Problemi da omosessualità.

Salve,
Sono un ragazzo di 24 anni, omosessuale e questa mia condizione ha portato vari problemi nella mia vita. Premetto che ad oggi non sono riuscito ad accettarmi del tutto, ho sempre vissuto questa cosa come un handicap; da quando me ne sono reso conto in maniera certa (14anni, ma lo sapevo già da prima, perché gay si nasce) tutto è cambiato, il mio fantastico rapporto con familiari, i rapporti con i miei coetanei, la mia inarrestabile voglia di fare. L'omosessualità mi ha letteralmente rapito dalla realtà, ho iniziato ad essere un attore in tutto e con tutti, a scuola facevo quello che era necessario per essere promosso (per me cosa fondamentale) in quanto non vedevo l'ora di scappare da quell'ambiente, anche se non sono mai stato deriso o umiliato perché non si nota affatto che sono gay!
All'età di 21 anni mi sono trasferito in un'altra città per essere libero di fare ciò che volevo, (nella mia città non ho mai incontrato nessun ragazzo per paura di essere "scoperto") precedentemente ho lavorato sodo per avere una buona indipendenza economica che mi permettesse di vivere fuori dalla mia città. Qui inizia il periodo più bello della mia vita che finirà dopo poco, mi fidanzo con un ragazzo meraviglioso in tutto, tutto funziona bene ma dopo l'iniziale infatuazione, mi rendo conto che non lo amo, che per me è quell'amico tanto cercato e mai trovato e per questo non faccio nulla; come faccio a lasciare l'unica persona che mi ha capito, che mi ha ascoltato, che mi ha fatto passare dei momenti bellissimi? Adesso ne ho 24, nulla è cambiato, perché ho paura che senza di lui non riuscirò ad andare avanti, che potrebbe risentirne il mio percorso universitario. Inoltre non vedo e sento mio padre da più di 5 anni (i miei sono separati) perché non vorrei mai dargli la soddisfazione di sapere che suo figlio è gay, ma mi manca ed ho bisogno di lui. Ho fatto coming out solo con mio fratello quasi un anno fa ed è andata molto male, sia perché non se lo aspettava, sia per la sua mentalità chiusa; adesso con lui va meglio ma non ne abbiamo mai più parlato e quindi non mi è servito a nulla espormi con lui, in quanto è stata una decisione presa dal fatto che avevo bisogno di conforto e aiuto cosa che non c'è stata.
Da tutto questo ne deriva uno stato d'animo ballerino, c'è quando sto "bene", quando sto male e quando mi sento in uno stato di profonda depressione.
Scusate per la confusione, non so neanche come ho trovato il coraggio di scrivere ciò, vorrei solo capire come trovare la mia strada ed essere un po' felice.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Caro ragazzo,
Anzitutto grazie della fiducia che ha in noi.
Cerchiamo sempre di essere davvero di aiuto a chi e' in difficolta'.
Purtroppo essere gay non e' una strada facile, specie per le persone sensibili.
Ma in qualche modo bisogna percorrerla.
Che un rapporto gay sia duraturo non e' sempre detto perche' i problemi sono sempre in agguato.
Quindi non si crei scrupoli verso il suo compagno. La verita' e' un valore enorme e che, sola, permette di essere in pace con se' stessi.
Quindi ci pensi, si ascolti, e se pensa che il rapporto non sia soddisfacente per Lei tronchi.
Farebbe piu' male con i tentennamenti e le fughe.
Riguardo suo padre ci pensi. Potrebbe essere non facile per lui accettarlo.
Perche' non si fa aiutare da uno psicoterapeuta?
L'orientamento attuale della psicologia accetta l'omosessualita' come una espressione della sessualita'.
Ci faccia sapere!
I migliori auguri

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Dr.ssa Mirella Caruso Psicologo, Psicoterapeuta 52 1
Gentile Ragazzo, leggo tra le righe di questa sua mail tanta solitudine. E' stato bravo, è riuscito a conquistare un’indipendenza economica e a seguire gli studi universitari. Ci tiene molto. E' stato forte. Pur tuttavia, sente di aver bisogno di un sostegno e a non continuare più a fingere, a nascondersi. Certo, è molto difficile fare coming-out, provare a presentarsi a tutti, anche al di fuori del proprio ambiente selezionato, per come si è, per una scelta fatta che non è una scelta, come lei dice, ma un dato di fatto. Credo che però, in questo momento per lei ci sia una priorità. E, se lo desidera, potrà trovarne conferma con un consulto presso uno psicoterapeuta. Lei non vede suo padre da cinque anni, i suoi genitori si sono separati. Come ha vissuto quella separazione? Quali le colpe e le responsabilità…. Indipendentemente dal fatto che lei sia omosessuale, è molto probabile che senta pesantemente questa lontananza e viva la separazione con il ricordo e la fantasticheria incessante che lui non potrà mai accettarla. Suo fratello l’ha messo in guardia. Di là dalla sua vita affettiva e sessuale, qui' c'è un figlio che ha bisogno di un padre e, molto probabilmente, sarà vero anche il contrario. In bocca al lupo!

