Disagio
Salve, vi scrivo perchè ho un grosso problema che mi affligge. Ho quasi 26 anni e da tre anni e tre mesi sto con un ragazzo. E' la mia prima relazione, prima di allora solo un brevissimo flirt con un altro ragazzo. Il problema è questo: non riesco a sentirmi pienamente a mio agio con lui, anche dopo tutto questo tempo. All'inizio era tutto bello e meraviglioso, poi poco dopo (circa dopo sei mesi) ho cominciato a manifestare sintomi di tipo crisi di pianto, sensazione di inadeguatezza, attacchi di ansia soprattutto sentivo una grande tensione alle gambe. mi sono allora rivolta ad una psicoterapeuta della mia città con cui ho fatto un persorso. Da questo percorso sono emerse delle difficoltà di separazione dal mio nucleo famigliare. La mia psicoterapeuta sosteneva che il fatto di aver iniziato questa relazione avesse scatenato queste problematiche, e che le mie manifestazioni depressivo ansiose erano dovute al fatto che dovevo elaborare questa separazione, e soprattutto al senso di colpa che mi scatenava l'essere più "ribelle" (sono sempre stata una "brava ragazza", non ho mai avuto discussioni con i miei, discussioni che invece sono cominciate quando ho conosciuto il mio ragazzo, anche se non di così grande entità). Questo percorso si è concluso quasi due anni fa e per un pò le cose sono andate bene. A maggio di quest'anno però, le crisi si sono manifestate di nuovo, dapprima con sintomi ansiosi, poi sono arrivati anche i pianti. Ho cominciato a sentirmi a disagio a stare con il mio ragazzo, anche se volevo vederlo mi veniva l'ansia a pensare di vederlo, quando ero con lui avevo sempre il timore di fare o dire la cosa sbagliata (un pò ho sempre avuto questa cosa, solo che in quel periodo è peggiorata notevolmente) ... sono andata avanti un mese più o meno così fino a quando sono tornata dalla psicoterapeuta e abbiamo iniziato un nuovo percorso, Ne è venuta fuori c una mia bassa autostima e una sorta di "maschera" che indosserei nei confronti degli altri (in particolare nei confronti del mio ragazzo) e che non mi permette di essere me stessa e di rilassarmi (rilassarmi anche dal punto di vista sessuale, anche sotto questo punto di vista ho sempre avuto questo problema). Ho smesso da circa due mesi di andare dalla psicoterpauta, questa settimana avevo deciso di passare tre giorni dal mio fidanzato visto che ha casa libera. ero tutta entusiasta di questa cosa (essendo anche la prima volta che dormivo a casa sua) e, giuro, non avevo nessun tipo di ansia. il primo giorno che ero da lui però, la sera, in modo particolare dopo aver pensato "guarda sono riuscita a rilassarmi come se fossi a casa mia) sono partite di nuovo le crisi di pianto e sono continuate fino ad oggi che sono tornata a casa. Non so veramente cosa sia successo ma sto davvero male, ho fin pensato di lasciarlo ma non credo che questa sia la soluzione, io lo amo e di questo sono sicura! Aiutatemi a capirci di più per favore!!!
[#1]
Gentile ragazza, mi domando che rapporto ha ora coi suoi genitori e la sua famiglia, ed anche se lavora o studia, ed anche se ha tendenza ad essere.. dipendente , dalla famiglia, dal fidanzato, ora è bene essere approvati, ma ad un certo punto è anche giusto riuscire a stimarsi e a decidere che quello che si fa va bene.. Sicuramente la sua psicoterapeuta glielo avrà già detto, ma parlatene ancora, perchè tutto questo , come sa, viene da lontano e forse bisogna lavorarci ancora..
Cosa ne pensa.. un caro augurio..
Cosa ne pensa.. un caro augurio..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#2]
Difficile capirlo da qui, perché possiamo fare mille ipotesi ma non conosciamo né direttamente Lei nè la situazione che ci ha ben descritto.
Credo però che ciò che dice la terapeuta sia molto sensato: se Lei ha un problema nel mostrarsi autentica con gli altri (magari per la paura del giudizio? altro?), è chiaro che inizia a star male insieme agli altri.
