Sono lesbica ma non voglio?

Gentili dottori, sono una ragazza di 21 anni e sin dall'età di 14 sospetto di essere lesbica. Per molti anni ho negato a me stessa l'opportunità di scoprirlo e di vivere relazioni omosessuali. Ho avuto solo relazioni con uomini, di cui la più duratura di un anno, le quali sono sempre state molto tormentate in quanto, nonostante avessi fortemente desiderato stabilità ed equilibrio e nonostante mi sentissi emozionalmente e sentimentalmente coinvolta, non riuscivo mai a sentirmi realmente sessualmente appagata. Così, ho cominciato a pensare di non dover sopprimere quella parte di me che da anni mi suggerisce di essere lesbica e ho cercato, seppur con un po' di sforzo, di darmi l'opportunità di sperimentare una relazione omosessuale. Da poco ho avuto il mio primo contatto fisico con una donna, questo non è stato né migliore né peggiore rispetto alle mie aspettative, tuttavia non sono sicura né di volerlo ripetere né di non volerlo ripetere. Così ho deciso di darmi tempo con questa donna e vedere come si sviluppa il rapporto. Il problema è che sto vivendo, in realtà, tutto questo come se fosse un test e, la verità, è che vorrei potermi scoprire in grado di amare e stare con un uomo. Non è un problema di "coming out" in società, o almeno, non totalmente. E' un problema che nasce e muore nella mia persona. Non riesco ad accettare e ammettere serenamente che io possa preferire le donne. Mi rendo conto che, forse, mi sto solo dando la falsa opportunità di provare a stare con una donna nella speranza che possa rendermi conto che non è quello che voglio. Trovo molto difficile, così, capire cosa realmente desidero. In questa condizione, non vivo serenamente e mi domando come si possa essere qualcosa che non si desidera e viceversa. Non so come affrontare questa situazione di totale impasse
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve, da quello che dice si trova in una situazione di incertezza dovuta a un conflitto. È molto significativa la sua frase: "E' un problema che nasce e muore nella mia persona. Non riesco ad accettare e ammettere serenamente che io possa preferire le donne".
Questo può accadere perché è abituata a sentirsi dire come è giusto vivere. E la voce degli altri diventa la sua, come giustamente ha detto.
Non so se sia questo il suo caso, ma è molto frequente nell'omosessualità, perché troppo spesso, ancora oggi, è socialmente considerata una condizione sbagliata. Mentre non è così, è una condizione naturale dell'essere umano.

È comprensibile quindi che senta un senso di disagio, come se vivesse senza sentire che sta seguendo la sua strada.
Fa un'analisi profonda di se stessa e io credo che mettersi alla prova come sta facendo vada bene. Ma come lei stessa mi sembra sentire, non si può restare nel dubbio per sempre. Arriva un momento in cui bisogna essere se stessi. E chissà se scrivendoci, lei non senta sempre di più che questo momento è ormai arrivato. E alla fine nessuno potrà dirle se "lei è lesbica, ma non lo vuole". Chi può dirlo è solo lei.

Un saluto,
Enrico de Sanctis
info@enricodesanctis.it

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazza,
Da quanto esprime sembra che Lei si stia piu' che altro sottoponendo a dei test.
Questo puo' accadere ed e' anche opportuno in un'epoca nella quale non si vuole dare nulla per scontato. Neanche l'orientamento sessuale.
Pero', prima di continuare a sperimentarsi, perche' non aspetta che sorga in Lei qualcosa di piu' pregiato? Un sentimento? Una passione?
Davanti a queste forti emozioni si scoporira' davvero nella Sua individualita'. Che e' la vera essenza di se'.
Che ne dice?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Utente
Utente
Gentili dottori, vi ringrazio per le vostre celeri e belle risposte. Sono consapevole che nessuno, al di fuori di me, potrà mai dire se "sono lesbica e non lo voglio". Scrivendovi, forse, cerco un po' di sostegno morale e, essendo la mia una situazione molto comune e diffusa, magari, qualche consiglio in base alla vostra esperienza con persone con i miei stessi problemi. Sicuramente sono già più consapevole che sia il momento di uscire allo scoperto, in qualsiasi modo. Per aspettare che in me sorga qualche sentimento o passione temo e credo che debba darmi la possibilità, prima, di sperimentare e, successivamente, magari, predispormi alla possibilità di lasciar nascere in me un sentimento più pregiato. Fino ad ora, col tempo, sono riuscita ad alimentare forti sentimenti per alcuni uomini, dacché, possiamo dire che lo ritenessi più facile e "consequenziale". Ma, appunto, la mia intesa con loro non ha mai raggiunto l'apice a causa della sfera sessuale. Con una donna potrei avere bisogno di altrettanto tempo e espserienza dal momento in cui mi sento più emotivamente bloccata e non mi sento ancora completamente disposta ad accogliere l'idea di stare con una persona del mio sesso. Ma perchè soffro così tanto di questa eventualità? Il mio problema è che, pur cercando di perseguire una volta per tutte la verità, questo, non mi sta rendendo felice.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara Signorina,
Questa Sua strenua ricerca della "verita" fa ipotizzare ancora una volta che la Sua sia una "ricerca scientifica", piu' che una ricerca di se' stessa.
Come mai tanto accanimento? Per non avere piu' dubbi? E perche' mai i dubbi La inquietano tanto?
Non risponda di getto! Si dia tempo per non sfuggire dal dubbio in modo troppo facile..
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Se guardiamo le cose in prospettiva, a 21 anni hai tutto il tempo per capire chi sei e cosa vuoi. Perciò non è indispensabile mettersi fretta. Adolescenza e post-adolescenza servono anche a questo, a capire chi siamo. Magari altri ragazzi della tua età sono indaffarati a capire se preferiscono questo o quello.. nel tuo caso invece la questione è "questo o quella".

