Ansia nel rapporto con i genitori
Buonasera
In questo momento sono in ansia per via del rapporto con i miei. Io attualmente vivo con loro, mi mantengono completamente, perché sto ancora studiando all'università (ultimo anno).
Il problema è questo: è come se io non riuscissi a vivere serenamente perché mi sento bloccato da loro, sento come se la loro presenza fosse un ostacolo alla mia felicità.
Mio padre è una persona con la quale non riesco a dialogare, ragiona in un modo un po' presuntuoso, ha sempre pensato troppo ai soldi, è ansioso e stressante, per di più io sinceramente non lo stimo molto come persona per via di alcuni suoi comportamenti poco onesti che ha avuto in passato, per certi versi non mi ha trasmesso una vera "etica" e me la sono dovuta costruire da solo… è aggressivo, in passato era a volte anche violento, non ammette che le sue convinzioni vengano messe in discussione… come si fa a entrare in contatto emotivo con una persona così?
Lui non sa che io penso questo di lui, perché ho paura a parlargliene. Mi sento un parassita a vivere sotto il suo stesso tetto, con i suoi soldi, e nel frattempo criticarlo. Però non ho molte alternative: l'idea di interrompere gli studi per cercare un lavoro sarebbe deleteria, e finora non sono riuscito a conciliare studio e lavoro
Mia madre invece è sempre stata un po' troppo protettiva, secondo me un po' succube di mio padre, io adesso ho cercato di staccarmi un po' da lei negli ultimi anni ma comunque rimane il fatto che emotivamente mi sento ancora piccolo.
Ho paura per il futuro: ho paura che inizieranno a pretendere da me cose che io non voglio fare utilizzando il senso di colpa, cioè chiedendomi "riconoscenza" per avermi cresciuto e per essersi sacrificati per me… io credo che non ce la farei a dire loro di no, ma non perché gli voglio bene (come dovrebbe essere), ma soprattutto per via del senso di colpa.
Sento che nella vita non posso fare tutto quello che voglio, mi manca l'indipendenza emotiva, e questo mi genera una grande ansia.
Come si può raggiungere questa indipendenza? Cosa posso fare nel concreto?
Ho pensato di andare a vivere da solo appena ne avrò la possibilità… ma probabilmente la paura rimarrà. Avrei bisogno che la mia autostima crescesse probabilmente, fino a quando anche io mi riterrò degno di avere una vita "felice e completa"… Ma come faccio a farlo capire a loro?
Grazie in anticipo
In questo momento sono in ansia per via del rapporto con i miei. Io attualmente vivo con loro, mi mantengono completamente, perché sto ancora studiando all'università (ultimo anno).
Il problema è questo: è come se io non riuscissi a vivere serenamente perché mi sento bloccato da loro, sento come se la loro presenza fosse un ostacolo alla mia felicità.
Mio padre è una persona con la quale non riesco a dialogare, ragiona in un modo un po' presuntuoso, ha sempre pensato troppo ai soldi, è ansioso e stressante, per di più io sinceramente non lo stimo molto come persona per via di alcuni suoi comportamenti poco onesti che ha avuto in passato, per certi versi non mi ha trasmesso una vera "etica" e me la sono dovuta costruire da solo… è aggressivo, in passato era a volte anche violento, non ammette che le sue convinzioni vengano messe in discussione… come si fa a entrare in contatto emotivo con una persona così?
Lui non sa che io penso questo di lui, perché ho paura a parlargliene. Mi sento un parassita a vivere sotto il suo stesso tetto, con i suoi soldi, e nel frattempo criticarlo. Però non ho molte alternative: l'idea di interrompere gli studi per cercare un lavoro sarebbe deleteria, e finora non sono riuscito a conciliare studio e lavoro
Mia madre invece è sempre stata un po' troppo protettiva, secondo me un po' succube di mio padre, io adesso ho cercato di staccarmi un po' da lei negli ultimi anni ma comunque rimane il fatto che emotivamente mi sento ancora piccolo.
Ho paura per il futuro: ho paura che inizieranno a pretendere da me cose che io non voglio fare utilizzando il senso di colpa, cioè chiedendomi "riconoscenza" per avermi cresciuto e per essersi sacrificati per me… io credo che non ce la farei a dire loro di no, ma non perché gli voglio bene (come dovrebbe essere), ma soprattutto per via del senso di colpa.