Cordiali saluti,
Credo però che ciò che dice la terapeuta sia molto sensato: se Lei ha un problema nel mostrarsi autentica con gli altri (magari per la paura del giudizio? altro?), è chiaro che inizia a star male insieme agli altri.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
Con i miei genitori ho un buon rapporto, però loro sono molto "opprimenti", in modo particolare mia madre. Sembrano non capire che sono un adulta e mi trattano ancora come se fossi una bambina, ad esempio io sono laureata in psicologia (ironia della sorte) e ora sto studiando per fare l'esame di stato. Mia madre non mi lascia libera di gestirmi il mio tempo per studiare, no, lei deve sempre dire "beh ma quando studi guarda che fra un pò ha l'esame", sempre lì a pressarmi e a ricordarmi le cose come se non lo sapessi da me. In casa vengo considerata come la "piccolina"(sono l'ultima di tre figli) non vengo mai presa in considerazione per le decisioni importanti e sono sempre l'ultima a sapere le cose (atteggiamento che mi da molto molto fastidio), a volte mi sento come se fossi invisibile. A quasi 26 anni mi ritrovo ancora ad avere il coprifuoco se esco la sera e soprattutto, se faccio una cosa che i miei genitori non approvano fanno di tutto per farmi sentire in colpa. ad esempio loro non volevano molto che io andassi a dormire dal mio ragazzo (sono di vecchia mentalità e secondo loro due persone dovrebbero dormire insieme solo se sono sposati) e quando sono tornata a casa la prima cosa che mia madre mi ha detto è stata "era ora che tornassi, mi stava venendo la depressione a stare qua da sola" tanto per farmi sentire in colpa insomma ... oppure mio padre che ogni tanto mi dice "ah ho perso la mia bambina, sei sempre in giro non ti vedo più ormai" sono un po' invadenti e a volte mi sento priva dei miei spazi o di prendere l'iniziativa.
Dal punto di vista personale non mi sento soddisfatta per niente: mentre studio per l'esame di stato sto cercando di imparare a guidare (ho la patente ma non ho mai guidato, ho sempre avuto paura ma sto cercando di vincerla, paura che anche mia madre ha attualmente) e sto cercando lavoro ma purtroppo non ho ancora trovato nulla (cosa che mi butta molto giù). Per ragioni varie ho perso quasi tutte le amiche che avevo: praticamente se non sto con il mio ragazzo sto a casa e la cosa mi pesa molto, perchè anche se ho lui, a volte mi sento comunque sola. Vorrei praticare uno sport ma non lavorando non me lo posso permettere (e i miei non possono pagarmelo), e in questo periodo sono sempre svogliata e insofferente, non riesco a trovare un hobby o qualcosa che mi piaccia e che mi distragga un pò. Ritengo che una parte di questo mio malessere sia dovuta anche a questa insoddisfazione personale, che non mi fa stare bene con me stessa e di conseguenza non mi fa stare bene neanche con gli altri
Sono sempre stata molto sensibile al giudizio degli altri e sono comunque una persona che tende , piuttosto di far star male l'altro, a star male lei (con la psicoterapeuta abbiamo lavorato molto su questo aspetto). Con il mio ragazzo ho sempre avuto qualche difficoltà di comunicazione, in quanto lui è uno che parla poco di natura e io faccio tantissima fatica a esternare le cose che non vanno o che mi danno fastidio per paura che lui la prenda male. Sto lavorando molto su questo aspetto e ora riesco meglio a dire ciò che provo, anche se a volte è ancora difficile. Ritengo che questa mia difficoltà di lasciarmi andare sia stata accentuata anche dalla fine del flirt che avevo avuto con un precedente ragazzo. E' stato il primo ragazzo che ho baciato (avevo 22 anni) e con lui è successo che mi sono davvero lasciata andare seguendo solo l'istinto, ma è andata male perchè dopo tre giorni lui mi ha scaricato con un messaggio. Non ero innamorata, lo avevo appena conosciuto, ma forse questa delusione ha influito inconsciamente sul mio modo di pormi con l'altro. (quella è stata la prima volta in cui ho avuto sintomi ansiosi e crisi di pianto per due settimane).
Questa è un po la situazione, grazie per le vostre risposte!!
