Un sonno non riposante
Gentili psicologi,sono qui per esporvi una situazione che non mi fa vivere più serenamente.
Io sono uno studente universitario di economia e commercio e mi impegno molto in quello che faccio,anche se però sono un pò indietro con gli esami
Comunque il problema è il seguente:
Io quando devo andare a lezione (alla mattina) la sera prima provo una totale incapacità nell'addormentarmi,mi addormento quindi molto tardi,ho frequenti risvegli e un sonno non riposante.
Questa situazione si è instaurata tempo fa,quando condividevo la stanza con altri studenti che per colpa dei rumori non mi facevano dormire.
Questa situazione,benchè io in questo momento dorma a casa dei genitori da solo però persiste.
L'isonnia si manifesta solo ed esclusivamente nei giorni in cui devo recarmi all'università
Non fumo,non bevo alcolici.
Mi sono rivolto a vari medici,il quale mi hanno detto che soffro di sindrome ansioso depressiva e mi hanno prescritto dei farmaci antidepressivi
Al dilà di tutto questo,io credo che l'Università sia una cosa molto impegnativa,dove i miei genitori investono molte risorse per farmi studiare facendo sacrifici e per seguire bene una lezione sia necessario arrivare ben riposati.
Proprio da quest'ultima affermazione "è necessario essere ben riposati",credo che derivi questa ostinazione a voler dormire,a voler avere un sonno riposante e soddisfacente e più mi sforzo di volerlo avere,più non ci riesco.
Se riconoscere questo meccanismo risulta semplice,non so proprio come spezzarlo credo che sia necessario l'aiuto di un professionista.
A vostro parere,come potrei fare?
Io sono uno studente universitario di economia e commercio e mi impegno molto in quello che faccio,anche se però sono un pò indietro con gli esami
Comunque il problema è il seguente:
Io quando devo andare a lezione (alla mattina) la sera prima provo una totale incapacità nell'addormentarmi,mi addormento quindi molto tardi,ho frequenti risvegli e un sonno non riposante.
Questa situazione si è instaurata tempo fa,quando condividevo la stanza con altri studenti che per colpa dei rumori non mi facevano dormire.
Questa situazione,benchè io in questo momento dorma a casa dei genitori da solo però persiste.
L'isonnia si manifesta solo ed esclusivamente nei giorni in cui devo recarmi all'università
Non fumo,non bevo alcolici.
Mi sono rivolto a vari medici,il quale mi hanno detto che soffro di sindrome ansioso depressiva e mi hanno prescritto dei farmaci antidepressivi
Al dilà di tutto questo,io credo che l'Università sia una cosa molto impegnativa,dove i miei genitori investono molte risorse per farmi studiare facendo sacrifici e per seguire bene una lezione sia necessario arrivare ben riposati.
Proprio da quest'ultima affermazione "è necessario essere ben riposati",credo che derivi questa ostinazione a voler dormire,a voler avere un sonno riposante e soddisfacente e più mi sforzo di volerlo avere,più non ci riesco.
Se riconoscere questo meccanismo risulta semplice,non so proprio come spezzarlo credo che sia necessario l'aiuto di un professionista.
A vostro parere,come potrei fare?
[#1]
O stinarsi per cercare di addormentarsi in realtà crea l ' effetto opposto. Dal momento che sei già in cura per la depressione e l ' ansia, credo sia necessario chiedere direttamente allo psichiatra che ha impostato il trattamento farmacologico.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Salve a lei, ho avuto modo di leggere anche un suo precedente consulto, per avere una panoramica più ampia.
A volte l'insonnia può esprimere una mancata libertà ad abbandonarsi al sonno. Ad esempio qualcosa che ci preoccupa può interferire in tal senso, ci agita tenendoci svegli.
Lei procede per ipotesi, constata che forse non si tratta solo dei rumori notturni a tenerla sveglio, e conclude sottolineando un nesso particolarmente prezioso: l'insonnia accade quando deve andare all'Università il giorno seguente.
Il suo ragionamento è importante, e il processo con cui ci arriva è degno di nota per la sua capacità riflessiva.
Facendo un momento riferimento al consulto precedente, lei racconta inoltre un suo vissuto che la fa soffrire, legato a una difficoltà a relazionarsi con le ragazze. E parla delle sue emozioni, di un senso di insicurezza e paura, al punto che rinuncia a prendere possibili iniziative. Potremmo dire a prescindere.
Ecco, allora mi sono chiesto se ci ha raccontato in modo significativo due esperienze della sua vita, che forse sono collegate tra di loro. L'insonnia per l'Università, la paura di avvicinarsi alle ragazze e la difficoltà a relazionarsi con loro.
Mi chiedo se queste insicurezze di cui parla possano riguardare la sua persona in generale, relativamente alle ragazze e allo studio. Non la conosco personalmente, ma a volte può capitare di non sentirsi all'altezza di certe situazioni, ad esempio. E questo genera un senso di preoccupazione che ci fa stare male. Come se quello che stiamo vivendo non lo sentiamo nostro fino in fondo.