Sento che nella vita non posso fare tutto quello che voglio, mi manca l'indipendenza emotiva, e questo mi genera una grande ansia.
Come si può raggiungere questa indipendenza? Cosa posso fare nel concreto?
Ho pensato di andare a vivere da solo appena ne avrò la possibilità… ma probabilmente la paura rimarrà. Avrei bisogno che la mia autostima crescesse probabilmente, fino a quando anche io mi riterrò degno di avere una vita "felice e completa"… Ma come faccio a farlo capire a loro?
Grazie in anticipo
[#1]
Gentile utente,
da quanto Lei dice, sembra figlio unico; è così?
Vivere con i genitori quando si desidera già l'autonomia è frequentemente fonte di malessere. Non è una scelta di comodità la Sua, come per molti ragazzi della Sua età, ma di necessità; e dunque è una "non scelta".
<<Il problema è questo: è come se io non riuscissi a vivere serenamente perché mi sento bloccato da loro, sento come se la loro presenza fosse un ostacolo alla mia felicità<<
Può darsi che attualmente essi rappresentino un freno alle sue istanze evolutive, oppure così Lei li vive. Il problema non sta nel far capire a loro, ma di capire ed agire Lei stesso verso una <<vita "felice e completa"<<
Il fatto che stia concludendo l'università è una buona premessa. Successivamente avrà maggiori chances: di andar via di casa, di realizzarsi nel lavoro, di farsi aiutare a vedere più chiaramente anche facendo un percorso psicologico se sarà necessario.
da quanto Lei dice, sembra figlio unico; è così?
Vivere con i genitori quando si desidera già l'autonomia è frequentemente fonte di malessere. Non è una scelta di comodità la Sua, come per molti ragazzi della Sua età, ma di necessità; e dunque è una "non scelta".
<<Il problema è questo: è come se io non riuscissi a vivere serenamente perché mi sento bloccato da loro, sento come se la loro presenza fosse un ostacolo alla mia felicità<<
Può darsi che attualmente essi rappresentino un freno alle sue istanze evolutive, oppure così Lei li vive. Il problema non sta nel far capire a loro, ma di capire ed agire Lei stesso verso una <<vita "felice e completa"<<
Il fatto che stia concludendo l'università è una buona premessa. Successivamente avrà maggiori chances: di andar via di casa, di realizzarsi nel lavoro, di farsi aiutare a vedere più chiaramente anche facendo un percorso psicologico se sarà necessario.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Gentile ragazzo, lei è figlio unico o ha fratelli ? Essere critici nei confronti dei genitori fa parte della ricerca di identità dell'adolescenza che può continuare a lungo .. quindi ambivalenze, critiche ai genitori espresse o no sono molto comuni .. spesso rientrano , a volte no, alla fine si può anche pervenire a pensare che i genitori ti danno quello che possono.
Penso che andare a vivere da solo , appena lavorerà, sia una cosa ottima, quindi studi e creda nel suo progetto.. magari suo padre può aver avuto i suoi problemi, una vita complessa , però magari è anche contento che Lei studi, è normale che i genitori mantengano i figli agli studi.. spero che il suo percorso universitario sia soddisfacente peraltro..
"Avrei bisogno che la mia autostima crescesse" ecco proprio così , si rivolga allo Sportello Giovani della sua Università e parli de visu con un Collega , capita di sentirsi un pò in colpa, un pò insicuri, ma da questo si esce, come avrà modo di verificare , rileggendo la sua storia e le sue emozioni, senza farsi catturare da un " persecutore interno" che le fa vedere tutto più duro e difficile di quanto non sia..
Penso che andare a vivere da solo , appena lavorerà, sia una cosa ottima, quindi studi e creda nel suo progetto.. magari suo padre può aver avuto i suoi problemi, una vita complessa , però magari è anche contento che Lei studi, è normale che i genitori mantengano i figli agli studi.. spero che il suo percorso universitario sia soddisfacente peraltro..
