Inquietudine
Buongiorno,
ho 31 anni ed un passato piuttosto "complicato". Quando avevo 9 anni ho visto mia madre morire di infarto.. è crollata a terra e non c'è stato più nulla da fare. Pochi anni dopo è morta anche la nonna materna. Dalla morte di mia madre sono cresciuta con mio padre e la nonna paterna che aveva una mentalità un po' antiquata e molto rigida. Ho passato quindi un adolescenza un po' difficile.. ero chiusa, mi sentivo spesso inadeguata rispeto agli altri coetanei,, in casa non parlavo apertamente dei problemi proprio per non scontrarmi con una mentalità che rispetto ai genitori dei miei coetanei era più arretrata, ho sempre cercato di cavarmela da sola.
A 19 anni ho conosciuto quello che un anno e mezzo fa è diventato mio marito.. siamo cresciuti insieme e ad oggi abbiamo un buon rapporto.
La vita lavorativa (sono laureata) è stata caratterizzata da alti e bassi ma, forse per le esperienze descritte, non ho mai dato la priorità al lavoro ma agli altri aspetti della vita (affetti). Oggi ho un lavoro che non da grosse soddisfazioni ma garantisce un adeguato stipendio e un impegno che mi permette di conciliare in modo sufficiente lavoro e vita privata. Arrivo al problema... mi sento una persona inquieta.. sempre alla ricerca di qualcosa che non so nemmeno io definire... In fondo la mia vita è buona e non ho motivi per non essere serena... ma in fondo sento questa inquietudine che non so gisutificare... A volte sogno di trasferirmi all'estero con mio marito.. in una città più aperta.. ad esempio Londra e da li ripartire. Non farò la solita domanda se è normale tutto ciò o no... vorrei solo,data la vostra esperienza, capire se questa mia inquietudine ha radici in ciò che è stata la mia vita o se è un aspetto del carattere che alcune persone hanno e devono conviverci.
Grazie
ho 31 anni ed un passato piuttosto "complicato". Quando avevo 9 anni ho visto mia madre morire di infarto.. è crollata a terra e non c'è stato più nulla da fare. Pochi anni dopo è morta anche la nonna materna. Dalla morte di mia madre sono cresciuta con mio padre e la nonna paterna che aveva una mentalità un po' antiquata e molto rigida. Ho passato quindi un adolescenza un po' difficile.. ero chiusa, mi sentivo spesso inadeguata rispeto agli altri coetanei,, in casa non parlavo apertamente dei problemi proprio per non scontrarmi con una mentalità che rispetto ai genitori dei miei coetanei era più arretrata, ho sempre cercato di cavarmela da sola.
A 19 anni ho conosciuto quello che un anno e mezzo fa è diventato mio marito.. siamo cresciuti insieme e ad oggi abbiamo un buon rapporto.
La vita lavorativa (sono laureata) è stata caratterizzata da alti e bassi ma, forse per le esperienze descritte, non ho mai dato la priorità al lavoro ma agli altri aspetti della vita (affetti). Oggi ho un lavoro che non da grosse soddisfazioni ma garantisce un adeguato stipendio e un impegno che mi permette di conciliare in modo sufficiente lavoro e vita privata. Arrivo al problema... mi sento una persona inquieta.. sempre alla ricerca di qualcosa che non so nemmeno io definire... In fondo la mia vita è buona e non ho motivi per non essere serena... ma in fondo sento questa inquietudine che non so gisutificare... A volte sogno di trasferirmi all'estero con mio marito.. in una città più aperta.. ad esempio Londra e da li ripartire. Non farò la solita domanda se è normale tutto ciò o no... vorrei solo,data la vostra esperienza, capire se questa mia inquietudine ha radici in ciò che è stata la mia vita o se è un aspetto del carattere che alcune persone hanno e devono conviverci.
Grazie
[#1]
Gentile utente
La risposta alla sua domanda è che non c'è una risposta secca e definitiva. Lei è "partita bene" affermando: "Non farò la solita domanda se è normale tutto ciò", ma subito dopo ricasca nell'altra solita domanda che gli utenti spesso fanno: "Perché mi succede tutto questo?"
Le domande come la sua sono una sfida per ogni psicoterapeuta, perché non c'è un punto critico evidente, lampante, una manifestazione eclatante del problema che permetta di definirlo, riconoscerlo e attaccarlo a viso aperto.
No, è tutto più sfumato, è una domanda esistenziale dai contorni vaghi e indefiniti, che aleggia come un'ombra su tutto ciò che si fa. Mi sbaglio?
Posta così, la sua domanda è ciò che si definisce un quesito indecidibile. Le domande che, in una forma o nell'altra, sono riducibili a: "Perché sono così?" sono destinate a non ricevere risposta, almeno non in tempi relativamente brevi. E di questi tempi il tempo è una delle cose più preziose che ci siano in giro.