L'insonnia, così, potrebbe essere una conseguenza di questo, in relazione allo stimolo del giorno dopo, "quell'impegno" che lei acutamente rintraccia.
Per affrontare questa situazione bisogna a mio parere approfondire la sua storia, il rapporto con i suoi genitori e i vissuti emergenti in lei in relazione al vostro legame.
L'obiettivo è costituire un senso di sicurezza e fiducia in sé per potersi esprimere ed essere se stesso, prendendo finalmente quelle iniziative che sono per lei appassionanti e soggettivamente giuste. In modo tale che lei possa finalmente abbandonarsi al sonno, senza quei timori per il giorno dopo.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
A volte l'insonnia può esprimere una mancata libertà ad abbandonarsi al sonno. Ad esempio qualcosa che ci preoccupa può interferire in tal senso, ci agita tenendoci svegli.
Lei procede per ipotesi, constata che forse non si tratta solo dei rumori notturni a tenerla sveglio, e conclude sottolineando un nesso particolarmente prezioso: l'insonnia accade quando deve andare all'Università il giorno seguente.
Il suo ragionamento è importante, e il processo con cui ci arriva è degno di nota per la sua capacità riflessiva.
Facendo un momento riferimento al consulto precedente, lei racconta inoltre un suo vissuto che la fa soffrire, legato a una difficoltà a relazionarsi con le ragazze. E parla delle sue emozioni, di un senso di insicurezza e paura, al punto che rinuncia a prendere possibili iniziative. Potremmo dire a prescindere.
Ecco, allora mi sono chiesto se ci ha raccontato in modo significativo due esperienze della sua vita, che forse sono collegate tra di loro. L'insonnia per l'Università, la paura di avvicinarsi alle ragazze e la difficoltà a relazionarsi con loro.
Mi chiedo se queste insicurezze di cui parla possano riguardare la sua persona in generale, relativamente alle ragazze e allo studio. Non la conosco personalmente, ma a volte può capitare di non sentirsi all'altezza di certe situazioni, ad esempio. E questo genera un senso di preoccupazione che ci fa stare male. Come se quello che stiamo vivendo non lo sentiamo nostro fino in fondo.
L'insonnia, così, potrebbe essere una conseguenza di questo, in relazione allo stimolo del giorno dopo, "quell'impegno" che lei acutamente rintraccia.
Per affrontare questa situazione bisogna a mio parere approfondire la sua storia, il rapporto con i suoi genitori e i vissuti emergenti in lei in relazione al vostro legame.
L'obiettivo è costituire un senso di sicurezza e fiducia in sé per potersi esprimere ed essere se stesso, prendendo finalmente quelle iniziative che sono per lei appassionanti e soggettivamente giuste. In modo tale che lei possa finalmente abbandonarsi al sonno, senza quei timori per il giorno dopo.
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#3]
Ex utente
allora lo psichiatria che mi ha impostato la cura è lo ha fatto solamente sulla base di questo sintomo,anche perchè altri sintomi non ne ho.
Il medico mi ha detto che la psicoterapia è sicuramente utile.Io personalmente credo che sia FONDAMENTALE e che l'ultima spiaggia dovrebbero essere gli psicofarmaci e non la psicoterapia.
Allora io non metto in dubbio che questi farmaci possano aiutare in questi disturbi,ma penso che ridursi a pensare che una Pillolina possa risolvere queste problematiche mi sembra assurdo.
Poi se devo essere sincero non sono per nulla contento di prenderle,primo perchè ho visto su internet che molte persone lamentano degli aumenti di peso con gli psicofarmaci,secondo perchè mi causano disfunzioni sessuali e stitichezza.
Io personalmente credo non sia una sindrome depressiva a causarmi l'insonnia o l'ansia,ma sia l'insonnia che causi depressione o ansia.
Poco importa di cosa causa che cosa,quello che vorrei fare è spezzare questo meccanismo di ostinarsi a dormire che parte dalla consapevolezza di voler avere un buon riposo per affrontare la lezione all'università.
Io le ho chiesto se cortesemente esistono delle metodologie per spezzare questo meccanismo con l'aiuto di uno psicoterapeuta.
La mia impressione è che gli psichiatri tendono a trascurare la causa dei sintomi,per esempio nel mio caso è bastato far capire allo psichiatra che soffro di Insonnia per diagnosticarmi una s.me ansioso-depressiva. Io non voglio mettere in dubbio la professionalità di tali medici,ma credo che l'insonnia può avere mille cause diverse,come l'ostinazione a voler dormire.
Il medico mi ha detto che la psicoterapia è sicuramente utile.Io personalmente credo che sia FONDAMENTALE e che l'ultima spiaggia dovrebbero essere gli psicofarmaci e non la psicoterapia.
Allora io non metto in dubbio che questi farmaci possano aiutare in questi disturbi,ma penso che ridursi a pensare che una Pillolina possa risolvere queste problematiche mi sembra assurdo.