"Avrei bisogno che la mia autostima crescesse" ecco proprio così , si rivolga allo Sportello Giovani della sua Università e parli de visu con un Collega , capita di sentirsi un pò in colpa, un pò insicuri, ma da questo si esce, come avrà modo di verificare , rileggendo la sua storia e le sue emozioni, senza farsi catturare da un " persecutore interno" che le fa vedere tutto più duro e difficile di quanto non sia..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#3]
Caro ragazzo,
Anche io come la Dott.ssa Muscara' Fregonese percepisco molta ambivalenza nelle Sue parole e questo fa ipotizzare sentimenti contrastanti: Un amore/odio verso questa Sua famiglia da cui "vorrebbe potersi allontanare" a livello conscio, razionale, ma che "la trattiene" in modo profondamente invischiato.
Lei si dice sicuro che l'invischiamento che prova sia dovuto a cause oggettive: l'esigenza di continuare gli studi, di non avere "scampo".
Questa sicurezza potrebbe in realta' coprire invece una. sorta di "dipendenza" da un padre che non Le ha dato l'amore che l'avrebbe resa "indipendente" e da una madre anch'essa "succube di tutto"
Come puo' intuire le origini del suo disagio sono o potrebbero essere profonde: Il "padre" e' infatti una figura simbolica di riferimento molto forte.
Il mio consiglio percio' sarebbe che Lei elaborasse questi sentimenti cosi' ambivalenti che prova e che La fanno tanto soffrire tramite una terapia psicodinamica. Per decodificarli e comprenderli a fondo.
Questo e' il primo passo per trasformare la Sua ambivalenza in un rapporto piu' sereno con se' stesso e con i Suoi, che la seguira' per tutta la vita.
Si rivolga alla Sua ASL o presso l'Universita' ove esistono dei Servizi di Psicologia per Studenti gratuiti.
I migliori auguri!
Ci faccia sapere!
Anche io come la Dott.ssa Muscara' Fregonese percepisco molta ambivalenza nelle Sue parole e questo fa ipotizzare sentimenti contrastanti: Un amore/odio verso questa Sua famiglia da cui "vorrebbe potersi allontanare" a livello conscio, razionale, ma che "la trattiene" in modo profondamente invischiato.
Lei si dice sicuro che l'invischiamento che prova sia dovuto a cause oggettive: l'esigenza di continuare gli studi, di non avere "scampo".
Questa sicurezza potrebbe in realta' coprire invece una. sorta di "dipendenza" da un padre che non Le ha dato l'amore che l'avrebbe resa "indipendente" e da una madre anch'essa "succube di tutto"
Come puo' intuire le origini del suo disagio sono o potrebbero essere profonde: Il "padre" e' infatti una figura simbolica di riferimento molto forte.
Il mio consiglio percio' sarebbe che Lei elaborasse questi sentimenti cosi' ambivalenti che prova e che La fanno tanto soffrire tramite una terapia psicodinamica. Per decodificarli e comprenderli a fondo.
Questo e' il primo passo per trasformare la Sua ambivalenza in un rapporto piu' sereno con se' stesso e con i Suoi, che la seguira' per tutta la vita.
Si rivolga alla Sua ASL o presso l'Universita' ove esistono dei Servizi di Psicologia per Studenti gratuiti.
I migliori auguri!
Ci faccia sapere!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#4]
Gentile Utente,
non è possibile cambiare i genitori, ma si può cominciare a lavorare su se stessi al fine di poter conquistare una corretta distanza emotiva consona alla propria età, modulare in modo differente il rapporto con loro, fare pace con i sensi di colpa che concorrono al perdurare di antiche dinamiche.
Come dice la Collega Muscarà creda nei suoi progetti e nei suoi studi con pazienza e perseveranza potrà costruirsi un futuro autonomo. Non scarti l'opportunità di consultare direttamente un nostro collega, conquistare una migliore autostima è possibile così come la propria autonomia emotiva come detto sopra.
Cari auguri
non è possibile cambiare i genitori, ma si può cominciare a lavorare su se stessi al fine di poter conquistare una corretta distanza emotiva consona alla propria età, modulare in modo differente il rapporto con loro, fare pace con i sensi di colpa che concorrono al perdurare di antiche dinamiche.
Come dice la Collega Muscarà creda nei suoi progetti e nei suoi studi con pazienza e perseveranza potrà costruirsi un futuro autonomo. Non scarti l'opportunità di consultare direttamente un nostro collega, conquistare una migliore autostima è possibile così come la propria autonomia emotiva come detto sopra.
Cari auguri
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#5]
Utente
Gentili dottori, grazie per le risposte tempestive.
