Ansia e forte insicurezza
Buongiorno
vi scrivo perché sono una persona fortemente ansiosa e soprattutto molto insicura e troppo spesso, specialmente nei periodi stress, riverso tutta questa ansia e inicurezza sul mio compagno, futuro marito: magari in quel periodo lui è meno presente, più stanco, ha tanto da lavorare e mi dedica meno tempo, oppure si crea per noi una situazione particolare, di novità o di routine temporanea, e io subito entro in crisi fino al punto di arrivare a dubitare di amarlo. Sono stata in terapia per 5-6 mesi due anni fa e la mia psicologa, che credeva fortemente che io lo amassi profondamente, mi suggeriva più che altro di riversare tutte le mie insicurezze in qualcosa di utile per me, dedicarmi più tempo e non spendere tutto nella mia relazione sentimentale. Io ho seguito i suoi consigli e sono rinata, lei mi ha suggerito di interrompere la terapia perché ormai avevo i "mezzi" per stare bene da sola e con lui e avrei saputo in futuro come fare. Il problema è che periodicamente questo problema mi si ripresenta, come adesso: è stato un anno molto duro per noi, da un fallimento commerciale ad addirittura una grave malattia in famiglia a un trasloco in pieno agosto con intoppi familiari annessi. Io sono affaticata mentalmente e sono entrata subito in crisi: vorrei sentire sempre quello che sentivo all'inizio (sono 9 anni che stiamo insieme e conviviamo da 2) e invece questa mancata spensieratezza mi preoccupa e mi fa star male. Esiste un modo, qualcosa che io possa fare per superare tutta questa insicurezza? Che non mi faccia dubitare subito se qualcosa va storto? Che mi faccia passare oltre?
vi scrivo perché sono una persona fortemente ansiosa e soprattutto molto insicura e troppo spesso, specialmente nei periodi stress, riverso tutta questa ansia e inicurezza sul mio compagno, futuro marito: magari in quel periodo lui è meno presente, più stanco, ha tanto da lavorare e mi dedica meno tempo, oppure si crea per noi una situazione particolare, di novità o di routine temporanea, e io subito entro in crisi fino al punto di arrivare a dubitare di amarlo. Sono stata in terapia per 5-6 mesi due anni fa e la mia psicologa, che credeva fortemente che io lo amassi profondamente, mi suggeriva più che altro di riversare tutte le mie insicurezze in qualcosa di utile per me, dedicarmi più tempo e non spendere tutto nella mia relazione sentimentale. Io ho seguito i suoi consigli e sono rinata, lei mi ha suggerito di interrompere la terapia perché ormai avevo i "mezzi" per stare bene da sola e con lui e avrei saputo in futuro come fare. Il problema è che periodicamente questo problema mi si ripresenta, come adesso: è stato un anno molto duro per noi, da un fallimento commerciale ad addirittura una grave malattia in famiglia a un trasloco in pieno agosto con intoppi familiari annessi. Io sono affaticata mentalmente e sono entrata subito in crisi: vorrei sentire sempre quello che sentivo all'inizio (sono 9 anni che stiamo insieme e conviviamo da 2) e invece questa mancata spensieratezza mi preoccupa e mi fa star male. Esiste un modo, qualcosa che io possa fare per superare tutta questa insicurezza? Che non mi faccia dubitare subito se qualcosa va storto? Che mi faccia passare oltre?
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Salve, mi sembra voglia mettersi in discussione circa la sua insicurezza. La sua domanda è importante: come si fa per superarla? È una domanda molto complessa, che mi sembra riguardare la voglia di acquisire fiducia in se stessa e, quindi, valore e sicurezza in sé.
Se sente che il suo futuro marito la ama, questo è molto importante. E se le sembra di riconoscere che il problema nasce dentro di lei, al di là di lui, questa è un'indicazione fondamentale.
Va anche detto che quando accadono situazioni difficili, come quelle che lei descrive legate al lavoro e alla salute, è normale vivere un senso di affaticamento e anche di fragilità.
L'importante è affrontarlo e, con un po' di tempo, riprendersi. Ed è in questo che conta la nostra forza.
Per poter rispondere alle sue domande e raggiungere quella sicurezza di sé potrebbe volerci, dal mio punto di vista, una terapia in cui lei possa approfondire la sua storia, capire come mai si è sviluppata in lei tanta sfiducia e fare così una nuova esperienza soggettiva di sé. Questo significa cambiare, a livello profondo, se stessa e affrontare il mondo con occhi diversi.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
info@enricodesanctis.it
Se sente che il suo futuro marito la ama, questo è molto importante. E se le sembra di riconoscere che il problema nasce dentro di lei, al di là di lui, questa è un'indicazione fondamentale.
