Interruzione psicanalisi
Sono una donna di 29 anni in terapia psicanalitica da 10 mesi. Nonostante i benefici che ne ho tratto, ora vorrei interrompere la terapia con questo specialista per motivi economici (situazione lavorativa mutata) e per una crescente sfiducia e senso di disagio nei confronti dello specialista. Il problema è che la regola del mio psicanalista vuole che dal momento della comunicazione della volontà di interrompere deve trascorrere un mese di sedute in ogni caso. Ho provato a parlarne con lo spacialista già due.volte, lui dice che voglio solo scappare dai miei problemi. Mi sento in trappola, a disagio e a volte anche un po' truffata. Vi chiedo se questa modalità di procedere è normale e abituale o se mi trovo in una condizione di abuso. Io sto pensando di interrompere ora, che siamo in pausa estiva,non tornando a settembre perchè so che non mi lascerebbe andare via.
Grazie per l'attenzione
Saluti
è chiaro che nessuno può obbligarla a continuare la terapia contro la sua volontà ma, come suggerisce il collega, è possibile che alcune "resistenze" (come la paura di cambiare) la spingano a volerla interrompere.
Se è solo per motivi economici, può parlarne con il suo psicoterapeuta e decidere insieme come poter ovviare al problema.
Un caro saluto
Dr.ssa Valentina Nappo
Terapia individuale e terapia di coppia a Napoli
www.psicodialogando.com
Dr.ssa Valentina Nappo - Terapia individuale, di coppia e familiare a Napoli
Quel mese di tempo (consueto nelle terapie analitiche) che deve passare fra la sua comunicazione di volere interrompere l'analisi e il momento in cui la lascia serve a Lei.
A pensarci con calma, a elaborare la perdita. Affinche' non le piombi addosso senza alcuna precauzione.
Forse dopo 10 mesi Lei sta arrivando a dei nuclei rilevanti. Che vengono inconsciamente "difesi" nella loro abituale esistenza.
Se lascia l'analisi a questo punto quei nuclei hanno prevalso e quello che ha fatto in questi 10 mesi va completamente in fumo.
Quindi ci pensi e non si ribelli. Sta ribellandosi a se' stessa, non alla analisi, non alla analista.
I migliori saluti.
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
Lei ha firmato un contratto terapeutico che esplicita questa condizione, anche nei casi in cui per forza il pz non può più permettersi il pagamento delle sedute?
Al di là delle varie teorie ed orientamenti, nessuno può costringerla a continuare una terapia.
Di solito il pz è libero di chiudere la terapia soprattutto per causa di forza maggiore.
Se davvero il problema è di tipo economico lei potrebbe rivolgersi all asl della zona e continuare il lavoro svolto fin qui. Soprattutto se ha avuto miglioramenti e si è trovata bene non vedo perché farsene un problema: potrá certamente riprendere il lavoro interrotto e continuare la terapia.
Personalmente non sono d accordo con il modo di agire dello psicologo e se proprio ci fossero temi da chiarire una seduta conclusiva potrebbe essere sufficiente.
Invece è singolare che lei dica addirittura di sentirsi in trappola e a disagio e di aver avuto vantaggi. Il problema è sorto solo quando lei ha detto di voler chiudere?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
in sintonia con quanto detto dalle colleghe, i "sintomi si difendono"......ed ammantano la verità di altro:
Problemi economici, stanchezza, problemi di orario....
Spesso, si tratta, per l'appunto, di resistenze.
Ne discuta con il suo analista, anche del suo vissuto di trappola, potrebbe avere un significato.
Non sposti online la sua richiesta, così facendo sta cercando degli alleati per farle concludere il percorso intrapreso.
Se le difficoltà economiche sono notevoli, chieda di rallentare...ma rimane sempre un filo che la lega al suo mondo interno, chiudere è un peccato
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Grazie delle risposte. Volevo precisare che pago la met del mio stipendio in onorario allo specialista e ora che ho cambiato casa la moa situazione è difficile. Per questo mi sento in trappola,ne il mio analista ne voi mi credete. Essenzialmente sono una bugiarda e sto scappando. E la trappola è data anche dal fatto che non mi sento libera di interrompere, la sfiducia crescente nei confronti dell'analista per questa situazione è un fattore. Ma la mia domanda era un'altra,non chiedevo il permesso a nessuno, chiedevo piuttosto: è possibile, è onesto che un analista lavori così?con un mese di pausa in cui,se voglio interrompere, mi.convince a non lasciare e io rimango per non sentirmi una bugiarda chr scappa, come mi fa sentire?
