Come seperarsi con bimbi piccoli?
Gentili dottori, questo è il mio secondo consulto.Nel precedente ho descritto quali fossero le problematiche tra me e mio marito.Dopo una terapia di coppia che non ci ha propriamente chiarito le idee, la mia decisione era quella, sofferta, di lasciare che lui potesse vivere la vita libera che vuole. Lui mi ha chiesto altro tempo perchè non riesce ad abbandondonare me e i figli. Dopo un'estate serena e felice, siamo a qualche settimana dalla nascita della nostra bimba. Lui che mi tratta come una principessa e che continua a desiderarmi, continua però a dire che sopprime ogni giorno il desiderio di una vita nuova,di innamorarsi, di provare altro. Fondamentalmente vorrebbe stare con me ma provare con un'altra persona, ma per onestà non lo farà sino a quando sta con me. Io non riesco neanche a immaginare lui con un'altra e questo mi allontana. Voglio che lui stia con me perchè sono la sua scelta, non la sua promessa di matrimonio. Pertanto ho pensato che sarebbe bene separarsi perchè lui possa stare da solo.Non ho però idea di come fare con i bambini.Il più grande ha 5 anni ed è legatissimo al padre, passano molto tempo insieme e ne soffrirà da morire, fosse anche solo un mese. La piccola poi, appena nata non avrebbe neanche la figura paterna accanto. Io sarò sola ad affrontare l'abbandono, la nuova bimba e le reazioni di mio figlio alla nuova nata e all'essenza del padre. Come si fa a portare avanti tutto? Io sono stremata dalla gravidanza, da un anno di tristezza per un amore che è diventato triste..sempre con la paura che finisca. Vorrei trovare un modo per fargli capire davvero cosa significa abbandonare tutto. E non voglio che i miei bimbi vengano sbattuti da casa loro ad una casa che dividerà con altri colleghi single perchè non può permettersi altro. Vorrei che lui tornasse dopo questa prova, ma voglio anche proteggere noi dalla possibilità che ciò non avvenga mai.
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"Dopo una terapia di coppia che non ci ha propriamente chiarito le idee"
Gent.le Sig.ra,
ho letto il suo precedente consulto e posso solo immaginare come abbia affrontato gli ultimi mesi di gravidanza e la nascita del secondo figlio e contemporaneamente l'avvio di un percorso terapeutico di coppia.
Innanzi tutto vorrei fare chiarezza su un aspetto: in ogni percorso terapeutico ci sono delle aspettative che spesso inducono la persona o la coppia a chiedere aiuto ad uno psicologo, tali aspettative però vanno esplicitate in modo che possano diventare obiettivi della terapia e sopratutto possano offrire ad entrambi i partner una prima opportunità di confronto sui bisogni affettivi reciproci.
Inoltre una psicoterapia di coppia, se è efficace, determina un processo ben più complesso e consistente che non si limita ad aiutare i partner a chiarirsi e idee, ma consente alla coppia di individuare le aree di vulnerabilità della relazione e NON del singolo partner, nonché le risorse appartenenti sempre alla relazione stessa.
"la mia decisione era quella, sofferta, di lasciare che lui potesse vivere la vita libera che vuole. Lui mi ha chiesto altro tempo perché non riesce ad abbandonare me e i figli. "
Purtroppo state attraversando una fase molto dolorosa per entrambi e questo l'ha indotta a cercare una soluzione drastica anche se non condivisa da suo marito, come se fosse l'unico modo di trovare una soluzione definitiva.
" Come si fa a portare avanti tutto? "
In realtà non è affatto una soluzione ma, al contrario un autoinganno che la metterebbe con le spalle al muro obbligandola ad assumersi un carico di responsabilità che, inevitabilmente, la spaventa facendo emergere una notevole ambivalenza dentro di lei.
"Vorrei che lui tornasse dopo questa prova, ma voglio anche proteggere noi dalla possibilità che ciò non avvenga mai."
Come vede ha sviluppato dentro di se una rappresentazione paradossale del cambiamento che deriva da aspettative non realistiche e confliggenti dalle quali affiora di nuovo una comprensibile ambivalenza oltre all'inevitabile vulnerabilità che accompagna il suo vissuto.