Va anche detto che quando accadono situazioni difficili, come quelle che lei descrive legate al lavoro e alla salute, è normale vivere un senso di affaticamento e anche di fragilità.
L'importante è affrontarlo e, con un po' di tempo, riprendersi. Ed è in questo che conta la nostra forza.
Per poter rispondere alle sue domande e raggiungere quella sicurezza di sé potrebbe volerci, dal mio punto di vista, una terapia in cui lei possa approfondire la sua storia, capire come mai si è sviluppata in lei tanta sfiducia e fare così una nuova esperienza soggettiva di sé. Questo significa cambiare, a livello profondo, se stessa e affrontare il mondo con occhi diversi.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
info@enricodesanctis.it
Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it
[#2]
Cara Signora,
Non esiste una formula magica per risolvere i periodi di stress e di stanchezza.
Lei descrive un anno carico di problemi e di scoraggiamenti.
E un tempo lungo 11 anni, dall'inizio del Vostro rapporto.
Ma se la psicologa che la teneva in terapia ha compreso che c'era amore vero in Lei, questo c'e.
Forse deve accettare che l'amore vero, sincero, non occasionale, puo' anche attraversare dei momenti di "stanca". Per le circostanze della vita.
Ma non muore.
Basta una occasione: Riemergere dalla stanchezza e dallo stress per ritrovarsi.
Un breve viaggio, qualcosa di Vostro! E puo' ripartire tutto come e forse meglio di prima!
Ci faccia sapere cara Signora!
Non esiste una formula magica per risolvere i periodi di stress e di stanchezza.
Lei descrive un anno carico di problemi e di scoraggiamenti.
E un tempo lungo 11 anni, dall'inizio del Vostro rapporto.
Ma se la psicologa che la teneva in terapia ha compreso che c'era amore vero in Lei, questo c'e.
Forse deve accettare che l'amore vero, sincero, non occasionale, puo' anche attraversare dei momenti di "stanca". Per le circostanze della vita.
Ma non muore.
Basta una occasione: Riemergere dalla stanchezza e dallo stress per ritrovarsi.
Un breve viaggio, qualcosa di Vostro! E puo' ripartire tutto come e forse meglio di prima!
Ci faccia sapere cara Signora!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#3]
Utente
Innanzitutto grazie mille per la sua risposta. La mia storia durante la terapia l'ho approfondita e so da cosa deriva la mia insicurezza: fino a 18 anni ho vissuto coi miei e in particolare con una mamma molto protettiva che mi ha cresciuta tenendomi un po' sotto una campana di vetro: dal "sei troppo piccola" al "è meglio che lo faccio io" ed ancora al "ti accompagno io, ti aiuto io, stai attenta a questo, stai attenta a quello" e purtroppo il mio carattere non mi ha aiutato. Quando ho cambiato città per studi mi sono dovuta rifare da mè, ma non è stato facile con tutte queste paure addosso. Adesso sono una donna cambiata, molto più forte ma ho ancora molte paure da superare che spesso, troppo spesso, mi bloccano. Sto con il mio compagno da tanto di quel tempo che quasi non ricordo una vita senza lui e, superato quel momento due anni fa con la terapia, io so (nonostante i dubbi temporanei, diciamo "stagionali") di amarlo e non solo di non poter vivere senza di lui, ma di non voler vivere senza di lui. E lui mi ama moltissimo, io lo so, e so anche (grazie alla passata terapia) che il problema nasce da dentro di me...e allora perché, invece che gioire dei momenti insieme, li affollo di pensieri ansiosi che mi fanno solo star male? Mi rendo conto che a volte l'insicurezza mi impedisce di far quelle cose che potrebbero rendermi molto felice anche al di fuori della coppia: lui ha tanti interessi al di fuori di me e li coltiva e anche per questo è felice con me. Io ho tanti interessi e non li coltivo: innanzitutto perchè, ahimè, non guido e in una città grande è difficile spostarsi, anche solo andare da un'amica la sera, se non si guida. E in conseguenza perché spesso ho paura di prendere i mezzi da sola dopo una certa ora, o perché temo che mi possa succedere qualcosa se vado in una certa zona, o per mille altri motivi. Vorrei una scarica di ottimismo e positività, un mantra da ripetere tutti i giorni per convincermi che io da sola posso fare tutto, perché so che solo con un po' di autostima e una vita personale realizzata posso stare bene con lui
[#4]
Utente
Gentilissima dottoressa, grazie. E' stato un anno duro, ma ne verranno di più duri e noi siamo solo all'inizio della nostra vita insieme: io mi carico troppo di stress, anche di quello inutile, che potrei evitarmi, si figuri un anno del genere! Ma io, sebbene in questo periodo come in altri della mia vita, abbia queste sensazioni, non voglio mollare. Lui è il compagno che ho scelto e non voglio che lui. Per questo ce l'ho con me stessa perché so che nasce tutto da dentro di me e vorrei proprio che non accadesse. Ma voi lo sapete meglio di me, la mente è troppo contorta e a volte non decide lei!