Cordialmente
Per quanto riguarda invece l'opportunità o meno dell'interruzione, la prima e fondamentale domanda che deve farsi è: questa terapia sta continuando a portarmi nella direzione in cui desidero andare, oppure dopo gli iniziali benefici il percorso si è sostanzialmente arenato?
Lei stessa sembra essersi già risposta, dal momento in cui parla di "una crescente sfiducia e senso di disagio nei confronti dello specialista".
Perciò ne tragga lei stessa le conclusioni.
Una cosa deve essere chiara: andare in terapia è un atto delicato, certo, ma pur sempre uguale contrattualmente a qualunque altro rapporto professionale. Il mondo non le cadrà addosso se decide di ripensarci.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Grazie delle sue parole,mi.sono sentita compresa. Io non voglio assolutamente lasciare il mio percorso di crescita personale, solo ora vorrei cambiare strategia, cambiare qualcosa,perché così per me non sta funzionando. Lei ha colto in pieno, la terapia non sta andando nella direzione che speravo,molte cose sono anche peggiorate. Prima di ogni seduta ho crisi d'ansia forti e passo le giornate a non vivere ma a pensare a come spiegare ciò che è successo (o potrebbe succedere) all'analista. Ho maturato la convinzione che voglio anche vivere, non solo analizzare. Forse per me un approccio diverso, più diretto e concreto, potrebbe rssere meglio.
Ringrazio tutti dell'ascolto
Le abbiamo ampiamente spiegato in tanti che smettere l'analisi e' una fuga da se' stessa e dai suoi problemi.
E che cio' Le mpedira' di raggiungere la meta della strada che sta percorrendo da tempo. Una meta che sarebbe stata risolutiva.
Se e' questo che desidera sta a Lei deciderlo.
I migliori auguri!
Come le ho scritto sopra può cambiare in qualunque momento,se ha problemi economici può rivolgersi all' asl e se ritiene che il metodo usato non faccia al caso suo può certamente sceglierne uno appunto più attivo e focalizzato in cui non si analizza tutto ma si aiuta il pz ad imparare a fare ciò che non riesce a fare.
Anche io credo che questa non sia una resistenza ma un dato di realtà.
Cordiali saluti,
Se "cambiasse" metodo fuggirebbe dall'analisi.
Fuggirebbe dai contenuti dei Suoi problemi, che forse Lei non ha davvero desiderio di affrontare.
E per fare cosa? Cercare di risolverli con delle "tecniche"?? Lei crede?
Ci pensi bene perche' getterebbe via tutto quello che ha raggiunto faticosamente fino ad ora!
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E ha ragione. Come ha detto qualcuno, la vita è troppo breve per fare terapie lunghe.
>>> Forse per me un approccio diverso, più diretto e concreto, potrebbe rssere meglio
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Potrebbe essere. Se il problema che l'ha portata in terapia è quello delineato nel precedente consulto "In trappola", con una terapia di tipo più attivo e un terapeuta capace potrebbe avere buone probabilità di sbloccarsi.
Dottor Santonocito, si, il problema originario era ed è ancora quello del precedente consulto,di un anno fa. Ora ho compreso molte più cose ed è fortissima in me ora una fame di vivere, come non ho mai fatto. Credo che seguirò questo impulso nuovp per me.
Grazie di.cuore a tutti,vi auguro buona domenica
Questo è il transfert. Si riproduce nel setting il problema che fa soffrire la persona.
Trattarlo e superarlo in terapia (un contesto protetto) è uno dei principi della cura.
Alle sue riflessioni e a quelle dei miei colleghi, aggiunga questa.
Un caro saluto,
Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl
la terapia analitica segue delle regole sue proprie, differenti da quelle della "terapia focale" ad esempio. Anche per quanto riguarda la durata, ad esempio.
Se le regole vengono esposte fin dall'inizio e se vengono accettate dal paziente, non rispettarle successivamente può essere indice di fuga.
Lei chiede: è corretto agire così? Sì, se dentro una certa cornice di indirizzo e se esplicitato inizialmente.
Poi ogni paziente fa come vuole, Lei non si troverà certo l'avvocato se non c'è un documento firmato; tuttavia ritengo che una strappo, anzichè una chiusura concordata della psicoterapia, non possa produrre effetti positivi giacchè origina fantasmi aggressivi da ambedue le parti.
Se intende cambiare indirizzo, lo comunichi al Suo terapeuta analitico.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
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