Attacchi di panico e paura di vomitare
Buonasera,
Dopo un'intossicazione alimentare, qualche anno fa, ho iniziato ad avere paura di vomitare e stare male e di vedere gente intorno a me che lo fa.
Non è una cosa piacevole per nessuno, da piccola non ero così (addirittura riuscivo ad aiutare chi stava male, ora cosa impossibile).
Ho cercato di capire a quali episodi possa essere legata questa paura e ne ho trovati due (uno legato a mia nonna, che ora non c'è più, ed uno legato a mia mamma, che al momento non sta bene).
In passato, ho sofferto molto ed ho avuto attacchi di panico, ero dimagrita molto e soffrivo spesso di mal di stomaco. È successo dopo la laurea, in attesa di trovare lavoro, quando avevo accanto una persona che non era giusta per me.
Ora gli attacchi si sono ripresentati. Proprio ieri sera, con il mio nuovo compagno, ero a cena e dopo aver finito il dolce, ho avuto un senso di vomito che mi ha portato ad uscire immediatamente dal locale e che è poi sfociato in un attacco di panico con pianto, paura, tremori, difficoltà a respirare e stare in piedi. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti, mi sentivo svenire ed il mio compagno mi ha detto che non rispondevo neanche più se non dopo avermi dato dei leggeri schiaffetti sul volto.
Mi sono dovuta sedere a terra, avevo paura di essere portata al
Pronto soccorso.
Una volta a casa ho assunto 20 gocce di Valpinax (che mi era stato prescritto in passato dal mio medico di base dopo aver parlato dei miei problemi, ma non ho mai fatto sedute con uno specialista).
Anche se con l'arrivo della stagione fredda ho ansia per l'influenza intestinale, utilizzo mezzi pubblici, vado al cinema (in passato ho avuto attacchi anche lì, ma leggeri e non sono mai dovuta uscire dalla sala), ceno fuori. Vorrei anche diventare mamma (ho 30 anni), anche se la paura del vomito un pochino mi mette pensiero.
Ho pensato che una situazione familiare non piacevole e l'incertezza per il futuro possano aver scatenato nuove crisi.
Chiedo gentilmente a voi specialisti un piccolo aiuto. Ho letto casi di persone che non riescono più ad uscire di casa, io non sono così "grave", ma vorrei sapere cosa fare per gestire meglio questi momenti veramente brutti e vivere serenamente (anche un'eventuale gravidanza).
Grazie.
Dopo un'intossicazione alimentare, qualche anno fa, ho iniziato ad avere paura di vomitare e stare male e di vedere gente intorno a me che lo fa.
Non è una cosa piacevole per nessuno, da piccola non ero così (addirittura riuscivo ad aiutare chi stava male, ora cosa impossibile).
Ho cercato di capire a quali episodi possa essere legata questa paura e ne ho trovati due (uno legato a mia nonna, che ora non c'è più, ed uno legato a mia mamma, che al momento non sta bene).
In passato, ho sofferto molto ed ho avuto attacchi di panico, ero dimagrita molto e soffrivo spesso di mal di stomaco. È successo dopo la laurea, in attesa di trovare lavoro, quando avevo accanto una persona che non era giusta per me.
Ora gli attacchi si sono ripresentati. Proprio ieri sera, con il mio nuovo compagno, ero a cena e dopo aver finito il dolce, ho avuto un senso di vomito che mi ha portato ad uscire immediatamente dal locale e che è poi sfociato in un attacco di panico con pianto, paura, tremori, difficoltà a respirare e stare in piedi. Non riuscivo a tenere gli occhi aperti, mi sentivo svenire ed il mio compagno mi ha detto che non rispondevo neanche più se non dopo avermi dato dei leggeri schiaffetti sul volto.
Mi sono dovuta sedere a terra, avevo paura di essere portata al
Pronto soccorso.
Una volta a casa ho assunto 20 gocce di Valpinax (che mi era stato prescritto in passato dal mio medico di base dopo aver parlato dei miei problemi, ma non ho mai fatto sedute con uno specialista).
Anche se con l'arrivo della stagione fredda ho ansia per l'influenza intestinale, utilizzo mezzi pubblici, vado al cinema (in passato ho avuto attacchi anche lì, ma leggeri e non sono mai dovuta uscire dalla sala), ceno fuori. Vorrei anche diventare mamma (ho 30 anni), anche se la paura del vomito un pochino mi mette pensiero.
Ho pensato che una situazione familiare non piacevole e l'incertezza per il futuro possano aver scatenato nuove crisi.
Chiedo gentilmente a voi specialisti un piccolo aiuto. Ho letto casi di persone che non riescono più ad uscire di casa, io non sono così "grave", ma vorrei sapere cosa fare per gestire meglio questi momenti veramente brutti e vivere serenamente (anche un'eventuale gravidanza).
Grazie.