[#5]
Cara Signora,
Mettere a fuoco i "punti critici" e' la strada maestra per non "agirli" inconsapevolmente e farli esplodere dentro di se'.
Lei ha definito con la Sua terapia tali punti.
Cerchi di affrontarli uno alla volta senza scoraggiarsi.
Ad esempio esistono i taxi per spostarsi se proprio ci si deve muovere la sera in una citta'.
Ci aveva pensato?
Ci faccia sapere!
Mettere a fuoco i "punti critici" e' la strada maestra per non "agirli" inconsapevolmente e farli esplodere dentro di se'.
Lei ha definito con la Sua terapia tali punti.
Cerchi di affrontarli uno alla volta senza scoraggiarsi.
Ad esempio esistono i taxi per spostarsi se proprio ci si deve muovere la sera in una citta'.
Ci aveva pensato?
Ci faccia sapere!
[#6]
Utente
Gentile dottoressa, si, qualche volta ho ricorso ai taxi ma in una città grande come quella in cui abito le distanze sono enormi e una serata può anche costarmi 50 euro in più se ricorro al taxi...e il mio stipendio non è un granchè purtroppo! So che in un modo si deve pur fare e so anche che se io riuscissi a mettermi in gioco e guidare (so farlo e ho la patente, ovviamente) supererei tantissime paure tutte in una volta. Putroppo mi manca il coraggio. Vi ringrazio comunque tanto per i vostri consulti, cercherò come indicate di superare uno alla volta gli ostacoli, senza scoraggiarmi se non riesco subito. Putroppo mi faccio spesso vincere dai periodi no, mi arrendo subito e questo non mi fa bene!
[#7]
Un mantra, dal mio punto di vista, potrebbe servire lì per lì a darle una carica temporanea. Ma alla fine le insicurezze restano, come lei stessa sostiene. Nel mio modo di vedere, infatti, non serve tanto dire cosa fare, ma comprendere il senso di quello che siamo e cambiarlo attraverso la relazione terapeutica.
Lei fornisce una risposta importante. Quando si chiede: “Perché, invece che gioire dei momenti insieme, li affollo di pensieri ansiosi che mi fanno solo star male?”
E si risponde: "Mi rendo conto che a volte l'insicurezza mi impedisce di far quelle cose che potrebbero rendermi molto felice, anche al di fuori della coppia”. In questo modo forse dice di voler essere anche una donna, non solo una moglie. Potremmo dire che dice di voler essere una persona nella sua completezza.
Il senso che dà della sua insicurezza, attraverso alcuni ricordi, è significativo: “Sei troppo piccola… È meglio che lo faccio io… Ti accompagno io, ti aiuto io, stai attenta a questo, stai attenta a quello”.
Mi ha fatto ricordare una scena tra una mia amica e sua figlia che avrà avuto 6 anni circa. La madre mia amica chiese alla figlia quale pasta preferisse: “Penne o rigatoni?”, e la bambina, senza esitare, senza mediazione rispose: “Rigatoni”. A quel punto la madre, senza ascoltare la bambina, le disse: “Sei sicura che non vuoi le penne?”. Questa domanda generò un senso di disorientamento nella bambina, che cambiò espressione, come se non fosse più sicura di quello che desiderava, come se dovesse dubitare di sé e non si potesse esprimere. Non seppe più che pasta scegliere.
Come lei sottolinea acutamente, attraverso il ricordo dei diversi atteggiamenti espressi nella relazione con sua madre, non è solo un episodio relazionale a strutturare la personalità, ma il ripetersi dello stesso atteggiamento.