Poi se devo essere sincero non sono per nulla contento di prenderle,primo perchè ho visto su internet che molte persone lamentano degli aumenti di peso con gli psicofarmaci,secondo perchè mi causano disfunzioni sessuali e stitichezza.
Io personalmente credo non sia una sindrome depressiva a causarmi l'insonnia o l'ansia,ma sia l'insonnia che causi depressione o ansia.
Poco importa di cosa causa che cosa,quello che vorrei fare è spezzare questo meccanismo di ostinarsi a dormire che parte dalla consapevolezza di voler avere un buon riposo per affrontare la lezione all'università.
Io le ho chiesto se cortesemente esistono delle metodologie per spezzare questo meccanismo con l'aiuto di uno psicoterapeuta.
La mia impressione è che gli psichiatri tendono a trascurare la causa dei sintomi,per esempio nel mio caso è bastato far capire allo psichiatra che soffro di Insonnia per diagnosticarmi una s.me ansioso-depressiva. Io non voglio mettere in dubbio la professionalità di tali medici,ma credo che l'insonnia può avere mille cause diverse,come l'ostinazione a voler dormire.
[#4]
Ex utente
Gentile Enrico De sanctis,
credo che lei abbia centrato il punto,ovvero che su un piano logico-razionale l'insonnia deriva da un meccanismo di ostinazione a voler dormire per avere l'attenzione necessaria per seguire la lezione.
Ma in un piano più profondo deriva da un'insicurezza di fondo e il voler essere ben riposati in qualche modo vuole colmare quel gap perchè l'università è impegnativa e non sono certo di avere le capacità per affrontarla.
In realtà all'Università vado molto bene ho una media alta,le capacità dunque le ho eccome.
Per quanto riguarda le ragazza,ultimamente sto riuscendo a relazionarmi con loro,anche fermandomi a parlare con loro trattenendo una conversazione,non si tratta qui di timidezza patologica credo,ma solamente di un pò di timidezza che però voglio affrontare.
credo che lei abbia centrato il punto,ovvero che su un piano logico-razionale l'insonnia deriva da un meccanismo di ostinazione a voler dormire per avere l'attenzione necessaria per seguire la lezione.
Ma in un piano più profondo deriva da un'insicurezza di fondo e il voler essere ben riposati in qualche modo vuole colmare quel gap perchè l'università è impegnativa e non sono certo di avere le capacità per affrontarla.
In realtà all'Università vado molto bene ho una media alta,le capacità dunque le ho eccome.
Per quanto riguarda le ragazza,ultimamente sto riuscendo a relazionarmi con loro,anche fermandomi a parlare con loro trattenendo una conversazione,non si tratta qui di timidezza patologica credo,ma solamente di un pò di timidezza che però voglio affrontare.
[#5]
Ha colto ciò che mi premeva dirle in questa sede.
Credo di capire quello che lei vuole dire quando parla di piano logico-razionale, però la sua è una riflessione cruciale sull'ostinazione. Forse parlerei più di epifenomeno, non so se è d'accordo. Le dico questo perché ci tengo che lei non svaluti la sua idea sul meccanismo di ostinazione, che potrebbe essere l'espressione di quella insicurezza di cui stiamo parlando.
Questo discorso apre ulteriori domande legate alla sua scelta universitaria ad esempio.
Il fatto che lei voglia affrontare la sua situazione è importante e mette in evidenza il suo coraggio.
Non definirei la sua timidezza patologica, detta così sembra un giudizio negativo su di sé, non si tratta di questo.
Quello che siamo ha un senso ed è legato a tanti fattori del nostro carattere, della nostra storia familiare e sociale, che dal mio punto di vista è importante comprendere. Dalle sue parole, mi chiedo se forse la sua timidezza è testimonianza di una mancata espressione di se stesso, come se non potesse autorizzarsi a occupare il suo posto nel mondo, come se magari si sentisse di dovere rimanere un po' in ombra.
Mi sembra che lei sia aperto e disponibile ad ascoltarsi, cosa per niente scontata, e a capire come cambiare se stesso.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Credo di capire quello che lei vuole dire quando parla di piano logico-razionale, però la sua è una riflessione cruciale sull'ostinazione. Forse parlerei più di epifenomeno, non so se è d'accordo. Le dico questo perché ci tengo che lei non svaluti la sua idea sul meccanismo di ostinazione, che potrebbe essere l'espressione di quella insicurezza di cui stiamo parlando.
Questo discorso apre ulteriori domande legate alla sua scelta universitaria ad esempio.
Il fatto che lei voglia affrontare la sua situazione è importante e mette in evidenza il suo coraggio.
Non definirei la sua timidezza patologica, detta così sembra un giudizio negativo su di sé, non si tratta di questo.
Quello che siamo ha un senso ed è legato a tanti fattori del nostro carattere, della nostra storia familiare e sociale, che dal mio punto di vista è importante comprendere. Dalle sue parole, mi chiedo se forse la sua timidezza è testimonianza di una mancata espressione di se stesso, come se non potesse autorizzarsi a occupare il suo posto nel mondo, come se magari si sentisse di dovere rimanere un po' in ombra.
