Stare bene

Salve dottori.

Mi ero ripromesso di evitare di scrivere ancora in questo sito perché eravamo giunti insieme alla conclusione che avremmo ottenuto più effetti negativi che altro visto l'elevato numero di consulti già effettuati (dai quali, tra l'altro, ho ottenuto anche preziose informazioni).

L'ultima volta ero in terapia breve strategica, ma dopo circa sette sedute ho abbandonato come è successo altre volte in precedenza.

Diciamo che il motivo del mio ultimo abbandono (forse diverso dai precedenti) [ultima seduta, il 6 Luglio] è l'inizio del "problema" che sto per farvi presente. Voglio porre una domanda e se volete potete vedere quest'ennesimo consulto come l'utente che torna a darvi buone notizie circa la sua situazione attuale, ringraziandovi ancora per il vostro sostegno precedente.

Non è proprio tutto qui perché in realtà sono come al solito curioso di capire e poi lievemente intimorito che spiacevoli situazioni vengano a ripresentarsi in futuro.


Sono andato dall'ultimo terapeuta in quanto volevo affrontare la lieve depressione che si manifestava durante le mie giornate e da subito abbiamo iniziato a lavorare principalmente sull'ansia.
Non sono in grado di dire, nella mia posizione di paziente, se ad esempio abbia affrontato correttamente gli esercizi e siano stati loro a portarmi benefici. Nelle ultime sedute stavo iniziando a perdere interesse nella terapia e negli esercizi che ormai avevo smesso di svolgere e presentavo al dottore alcune scuse ricorrenti: "non sono sottoposto a situazioni che mi scatenino ansia" [mi chiedeva se durante la settimana ne avevo provata], "non ho più interesse a sottopormi a tali situazioni" [mi chiedeva di andare in biblioteca o a mensa o fare altre cose ma, forse la paura o forse l'improvvisa mancanza di interesse, io mi rifiutavo].
Non so se fosse un blocco provocato proprio dall'ansia stessa, ma velocemente il mio vuoto negativo diventò uno positivo. Materialmente nulla è cambiato: sono piuttosto isolato, forse però effettivamente meno ansioso, gli studi non vanno tanto bene, i problemi con il cibo, ma specialmente i rapporti con le persone sono ancora pessimi e io sono ancora solo.
Ciò che è cambiato è il peso che assegno a tale situazione. Prima mi sentivo oppresso, adesso mi sento comunque vivo con i miei difetti.

Sono vuoto e libero. Sono felice? Perché sto bene?
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597
<<Sono vuoto e libero. Sono felice? Perché sto bene?<<

Gentile ragazzo,
alle Sue domande è molto difficile fornire una risposta sensata non conoscendoLa, sarebbe stato più opportuno porle al suo terapeuta considerato che ne aveva l'occasione.

"Presentare al dottore alcune scuse ricorrenti" succede, ed è generalmente segno di una resistenza ad andare avanti nell'approfondimento.
Peccato, avrebbe potuto andare oltre i miglioramenti raggiunti e giungere più a fondo nel problema.




Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Attenzione perché potrebbe stare bene o avere questa impressione semplicemente perché ha eliminato gli stimoli ansiogeni proposti dal terapeuta e sta ancora una volta evitando. Come lei sa tutte le condotte che portano ad evitare rafforzano il problema anche se sul momento abbassano l ' ansia e le paure.

Cordiali saluti

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Grazie davvero per le risposte.

Dalle vostre parole colgo dello scetticismo e non oso dire che vi sbagliate, sia per la vostra esperienza ma anche perché sono parzialmente d'accordo con voi.
Purtroppo non mi sono espresso chiaramente quando ho detto in modi diversi di sentirmi bene: mi riferivo più che altro all'umore depresso; credendo che sia forse una conseguenza di tutti gli altri mali ho avanzato una perplessità circa la sua attuale scomparsa nonostante non sia cambiato granché della situazione generale.

Adesso però devo riconoscere i limiti di questo sito perché non sono sicuro che l'immagine che voi abbiate della mia ansia rispecchi effettivamente la realtà dei fatti.

In ogni consulto che ho inviato vi ho fornito di alcune parole, qualche dettaglio, ma purtroppo non c'è materiale a sufficienza per "fornire risposte sensate" ed è quello che avete sempre cercato di dirmi e che solo adesso mi rendo davvero, davvero conto.


Avrei ancora bisogno di rivolgermi a qualcuno, lo so, ma purtroppo tra tutti i vari tentativi non sono mai riuscito a trovare chi mi abbia convinto pienamente e dotato della flessibilità che vorrei.


