Malessere e disagio post aggressione
Salve, il mio problema riguarda un'aggressione che ho subito nel Marzo 2014 ad opera di mio fratello affetto da disturbo paranoide di personalità.
Al termine della sua ennesima provocazione ho osato parlare sono stato dunque insultato e percosso a pugni fino ad avere ferite lacerocontuse e finire in ospedale con 8 giorni di prognosi. Lui venne, ovviamente, ricoverato.
Il suo disturbo era stato diagnosticato da più di 2 anni e il ricordo che ho di quel periodo è tra i più tristi della mia esistenza.
Infatti ho subito in quegli anni molta violenza: insulti, lancio di oggetti, minaccie, scontrosità di vario tipo, provocazioni. Ad aiutarlo poi c'ero sempre io rivolgendogli la parola per non farlo sentire uno stupido una volta "rientrato" dalle crisi, cioè compensato.
C'ero io anche ad uscire con lui nei momenti in cui stava bene, gli proponevo uscite che poi effettuavamo (mostre, giri in centro città, librerie...), o gli prestavo l'auto (non che sia mai stato molto grato) visto che si era anche socialmente isolato a causa della sua patologia.
Anche dopo l'ultima sopradescritta aggressione brutale, ricevette il mio perdono e gli evitai una denuncia (ci vollero 4 carabinieri in quell'occasione per portarlo in ospedale) con tutte le spiacevoli conseguenze. Tuttavia i suoi atteggiamenti di invidia e provocazione non cessarono, nonostante la terapia; così dopo alcune settimane (esausto, devastato e stufo di quella situazione) non gli rivolsi più la parola.
Di quest'ultima cosa sono tutt'altro che pentito e anzi ho il rammarico di non aver fatto denuncia a suo tempo.
Penso di avere subito troppo. In quegli anni stavo infatti terminando il mio percorso di studi e fu un periodo pesantissimo; inoltre aggredì in altre occasioni anche altri miei familiari (madre e altro fratello).
Oggi, a distanza di più di un anno, vivo solo e sono economicamente indipendente dalla mia famiglia, ma le violenze subite in quel periodo e culminate con quell'aggressione mi hanno lasciato un profondo segno (non solo fisico) in quanto mi accorgo di avere spesso crisi di rabbia ripensando all'accaduto, desiderio di vendetta e comportamenti che ho capito (forse) essere chiamati in psicologia "acting out": tiro pugni o lancio oggetti come se avessi sotto tiro mio fratello, desiderio di vendetta, risentimento.
Immagino di raccontare le sue violenze a quanti ancora non lo sanno e di fronte ai quali si presenta ovviamente brillante e sorridente, ad esempio i parenti.
Oppure andare dai Carabinieri a fare un esposto giusto per fargli (a lui) capire che ha davvero passato una linea.
La cosa mi crea un certo disagio perchè ci sto male; come detto penso di aver subito troppo e forse aver dato troppo a pensarci bene. Per alcune ore questi pensieri di vendetta e il rancore diventano davvero pesanti da sopportare e mi mettono di malumore.
A cosa potrebbero essere dovuti questi problemi? Come potrei affrontarli? Cosa posso fare per non avere più questi disagi?
Grazie per l' ascolto.
Al termine della sua ennesima provocazione ho osato parlare sono stato dunque insultato e percosso a pugni fino ad avere ferite lacerocontuse e finire in ospedale con 8 giorni di prognosi. Lui venne, ovviamente, ricoverato.
Il suo disturbo era stato diagnosticato da più di 2 anni e il ricordo che ho di quel periodo è tra i più tristi della mia esistenza.
Infatti ho subito in quegli anni molta violenza: insulti, lancio di oggetti, minaccie, scontrosità di vario tipo, provocazioni. Ad aiutarlo poi c'ero sempre io rivolgendogli la parola per non farlo sentire uno stupido una volta "rientrato" dalle crisi, cioè compensato.
C'ero io anche ad uscire con lui nei momenti in cui stava bene, gli proponevo uscite che poi effettuavamo (mostre, giri in centro città, librerie...), o gli prestavo l'auto (non che sia mai stato molto grato) visto che si era anche socialmente isolato a causa della sua patologia.
Anche dopo l'ultima sopradescritta aggressione brutale, ricevette il mio perdono e gli evitai una denuncia (ci vollero 4 carabinieri in quell'occasione per portarlo in ospedale) con tutte le spiacevoli conseguenze. Tuttavia i suoi atteggiamenti di invidia e provocazione non cessarono, nonostante la terapia; così dopo alcune settimane (esausto, devastato e stufo di quella situazione) non gli rivolsi più la parola.