Rammenti sempre: solo perché grammaticalmente noi possiamo essere in grado di formulare una domanda, ciò non ci autorizza a dichiarare che quella domanda sia legittima.
Tutt'altra cosa, invece, sarebbe porsi domande che iniziano con "cosa" e "come". In questo caso, individuando le cose che ci piacerebbe davvero avere e dei programmi per raggiungerle, si sarà fatto un passo avanti più grande verso una vita più piena e degna di essere vissuta.
Alcuni percorsi di consulenza e terapia psicologica sono in grado di aiutare la persona a reimpostare proprio questo tipo di richieste e a mettere a punto dei piani per realizzarle, nei limiti del possibile. Dirigere i suoi sforzi in questo senso potrebbe essere molto più produttivo.
Cordiali saluti
La risposta alla sua domanda è che non c'è una risposta secca e definitiva. Lei è "partita bene" affermando: "Non farò la solita domanda se è normale tutto ciò", ma subito dopo ricasca nell'altra solita domanda che gli utenti spesso fanno: "Perché mi succede tutto questo?"
Le domande come la sua sono una sfida per ogni psicoterapeuta, perché non c'è un punto critico evidente, lampante, una manifestazione eclatante del problema che permetta di definirlo, riconoscerlo e attaccarlo a viso aperto.
No, è tutto più sfumato, è una domanda esistenziale dai contorni vaghi e indefiniti, che aleggia come un'ombra su tutto ciò che si fa. Mi sbaglio?
Posta così, la sua domanda è ciò che si definisce un quesito indecidibile. Le domande che, in una forma o nell'altra, sono riducibili a: "Perché sono così?" sono destinate a non ricevere risposta, almeno non in tempi relativamente brevi. E di questi tempi il tempo è una delle cose più preziose che ci siano in giro.
Rammenti sempre: solo perché grammaticalmente noi possiamo essere in grado di formulare una domanda, ciò non ci autorizza a dichiarare che quella domanda sia legittima.
Tutt'altra cosa, invece, sarebbe porsi domande che iniziano con "cosa" e "come". In questo caso, individuando le cose che ci piacerebbe davvero avere e dei programmi per raggiungerle, si sarà fatto un passo avanti più grande verso una vita più piena e degna di essere vissuta.
Alcuni percorsi di consulenza e terapia psicologica sono in grado di aiutare la persona a reimpostare proprio questo tipo di richieste e a mettere a punto dei piani per realizzarle, nei limiti del possibile. Dirigere i suoi sforzi in questo senso potrebbe essere molto più produttivo.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Gentile Utente,
quello che ognuno di noi vede di un albero (la corteccia) è praticamente la somma di tutto ciò che è stato l'albero, per cui senza dubbio lei oggi è ANCHE il frutto delle esperienze che nel passato l'hanno segnata.
Mi sembra di capire che, da un po' di tempo, lei avverta una specie di sensazione: è come se non riuscisse mai a raggiungere la fine della galleria, o sbaglio?
Lei scrive "In fondo la mia vita è buona e non ho motivi per non essere serena... ma in fondo sento questa inquietudine". Forse il problema è il primo "in fondo" della frase, forse la sua vita in superficie è serena, ma cosa si cela sotto? Se fosse così serena e senza apparenti problemi, si porrebbe queste domande?
Forse no. Per cui io credo che lei "sappia" già cosa le sto per consigliare, ovvero una consulenza psicologica. Probabilmente aveva solo bisogno di essere rassicurata in merito
Credo sia giusto dare delle risposte, ora, a quella bimba che anni fa ha dovuto assistere a qualcosa di grande ed incomprensibile
Vedrà che già dal primo colloquio si sentirà meglio
quello che ognuno di noi vede di un albero (la corteccia) è praticamente la somma di tutto ciò che è stato l'albero, per cui senza dubbio lei oggi è ANCHE il frutto delle esperienze che nel passato l'hanno segnata.
Mi sembra di capire che, da un po' di tempo, lei avverta una specie di sensazione: è come se non riuscisse mai a raggiungere la fine della galleria, o sbaglio?
Lei scrive "In fondo la mia vita è buona e non ho motivi per non essere serena... ma in fondo sento questa inquietudine". Forse il problema è il primo "in fondo" della frase, forse la sua vita in superficie è serena, ma cosa si cela sotto? Se fosse così serena e senza apparenti problemi, si porrebbe queste domande?
Forse no. Per cui io credo che lei "sappia" già cosa le sto per consigliare, ovvero una consulenza psicologica. Probabilmente aveva solo bisogno di essere rassicurata in merito
Credo sia giusto dare delle risposte, ora, a quella bimba che anni fa ha dovuto assistere a qualcosa di grande ed incomprensibile
Vedrà che già dal primo colloquio si sentirà meglio
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.3k visite dal 26/09/2008.
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