[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Ho paura che lei stia cadendo nell'illusione principe in cui cadono molti nostri utenti: il mio problema me lo potranno risolvere online.

Se lo deve scordare, perché non si esce dai problemi di una vita per email. Dai problemi reali si esce solo nella vita reale.

Dopo questa breve tiratina d'orecchie, la mia ipotesi è che lei si trovi in uno stadio intermedio della terapia, dove ha ridotto il livello acuto degli stimoli ansiogeni, probabilmente perché ha trovato il modo di compensare ed evitare ciò che la spaventa davvero.

In altre parole: è il suo problema che sta proteggendo se stesso (omeostasi) e le "fa passare la voglia" di fare i compiti prescritti dal terapeuta, andare in terapia ecc.

Perciò ancora una volta: non speri in una guarigione illuminato sulla via di Damasco da qualche email miracolosa, perché non avverrà.

Decida di affrontare una volta per tutte i fantasmi che la spaventano e torni in terapia.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#5]
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Salve dottore. Scusi, ma mi trovo spiazzato perché questo è un vecchio consulto e non ho un ricordo troppo preciso di come mi sentivo quasi due mesi fa.

Non riesco a capire che cosa intenda per risolvere il problema online o per email.


Io ho abbandonato la terapia perché l'umore depresso era scomparso (e tutt'ora per fortuna non c'è) e per un'altra ragione che sarebbe assurdo da parte mia ragionarci troppo, che sì, è sicuramente come la descrive lei, il problema che inizia a proteggere se stesso facendomi abbandonare ancora una volta il percorso terapeutico.

A parole mie lo posso indicare come un: "non me ne faccio niente dell'ansia che se ne va, tanto è uguale". Come se non fosse tanto l'ansia il problema, quanto piuttosto il mio rifiuto nei rapporti umani. Che, come suggerisce, sarà l'ansia stessa.



Nel mio ultimo messaggio in questo consulto ero giunto a conclusione che, come peraltro voi stessi avete sempre sottolineato, è impossibile fornirvi tramite questo mezzo di tutti i dettagli necessari per avere un quadro completo e per poter fornire risposte certe. Per questo motivo ho sempre fatto fatica a considerare tanto quanto fosse necessario i vostri consigli. E poi ho anche sempre perso la fiducia nei terapeuti dopo un po'.

Una sensazione che ho provato riaprendo questo vecchio consulto: se un momento prima ero "felice e contento" (si fa per dire), leggendo la sua risposta sembrava quasi come lei volesse che io avessi un problema per forza.
Sì, sì, ce l'ho il problema, è chiaro. Ma sprondandomi ad agire per stare meglio, quasi, quasi mi sento ora peggio.

Non fraintenda dottore, la ringrazio per aver preso interesse qui e mi abbia risposto. Volevo solo farle presente questa cosa, che forse ha tentato di risvegliare il mio "black dog" che dorme (e che magari sia una cosa positiva per prendere coscienza di questo "finto stare bene").

[#6]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Per questo motivo ho sempre fatto fatica a considerare tanto quanto fosse necessario i vostri consigli. E poi ho anche sempre perso la fiducia nei terapeuti dopo un po'
>>>

Bene, allora deve leggere qui:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html

Il problema è che il suo "black dog", come lo chiama lei, è già anche troppo sveglio. Talmente sveglio da continuare, persistentemente, a farle evitare ciò che la spaventa a morte, ciò che la spaventa di più:

>>> specialmente i rapporti con le persone sono ancora pessimi e io sono ancora solo
>>>

Ed è chiaro che finché sta lontano dagli altri, ed evita, l'ansia si farà sentire di meno. Ma questo non vuol dire stare bene. Volgarmente si chiama spazzare lo sporco sotto il tappeto (o fare lo struzzo, che è lo stesso).

Per vedere se mi sbaglio, dovremo solo avere pazienza e aspettare un po'. Quando ci scriverà di nuovo, chiedendoci ancora pareri, saprà da solo come stanno le cose.
[#7]
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Dottore, mi lasci aggiungere una cosa; l'ho già scritto in altre occasioni e ne ho parlato anche con un paio dei terapeuti presso cui sono stato. Se non ricordo male sono stati piuttosto evasivi o hanno fornito osservazioni ovvie (che riconosco non ce ne sarebbero molte altre da fare infatti).
Lei stesso non ha neppure considerato questo aspetto nel suo articolo.

Sto parlando dei soldi. Nonostante io abbia perso interesse nella terapia e tutte le altre ragioni che ho mensionato, sono ben certo che se non ci fosse stato il fattore "soldi" non avrei avuto tanta fretta di interrompere. Dopo diverse sedute con fallimenti, perdita d'enstusiasmo e tempo che oramai mi sembrava sprecato, il solo pensiero che stessi pagando per nulla è stato il maggior contributo a farmi abbandonare questo e quasi tutti gli altri tentativi.

