Tristezza e sconforto universitario
Salve,
vorrei sottoporre alla vostra attenzione un problema che non avrei mai creduto mi si sarebbe presentato. Ho 19 anni e frequento la facoltà di giurisprudenza a Bologna. Naturalmente i corsi sono iniziati da poco più di due settimane. Nonostante ciò, io sento una grandissima tristezza e provo tanta delusione riguardo a un percorso di studi che immaginavo più coinvolgente. Mi spiego. Sono sempre stata una ragazza studiosa e diligente, mi sono diplomata con 96/100 (non è il massimo, ma è pur sempre un buon voto) e fin da quando ero piccola volevo diventare avvocato. Nel tempo cambiai più volte le mie decisioni, ma, alla fine, sono comunque approdata a giurisprudenza. Ero contenta, anche perchè non potevo più sopportare il liceo scientifico da cui venivo e che mi aveva fatto sentire stupida e inadatta ( probabilmente erano soprattutto problemi miei, anche se in parte l'ambiente ha contribuito abbastanza). Inoltre, ho sempre affermato che sarei stata contenta di andare a vivere senza genitori in un'altra città. E pensavo che sarebbe stato difficile, ma che bene o male sarei riuscita a superare le difficoltà. Invece mi ritrovo sommersa dai dubbi. Non solo perchè, sebbene sia il decimo giorno che passo in appartamento, mi sento ancora spaesata e fuori posto, ma anche perchè ... il corso non mi prende. Io non mi sono mai tirata indietro, ho sempre affrontato anche le materie più ostiche, ma ... mi fa star male pensare che la facoltà da me tanto agognata si sia trasformata in un ammasso informe di nozioni. In sede è pieno di studenti che si danno delle arie e professori (almeno secondo me) che danno mostra della loro incredibile conoscenza, ma senza trasmetterti nessun vero valore. Probabilmente io mi aspettavo (e mi aspetto) troppo e, ancor più probabile, avrei dovuto aspettarmi tutte queste difficoltà conoscendo il mio carattere chiuso e introverso ... il problema è che non trovo una motivazione che mi faccia andare avanti. Per giunta non sono una persona loquace e faccio molta fatica a socializzare.
E' un mondo che non immaginavo e mi spaventa.
I miei genitori hanno giustamente messo in chiaro che se non voglio studiare devo lavorare e che comunque loro non sarebbero delusi di me.
Cosa posso fare?
Cordiali saluti e anticipati ringraziamenti,
Emily
vorrei sottoporre alla vostra attenzione un problema che non avrei mai creduto mi si sarebbe presentato. Ho 19 anni e frequento la facoltà di giurisprudenza a Bologna. Naturalmente i corsi sono iniziati da poco più di due settimane. Nonostante ciò, io sento una grandissima tristezza e provo tanta delusione riguardo a un percorso di studi che immaginavo più coinvolgente. Mi spiego. Sono sempre stata una ragazza studiosa e diligente, mi sono diplomata con 96/100 (non è il massimo, ma è pur sempre un buon voto) e fin da quando ero piccola volevo diventare avvocato. Nel tempo cambiai più volte le mie decisioni, ma, alla fine, sono comunque approdata a giurisprudenza. Ero contenta, anche perchè non potevo più sopportare il liceo scientifico da cui venivo e che mi aveva fatto sentire stupida e inadatta ( probabilmente erano soprattutto problemi miei, anche se in parte l'ambiente ha contribuito abbastanza). Inoltre, ho sempre affermato che sarei stata contenta di andare a vivere senza genitori in un'altra città. E pensavo che sarebbe stato difficile, ma che bene o male sarei riuscita a superare le difficoltà. Invece mi ritrovo sommersa dai dubbi. Non solo perchè, sebbene sia il decimo giorno che passo in appartamento, mi sento ancora spaesata e fuori posto, ma anche perchè ... il corso non mi prende. Io non mi sono mai tirata indietro, ho sempre affrontato anche le materie più ostiche, ma ... mi fa star male pensare che la facoltà da me tanto agognata si sia trasformata in un ammasso informe di nozioni. In sede è pieno di studenti che si danno delle arie e professori (almeno secondo me) che danno mostra della loro incredibile conoscenza, ma senza trasmetterti nessun vero valore. Probabilmente io mi aspettavo (e mi aspetto) troppo e, ancor più probabile, avrei dovuto aspettarmi tutte queste difficoltà conoscendo il mio carattere chiuso e introverso ... il problema è che non trovo una motivazione che mi faccia andare avanti. Per giunta non sono una persona loquace e faccio molta fatica a socializzare.
E' un mondo che non immaginavo e mi spaventa.
I miei genitori hanno giustamente messo in chiaro che se non voglio studiare devo lavorare e che comunque loro non sarebbero delusi di me.
Cosa posso fare?
Cordiali saluti e anticipati ringraziamenti,
Emily
[#1]
"sebbene sia il decimo giorno che passo in appartamento, mi sento ancora spaesata e fuori posto, ma anche perchè ... il corso non mi prende"
Gentile Emily,
Dieci giorni sono davvero pochissimi per adattarsi.
Ha risolto il doc per il quale ci scriveva lo scorso maggio?
Se si, come?
È stata in cura da un nostro Collega?
