiederle quanto ha influito il rapporto con la sua genitalità e sessualità nel sentirsi "visibile" rispetto agli altri?
Come mai è stato operato da grande di circoncisione?
Non si era accorto prima della problematica?
Aggiungo soltanto qualche riflessione a quelle del Collega.
Posso chiederle quanto ha influito il rapporto con la sua genitalità e sessualità nel sentirsi "visibile" rispetto agli altri?
Come mai è stato operato da grande di circoncisione?
Non si era accorto prima della problematica?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
<Loro non sanno della mia situazione, per questo non voglio contattarli, altrimenti penseranno che sono una nullità e mi rideranno dietro.>
Gentile Ragazzo,
e se queste sue conclusioni fossero erronee?
Non pensa che partire con la paura del giudizio, di non essere accettato siano fattori che non contribuiscono al successo?
Come fa a sapere ciò che gli altri penseranno di lei?
In che modo lei cerca di fare del suo meglio nel relazionarsi con i suoi pari?
A che punto sta la sua autostima?
Il rapporto con i suoi famigliari, genitori ecc.?
Gentile Ragazzo,
e se queste sue conclusioni fossero erronee?
Non pensa che partire con la paura del giudizio, di non essere accettato siano fattori che non contribuiscono al successo?
Come fa a sapere ciò che gli altri penseranno di lei?
In che modo lei cerca di fare del suo meglio nel relazionarsi con i suoi pari?
A che punto sta la sua autostima?
Il rapporto con i suoi famigliari, genitori ecc.?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#4]
Utente
Gentile dott. De sanctis,
La ringrazio per la sua risposta,
La solitudine la porto dietro da molti anni. Durante le superiori mi vedevo con i miei compagni di classe qualche volta, ma non sempre e frequentavo pochi amici al di fuori della classe, passavo comunque una buona parte del mio tempo da solo, ma all'epoca non ritenevo la situazione così grave.
Quando ho iniziato l'università le cose sono peggiorate di anno in anno, perdendo sempre di più i contatti con i miei vecchi amici e senza trovarne di nuovi, fino a ritrovarmi alla completa assenza di vita sociale.
La ringrazio per la sua risposta,
La solitudine la porto dietro da molti anni. Durante le superiori mi vedevo con i miei compagni di classe qualche volta, ma non sempre e frequentavo pochi amici al di fuori della classe, passavo comunque una buona parte del mio tempo da solo, ma all'epoca non ritenevo la situazione così grave.
Quando ho iniziato l'università le cose sono peggiorate di anno in anno, perdendo sempre di più i contatti con i miei vecchi amici e senza trovarne di nuovi, fino a ritrovarmi alla completa assenza di vita sociale.
[#5]
Utente
Gentile dr.ssa Randone,
La ringrazio per la sua risposta. La sua è un' ottima domanda, ho aspettato tanto a fare la circoncisione perché per molti anni ho sottovalutato il problema della fimosi ( e non ne ho mai parlato con nessuno) e mi spaventava l'idea dell' intervento.
Avendo la fimosi mi sono astenuto dal sesso, anche perchè non è che le ragazze mi correvano dietro. Ovviamente anche la verginità, per uno della mia età, è un motivo di vergogna davanti agli altri.
La ringrazio per la sua risposta. La sua è un' ottima domanda, ho aspettato tanto a fare la circoncisione perché per molti anni ho sottovalutato il problema della fimosi ( e non ne ho mai parlato con nessuno) e mi spaventava l'idea dell' intervento.
Avendo la fimosi mi sono astenuto dal sesso, anche perchè non è che le ragazze mi correvano dietro. Ovviamente anche la verginità, per uno della mia età, è un motivo di vergogna davanti agli altri.
[#6]
Immaginavo...
La verginità, stia sereno, appartiene al genere femminile perché correla con la successiva deflorazione, ma immagino che la fimosi avrà creato nella sua crescita psico/sessuale e relazionale non pochi problemi...
A convalescenza avvenuta, a sensibilità del glande ripristinata e ad una nuova conoscenza delle sue sensazioni genitaliche, vedrà che potrà recuperare il tempo perduto.
Mi capita spesso di vedere pazienti operati da grandi che, per vergogna o imbarazzo, hanno ritardato l'intervento e che hanno poi " faticato" un pò in termini psichici, emotivi e fisici...ma tutto si risolve.
Auguri per tutto.
La verginità, stia sereno, appartiene al genere femminile perché correla con la successiva deflorazione, ma immagino che la fimosi avrà creato nella sua crescita psico/sessuale e relazionale non pochi problemi...
A convalescenza avvenuta, a sensibilità del glande ripristinata e ad una nuova conoscenza delle sue sensazioni genitaliche, vedrà che potrà recuperare il tempo perduto.
Mi capita spesso di vedere pazienti operati da grandi che, per vergogna o imbarazzo, hanno ritardato l'intervento e che hanno poi " faticato" un pò in termini psichici, emotivi e fisici...ma tutto si risolve.
Auguri per tutto.
[#7]
Utente
Gentile dr.ssa Rinella,
La ringrazio per la sua risposta. La mia conclusione nasce dal fatto che alcune volte sono stato criticato per la mia situazione, quando non era ancora così grave, figuriamoci cosa pensano ora che mi sono laureato senza nessun amico accanto.