[#1]
<Ho pensato che una situazione familiare non piacevole e l'incertezza per il futuro possano aver scatenato nuove crisi>
Gentile Utente,
probabile che vivere in un contesto non sereno e altro contribuiscano a slatentizzare/amplificare una certa quota d'ansia, a quanto sembra non curata a dovere a suo tempo.
L'ansia, se non curata, tende nel tempo a cronicizzarsi o peggiorare, il suggerimento è quello di consultare un nostro collega per una valutazione diretta, a quanto sembra mai effettuata.
Quali difficoltà nella sua famiglia?
Come si trova con il nuovo compagno?
Come va la sua vita in altri ambiti, lavoro, sociale?
Intanto legga qui
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/816-la-trappola-del-panico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/700-emetofobia-la-paura-del-vomito.html
Gentile Utente,
probabile che vivere in un contesto non sereno e altro contribuiscano a slatentizzare/amplificare una certa quota d'ansia, a quanto sembra non curata a dovere a suo tempo.
L'ansia, se non curata, tende nel tempo a cronicizzarsi o peggiorare, il suggerimento è quello di consultare un nostro collega per una valutazione diretta, a quanto sembra mai effettuata.
Quali difficoltà nella sua famiglia?
Come si trova con il nuovo compagno?
Come va la sua vita in altri ambiti, lavoro, sociale?
Intanto legga qui
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/816-la-trappola-del-panico.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/700-emetofobia-la-paura-del-vomito.html
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
In aggiunta alle considerazioni e alle domande della dottoressa Rinella, per cui resto anch'io in attesa di una sua risposta, vorrei chiederle anche com'era il rapporto con la persona che non era giusta per lei, se ha voglia di parlarne. Che tipo di relazione era e com'è finita?
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Un saluto,
Enrico de Sanctis
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#3]
Utente
Innanzitutto grazie per le tempestive risposte.
Mia madre in questo periodo non sta bene (una ricaduta di una malattia iniziata 5 anni fa). Siamo molto legate e questa situazione ovviamente genera in me molta ansia.
Con il mio nuovo compagno va bene, stiamo valutando l'idea di una convivenza appena il lavoro (l'incertezza del futuro di cui parlavo prima) ce lo permetterà.
La mia vita sociale è la vita normale di una ragazza di 30 anni: esco con gli amici, vado in palestra, viaggio.
Il lavoro è fonte di ansia, inutile negarlo. Molto stress, è richiesta una disponibilità continua da parte mia, che però non sempre viene considerata dai miei datori (soprattutto a fine mese..). Ma in tempi di crisi mi ritengo fortunata.
Con il mio ex ci siamo lasciati dopo 6 anni (con molte crisi nel tempo) per via della sua immaturità (zero voglia di costruire una famiglia, zero voglia di terminare gli studi ed iniziare a lavorare, solo voglia di divertirsi). In particolare, non mi sentivo capita quando stavo male ("te li devi far passare questi attacchi") e quando mia madre aveva iniziato a stare male (mi veniva rimproverato di preferire la mia famiglia alle uscite con la sua famiglia ed i suoi amici).
In cuor mio sapevo che non era la persona giusta, ma sono riuscita a troncare solo quando mi sono sentita abbastanza forte per affrontare la vita.
Mia madre in questo periodo non sta bene (una ricaduta di una malattia iniziata 5 anni fa). Siamo molto legate e questa situazione ovviamente genera in me molta ansia.
Con il mio nuovo compagno va bene, stiamo valutando l'idea di una convivenza appena il lavoro (l'incertezza del futuro di cui parlavo prima) ce lo permetterà.
La mia vita sociale è la vita normale di una ragazza di 30 anni: esco con gli amici, vado in palestra, viaggio.
Il lavoro è fonte di ansia, inutile negarlo. Molto stress, è richiesta una disponibilità continua da parte mia, che però non sempre viene considerata dai miei datori (soprattutto a fine mese..). Ma in tempi di crisi mi ritengo fortunata.
Con il mio ex ci siamo lasciati dopo 6 anni (con molte crisi nel tempo) per via della sua immaturità (zero voglia di costruire una famiglia, zero voglia di terminare gli studi ed iniziare a lavorare, solo voglia di divertirsi). In particolare, non mi sentivo capita quando stavo male ("te li devi far passare questi attacchi") e quando mia madre aveva iniziato a stare male (mi veniva rimproverato di preferire la mia famiglia alle uscite con la sua famiglia ed i suoi amici).
In cuor mio sapevo che non era la persona giusta, ma sono riuscita a troncare solo quando mi sono sentita abbastanza forte per affrontare la vita.
[#4]
. Molto stress lavorativo, come dice, la mamma che la preoccupa sono elementi che incidono sul suo benessere e come detto sosterrebbero la sua ansia...ha letto gli articoli linkati? Come affronta i problemi sul lavoro, le richieste dei suoi datori di lavoro e a quanto ho capito le scarse ricompense?
Cosa ne pensa di sentire un parere specialistico diretto? Qualcosa la frena forse?
Cosa ne pensa di sentire un parere specialistico diretto? Qualcosa la frena forse?