I due disagi potrebbero non essere disgiunti
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Gentile Emily,
sono passati pochi giorni dall'inizio dei corsi e forse potrebbe darsi un pò più di tempo per capire se continuare o meno.
Tuttavia sembra di percepire un certo "divario" tra la professione che ha sempre voluto (e immaginato) intraprendere e il suo modo di essere; da una parte un lavoro che necessita grinta, determinazione, loquacità, estroversione, abilità nel portare avanti e sostenere le proprie convinzioni, .. e dall'altra lei che si descrive come una persona con un carattere chiuso e introverso e, aggiungo io, forse anche sensibile e attenta alle piccole cose.
Ora, sarebbe importante capire quello che lei si immaginava e si aspettava da questo tipo corso di laurea ossia se fosse una scelta dovuta a delle aspettative altrui, oppure motivata da un suo reale interesse oppure come modalità per "soffocare" la sua natura introversa e sensibile e vedersi in modo diverso.
Lei in che lavoro si vedrebbe, cosa le piacerebbe fare, cosa la farebbe stare davvero bene?
Se poi dovesse capire che non era effettivamente la facoltà che si era sempre immaginata, non se ne rammarichi e non ci stia male, non solo quello che va sempre bene ci aiuta a crescere e a conoscerci di più, ma, oserei dire, soprattutto quello su cui ogni tanto "inciampiamo".
Un caro saluto
sono passati pochi giorni dall'inizio dei corsi e forse potrebbe darsi un pò più di tempo per capire se continuare o meno.
Tuttavia sembra di percepire un certo "divario" tra la professione che ha sempre voluto (e immaginato) intraprendere e il suo modo di essere; da una parte un lavoro che necessita grinta, determinazione, loquacità, estroversione, abilità nel portare avanti e sostenere le proprie convinzioni, .. e dall'altra lei che si descrive come una persona con un carattere chiuso e introverso e, aggiungo io, forse anche sensibile e attenta alle piccole cose.
Ora, sarebbe importante capire quello che lei si immaginava e si aspettava da questo tipo corso di laurea ossia se fosse una scelta dovuta a delle aspettative altrui, oppure motivata da un suo reale interesse oppure come modalità per "soffocare" la sua natura introversa e sensibile e vedersi in modo diverso.
Lei in che lavoro si vedrebbe, cosa le piacerebbe fare, cosa la farebbe stare davvero bene?
Se poi dovesse capire che non era effettivamente la facoltà che si era sempre immaginata, non se ne rammarichi e non ci stia male, non solo quello che va sempre bene ci aiuta a crescere e a conoscerci di più, ma, oserei dire, soprattutto quello su cui ogni tanto "inciampiamo".
Un caro saluto
Dott.ssa Ilaria La Manna
Psicologa Psicoterapeuta - Padova
[#3]
Cara ragazza,
Concordo con le colleghe nel ritenere che i giorni, perche' si tratta di giorni, di frequenza universitaria non Le abbiano consentito un ambientamento.
Inoltre il passaggio dall'ambiente scolastico a quello universitario comporta il dovere lasciare un ambiente "intimo" con compagni e amici di anni per entrare in un ambiente "estraneo".
Cambia totalmente la "simbolizzazioni affettiva" che lei ha riversato dapprima nel Liceo e ora nella Universita'. E la "simbolizzazioni affettiva" e' cio' che connota le emozioni che Lei prova.
Per superare questa sensazione di estraneità' occorre tempo.
Intanto comunque si informi e si orienti in altre direzioni e su altre Facolta'.
Nessuno La obbliga a restare a Giurisprudenza se in realta' non e' cio' che si aspettava e non la soddisfa.
Si tratta della Sua futura professione e dovrebbe perlomeno amare cio' che sta studiando. Sarebbe meglio se Lei riuscisse ad "appassionarsi" a quello che sta studiando perche' lo studio potra' apparirLe pesante in certi momenti e senza il propellente della "passione" richia di non riuscire a decollare davvero.
Ci faccia avere notizie circa la Sua scelta.
I migliori saluti.
Concordo con le colleghe nel ritenere che i giorni, perche' si tratta di giorni, di frequenza universitaria non Le abbiano consentito un ambientamento.
Inoltre il passaggio dall'ambiente scolastico a quello universitario comporta il dovere lasciare un ambiente "intimo" con compagni e amici di anni per entrare in un ambiente "estraneo".
Cambia totalmente la "simbolizzazioni affettiva" che lei ha riversato dapprima nel Liceo e ora nella Universita'. E la "simbolizzazioni affettiva" e' cio' che connota le emozioni che Lei prova.
Per superare questa sensazione di estraneità' occorre tempo.
Intanto comunque si informi e si orienti in altre direzioni e su altre Facolta'.
Nessuno La obbliga a restare a Giurisprudenza se in realta' non e' cio' che si aspettava e non la soddisfa.
Si tratta della Sua futura professione e dovrebbe perlomeno amare cio' che sta studiando. Sarebbe meglio se Lei riuscisse ad "appassionarsi" a quello che sta studiando perche' lo studio potra' apparirLe pesante in certi momenti e senza il propellente della "passione" richia di non riuscire a decollare davvero.
Ci faccia avere notizie circa la Sua scelta.
I migliori saluti.
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.2k visite dal 06/10/2015.
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