Di quest'ultima cosa sono tutt'altro che pentito e anzi ho il rammarico di non aver fatto denuncia a suo tempo.
Penso di avere subito troppo. In quegli anni stavo infatti terminando il mio percorso di studi e fu un periodo pesantissimo; inoltre aggredì in altre occasioni anche altri miei familiari (madre e altro fratello).
Oggi, a distanza di più di un anno, vivo solo e sono economicamente indipendente dalla mia famiglia, ma le violenze subite in quel periodo e culminate con quell'aggressione mi hanno lasciato un profondo segno (non solo fisico) in quanto mi accorgo di avere spesso crisi di rabbia ripensando all'accaduto, desiderio di vendetta e comportamenti che ho capito (forse) essere chiamati in psicologia "acting out": tiro pugni o lancio oggetti come se avessi sotto tiro mio fratello, desiderio di vendetta, risentimento.
Immagino di raccontare le sue violenze a quanti ancora non lo sanno e di fronte ai quali si presenta ovviamente brillante e sorridente, ad esempio i parenti.
Oppure andare dai Carabinieri a fare un esposto giusto per fargli (a lui) capire che ha davvero passato una linea.
La cosa mi crea un certo disagio perchè ci sto male; come detto penso di aver subito troppo e forse aver dato troppo a pensarci bene. Per alcune ore questi pensieri di vendetta e il rancore diventano davvero pesanti da sopportare e mi mettono di malumore.
A cosa potrebbero essere dovuti questi problemi? Come potrei affrontarli? Cosa posso fare per non avere più questi disagi?
Grazie per l' ascolto.
[#1]
Gentile utente, penso che Lei sia stato generoso, intelligente, bravo..al limite della sopportazione, per fortuna ora e' fuori, indipendente..ma questa gelosia patologica viene da lontano, come siete situati nell'ordine di genitura ?Lei per me ha bisogno di sentire valorizzato il suo slancio , di chiarirsi le complesse dinamiche familiari che ci sono state.. Si rivolga ad un Collega de visu, per raccontare, buttar fuori la rabbia e il dolore.. Inoltre perche' non parlarne in famiglia.?Per chiarezza e per giustizia.. Tacere perpetua la frustrazione e incrementa il rancore.. Sia buono col ragazzo generoso che e' stato e si dia aiuto per primo..Restiamo in ascolto..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#2]
Caro ragazzo, Lei indica un "disturbo di personalità paranoide".
E' stato diagnosticato in sedi opportune?
Suo fratello segue una terapia psichiatrica continuata con controlli periodici?
E' mai stato ricoverato?
E' stato diagnosticato in sedi opportune?
Suo fratello segue una terapia psichiatrica continuata con controlli periodici?
E' mai stato ricoverato?
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#3]
Gentile Utente,
questi ricordi e disagi possono essere dovuti al fatto che Lei ha subito un trauma, prima per ben due anni a partire dalla diagnosi ha comunque vissuto uno stress notevole e successivamente una vera e propria aggressione che ha coinvolto Lei (ma anche i Suoi parenti) e che addirittura si è conclusa con delle lesioni.
Subire un trauma è un'esperienza drammatica e difficile da risistemare e rileggere; il trauma minaccia la nostra vita e la nostra incolumità e la nostra mente cerca di compiere proprio queste operazioni, cioè di dare un senso e controllare l'accaduto. Quando non riusciamo a controllare alcuni eventi (come quello che Le è accaduto) stiamo male e quindi i ricordi dell'eventi traumatico giungono a disturbarci anche quando siamo sereni.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1210-trauma-psicologico-che-cosa-accade-nella-mente-di-chi-ha-subito-un-trauma.html
Cosa fare? Concordo con il suggerimento di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta di persona perché è importante elaborare questo trauma, riuscendo a dargli una giusta collocazione e un senso e significato.
Attraverso il racconto, uno psicologo psicoterapeuta potrà aiutarLa a mettere ordine, in modo che il trauma abbia un altro peso e un altro significato e che Lei riesca a prendere le distanze da un evento che ancora riesce ad attivare rabbia e dolore come fosse appena accaduto.