Tutto questo apre numerosi capitoli della sua vita. E il mio consiglio è di continuare a rifletterci su, come ha fatto con noi. Da sola o anche considerando con un professionista la possibilità di riprendere quel percorso relazionale che ha come obiettivo l’acquisizione della sua sicurezza e della sua soggettività, il suo essere libera senza più mediazioni, assieme a quella carica di "ottimismo e positività” non più legata a un convincimento estermporaneo, come dire appiccicato addosso solo in superficie, non più legata a un'euforia temporanea.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
info@enricodesanctis.it
Lei fornisce una risposta importante. Quando si chiede: “Perché, invece che gioire dei momenti insieme, li affollo di pensieri ansiosi che mi fanno solo star male?”
E si risponde: "Mi rendo conto che a volte l'insicurezza mi impedisce di far quelle cose che potrebbero rendermi molto felice, anche al di fuori della coppia”. In questo modo forse dice di voler essere anche una donna, non solo una moglie. Potremmo dire che dice di voler essere una persona nella sua completezza.
Il senso che dà della sua insicurezza, attraverso alcuni ricordi, è significativo: “Sei troppo piccola… È meglio che lo faccio io… Ti accompagno io, ti aiuto io, stai attenta a questo, stai attenta a quello”.
Mi ha fatto ricordare una scena tra una mia amica e sua figlia che avrà avuto 6 anni circa. La madre mia amica chiese alla figlia quale pasta preferisse: “Penne o rigatoni?”, e la bambina, senza esitare, senza mediazione rispose: “Rigatoni”. A quel punto la madre, senza ascoltare la bambina, le disse: “Sei sicura che non vuoi le penne?”. Questa domanda generò un senso di disorientamento nella bambina, che cambiò espressione, come se non fosse più sicura di quello che desiderava, come se dovesse dubitare di sé e non si potesse esprimere. Non seppe più che pasta scegliere.
Come lei sottolinea acutamente, attraverso il ricordo dei diversi atteggiamenti espressi nella relazione con sua madre, non è solo un episodio relazionale a strutturare la personalità, ma il ripetersi dello stesso atteggiamento.
Tutto questo apre numerosi capitoli della sua vita. E il mio consiglio è di continuare a rifletterci su, come ha fatto con noi. Da sola o anche considerando con un professionista la possibilità di riprendere quel percorso relazionale che ha come obiettivo l’acquisizione della sua sicurezza e della sua soggettività, il suo essere libera senza più mediazioni, assieme a quella carica di "ottimismo e positività” non più legata a un convincimento estermporaneo, come dire appiccicato addosso solo in superficie, non più legata a un'euforia temporanea.
Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
info@enricodesanctis.it
[#8]
Utente
Gentile dottore, grazie. Ha proprio ragione, la mia insicurezza deriva proprio da un ripetersi continuo di atteggiamenti che mia madre ha anche adesso che sono adulta, vivo sola da 9 anni e sto per sposarmi. Ha provato a farlo anche con mia sorella, ma lei ha un carattere diverso: io, che di natura sono introversa e poco decisa, sono stata del tutto catturata da questo vortice di apprensione e solo da pochi anni mi sono ribellata. Anche grazie al mio compagno ho capito che posso fare tutto, sono in gamba e non mi manca nulla, ma soprattutto posso prendere tutte le decisioni da sola, ma appunto, non è sempre facile. Fortunatamente lui è uno che mi spinge e mi sprona a far cose nuove, anche sola e con le amiche, non mi tiene legata e anzi è molto contento se faccio nuove esperienze perché si fida ciecamente di me e sa benissimo che un rapporto di coppia resiste nel tempo soprattutto se ognuno si coltiva i suoi interessi e non vive per l'unico scopo di essere coppia. Io questo lo so, fatico solo a metterlo in pratica. Il suo esempio mi ha fatto sorridere e rabbrividire insieme: perché io sono proprio quel tipo di donna, solo che non ho più 6 anni. Basta un nulla per farmi dubitare di una cosa di cui fino a un minuto prima ero certissima. E questo non va bene. In questi giorni, ad esempio, sto tentando di concentrarmi quando faccio semplici scelte, e di non entrare subito nel panico se non riesco a scegliere immediatamente (mi succede anche questo), cercando di capire anche che non è da una semplice scelta che dipende tutto il mio mondo. Per il momento sembra funzioni. Cercherò di farlo con tutto il resto!
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 4.1k visite dal 26/08/2015.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.