Al momento la psicoterapia di coppia è stata interrotta?
Gent.le Sig.ra,
ho letto il suo precedente consulto e posso solo immaginare come abbia affrontato gli ultimi mesi di gravidanza e la nascita del secondo figlio e contemporaneamente l'avvio di un percorso terapeutico di coppia.
Innanzi tutto vorrei fare chiarezza su un aspetto: in ogni percorso terapeutico ci sono delle aspettative che spesso inducono la persona o la coppia a chiedere aiuto ad uno psicologo, tali aspettative però vanno esplicitate in modo che possano diventare obiettivi della terapia e sopratutto possano offrire ad entrambi i partner una prima opportunità di confronto sui bisogni affettivi reciproci.
Inoltre una psicoterapia di coppia, se è efficace, determina un processo ben più complesso e consistente che non si limita ad aiutare i partner a chiarirsi e idee, ma consente alla coppia di individuare le aree di vulnerabilità della relazione e NON del singolo partner, nonché le risorse appartenenti sempre alla relazione stessa.
"la mia decisione era quella, sofferta, di lasciare che lui potesse vivere la vita libera che vuole. Lui mi ha chiesto altro tempo perché non riesce ad abbandonare me e i figli. "
Purtroppo state attraversando una fase molto dolorosa per entrambi e questo l'ha indotta a cercare una soluzione drastica anche se non condivisa da suo marito, come se fosse l'unico modo di trovare una soluzione definitiva.
" Come si fa a portare avanti tutto? "
In realtà non è affatto una soluzione ma, al contrario un autoinganno che la metterebbe con le spalle al muro obbligandola ad assumersi un carico di responsabilità che, inevitabilmente, la spaventa facendo emergere una notevole ambivalenza dentro di lei.
"Vorrei che lui tornasse dopo questa prova, ma voglio anche proteggere noi dalla possibilità che ciò non avvenga mai."
Come vede ha sviluppato dentro di se una rappresentazione paradossale del cambiamento che deriva da aspettative non realistiche e confliggenti dalle quali affiora di nuovo una comprensibile ambivalenza oltre all'inevitabile vulnerabilità che accompagna il suo vissuto.
Al momento la psicoterapia di coppia è stata interrotta?
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Utente
Gentile Dott.ssa, preciso che la bimba non è ancora nata siamo alle ultime settimane di gravidanza. L'ambivalenza da parte mia c'è tutta, perché io non ho mai pensato che potesse succedere a noi una cosa simile. La terapia è stata interrotta ed era la seconda terapia. La prima è durata solo pochi appuntamenti presso il consultorio, la seconda è stata più lunga. Il risultato è stato uguale per entrambe: il suggerimento rivolto a lui è stato quello di provare ad avere una storia alle mie spalle, per capire. Accettando che se io poi me ne fossi accorta il danno sarebbe peggiore. Mio marito mi rispetta e non accetta questa cosa ma comunque vive male; è stato estremamente sincero nel mettere in chiaro una situazione che molti avrebbero risolto in maniera diversa diciamo. Ecco perché il pensiero di questa modalità di separazione. Magari così facendo ci si potrebbe lasciare in modo civile. Preciso anche che lui non vorrebbe assolutamente lasciare me e i figli, ma i suoi desideri confliggono con il rapporto di coppia ovviamente.
[#3]
"La prima è durata solo pochi appuntamenti presso il consultorio. la seconda è stata più lunga. Il risultato è stato uguale per entrambe: il suggerimento rivolto a lui è stato quello di provare ad avere una storia alle mie spalle, per capire."
Gent.le Sig.ra,
purtroppo in psicoterapia ci sono orientamenti teorici molto diversi tra loro che attingono a visioni differenti della natura umana e di conseguenza declinano l'intervento terapeutico in modalità distinte e a volte in netta contrapposizione tra loro.
Tale premessa si rende necessaria onde evitare che il mio intervento possa essere inteso come una svalutazione, sebbene indiretta, dell'intervento dei colleghi che Lei ha incontrato.