Cordiali saluti,
questi ricordi e disagi possono essere dovuti al fatto che Lei ha subito un trauma, prima per ben due anni a partire dalla diagnosi ha comunque vissuto uno stress notevole e successivamente una vera e propria aggressione che ha coinvolto Lei (ma anche i Suoi parenti) e che addirittura si è conclusa con delle lesioni.
Subire un trauma è un'esperienza drammatica e difficile da risistemare e rileggere; il trauma minaccia la nostra vita e la nostra incolumità e la nostra mente cerca di compiere proprio queste operazioni, cioè di dare un senso e controllare l'accaduto. Quando non riusciamo a controllare alcuni eventi (come quello che Le è accaduto) stiamo male e quindi i ricordi dell'eventi traumatico giungono a disturbarci anche quando siamo sereni.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1210-trauma-psicologico-che-cosa-accade-nella-mente-di-chi-ha-subito-un-trauma.html
Cosa fare? Concordo con il suggerimento di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta di persona perché è importante elaborare questo trauma, riuscendo a dargli una giusta collocazione e un senso e significato.
Attraverso il racconto, uno psicologo psicoterapeuta potrà aiutarLa a mettere ordine, in modo che il trauma abbia un altro peso e un altro significato e che Lei riesca a prendere le distanze da un evento che ancora riesce ad attivare rabbia e dolore come fosse appena accaduto.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#4]
Ex utente
-Per Dr. Magda Muscarà Fregonese:
Siamo 3 fratelli: il malato è il primo, io il secondo.
Non ho intenzione di parlarne in famiglia perchè mio padre negava fino poco tempo fa la patologia e i disturbi di mio fratello e se ne sente parlare oggi dice che comunque sta benissimo, è migliorato e anzi non ha più nulla. Anche mio padre ha avuto problemi di carattere in passato che ad oggi si sono molto attenuati (litigi e battibecchi continui con mia madre, tipico matrimonio poco riuscito). E' inoltre la spalla di mio fratello, il suo appoggio, un pò complice se vogliamo, è l'unica persona con cui mio fratello si confida e l'unico che ha sempre negato e minimizzato la situazione a suo tempo. Con mia madre e l'altro mio fratello ne ho parlato ma il disagio che vi ho descritto è rimasto.
-Per Dr. Franca Esposito:
E' stato ricoverato più volte e dunque il disturbo è stato diagnosticato da uno psichiatra che l'ha (penso ancora oggi) in cura. Le terapie non le ha mai accettate e so che poco tempo dopo quell'aggressione voleva interromperle (lo psichiatra convocò la famiglia, per coinvolgerci immagino, ma io non andai). Se dovesse interromperle non me ne stupirei, viste le testimonianze di altri familiari "fortunati" trovate in rete (perdonate l'ironia).
-Per Dr. Angela Pileci:
Penso che prendere le distanze, come ha scritto, è proprio la cosa che non sono riuscito ancora a fare e che la rabbia è davvero pari a quella ad episodio appena avvenuto. Grazie per il link.
Continuo a leggere in caso di nuove risposte.
Grazie a tutte voi per le risposte. Seguirò il vostro consiglio.
Siamo 3 fratelli: il malato è il primo, io il secondo.
Non ho intenzione di parlarne in famiglia perchè mio padre negava fino poco tempo fa la patologia e i disturbi di mio fratello e se ne sente parlare oggi dice che comunque sta benissimo, è migliorato e anzi non ha più nulla. Anche mio padre ha avuto problemi di carattere in passato che ad oggi si sono molto attenuati (litigi e battibecchi continui con mia madre, tipico matrimonio poco riuscito). E' inoltre la spalla di mio fratello, il suo appoggio, un pò complice se vogliamo, è l'unica persona con cui mio fratello si confida e l'unico che ha sempre negato e minimizzato la situazione a suo tempo. Con mia madre e l'altro mio fratello ne ho parlato ma il disagio che vi ho descritto è rimasto.
-Per Dr. Franca Esposito:
E' stato ricoverato più volte e dunque il disturbo è stato diagnosticato da uno psichiatra che l'ha (penso ancora oggi) in cura. Le terapie non le ha mai accettate e so che poco tempo dopo quell'aggressione voleva interromperle (lo psichiatra convocò la famiglia, per coinvolgerci immagino, ma io non andai). Se dovesse interromperle non me ne stupirei, viste le testimonianze di altri familiari "fortunati" trovate in rete (perdonate l'ironia).
-Per Dr. Angela Pileci:
Penso che prendere le distanze, come ha scritto, è proprio la cosa che non sono riuscito ancora a fare e che la rabbia è davvero pari a quella ad episodio appena avvenuto. Grazie per il link.