Io faccio del mio meglio nel relazionarmi con gli altri nel senso che sono educato, dialogo, dico sempre la mia opinione e ascolto quelle degli altri.
Io ho una buona stima di me stesso, se escludo i miei problemi sociali e sessuali. Con i miei genitori ho un ottimo rapporto e anche loro mi stimano molto e sono preoccupati per i miei problemi quanto me.
Anche con mio fratello ho un ottimo rapporto, e questo sta nel fatto che lui non mi fa mai domande del tipo: "perché non vai fuori con gli amici?", sarebbe troppo imbarazzante rispondergli.
La ringrazio per la sua risposta. La mia conclusione nasce dal fatto che alcune volte sono stato criticato per la mia situazione, quando non era ancora così grave, figuriamoci cosa pensano ora che mi sono laureato senza nessun amico accanto.
Io faccio del mio meglio nel relazionarmi con gli altri nel senso che sono educato, dialogo, dico sempre la mia opinione e ascolto quelle degli altri.
Io ho una buona stima di me stesso, se escludo i miei problemi sociali e sessuali. Con i miei genitori ho un ottimo rapporto e anche loro mi stimano molto e sono preoccupati per i miei problemi quanto me.
Anche con mio fratello ho un ottimo rapporto, e questo sta nel fatto che lui non mi fa mai domande del tipo: "perché non vai fuori con gli amici?", sarebbe troppo imbarazzante rispondergli.
[#8]
Gent.le Ragazzo,
uno dei modi più efficaci per ampliare la propria rete relazionale credo sia cercare opportunità nelle quali incontrare persone con le quali si condividono passioni, interessi ed esperienze che ci coinvolgono anche dal punto di emozionale.
Mi chiedo a parte lo studio ci siano altri ambiti della tua quotidianità in cui tu possa avere occasione di sperimentarti orientandoti in base alle tue aree di interesse.
uno dei modi più efficaci per ampliare la propria rete relazionale credo sia cercare opportunità nelle quali incontrare persone con le quali si condividono passioni, interessi ed esperienze che ci coinvolgono anche dal punto di emozionale.
Mi chiedo a parte lo studio ci siano altri ambiti della tua quotidianità in cui tu possa avere occasione di sperimentarti orientandoti in base alle tue aree di interesse.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#9]
Dalle sue parole e dalle importanti riflessioni nascenti nel consulto relativamente alla sua vita vita sociale e sessuale, mi sento di dirle che sarebbe importante poter riflettere su questo senso di solitudine che porta con sé da anni, sulle critiche che ha ricevuto e sul suo stato d'animo in proposito. Tutti vissuti che posso ipotizzare abbiano un loro peso.
Non ci conosciamo, provo a lasciarle un pensiero con il quale può confrontarsi, se sente che possa avere un qualche fondamento per lei. Forse quello che porta con sé non è solo un problema attuale, ma potrebbe essere l'espressione di qualcosa che viveva anche nel passato. Potrebbe essere importante approfondire la sua esperienza, in modo da capire se qualcosa si è costituito come un freno, formando in lei l'idea di non essere desiderato. E col tempo si è sempre più allontanato dagli amici.
Dal mio punto di vista, queste riflessioni interiori potrebbero aiutarla nel tempo a trovare un modo per crearsi una vita sociale, non dal nulla, ma a partire da se stesso. Sono due cose profondamente diverse, perché lei non è quella "nullità" di cui parla.
In altri termini voglio suggerirle che è importante poter cambiare alcune prospettive e comprendere quelle emozioni che oggi potrebbero condizionarla e impedirle di vedere le alternative che sono giuste per lei.
E se da una parte sta vivendo un momento critico che non riesce ancora a capire come risolvere, e capisco quanto sia difficile, dall'altra parte c'è in lei un desiderio che preme per realizzarsi. E questa è una spinta vitale che lei ha, fondamentale, che sono sicuro la porterà a realizzare il suo sogno di essere nel mondo insieme agli altri, desiderato come merita.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Non ci conosciamo, provo a lasciarle un pensiero con il quale può confrontarsi, se sente che possa avere un qualche fondamento per lei. Forse quello che porta con sé non è solo un problema attuale, ma potrebbe essere l'espressione di qualcosa che viveva anche nel passato. Potrebbe essere importante approfondire la sua esperienza, in modo da capire se qualcosa si è costituito come un freno, formando in lei l'idea di non essere desiderato. E col tempo si è sempre più allontanato dagli amici.
Dal mio punto di vista, queste riflessioni interiori potrebbero aiutarla nel tempo a trovare un modo per crearsi una vita sociale, non dal nulla, ma a partire da se stesso. Sono due cose profondamente diverse, perché lei non è quella "nullità" di cui parla.
In altri termini voglio suggerirle che è importante poter cambiare alcune prospettive e comprendere quelle emozioni che oggi potrebbero condizionarla e impedirle di vedere le alternative che sono giuste per lei.
E se da una parte sta vivendo un momento critico che non riesce ancora a capire come risolvere, e capisco quanto sia difficile, dall'altra parte c'è in lei un desiderio che preme per realizzarsi. E questa è una spinta vitale che lei ha, fondamentale, che sono sicuro la porterà a realizzare il suo sogno di essere nel mondo insieme agli altri, desiderato come merita.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 19.5k visite dal 06/10/2015.
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