Tuttavia leggendo la sua replica sembrerebbe che l'intervento dello psicologo si sia focalizzato sulla indicazione relativa al comportamento da mettere in atto, fino a suggerirne uno ben preciso.
Ebbene quando io parlavo di individuare le aree di vulnerabilità e le risorse della relazione di coppia stavo descrivendo un altro tipo di percorso nel quale la prima domanda che ci si pone è: "cosa sta succedendo dentro questa relazione?".
Molto spesso il disagio di una coppia "esplode" inquinando la dimensione dell'intimità obbligando entrambi i partner a guardare in faccia la propria insoddisfazione e quella dell'altro.
Tuttavia, la mia esperienza di psicoterapeuta di coppia mi dimostra quotidianamente che quel disagio, che nella sessualità diventa tangibile e dolorosamente concreto, spesso e volentieri nasce altrove, ovvero all'interno della relazione.
Nasce e si sviluppa generando una distanza affettiva tra i partner che spesso viene taciuta, sottovalutata e perfino ignorata fino a quando non invade anche lo spazio dell'intimità.
Naturalmente non è possibile affrontare questi aspetti in modo adeguato attraverso una consulenza on line, tuttavia a mio avviso, in considerazione del profondo legame affettivo che lei stessa descrive come tratto peculiare della relazione affettiva tra Lei e suo marito, forse prima di mettere in atto strategie rischiose e potenzialmente distruttive come quella da lei descritta:
"Vorrei che lui tornasse dopo questa prova, ma voglio anche proteggere noi dalla possibilità che ciò non avvenga mai."
bisognerebbe creare le condizioni favorevoli per un confronto reciproco in cui entrambi possiate condividere i rispettivi vissuti emozionali e verificare se ci sono da parte di entrambi disponibilità e risorse da investire in percorso che non si limiti a "eseguire le indicazioni" date da terzi ma, al contrario, vi consenta di mettervi in gioco e verificare se è possibile reinventarsi una progettualità condivisa nella quale, anche la sessualità sia valorizzata ed espressione di una nuova connessione emotiva.
In altre parole, il processo di cambiamento sarà un processo di crescita della relazione di coppia e non semplice il recupero della condizione precedente.
Se lo ritiene opportuno faccia leggere anche a suo marito questo consulto, potrebbe essere uno spunto per avviare tale confronto.
Gent.le Sig.ra,
purtroppo in psicoterapia ci sono orientamenti teorici molto diversi tra loro che attingono a visioni differenti della natura umana e di conseguenza declinano l'intervento terapeutico in modalità distinte e a volte in netta contrapposizione tra loro.
Tale premessa si rende necessaria onde evitare che il mio intervento possa essere inteso come una svalutazione, sebbene indiretta, dell'intervento dei colleghi che Lei ha incontrato.
Tuttavia leggendo la sua replica sembrerebbe che l'intervento dello psicologo si sia focalizzato sulla indicazione relativa al comportamento da mettere in atto, fino a suggerirne uno ben preciso.
Ebbene quando io parlavo di individuare le aree di vulnerabilità e le risorse della relazione di coppia stavo descrivendo un altro tipo di percorso nel quale la prima domanda che ci si pone è: "cosa sta succedendo dentro questa relazione?".
Molto spesso il disagio di una coppia "esplode" inquinando la dimensione dell'intimità obbligando entrambi i partner a guardare in faccia la propria insoddisfazione e quella dell'altro.
Tuttavia, la mia esperienza di psicoterapeuta di coppia mi dimostra quotidianamente che quel disagio, che nella sessualità diventa tangibile e dolorosamente concreto, spesso e volentieri nasce altrove, ovvero all'interno della relazione.
Nasce e si sviluppa generando una distanza affettiva tra i partner che spesso viene taciuta, sottovalutata e perfino ignorata fino a quando non invade anche lo spazio dell'intimità.