Continuo a leggere in caso di nuove risposte.
Grazie a tutte voi per le risposte. Seguirò il vostro consiglio.
[#5]
Caro ragazzo,
Spero che non sia solo ne' stasera, vigilia di Ferragosto, ne' domani. Ma che abbia gia' predisposta una giornata serena e degna del nome di "festa".
Mi dispiace sentire quello che Lei ha sofferto.
Un fratello in condizioni cosi' precarie e una famiglia che se ne protegge e se ne scherma non sono una cornice esistenziale piacevole.
Purtroppo la paranoia e' una psicopatologia davvero pesante per tutti, chi ne e' affetto e chi gli sta intorno. Con affetto e con rabbia. Sentimenti a volte disgiunti, a volte no.
Che dirLe?
Si faccia coraggio e cerchi di fare la Sua vita quanto piu' tranquillamente possibile.
Com'e' l'organizzazione familiare? Questo fratello ha un'occupazione? Vive in famiglia? I suoi genitori quanti anni hanno?
Spero che non sia solo ne' stasera, vigilia di Ferragosto, ne' domani. Ma che abbia gia' predisposta una giornata serena e degna del nome di "festa".
Mi dispiace sentire quello che Lei ha sofferto.
Un fratello in condizioni cosi' precarie e una famiglia che se ne protegge e se ne scherma non sono una cornice esistenziale piacevole.
Purtroppo la paranoia e' una psicopatologia davvero pesante per tutti, chi ne e' affetto e chi gli sta intorno. Con affetto e con rabbia. Sentimenti a volte disgiunti, a volte no.
Che dirLe?
Si faccia coraggio e cerchi di fare la Sua vita quanto piu' tranquillamente possibile.
Com'e' l'organizzazione familiare? Questo fratello ha un'occupazione? Vive in famiglia? I suoi genitori quanti anni hanno?
[#6]
Ex utente
Cosa intende per organizzazione familiare?
Il fratello vive in famiglia con i genitori sulla 70ina.
Ciò che è più frustrante è l'assoluto immobilismo di strutture e medici fino a che il malato non scoppia nelle sue crisi. Fino a quel momento è un'agonia, un calvario, per chi ci vive assieme, che può durare mesi o anni.
Nuovamente grazie per il suo inervento.
Cordiali saluti.
[#8]
Ex utente
Non ho compreso bene le sue domande: in che senso si occupano? E' autonomo in tutto, non ha deficit di comprensione o di intelletto, ha problemi di carattere. Lo mantengono economicamente (convive coi miei) questo si, se è questo che intende.
Per i suoi disturbi lo seguiva uno psichiatra, penso ci vada ancora.
Ho risposto in modo pertinente?
Cordiali saluti.
Per i suoi disturbi lo seguiva uno psichiatra, penso ci vada ancora.
Ho risposto in modo pertinente?
Cordiali saluti.
[#9]
Si. Ha risposto alle mie domande.
Credo che l'assistenza di uno psichiatra sia quello che serve.
Mi dispiace che i suoi genitori anziani non abbiano un aiuto per questo figlio.
Per quanto riguarda Lei, spero che abbia amicizie, lavoro, interessi che riempiano la Sua vita.
Purtroppo l'assistenza pubblica psichiatrica e' piuttosto limitata numericamente e non accessibile a tutti.
Esistono Comunita' Terapeutiche ove vengono svolti dei programmi terapeutici che possono essere utili, ma l'accesso e' limitato.
Provate a informarvi presso la Vostra ASL di appartenenza.
Mi faccia sapere!
Credo che l'assistenza di uno psichiatra sia quello che serve.
Mi dispiace che i suoi genitori anziani non abbiano un aiuto per questo figlio.
Per quanto riguarda Lei, spero che abbia amicizie, lavoro, interessi che riempiano la Sua vita.
Purtroppo l'assistenza pubblica psichiatrica e' piuttosto limitata numericamente e non accessibile a tutti.
Esistono Comunita' Terapeutiche ove vengono svolti dei programmi terapeutici che possono essere utili, ma l'accesso e' limitato.
Provate a informarvi presso la Vostra ASL di appartenenza.
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Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 3.3k visite dal 13/08/2015.
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Approfondimento su Disturbi di personalità
I disturbi di personalità si verificano in caso di alterazioni di pensiero e di comportamento nei tratti della persona: classificazione e caratteristiche dei vari disturbi.