Dal punto di vista personale non mi sento soddisfatta per niente: mentre studio per l'esame di stato sto cercando di imparare a guidare (ho la patente ma non ho mai guidato, ho sempre avuto paura ma sto cercando di vincerla, paura che anche mia madre ha attualmente) e sto cercando lavoro ma purtroppo non ho ancora trovato nulla (cosa che mi butta molto giù). Per ragioni varie ho perso quasi tutte le amiche che avevo: praticamente se non sto con il mio ragazzo sto a casa e la cosa mi pesa molto, perchè anche se ho lui, a volte mi sento comunque sola. Vorrei praticare uno sport ma non lavorando non me lo posso permettere (e i miei non possono pagarmelo), e in questo periodo sono sempre svogliata e insofferente, non riesco a trovare un hobby o qualcosa che mi piaccia e che mi distragga un pò. Ritengo che una parte di questo mio malessere sia dovuta anche a questa insoddisfazione personale, che non mi fa stare bene con me stessa e di conseguenza non mi fa stare bene neanche con gli altri
Sono sempre stata molto sensibile al giudizio degli altri e sono comunque una persona che tende , piuttosto di far star male l'altro, a star male lei (con la psicoterapeuta abbiamo lavorato molto su questo aspetto). Con il mio ragazzo ho sempre avuto qualche difficoltà di comunicazione, in quanto lui è uno che parla poco di natura e io faccio tantissima fatica a esternare le cose che non vanno o che mi danno fastidio per paura che lui la prenda male. Sto lavorando molto su questo aspetto e ora riesco meglio a dire ciò che provo, anche se a volte è ancora difficile. Ritengo che questa mia difficoltà di lasciarmi andare sia stata accentuata anche dalla fine del flirt che avevo avuto con un precedente ragazzo. E' stato il primo ragazzo che ho baciato (avevo 22 anni) e con lui è successo che mi sono davvero lasciata andare seguendo solo l'istinto, ma è andata male perchè dopo tre giorni lui mi ha scaricato con un messaggio. Non ero innamorata, lo avevo appena conosciuto, ma forse questa delusione ha influito inconsciamente sul mio modo di pormi con l'altro. (quella è stata la prima volta in cui ho avuto sintomi ansiosi e crisi di pianto per due settimane).
Questa è un po la situazione, grazie per le vostre risposte!!
[#4]
Cara ragazza,
Le situazioni Sue personali che sembrano gravare sul suo rapporto attuale e che la portano a piangere sembrano piu' di una:
La sua pregressa storia finita male di cui forse non ha ancora superato il lutto, i rimproveri lavati ma evidenti di Sua madre.
Tutto questo si attiva in modo inconscio portandola forse a farsi delle fantasie pessimistiche.
Forse sono queste fantasie che dovrebbe esprimere nella Sua terapia ed elaborare, affinche' non la colpiscono alle spalle.
Che ne pensa?
Le situazioni Sue personali che sembrano gravare sul suo rapporto attuale e che la portano a piangere sembrano piu' di una:
La sua pregressa storia finita male di cui forse non ha ancora superato il lutto, i rimproveri lavati ma evidenti di Sua madre.
Tutto questo si attiva in modo inconscio portandola forse a farsi delle fantasie pessimistiche.
Forse sono queste fantasie che dovrebbe esprimere nella Sua terapia ed elaborare, affinche' non la colpiscono alle spalle.
Che ne pensa?
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#5]
Utente
Gentile dottoressa
Questi contenuti io li ho portati in terapia e fino a poco tempo fa pensavo di averli elaborati. A maggio però è successo che, il giorno in cui dovevo festeggiare il 3 anniversario con il mio fidanzato, ho cominciato a stare male e non sono riuscita a godermi la giornata e soprattutto a farla godere a lui. Venivamo da un periodo difficile, soprattutto lui in quanto era stressatissimo per l'università, e durante quel periodo mi sono sentita trascurata e poco amata, ed erano riapparsi alcuni dubbi che avevo avuto all'inizio riguardante la nostra relazione. Lui però quel giorno mi ha sorpreso, riempiendomi di attenzioni e facendo una cosa per me che non mi sarei mai aspettata che facesse: ha arricchito un album di foto nostre che gli avevo fatto io per il nostro secondo anniversario e dove su ogni foto avevo scritto un pezzo di storia con dedica finale. Lui mi ha sempre detto che odiava scrivere, alle sue ex (ne ha avute tre) non aveva mai scritto neanche un bigliettino e che non era molto portato per il romanticismo o cose del genere, x cui quando mi sono ritrovata davanti questo album sono rimasta senza parole. ma invece di essere felice mi sono sentita in colpa, e ancora oggi ogni volta che guardo quell'album ritorna quel senso di colpa. Dal quel giorno di maggio ho cominciato ad avere l'ansia e attacchi di pianto, mi veniva l'ansia al pensare di vederlo e di fare qualcosa con lui (anche semplicemente andare al cinema), non riuscivo più a rilassarmi e temevo ogni cosa nuova che dovessi fare con lui, l'ansia si manifestava soprattutto con nodo allo stomaco, sensazione di nausea e tremore alle gambe (infatti quando uscivamo a cena riuscivo a mangiare pochissimo). ero costantemente preoccupata del tempo che passavamo insieme, come lo avremmo passato, di che cosa avrei dovuto parlare con noi, se sarei stata bene o mi sarei annoiata, se lui si fosse annoiato ecc ... non c'era più spontaneità, mi sembrava di "dover programmare" quello che facevo e dicevo mentre ero con lui. Quando ho finito la seconda sessione di incontri con la psicoterapeuta mi sembrava di stare bene, ma come ho detto questi tre giorni insieme hanno fatto tornare a galla una parte di questi sintomi e non mi sono goduta il tempo con lui. Ho tanta paura di questa cosa, come posso stare con lui se non riesco ad essere me stessa???