Naturalmente non è possibile affrontare questi aspetti in modo adeguato attraverso una consulenza on line, tuttavia a mio avviso, in considerazione del profondo legame affettivo che lei stessa descrive come tratto peculiare della relazione affettiva tra Lei e suo marito, forse prima di mettere in atto strategie rischiose e potenzialmente distruttive come quella da lei descritta:
"Vorrei che lui tornasse dopo questa prova, ma voglio anche proteggere noi dalla possibilità che ciò non avvenga mai."
bisognerebbe creare le condizioni favorevoli per un confronto reciproco in cui entrambi possiate condividere i rispettivi vissuti emozionali e verificare se ci sono da parte di entrambi disponibilità e risorse da investire in percorso che non si limiti a "eseguire le indicazioni" date da terzi ma, al contrario, vi consenta di mettervi in gioco e verificare se è possibile reinventarsi una progettualità condivisa nella quale, anche la sessualità sia valorizzata ed espressione di una nuova connessione emotiva.
In altre parole, il processo di cambiamento sarà un processo di crescita della relazione di coppia e non semplice il recupero della condizione precedente.
Se lo ritiene opportuno faccia leggere anche a suo marito questo consulto, potrebbe essere uno spunto per avviare tale confronto.
[#4]
Utente
Il problema ora è: a chi rivolgersi ancora?
Le posso dire che entrambi eravamo fiduciosi nella possibilità di recuperare il nostro rapporto. Abbiamo investito tempo e risorse (e per noi è stato un impegno economicamente notevole). Ma in realtà poi tutto pareva essere incentrato solo su mio marito e sul suo malessere. Pertanto, io mi sono convinta di non poter far nulla per aiutare il nostro rapporto. E lui pensa che le uniche alternative siano restare e soffrire non appagando i suoi desideri, oppure andare via e provare ad avverare le sue fantasie pur sapendo che ciò significa distruggere la famiglia. Io davvero non saprei più a chi rivolgermi. Mi aspettavo una cosa un pó diversa, tipo "esercizi" per la coppia. Ho cercato anche dei libri che potessero aiutarci, ma a ognuno il suo mestiere, e noi non possiamo farcela da soli. Ora siamo come due barche alla deriva. Cosa dovremmo cercare nello specifico?
Le posso dire che entrambi eravamo fiduciosi nella possibilità di recuperare il nostro rapporto. Abbiamo investito tempo e risorse (e per noi è stato un impegno economicamente notevole). Ma in realtà poi tutto pareva essere incentrato solo su mio marito e sul suo malessere. Pertanto, io mi sono convinta di non poter far nulla per aiutare il nostro rapporto. E lui pensa che le uniche alternative siano restare e soffrire non appagando i suoi desideri, oppure andare via e provare ad avverare le sue fantasie pur sapendo che ciò significa distruggere la famiglia. Io davvero non saprei più a chi rivolgermi. Mi aspettavo una cosa un pó diversa, tipo "esercizi" per la coppia. Ho cercato anche dei libri che potessero aiutarci, ma a ognuno il suo mestiere, e noi non possiamo farcela da soli. Ora siamo come due barche alla deriva. Cosa dovremmo cercare nello specifico?
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Gent.le Sig.ra,
comprendo la sua delusione e la frustrazione per non aver avuto un riscontro adeguato a fronte delle notevoli energie investite da Lei e da suo marito, ma temo che nel percorso terapeutico abbiate avuto l'opportunità di lavorare soltanto sui rispettivi vissuti individuali, a discapito della possibilità di evidenziare gli aspetti disfunzionali relativi alla relazione di coppia.
La ricerca delle "istruzioni per l'uso" (gli esercizi ai quali accenna), non vi porterà lontano se non è contestualizzata all'interno di un processo di cambiamento che riguardi la relazione affettiva ma sia circoscritta alla modifica di questo o quel comportamento.
Premesso che sarebbe consigliabile avviare questo processo all'interno di un percorso terapeutico di coppia adeguato alle vostre richieste, comprendo bene quanto possiate sentirsi entrambi sfiduciati, almeno in questo momento, quindi mi permetto di consigliarle la lettura di questo libro "Stringimi forte" di S. Jonhson, che le offrirà una guida per conoscere i momenti salienti di una relazione affettiva.