Mi sembra che lei sia aperto e disponibile ad ascoltarsi, cosa per niente scontata, e a capire come cambiare se stesso.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#6]
Ex utente
ho prenotato un colloquio dallo psicologo per il 12 ottobre,
Gentile Enrico De sanctis volevo chiederle un'altra cosa,in questi giorni ho conosciuto una ragazza che mi attrae in qualche modo all'università,passiamo buona parte del nostro tempo libero a parlare,ho notato che quando parliamo non riesco a staccare i miei occhi dai suoi e ho anche notato che entrambi abbiamo gli occhi molto dilatati quando ci parliamo,perchè? magari è una cosa stupida di pura coincidenza non so
Il problema è che lei è molto più grande di me,ha 10 anni in più di me.In realtà io non l'ho sapevo prima,me l'ha detto oggi mentre le accarezzavo la mano,in quel momento ero molto imbarazzato.
Non so come affrontare la cosa
Gentile Enrico De sanctis volevo chiederle un'altra cosa,in questi giorni ho conosciuto una ragazza che mi attrae in qualche modo all'università,passiamo buona parte del nostro tempo libero a parlare,ho notato che quando parliamo non riesco a staccare i miei occhi dai suoi e ho anche notato che entrambi abbiamo gli occhi molto dilatati quando ci parliamo,perchè? magari è una cosa stupida di pura coincidenza non so
Il problema è che lei è molto più grande di me,ha 10 anni in più di me.In realtà io non l'ho sapevo prima,me l'ha detto oggi mentre le accarezzavo la mano,in quel momento ero molto imbarazzato.
Non so come affrontare la cosa
[#7]
Salve, mi ha colpito che non riesce a staccare i suoi occhi da quelli di questa ragazza, è un'espressione toccante.
Alla domanda sulla dilatazione delle pupille se la sente di rispondere lei, che ne pensa? È del suo corpo che parliamo, e può quindi rispondere in relazione al suo stato d'animo, provando a ipotizzare così una possibile idea.
Quello che proviamo ha un senso che è legato a tante cose, alla nostra storia e alla nostra cultura.
A volte capita che la nostra cultura familiare e sociale abbia un tale peso su di noi che non riusciamo a pensare con la nostra testa. Quando lei dice: "Il problema è che lei è molto più grande di me,ha 10 anni in più di me.In realtà io non l'ho sapevo prima,me l'ha detto oggi mentre le accarezzavo la mano,in quel momento ero molto imbarazzato", mi chiedo se sta accadendo questo.
Mi corregga se mi sbaglio, lei si è imbarazzato non per i suoi sentimenti, che mi sembra in grado di esprimere con questa ragazza. Sembra che si sia imbarazzato per avere saputo l'età di questa ragazza. Il problema però, in questo momento, forse non è l'età, ma ciò che comunemente si dice in proposito. Ad esempio, la nostra cultura generalmente prevede tradizionalmente che l'uomo sia poco più grande della donna.
Questo punto merita attenzione, il problema potrebbe essere questa norma, non l'età in sé della ragazza. Mi chiedo se lei si trovi spiazzato quando la situazione non è conforme a quello che le hanno insegnato, a come ci si deve comportare ad esempio. Si imbarazza e, quindi, mette un freno.
L'espressione dei suoi sentimenti, che emergono liberamente, come forse testimoniano le sue pupille dilatate, è così a rischio?
La cosa da fare è ascoltarli, riconoscerne la ricchezza e sentirne la propria appartenenza, e a poco a poco cercare di pensare di più a modo suo, anche se significa tradire le voci e gli insegnamenti dei nostri padri.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Alla domanda sulla dilatazione delle pupille se la sente di rispondere lei, che ne pensa? È del suo corpo che parliamo, e può quindi rispondere in relazione al suo stato d'animo, provando a ipotizzare così una possibile idea.
Quello che proviamo ha un senso che è legato a tante cose, alla nostra storia e alla nostra cultura.
A volte capita che la nostra cultura familiare e sociale abbia un tale peso su di noi che non riusciamo a pensare con la nostra testa. Quando lei dice: "Il problema è che lei è molto più grande di me,ha 10 anni in più di me.In realtà io non l'ho sapevo prima,me l'ha detto oggi mentre le accarezzavo la mano,in quel momento ero molto imbarazzato", mi chiedo se sta accadendo questo.
Mi corregga se mi sbaglio, lei si è imbarazzato non per i suoi sentimenti, che mi sembra in grado di esprimere con questa ragazza. Sembra che si sia imbarazzato per avere saputo l'età di questa ragazza. Il problema però, in questo momento, forse non è l'età, ma ciò che comunemente si dice in proposito. Ad esempio, la nostra cultura generalmente prevede tradizionalmente che l'uomo sia poco più grande della donna.
Questo punto merita attenzione, il problema potrebbe essere questa norma, non l'età in sé della ragazza. Mi chiedo se lei si trovi spiazzato quando la situazione non è conforme a quello che le hanno insegnato, a come ci si deve comportare ad esempio. Si imbarazza e, quindi, mette un freno.