Questi contenuti io li ho portati in terapia e fino a poco tempo fa pensavo di averli elaborati. A maggio però è successo che, il giorno in cui dovevo festeggiare il 3 anniversario con il mio fidanzato, ho cominciato a stare male e non sono riuscita a godermi la giornata e soprattutto a farla godere a lui. Venivamo da un periodo difficile, soprattutto lui in quanto era stressatissimo per l'università, e durante quel periodo mi sono sentita trascurata e poco amata, ed erano riapparsi alcuni dubbi che avevo avuto all'inizio riguardante la nostra relazione. Lui però quel giorno mi ha sorpreso, riempiendomi di attenzioni e facendo una cosa per me che non mi sarei mai aspettata che facesse: ha arricchito un album di foto nostre che gli avevo fatto io per il nostro secondo anniversario e dove su ogni foto avevo scritto un pezzo di storia con dedica finale. Lui mi ha sempre detto che odiava scrivere, alle sue ex (ne ha avute tre) non aveva mai scritto neanche un bigliettino e che non era molto portato per il romanticismo o cose del genere, x cui quando mi sono ritrovata davanti questo album sono rimasta senza parole. ma invece di essere felice mi sono sentita in colpa, e ancora oggi ogni volta che guardo quell'album ritorna quel senso di colpa. Dal quel giorno di maggio ho cominciato ad avere l'ansia e attacchi di pianto, mi veniva l'ansia al pensare di vederlo e di fare qualcosa con lui (anche semplicemente andare al cinema), non riuscivo più a rilassarmi e temevo ogni cosa nuova che dovessi fare con lui, l'ansia si manifestava soprattutto con nodo allo stomaco, sensazione di nausea e tremore alle gambe (infatti quando uscivamo a cena riuscivo a mangiare pochissimo). ero costantemente preoccupata del tempo che passavamo insieme, come lo avremmo passato, di che cosa avrei dovuto parlare con noi, se sarei stata bene o mi sarei annoiata, se lui si fosse annoiato ecc ... non c'era più spontaneità, mi sembrava di "dover programmare" quello che facevo e dicevo mentre ero con lui. Quando ho finito la seconda sessione di incontri con la psicoterapeuta mi sembrava di stare bene, ma come ho detto questi tre giorni insieme hanno fatto tornare a galla una parte di questi sintomi e non mi sono goduta il tempo con lui. Ho tanta paura di questa cosa, come posso stare con lui se non riesco ad essere me stessa???
[#6]
Cara ragazza,
Penso che Lei debba elaborare a fondo gli eventi e le emozioni che ha riferito qui.
E' importante per la Sua terapia. Piu' che parlarne.
Quando incontrera' la Sua terapeuta gliene parli con puntualita'.
Questo e' il lavoro terapeutico che occorre fare. Con metodo.
I migliori saluti.n
Penso che Lei debba elaborare a fondo gli eventi e le emozioni che ha riferito qui.
E' importante per la Sua terapia. Piu' che parlarne.
Quando incontrera' la Sua terapeuta gliene parli con puntualita'.
Questo e' il lavoro terapeutico che occorre fare. Con metodo.