[#5]
Utente
Sì Dottoressa, ho letto gli articoli che mi ha suggerito (il secondo, sull'emetofobia lo avevo già letto).
A lavoro, affronto le cose cercando di essere razionale e concentrata, altrimenti vado nel pallone: creo delle liste con le cose da fare secondo priorità; cerco di essere disponibile, ma non eccessivamente perchè ho notato che se ne approfittano, chiedendo sempre di più.
Sto cercando anche un nuovo lavoro, ma al momento la ricerca non sta dando i risultati sperati.
Le dico la verità: ho sempre pensato di farcela da sola (di solito infatti cerco di risolvere tutto senza chiedere aiuto, cercando di essere il più possibile indipendente).
Credo che la mia voglia di perfezione, di controllo, di essere sempre la brava figlia/compagna/amica/lavoratrice mi abbia portato ad essere molto "tirata".
Forse anche per questo il vomito (che non si può controllare quando succede) mi mette così paura.
Che ne pensa?
Provo a capire i segnali del mio corpo, ad analizzare gli eventi ed il passato per capire la correlazione.
Indubbiamente con la guida di uno specialista questa ricerca può essere più veloce e risolutiva.
A lavoro, affronto le cose cercando di essere razionale e concentrata, altrimenti vado nel pallone: creo delle liste con le cose da fare secondo priorità; cerco di essere disponibile, ma non eccessivamente perchè ho notato che se ne approfittano, chiedendo sempre di più.
Sto cercando anche un nuovo lavoro, ma al momento la ricerca non sta dando i risultati sperati.
Le dico la verità: ho sempre pensato di farcela da sola (di solito infatti cerco di risolvere tutto senza chiedere aiuto, cercando di essere il più possibile indipendente).
Credo che la mia voglia di perfezione, di controllo, di essere sempre la brava figlia/compagna/amica/lavoratrice mi abbia portato ad essere molto "tirata".
Forse anche per questo il vomito (che non si può controllare quando succede) mi mette così paura.
Che ne pensa?
Provo a capire i segnali del mio corpo, ad analizzare gli eventi ed il passato per capire la correlazione.
Indubbiamente con la guida di uno specialista questa ricerca può essere più veloce e risolutiva.
[#6]
Parlando escono elementi importanti per poter riflettere sul suo malessere, è una cosa molto posivita.
Uno tra questi, che trovo personalmente suggestivo è quando lei dice: "Credo che la mia voglia di perfezione, di controllo, di essere sempre la brava figlia/compagna/amica/lavoratrice mi abbia portato ad essere molto "tirata". Sento questa sua affermazione di grande importanza, certamente andrebbe approfondita ulteriormente.
Non so se mi sbaglio, le sue parole mi fanno pensare alla frase "sono come tu mi vuoi", ma non sempre posso essere quella che sono, non sempre posso essere me stessa.
Questo aprirebbe delicati capitoli della sua vita, se le è capitato di non sentirsi considerata o amata, ad esempio, oppure cosa pensa di se stessa e come vive emotivamente certe esperienze della sua vita.
Questo potrebbe aiutarci a capire se il vomito porta con sé anche dei significati simbolici, che il corpo esprime in questo modo così specifico, che genera in lei un vissuto di paura.
La sua attuale ricerca è molto preziosa, nel caso sentisse la possibilità di fare una chiacchierata con uno psicoterapeuta, potrebbe essere un'occasione in più per "non risolvere più tutto senza chiedere aiuto", senza doversi cioè caricare tutto sulle sue spalle. E avere l'opportunità di approfondire nella giusta sede i delicati vissuti di cui ci sta parlando.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Uno tra questi, che trovo personalmente suggestivo è quando lei dice: "Credo che la mia voglia di perfezione, di controllo, di essere sempre la brava figlia/compagna/amica/lavoratrice mi abbia portato ad essere molto "tirata". Sento questa sua affermazione di grande importanza, certamente andrebbe approfondita ulteriormente.
Non so se mi sbaglio, le sue parole mi fanno pensare alla frase "sono come tu mi vuoi", ma non sempre posso essere quella che sono, non sempre posso essere me stessa.
Questo aprirebbe delicati capitoli della sua vita, se le è capitato di non sentirsi considerata o amata, ad esempio, oppure cosa pensa di se stessa e come vive emotivamente certe esperienze della sua vita.
Questo potrebbe aiutarci a capire se il vomito porta con sé anche dei significati simbolici, che il corpo esprime in questo modo così specifico, che genera in lei un vissuto di paura.
La sua attuale ricerca è molto preziosa, nel caso sentisse la possibilità di fare una chiacchierata con uno psicoterapeuta, potrebbe essere un'occasione in più per "non risolvere più tutto senza chiedere aiuto", senza doversi cioè caricare tutto sulle sue spalle. E avere l'opportunità di approfondire nella giusta sede i delicati vissuti di cui ci sta parlando.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 3.6k visite dal 13/09/2015.
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Approfondimento su Attacchi di panico
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