Riconosco che il rapporto tra uno psicoterapeuta ed il proprio cliente è proprio di tipo "professionale". Io pago per ottenere un servizio e ci sta anche che il professionista al quale mi rivolgo non è in grado di prestarlo o, ancora, che io spazientito dall'assenza dei risultati decida di interromperlo. E' come con un avvocato che ancora non riesce a risolvere i suoi problemi legali, magari lui ha ancora l'asso nella manica ed altri strumenti da poter usare, ma lei ignaro di ciò dedice di licenziarlo, forse non si fida neppure più delle sue promesse. Ovviamente si cambia avvocato. (scarso paragone, ma il primo che m'è venuto in mente)
Io ho cambiato terapeuti ma puntualmente la stessa cosa è accaduta.
[#8]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Mi sembra che a ogni replica stia tirando fuori argomenti nuovi, pur di non ammettere la cosa probabilmente alla base di tutto: lei dei rapporti umani ha una paura f***a . E se in TBS ha portato questo fatto, immagino che il terapeuta abbia iniziato a darle compiti anche in questo senso. Al che si deve essere spaventato e ha deciso di interrompere anche quella..

Se invece non gliel'avesse detto, chiaro e tondo, avrebbe sbagliato. Allora sì che avrebbe sprecato tempo e soldi, ma sarebbe stato lo stesso un effetto della sua paura.

>>> Sono andato dall'ultimo terapeuta in quanto volevo affrontare la lieve depressione che si manifestava durante le mie giornate
>>>

Ma è OVVIO che sia depresso, se ha una vita relazionale/sociale praticamente pari a zero. Sarebbe da preoccuparsi del contrario. Il fatto che le pesi la solitudine vuol dire che ancora esiste una parte sana, dentro di lei, che lotta per prevalere. Ma che è forse ostacolata da una grande resistenza.

>>> Non sono in grado di dire, nella mia posizione di paziente, se ad esempio abbia affrontato correttamente gli esercizi e siano stati loro a portarmi benefici.
>>>

Eh, probabilmente solo in parte. Una volta toccato il nocciolo essenziale della questione, cioè le relazioni con gli altri, è lì che probabilmente "l'interesse" è venuto meno.

Infatti mi parrebbe molto strano che avesse abbandonato una terapia strategica per i soldi, dato che: 1) è una terapia breve; 2) le sedute sono inizialmente ogni due settimane, quindi non gravose e a portata della maggior parte delle tasche; 3) sono state solo 7 sedute. Non credo si sia rovinato o sia stato costretto a chiedere prestiti o a rubare, per far fronte a un simile impegno.

In sintesi: mi sta dando l'idea di qualcuno che cerca scuse e comprensione, pur di non fare ciò che invece le occorrerebbe fare: smettere di evitare ciò che la spaventa.
[#9]
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Sono sincero quando tiro fuori il discorso dei soldi, ma lei mi ha quasi convinto che si tratti dell'ennesima resistenza.

Adesso con questa sua ultima risposta sono entrato in confusione perché pare che non possa più fidarmi dei miei giudizi. E se non posso farlo allora dovrei invece fidarmi ciecamente di quelli degli altri, cioè del terapeuta in particolare, e come vede sin'ora non ci sono riuscito.
Lui mi assegna compiti che mettono in pericolo il black dog e quest'ultimo prontamente produce pensieri come i soldi, o false sensazione come lo stare bene o come il perdere interesse nella finalità della terapia (che doveva essere infatti quella di rimuovere il cane; non sono più sicuro se fosse vero che sono andato lì per la depressione).

Ci ho azzeccato qualcosa? Non importa a dire il vero.
Quello che importa è: cosa devo fare?


La ringrazio; che forse mi sta rimettendo sui binari giusti.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
La confusione è una buona cosa quando precede la comprensione.

Esatto, dovrebbe affidarsi al giudizio del terapeuta se stava iniziando a vedere risultati. Dovrebbe andare fino in fondo e fare ciò che occorre fare: dirgli come stanno le cose e farsi consigliare su cosa fare. E poi, farlo. In modo progressivo, senza esporsi più di quanto il suo stato attuale le consenta. Ma espandendo gradualmente tale zona di comfort. A questo serve la terapia.

Le devo però dire che purtroppo non funziona sempre. Quando ci sono resistenze particolarmente forti, anche la migliore delle terapie e il più bravo dei terapeuti possono non riuscire a fornire aiuto. Perché non c'è peggior sordo di colui che non è disposto a sentire.