I migliori saluti.n
[#8]
Cara ragazza, in attesa di poter parlare con la sua Psicoterapeuta, cominci a riflettere sul fatto che Lei cerca di far contenti tutti, ma tutti alzano il prezzo, ad un certo punto, mi creda, lei deve..stufarsi.. di essere buona, brava, gentile..anche col fidanzato.. se non è un piacere che piacere è..? Va bene non tirarsela.. ma Lei è troppo modesta.. questa paura di non fare e non dire la cosa giusta.. perchè ? cosa ne pensa ?
Spero che Lei abbia dei progetti per il futuro, dei progetti suoi che le illuminino il cammino.. e poi , le mamme opprimenti .. bisogna, graziosamente.. educarle anche..
Coraggio, prenda tutto questo come una tappa evolutiva, per diventare più forte..
Spero che Lei abbia dei progetti per il futuro, dei progetti suoi che le illuminino il cammino.. e poi , le mamme opprimenti .. bisogna, graziosamente.. educarle anche..
Coraggio, prenda tutto questo come una tappa evolutiva, per diventare più forte..
[#9]
Utente
Gentile dottoressa,
non so bene da dove venga questa mia difficoltà, forse un po' dal fatto che, rispetto ai miei coetanei o ai mei amici, e sopprattutto rispetto al mio fidanzato, sento di aver fatto molte meno esperienze. Ho avuto un adolescenza difficile, praticamente zero amici ed uscivo pochissimo, ma paradossalmente quando avevo 17 anni la cosa non mi pesava così tanto. Ha cominciato a pesarmi più avanti, quando sono andata all'università e ho incontrato persone che mi sembravano avanti anni luce rispetto a me. A volte mi sento piena di rabbia e risentimento, vorrei non essere la "brava studentessa, o la brava figlia, o la brava fidanzata, o la brava amica", vorrei potermi sentire libera anche di sbagliare e invece non ci riesco, forse perchè temo che se sbaglio gli altri resteranno delusi non mi vorranno più. Indosso da così tanto tempo questa maschera che credo di non sapere più come sia il mio vero Io. Ho dei progetti per il futuro che vorrei realizzare, vorrei una famiglia e vorrei fare la psicoterapeuta, ma a volte mi chiedo se abbia scelto la strada giusta, se sia davvero portata per questo mestiere. In questo momento vedo un po' tutto nero, mi sento stanca psicologicamente e anche fisicamente ...
non so bene da dove venga questa mia difficoltà, forse un po' dal fatto che, rispetto ai miei coetanei o ai mei amici, e sopprattutto rispetto al mio fidanzato, sento di aver fatto molte meno esperienze. Ho avuto un adolescenza difficile, praticamente zero amici ed uscivo pochissimo, ma paradossalmente quando avevo 17 anni la cosa non mi pesava così tanto. Ha cominciato a pesarmi più avanti, quando sono andata all'università e ho incontrato persone che mi sembravano avanti anni luce rispetto a me. A volte mi sento piena di rabbia e risentimento, vorrei non essere la "brava studentessa, o la brava figlia, o la brava fidanzata, o la brava amica", vorrei potermi sentire libera anche di sbagliare e invece non ci riesco, forse perchè temo che se sbaglio gli altri resteranno delusi non mi vorranno più. Indosso da così tanto tempo questa maschera che credo di non sapere più come sia il mio vero Io. Ho dei progetti per il futuro che vorrei realizzare, vorrei una famiglia e vorrei fare la psicoterapeuta, ma a volte mi chiedo se abbia scelto la strada giusta, se sia davvero portata per questo mestiere. In questo momento vedo un po' tutto nero, mi sento stanca psicologicamente e anche fisicamente ...
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Carissima, comprendo la sua difficoltà, ma se vuole salvarsi, cominci un passo alla volta a puntare i piedi, gentilmente, ma con fermezzza, deve.. disabituarli tutti al suo modo di porsi, sempre disponibile, sempre attento agli altri, la cosa più preoccupante è l'atteggiamento che ha col fidanzato, appare insicura, in allarme eppure è giovane, intelligente e anche carina suppongo.. ne parli con la sua psicoterapeuta, la sensibilità che ha è una lampada azzurra che può aiutarla nella vita e nel lavoro, cominci ad usarla per sè, intanto .. Le faccio molti auguri.. che diventeremo colleghe anche, ma cominci ad osare..
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 7.1k visite dal 21/08/2015.
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