>>> Non è un problema di "coming out" in società, o almeno, non totalmente. E' un problema che nasce e muore nella mia persona
>>>

Molto di ciò che sta nella persona è entrato dall'esterno. Magari impercettibilmente, senza che ce ne siamo neanche accorti.

Ti consiglierei di dare più valore al tempo e meno al bisogno di arrivare a trarre subito conclusioni importanti. Fai come gli scienziati: prima l'esperienza, poi si elaborano i dati.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Ringrazio tutti voi dottori che accuratamente e pazientemente leggete e rispondete. Le vostre risposte sono molto interessanti e confortanti. Avete sicuramente ragione nel sostenere che la mia "fame" di risposte gioca in anticipo sulla possibilità di rivelare la mia vera essenza. Vivo continuamente in un limbo nel quale mi chiedo se potrò mai stare con un uomo o se sono destinata (purtroppo devo dirlo, alle volte, penso, quasi condannata) a stare con una donna. Dico condannata non perchè ci trovi qualcosa di male, ma perchè non è quello che ho sempre pensato e immaginato per me. E' difficile, per me, vivere in questa contraddizione adesso. Solo il tempo, sì, potrebbe darmi qualche risposta e vorrei non darmi fretta e trattare la questione come un "out out". Tuttavia, spesso, questa mia confusione mentale mi porta a essere distratta sullo studio e a momenti di profondo sconforto. Mi consigliate un percorso terapeutico?
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
Prima di valutare un percorso psicoterapico, sarebbe utile una o più consulenza psicologica, luogo simbolico non giudicante dove potrà chiarire alcuni punti di se e del suo sentire, dopo lo valuterete unitamente al clinico che si occuperà di lei.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara signorina,
Concordo con il consiglio offertoLe dalla Dott.a Randone, ma tanto per prendere contatto con la sua domanda ci accenna che rappresentazione Lei abbia e abbia avuto nella sua infanzia delle figure femminili rilevanti per Lei?
Una zia, una insegnante che ricorda meglio? Una parente, sua madre?
E le maschili? Zii, cugini, padre?
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Utente
Utente
In passato ho effettuato una consulenza psicologica di qualche seduta, presso lo sportello psicologico universitario e presso uno psicologo/psicoterapeuta privato che, però, non mi hanno aiutato gran che a far luce sulla questione. Tuttavia, penso di ritentare.
Riscavando nella mia memoria, durante la mia infanzia, la figura femminile ha sempre giocato un ruolo importante, quanto quella maschile comunque. Ricordo che provavo grande ammirazione per alcune mie maestre e compagne di classe così come fantasticavo su improbabili intrecci amorosi con bambini o figure maschili più grandi. La figura di mia madre, da bambina, è piuttosto austera. Non mi fa mancare nulla e non l'ho mai temuta ma il nostro rapporto è più equilibrato adesso nonostante comuni scontri madre/figlia. Nella mia infanzia, la figura maschile non è molto ricorrente. Non ho fratelli e con i cugini o zii non ho saldi rapporti. Ricordo chiaramente mio padre, che è l'unica figura maschile costante della mia infanzia e con il quale ho un rapporto ottimo, di totale fiducia e dialogo e che adoro molto!
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara Signorina,
Quella delle "maestre" e della "mamma austera"mi sembra una pista che andrebbe percorsa.
Un qualcosa da ammirare e desiderare in quanto irraggiungibile.
Un qualcosa da amare senza essere sicura di avere corrispondenza. Anzi essendo quasi sicura di non averne.
Che si trasforma in "potere" loro. Qualcosa di appartenente al ruolo maschile, per definizione.
Ecco una traccia gliel'ho data.
Ora davvero dovrebbe proseguirla se vuole con una/o psicoterapeuta dinamico.
I migliori auguri!
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Utente
Utente
E' proprio quello che ho intenzione di fare, gentile dottoressa, in quanto so che solo un percorso vis à vis potrà, forse, darmi qualche vero beneficio.
La ringrazio per gli interessanti spunti di riflessione da lei forniti, solo una cosa; non credo di comprendere bene quando mi dice:

"Che si trasforma in "potere" loro. Qualcosa di appartenente al ruolo maschile, per definizione."

Può spiegarmi meglio cosa intende?
Tuttavia, sono sostengo che, come molti di voi dottori mi hanno suggerito, il tempo e la pazienza potranno darmi qualche risposta in più. Senza correre perchè non vi è fretta e, magari, anche lo sbocciare di una passione potrebbe aiutarmi.

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Più che ritentare come fosse qualcosa di casuale io ti consiglio di cercare qualche professionista nella tua zona e fare un giro di telefonate. Prova ad esporre la situazione e chiedi ciò che ti serve. Potrai farti un ' idea più precisa.

Cordiali saluti

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signorina,
Il "ruolo" maschile (il grande psicoanalista francese Jacques Lacan lo indica come "Il nome del Padre") rappresenta il potere maschile per eccellenza, quello che "struttura", che "protegge", "difende", ma anche "fa giustizia", "punisce". Quindi una figura enorme, come puo' capire.
Ecco, forse Lei ha desiderato "trasferire" questo "potere" sulle due figure femminili che ha scelto.
Andrebbe elaborato il senso di questo.
I migliori auguri!