L'espressione dei suoi sentimenti, che emergono liberamente, come forse testimoniano le sue pupille dilatate, è così a rischio?
La cosa da fare è ascoltarli, riconoscerne la ricchezza e sentirne la propria appartenenza, e a poco a poco cercare di pensare di più a modo suo, anche se significa tradire le voci e gli insegnamenti dei nostri padri.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#9]
Salve a lei, a mio modo di vedere non è possibile stabilire a priori la durata di una psicoterapia. Le variabili sono troppo numerose. A volte il trattamento può essere relativamente breve, altre volte più lungo. Nel mio modo di lavorare, tuttavia, è difficile pensare che un cambiamento profondo e stabile si raggiunga troppo velocemente.
Dal mio punto di vista è come imparare una nuova lingua. Inizialmente si tende a tradurre con la struttura della propria lingua, che bisogna invece modificare. Con il tempo e la cura si riesce, e si diventa capaci di esprimersi in un modo diverso dalla lingua madre e più immediato.
È corretto dire che questo discorso dipende anche dall'orientamento teorico dello psicoterapeuta. Ci sono colleghi che applicano alcuni percorsi che prevedono un numero ridotto di sedute a seconda del problema che la persona può portare.
In tal senso sa qual è l'orientamento dello psicoterapeuta?
Posso anche chiederle quali sono le sue aspettative in proposito?
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Dal mio punto di vista è come imparare una nuova lingua. Inizialmente si tende a tradurre con la struttura della propria lingua, che bisogna invece modificare. Con il tempo e la cura si riesce, e si diventa capaci di esprimersi in un modo diverso dalla lingua madre e più immediato.
È corretto dire che questo discorso dipende anche dall'orientamento teorico dello psicoterapeuta. Ci sono colleghi che applicano alcuni percorsi che prevedono un numero ridotto di sedute a seconda del problema che la persona può portare.
In tal senso sa qual è l'orientamento dello psicoterapeuta?
Posso anche chiederle quali sono le sue aspettative in proposito?
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#10]
Ex utente
gentile enrico de sanctis,
ieri sono andato dallo psicoterapeuta e ho fatto un primo colloquio,mi è sembrata buona l'impressione che mi ha fatto.
purtroppo non le so dire il suo orientamento,lo psicoterapeuta ha evidenziato il fatto di come io sia una persona che tende a controllare ogni cosa,ad assurmermi le responsabilità di tutto,e quando non riesco a controllare una cosa subentra l'ansia.
Nel caso dell'insonnia questo perenne controllo non mi permette di raggiungere uno stato di rilassamento.
Io però ho paura che sia proprio l'Università a causarmi tutto questo,forse perchè è impegnativa e questo non mi permette di rilassarmi abbastanza,perchè c'è sempre l'esame da passare,perchè bisogna seguire le lezioni. Il mio voler controllare ogni cosa forse peggiora tutto e mi fa venire tutto questo.
Insomma il fatto che l'insonnia si presenti solo nei giorni in cui devo recarmi all'università mi sembra un dato perentorio.
Prima che mi iscrivessi all'università non avevo mai sofferto di disturbi simili.
Lo psicoterapeuta non ha fatto cenno a quest'ultima relazione Insonnia e università.
Io sono abbastanza frustrato di questa situazione e pertanto non so cosa fare. Studiare a me piace e per questo mi sono iscritto all'università.
Mi pare un pò una situazione paradossale che pur avendo le capacità per fare l'università (in termini di esami passati e media),non possa farla per questi motivi.
I farmaci mi è stato detto che sono solamente una stampella
ieri sono andato dallo psicoterapeuta e ho fatto un primo colloquio,mi è sembrata buona l'impressione che mi ha fatto.
purtroppo non le so dire il suo orientamento,lo psicoterapeuta ha evidenziato il fatto di come io sia una persona che tende a controllare ogni cosa,ad assurmermi le responsabilità di tutto,e quando non riesco a controllare una cosa subentra l'ansia.
Nel caso dell'insonnia questo perenne controllo non mi permette di raggiungere uno stato di rilassamento.
Io però ho paura che sia proprio l'Università a causarmi tutto questo,forse perchè è impegnativa e questo non mi permette di rilassarmi abbastanza,perchè c'è sempre l'esame da passare,perchè bisogna seguire le lezioni. Il mio voler controllare ogni cosa forse peggiora tutto e mi fa venire tutto questo.
Insomma il fatto che l'insonnia si presenti solo nei giorni in cui devo recarmi all'università mi sembra un dato perentorio.
Prima che mi iscrivessi all'università non avevo mai sofferto di disturbi simili.
Lo psicoterapeuta non ha fatto cenno a quest'ultima relazione Insonnia e università.
Io sono abbastanza frustrato di questa situazione e pertanto non so cosa fare. Studiare a me piace e per questo mi sono iscritto all'università.