Le auguro possa contribuire almeno ad avviare un dialogo con suo marito che vi aiuti a ridurre l'attuale distanza affettiva.
comprendo la sua delusione e la frustrazione per non aver avuto un riscontro adeguato a fronte delle notevoli energie investite da Lei e da suo marito, ma temo che nel percorso terapeutico abbiate avuto l'opportunità di lavorare soltanto sui rispettivi vissuti individuali, a discapito della possibilità di evidenziare gli aspetti disfunzionali relativi alla relazione di coppia.
La ricerca delle "istruzioni per l'uso" (gli esercizi ai quali accenna), non vi porterà lontano se non è contestualizzata all'interno di un processo di cambiamento che riguardi la relazione affettiva ma sia circoscritta alla modifica di questo o quel comportamento.
Premesso che sarebbe consigliabile avviare questo processo all'interno di un percorso terapeutico di coppia adeguato alle vostre richieste, comprendo bene quanto possiate sentirsi entrambi sfiduciati, almeno in questo momento, quindi mi permetto di consigliarle la lettura di questo libro "Stringimi forte" di S. Jonhson, che le offrirà una guida per conoscere i momenti salienti di una relazione affettiva.
Le auguro possa contribuire almeno ad avviare un dialogo con suo marito che vi aiuti a ridurre l'attuale distanza affettiva.
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Gentile Utente
Aggiungo soltanto qualche riflessione a quelle complete ed empatiche della dott.Camplone.
"suggerimento rivolto a lui è stato quello di provare ad avere una storia alle mie spalle, per capire. "
Perosnalmente non credo sia possibile che, a prescindere dalla formazione del Collega, suo marito abbia ricevuto queste indicazioni, nessuno avrebbe mai detto questo.
Un clinico non spinge ad agire,ma, solitamente, a capire.
Lei aspetta un altro bambino, quindi è in una Condizione di estrema vulnerabilità,ma anche di estrema forza; la adoperi, guardi la realtà con occhi attenti e con uno scomodo, ma spesso indispensabile, esame di realtà.
Se ci sono ancora i margini chiedete ancora un'altra consulenza, ma gli esercizi e le strategie.....sono sicuramente evocative e suggestive, ma le bacchette magiche servono a ben poco.
La vostra sofferenza mi sembra più profonda....
Aggiungo soltanto qualche riflessione a quelle complete ed empatiche della dott.Camplone.
"suggerimento rivolto a lui è stato quello di provare ad avere una storia alle mie spalle, per capire. "
Perosnalmente non credo sia possibile che, a prescindere dalla formazione del Collega, suo marito abbia ricevuto queste indicazioni, nessuno avrebbe mai detto questo.
Un clinico non spinge ad agire,ma, solitamente, a capire.
Lei aspetta un altro bambino, quindi è in una Condizione di estrema vulnerabilità,ma anche di estrema forza; la adoperi, guardi la realtà con occhi attenti e con uno scomodo, ma spesso indispensabile, esame di realtà.
Se ci sono ancora i margini chiedete ancora un'altra consulenza, ma gli esercizi e le strategie.....sono sicuramente evocative e suggestive, ma le bacchette magiche servono a ben poco.
La vostra sofferenza mi sembra più profonda....
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Utente
Gentile Dott.ssa Camplone, sarei stata felice di avere l'opportunità di lavorare sulla coppia come lei dice, ma a noi non è mai stato proposto.
Gentile Dott.ssa Randone, Sinceramente il sunto della questione è stato: il problema è solo del marito non della coppia. A me è stato solo chiarito che le mie possibilità sono stare con mio marito accettando i suoi nuovi desideri, mettendo in conto quello che può succedere, o lasciarlo subito. E i suggerimenti suddetti sono stati chiari e precisi, lo posso assicurare.
Tant'è che non si è capito perché mio marito abbia avuto questo radicale cambiamento: molta attenzione a sé stesso e al suo fisico, voglia di socializzare, di uscire, parla moltissimo... Aspetti diametralmente opposti a come era prima. Cosa che tutti hanno notato.