Senza rispondere ad uno ad uno, cerco di esprimermi riguardo a alcuni punti che avete toccato:
1) non sono figlio unico, ho un fratello più piccolo di 5 anni rispetto a me, che invece si trova piuttosto a suo agio con la mia famiglia e vive la vita in modo più sereno
2) sul fatto che vivo ancora con i miei, in realtà riconosco anche io che è presente una causa psicologica, cioè come ho già detto sento di dipendere emotivamente da loro. Io credo che i miei genitori (mia madre in particolare) ci abbiano cresciuti senza responsabilizzarci adeguatamente, così che adesso sia io che mio fratello facciamo fatica a compiere scelte autonome, e viviamo con la paura del cambiamento. Io personalmente conosco da molto tempo questo meccanismo, e proprio negli ultimi mesi stavo pensando a come potrei cambiare le cose: forse trovare un lavoro nel fine settimana, o andare in erasmus. Ma voglio adesso risolvere questo problema dentro di me
3) Per la dottoressa Muscarà: io assisto spesso a comportamenti da parte di entrambi i miei genitori che mi sembrano insensati. Insensati non solo alla luce della mia "ribellione adolescenziale", ma anche proprio ai valori che il resto del mondo propone. Io quando vedo le famiglie di miei conoscenti, amici, cugini, ecc. non vedo quasi mai le dinamiche che accadono a casa mia, cioè il padre che comanda a destra e a manca per il semplice fatto che lui è il padre, idee politiche che trovo retrograde, ignoranza e ipocrisia, chiusura mentale. Arrivare ad accettare i genitori per come sono credo che sia un passo importante, e io sono effettivamente grato di quello che mi hanno dato di buono, ma credo che ognuno sia responsabile delle proprie azioni: da qui a giustificare i loro comportamenti perché "mi hanno dato quello che potevano" mi sentirei poco coerente…! Il problema come dicevo prima è che loro questo non lo sanno, e io ho paura a dire loro che non mi piacciono i loro comportamenti perché vorrei evitare il senso di colpa che ne conseguirebbe.
Comunque credo che contatterò una delle asl della mia città come ha consigliato la dott.ssa Esposito che ringrazio
Senza rispondere ad uno ad uno, cerco di esprimermi riguardo a alcuni punti che avete toccato:
1) non sono figlio unico, ho un fratello più piccolo di 5 anni rispetto a me, che invece si trova piuttosto a suo agio con la mia famiglia e vive la vita in modo più sereno
2) sul fatto che vivo ancora con i miei, in realtà riconosco anche io che è presente una causa psicologica, cioè come ho già detto sento di dipendere emotivamente da loro. Io credo che i miei genitori (mia madre in particolare) ci abbiano cresciuti senza responsabilizzarci adeguatamente, così che adesso sia io che mio fratello facciamo fatica a compiere scelte autonome, e viviamo con la paura del cambiamento. Io personalmente conosco da molto tempo questo meccanismo, e proprio negli ultimi mesi stavo pensando a come potrei cambiare le cose: forse trovare un lavoro nel fine settimana, o andare in erasmus. Ma voglio adesso risolvere questo problema dentro di me
3) Per la dottoressa Muscarà: io assisto spesso a comportamenti da parte di entrambi i miei genitori che mi sembrano insensati. Insensati non solo alla luce della mia "ribellione adolescenziale", ma anche proprio ai valori che il resto del mondo propone. Io quando vedo le famiglie di miei conoscenti, amici, cugini, ecc. non vedo quasi mai le dinamiche che accadono a casa mia, cioè il padre che comanda a destra e a manca per il semplice fatto che lui è il padre, idee politiche che trovo retrograde, ignoranza e ipocrisia, chiusura mentale. Arrivare ad accettare i genitori per come sono credo che sia un passo importante, e io sono effettivamente grato di quello che mi hanno dato di buono, ma credo che ognuno sia responsabile delle proprie azioni: da qui a giustificare i loro comportamenti perché "mi hanno dato quello che potevano" mi sentirei poco coerente…! Il problema come dicevo prima è che loro questo non lo sanno, e io ho paura a dire loro che non mi piacciono i loro comportamenti perché vorrei evitare il senso di colpa che ne conseguirebbe.
Comunque credo che contatterò una delle asl della mia città come ha consigliato la dott.ssa Esposito che ringrazio
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 16k visite dal 05/09/2015.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.