Mi pare un pò una situazione paradossale che pur avendo le capacità per fare l'università (in termini di esami passati e media),non possa farla per questi motivi.
I farmaci mi è stato detto che sono solamente una stampella
[#11]
Dalle sue parole, ipotizzo anche io che l'Università c'entri con l'insonnia. È incisivo il peso dell'impegno che sente e il timore, da come ho capito, di deludere i suoi genitori.
Non so dirle con precisione cosa intendesse il collega con la parola "controllo".
Lei ha potuto proporgli le sue idee, come sta dicendo qui a noi, gli ha parlato del nesso tra Università e insonnia che ritiene rilevante?
Almeno nel mio lavoro, che è quello di cui posso parlarle, si propongono delle idee, si esprimono le proprie sensazioni. È un procedere dubitativo su cui il paziente ha tutto il diritto di dire la sua. Anzi questo è un valore fondamentale di una psicoterapia, cioè la possibilità e la libertà che il paziente si esprima.
Attraverso il dialogo e la relazione si intesse uno scambio, in cui il suo pensiero e la sua partecipazione sono centrali.
È lei che può parlare e può saperne di se stesso, più di lei nessun altro.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Non so dirle con precisione cosa intendesse il collega con la parola "controllo".
Lei ha potuto proporgli le sue idee, come sta dicendo qui a noi, gli ha parlato del nesso tra Università e insonnia che ritiene rilevante?
Almeno nel mio lavoro, che è quello di cui posso parlarle, si propongono delle idee, si esprimono le proprie sensazioni. È un procedere dubitativo su cui il paziente ha tutto il diritto di dire la sua. Anzi questo è un valore fondamentale di una psicoterapia, cioè la possibilità e la libertà che il paziente si esprima.
Attraverso il dialogo e la relazione si intesse uno scambio, in cui il suo pensiero e la sua partecipazione sono centrali.
È lei che può parlare e può saperne di se stesso, più di lei nessun altro.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#12]
Ex utente
Getile Enrico De sanctis,
Io ho parlato del nesso università insonnia al collega psicoterapeuta,
ma non mi ha fatto particolari domande in merito,piuttosto mi ha fatto domande sulla mia famiglia,sui rapporti interpersonali e relazionali con le persone,credo per inquadrare da un punto di vista più generale la situazione.
Questa cosa del "controllo" mi è stata spiegata come una eccessiva autodisciplina che mi caratterizza,come se fossi sempre una corda tesa.
E in effetti questo tratto della mia personalità mi caratterizza anche con i rapporti con le ragazze,dato che a volte ho difficoltà a manifestare i miei sentimenti,oppure ad attribuire i fallimenti con le ragazze come ad una mia colpa,mentre mi è stato fatto notare che è impossibile piacere a tutti e che la perfezione non esiste.
Io ho avuto una prima impressione buona con questo psicoterapeuta,nel senso che ho avuto modo di esprimermi in modo aperto riguardo le mie problematiche.Sicuramente la prossima volta cercherò di enfatizzare questo legame con l'università per cercare di capire qualcosa in più.
Io credo che l'Università siccome molto impegnativa e costosa,faccia insorgere verso di me un sistema di aspettative che non fanno altro che pressarmi.
Aspettative dei miei genitori,della collettività,ma anche aspettative mie su di me,come il voler dimostrare a me stesso che sono bravo e che una volta laureato troverò un buon lavoro sicuro,in un periodo di congiuntura economica drammatico.
Io sono consapevole quindi di vivere l'esperienza universitaria non serenamente e l'insonnia,chiaramente conferma questo. Questo mi dispiace molto,perchè sono un ragazzo con molta voglia di studiare e di impegnarmi.
Perchè definirei l'insonnia come il principe dei sintomi ansiosi,dato che per me addormentarsi è come lasciarsi andare,raggiungere una stato di rilassatezza,di spensieratezza tale percui la persona perde la coscienza e si lascia andare nel mondo dei sogni.
L'insonnia secondo me non è un sintomo che sta ad indicare semplicemente un quadro ansioso-depressivo,come i carissimi colleghi psichiatri dicono e prescrivendo le benzodiazepine
Io ho parlato del nesso università insonnia al collega psicoterapeuta,
ma non mi ha fatto particolari domande in merito,piuttosto mi ha fatto domande sulla mia famiglia,sui rapporti interpersonali e relazionali con le persone,credo per inquadrare da un punto di vista più generale la situazione.
Questa cosa del "controllo" mi è stata spiegata come una eccessiva autodisciplina che mi caratterizza,come se fossi sempre una corda tesa.
E in effetti questo tratto della mia personalità mi caratterizza anche con i rapporti con le ragazze,dato che a volte ho difficoltà a manifestare i miei sentimenti,oppure ad attribuire i fallimenti con le ragazze come ad una mia colpa,mentre mi è stato fatto notare che è impossibile piacere a tutti e che la perfezione non esiste.