Ciò a portato in lui una crisi ancora più profonda, vorrebbe capire e dice che se potesse tornare indietro sarebbe la persona più felice del mondo. Perché ora nn lo è e non capisce più neanche se mi ama o in che modo si ama dopo quasi 20 anni insieme. Insomma si sente quasi inadatto a questa vita di coppia e famigliare. Io mi sento ripetere da tutti che le relazioni monogamiche sono rare e che io devo decidere per me. È ovvio che spendere altri soldi x sentire che non ci sono possibilità di salvare la coppia, nn è invitante. Preciso anche che nonostante la crisi, noi non riusciamo a stare senza parlarci per più di 2/3 gg, che continuiamo a cercarci anche sessualmente, che parliamo di tutto chiaramente e moltissimo. Gli stessi terapeuti interpellati sono stati sorpresi dal nostro rapporto nonostante la crisi.
Io sono certa che ciò che oggi riguarda mio marito sia un effetto di qualche problema o della coppia in sé o della vita che finora abbiamo vissuto insieme.
Ma la decisione della separazione deriva solo dal fatto che non avendo trovato l'aiuto che cercavamo, ci siamo convinti di non avere speranze, lui per un motivo io per un altro.
Gentile Dott.ssa Randone, Sinceramente il sunto della questione è stato: il problema è solo del marito non della coppia. A me è stato solo chiarito che le mie possibilità sono stare con mio marito accettando i suoi nuovi desideri, mettendo in conto quello che può succedere, o lasciarlo subito. E i suggerimenti suddetti sono stati chiari e precisi, lo posso assicurare.
Tant'è che non si è capito perché mio marito abbia avuto questo radicale cambiamento: molta attenzione a sé stesso e al suo fisico, voglia di socializzare, di uscire, parla moltissimo... Aspetti diametralmente opposti a come era prima. Cosa che tutti hanno notato.
Ciò a portato in lui una crisi ancora più profonda, vorrebbe capire e dice che se potesse tornare indietro sarebbe la persona più felice del mondo. Perché ora nn lo è e non capisce più neanche se mi ama o in che modo si ama dopo quasi 20 anni insieme. Insomma si sente quasi inadatto a questa vita di coppia e famigliare. Io mi sento ripetere da tutti che le relazioni monogamiche sono rare e che io devo decidere per me. È ovvio che spendere altri soldi x sentire che non ci sono possibilità di salvare la coppia, nn è invitante. Preciso anche che nonostante la crisi, noi non riusciamo a stare senza parlarci per più di 2/3 gg, che continuiamo a cercarci anche sessualmente, che parliamo di tutto chiaramente e moltissimo. Gli stessi terapeuti interpellati sono stati sorpresi dal nostro rapporto nonostante la crisi.
Io sono certa che ciò che oggi riguarda mio marito sia un effetto di qualche problema o della coppia in sé o della vita che finora abbiamo vissuto insieme.
Ma la decisione della separazione deriva solo dal fatto che non avendo trovato l'aiuto che cercavamo, ci siamo convinti di non avere speranze, lui per un motivo io per un altro.
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"Sinceramente il sunto della questione è stato: il problema è solo del marito non della coppia"
Signora,
Non è una teoria valida.
La problematica è sempre da ricercare nelle dinamiche di coppia, non altrove
Forse suo marito non vuole più stare "dentro" la coppia anche se vi cercate, decida lei di cos evidenza e con obiettività.
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"Gentile Dott.ssa Camplone, sarei stata felice di avere l'opportunità di lavorare sulla coppia come lei dice, ma a noi non è mai stato proposto."
Gent.le Sig.ra,
mi sono limitata all'indicazione del libro perché si è detta sfiduciata rispetto alla possibilità di fare intraprendere un altro percorso di terapia di coppia.
Tuttavia, considerando lo scenario relativo alla relazione affettiva da Lei descritto, sarebbe davvero paradossale rinunciare senza aver avuto a disposizione un contesto terapeutico in grado di creare le condizioni favorevoli ad affrontare gli aspetti critici della relazione di coppia.
Il futuro di una famiglia è di inestimabile valore ma è necessario che le energie siano orientate nella direzione aderente alla richiesta di aiuto.
Su questo portale non possiamo fare invii diretti a colleghi, ma se lo ritiene opportuno può consultarci privatamente per avere eventuali indicazioni in merito.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 2.4k visite dal 05/10/2015.
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