Io ho avuto una prima impressione buona con questo psicoterapeuta,nel senso che ho avuto modo di esprimermi in modo aperto riguardo le mie problematiche.Sicuramente la prossima volta cercherò di enfatizzare questo legame con l'università per cercare di capire qualcosa in più.
Io credo che l'Università siccome molto impegnativa e costosa,faccia insorgere verso di me un sistema di aspettative che non fanno altro che pressarmi.
Aspettative dei miei genitori,della collettività,ma anche aspettative mie su di me,come il voler dimostrare a me stesso che sono bravo e che una volta laureato troverò un buon lavoro sicuro,in un periodo di congiuntura economica drammatico.
Io sono consapevole quindi di vivere l'esperienza universitaria non serenamente e l'insonnia,chiaramente conferma questo. Questo mi dispiace molto,perchè sono un ragazzo con molta voglia di studiare e di impegnarmi.
Perchè definirei l'insonnia come il principe dei sintomi ansiosi,dato che per me addormentarsi è come lasciarsi andare,raggiungere una stato di rilassatezza,di spensieratezza tale percui la persona perde la coscienza e si lascia andare nel mondo dei sogni.
L'insonnia secondo me non è un sintomo che sta ad indicare semplicemente un quadro ansioso-depressivo,come i carissimi colleghi psichiatri dicono e prescrivendo le benzodiazepine
[#13]
Le sue riflessioni sulle aspettative sono particolarmente suggestive.
Assieme a questo mi colpiscono due espressioni che usa, che ipotizzo possano essere collegate: quando dice che è in difficoltà a "manifestare i suoi sentimenti" e quando dice che la persona che si addormenta "si lascia andare nel mondo dei sogni".
Nel mio orientamento teorico, i sogni sono estremamente creativi. Sognare significa toccare nel profondo la propria autenticità e poterla pensare. Significa manifestare i propri sentimenti.
Le sue parole sono interessanti perché con l'insonnia sembra vietarsi di sognare e di esprimersi, di accedere cioè a una parte autentica di se stesso. Mi domando se potrebbe sentire il peso delle sue aspettative e questo le vieta di lasciarsi andare a una dimensione più libera di se stesso, in cui pensarsi e viversi in un modo differente.
Il percorso psicoterapeutico, nel mio orientamento, è un itinerario ricco di emozioni in cui si dialoga e si fa una nuova esperienza relazionale con lo psicoterapeuta. È uno spazio germinativo, in cui accanto a un'analisi della nostra storia e delle nostre caratteristiche, si vive una sintonizzazione emotiva indispensabile per cambiare noi stessi.
Potrei dire che è uno spazio in cui si cerca di capire cosa blocca l'accesso ai nostri sogni e, poi, si tenta di rendere reali quelli che sentiamo di voler realizzare per noi.
Facendo qualche colloquio potrà capire se il percorso psicoterapeutico corrisponde alle sue aspettative. L'impressione che ha avuto è promettente, poi contano anche l'orientamento teorico e le sue personali risonanze in relazione a questo, che sono sicuro riuscirà a cogliere in breve tempo.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Assieme a questo mi colpiscono due espressioni che usa, che ipotizzo possano essere collegate: quando dice che è in difficoltà a "manifestare i suoi sentimenti" e quando dice che la persona che si addormenta "si lascia andare nel mondo dei sogni".
Nel mio orientamento teorico, i sogni sono estremamente creativi. Sognare significa toccare nel profondo la propria autenticità e poterla pensare. Significa manifestare i propri sentimenti.
Le sue parole sono interessanti perché con l'insonnia sembra vietarsi di sognare e di esprimersi, di accedere cioè a una parte autentica di se stesso. Mi domando se potrebbe sentire il peso delle sue aspettative e questo le vieta di lasciarsi andare a una dimensione più libera di se stesso, in cui pensarsi e viversi in un modo differente.
Il percorso psicoterapeutico, nel mio orientamento, è un itinerario ricco di emozioni in cui si dialoga e si fa una nuova esperienza relazionale con lo psicoterapeuta. È uno spazio germinativo, in cui accanto a un'analisi della nostra storia e delle nostre caratteristiche, si vive una sintonizzazione emotiva indispensabile per cambiare noi stessi.
Potrei dire che è uno spazio in cui si cerca di capire cosa blocca l'accesso ai nostri sogni e, poi, si tenta di rendere reali quelli che sentiamo di voler realizzare per noi.
Facendo qualche colloquio potrà capire se il percorso psicoterapeutico corrisponde alle sue aspettative. L'impressione che ha avuto è promettente, poi contano anche l'orientamento teorico e le sue personali risonanze in relazione a questo, che sono sicuro riuscirà a cogliere in breve tempo.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#14]
Ex utente
Io spero di risolvere queste problematiche tramite la psicoterapia,
perchè non ho intenzione di assumere in maniera cronica antidepressivi e benzodiazepine che sono dei farmaci che fanno più bene alle società farmaceutiche quali Norvatis,Roche,ecc..piuttosto che ai pazienti.
Questi farmaci,in particolare gli antidepressivi SSRI causano una miriade di effetti collaterali importanti,come ad esempio eiaculazione ritardata,aumento ponderale,nausea
Le benzodiazepine sono proprio una droga invece,hanno un potere di dare dipendenza incredibile.
Se non risolverò queste cose,sarò costretto mio malgrado ad abbandonare l'università che mi pare di capire che sia una fonte di stress. Ma questo mi mette ancora più a disagio,in particolare abbandonare una carriera universitaria con una media del 28,rinunciare ai miei sogni e deludere le aspettative legittime dei miei genitori.
Inoltre c'è l'aggravante della situazione economica italiana,tale percui trovare un posto di lavoro gratificante è sostanzialmente impossibile.
perchè non ho intenzione di assumere in maniera cronica antidepressivi e benzodiazepine che sono dei farmaci che fanno più bene alle società farmaceutiche quali Norvatis,Roche,ecc..piuttosto che ai pazienti.
Questi farmaci,in particolare gli antidepressivi SSRI causano una miriade di effetti collaterali importanti,come ad esempio eiaculazione ritardata,aumento ponderale,nausea
Le benzodiazepine sono proprio una droga invece,hanno un potere di dare dipendenza incredibile.
Se non risolverò queste cose,sarò costretto mio malgrado ad abbandonare l'università che mi pare di capire che sia una fonte di stress. Ma questo mi mette ancora più a disagio,in particolare abbandonare una carriera universitaria con una media del 28,rinunciare ai miei sogni e deludere le aspettative legittime dei miei genitori.
Inoltre c'è l'aggravante della situazione economica italiana,tale percui trovare un posto di lavoro gratificante è sostanzialmente impossibile.
[#15]
La situazione va valutata tramite una consultazione, come sta facendo, ma posso pensare che se non vuole prendere psicofarmaci, lei possa seguire questa linea.
Non deve abbandonare l'università suo malgrado, può farlo se è una sua scelta, ma se desidera proseguirla, sono sicuro che riuscirà.
Credo di poter dire che un punto centrale è capire cosa sente giusto fare per sé e come mai può esserci un malessere in lei.
Penso che sia importante anche riflettere sul suo rapporto con i suoi genitori, sulle loro aspettative e sulla possibilità di prendere una strada che eventualmente non vi corrisponde necessariamente.
Almeno per me, questo è uno dei temi centrali del percorso di psicoterapia.
Ora che si è rivolto a uno psicoterapeuta, questi temi andranno approfonditi con lui, dal vivo, in uno spazio idoneo e con il tempo necessario.
D'altronde in questa sede, anche se con dispiacere, non si può proseguire con un lavoro più profondo che lei, con forza, ha deciso di intraprendere.
Non deve abbandonare l'università suo malgrado, può farlo se è una sua scelta, ma se desidera proseguirla, sono sicuro che riuscirà.
Credo di poter dire che un punto centrale è capire cosa sente giusto fare per sé e come mai può esserci un malessere in lei.
Penso che sia importante anche riflettere sul suo rapporto con i suoi genitori, sulle loro aspettative e sulla possibilità di prendere una strada che eventualmente non vi corrisponde necessariamente.
Almeno per me, questo è uno dei temi centrali del percorso di psicoterapia.
Ora che si è rivolto a uno psicoterapeuta, questi temi andranno approfonditi con lui, dal vivo, in uno spazio idoneo e con il tempo necessario.
D'altronde in questa sede, anche se con dispiacere, non si può proseguire con un lavoro più profondo che lei, con forza, ha deciso di intraprendere.
[#16]
Ex utente
grazie alle sue parole mi rendo sempre maggiormente conto che la problematica,potrebbe essere questa
Le numerose aspettative riguardo l'università che convergono su me stesso,mi mettono pressione.
E io mi sento con delle responsabilità che pesano per soddisfare queste aspettative. Questa situazione mi fa attivare una forma di controllo costante,una forma di autodisciplina,di razionalità funzionale al soddisfacimento delle aspettative.
Questa eccessiva forma di autocontrollo,razionalità,autodisciplina non mi permette di "lasciarmi andare",di rilassarmi,di accedere alla parte più intima di me stesso,di ritrovare me stesso.
Chiaramente tutto ciò mi porta ad essere insonne,riferò questo allo psicoterapeuta che mi segue,la ringrazio di tutto.
cordiali saluti.
Le numerose aspettative riguardo l'università che convergono su me stesso,mi mettono pressione.
E io mi sento con delle responsabilità che pesano per soddisfare queste aspettative. Questa situazione mi fa attivare una forma di controllo costante,una forma di autodisciplina,di razionalità funzionale al soddisfacimento delle aspettative.
Questa eccessiva forma di autocontrollo,razionalità,autodisciplina non mi permette di "lasciarmi andare",di rilassarmi,di accedere alla parte più intima di me stesso,di ritrovare me stesso.
Chiaramente tutto ciò mi porta ad essere insonne,riferò questo allo psicoterapeuta che mi segue,la ringrazio di tutto.
cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 16 risposte e 5.7k visite dal 27/09/2015.
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