Dr.ssa Mirella Caruso www.mirellacaruso.it
Milano: via A. Stradivari, 6.
Bologna: via Malvolta, 3.

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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Salve, ci tengo a dirle soltanto una cosa: l'omosessualità è una condizione naturale. Il problema non è lei, ma il peso dell'omofobia della famiglia e della società che condizionano pesantemente la persona, rendendola fragile.

Il punto è che quel pesante giudizio da parte degli altri sull'omosessualità, diventa suo e se lo porta dentro. E a quel punto è difficile accettarsi, si vive nella paura di essere se stessi. E la vita diventa un esilio.

È però necessario accettarsi, in modo tale che lei sia autentico e diventi libero e, con il grande rispetto che merita per se stesso, possa incontrare un mondo nuovo in cui trovare qualcosa di buono, amici e persone con le quali costruire dei legami. E se incontrerà qualcuno che non la accetterà, certo può farle male, ma pazienza, non dipende da lei.

Ritrovando forza e fiducia in sé, potrà quindi affrontare a testa alta anche chi non la penserà come noi. Se questa persona potrebbe anche essere suo padre (ma magari no, potrebbe stupirla), potrebbe tentare lei stesso di insegnargli, piano piano, che l'omosessualità è parte integrante dell'essere umano e che non c'è niente di sbagliato o abnorme a esserlo. Ne deve essere profondamente convinto lei per primo però...

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
info@enricodesanctis.it

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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Attivo dal 2015 al 2016
Ex utente
Grazie mille per le risposte.

In risposta alla dott.ssa Caruso, la separazione dei miei genitori (scelta di mio padre) è stato un fulmine a ciel sereno, ma non rappresenta il vero problema, può succedere che finisca un amore e credo che i figli non debbano entrare in merito a queste cose, quanto il fatto che mio padre ha colpevolizzato in tutto mia madre per la fine del loro matrimonio, anche su aspetti davvero futili; questo suo atteggiamento mi ha fatto capire che qualsiasi cosa gli avessi raccontato (nel mio caso l'omosessualità), sarebbe stata sicuramente colpa di mia madre, chiudendomi sempre di più nei suoi confronti fino a non cercarlo.
Riguardo mio fratello non ho capito: ha messo me in guardia da cosa?

Al dott. De Sanctis, lei ha completamente ragione, quello che scrive è verissimo e ne sono consapevole, non credo di essere sbagliato, anzi ho sempre avuto una buona opinione di me stesso ritenendomi una persona forte, studio, faccio sport, ho delle passioni come il resto delle persone che non sono di certo quelle che di solito si etichettano agli omosessuali.
Il problema sta nel parlarne con gli altri, che hanno un idea del tutto sbagliata sull'argomento, sono troppo orgoglioso per poter sopportare una discriminazione in seguito al mio coming out, ho paura di essere giudicato.
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Dr.ssa Mirella Caruso Psicologo, Psicoterapeuta 52 1
Ha fatto un tentativo di apertura, mostrandosi per quello che è con suo fratello il quale, con la sua risposta di non-accoglienza, le ha confermato i suoi dubbi e le paure: non serve aprirsi, confidarsi, cercare conforto perché non c'è accoglienza, solo negazione. Si fa finta di non averne parlato. Ha ragione, può succedere che un amore finisca e i figli non devono entrare in merito alle questioni affettive dei genitori ma, lei afferma di sentire bruciare l'assenza di suo padre e ha bisogno di lui. E' bloccato perché sa che ogni suo comportamento potrebbe essere giudicato negativamente da lui come un prodotto dell’educazione materna. E' qui' il problema, mi pare. Se è così, se è vera questa ipotesi, il fatto che lei sia omosessuale passa in secondo piano, (o meglio, segue subito dopo) perché ci sarebbe da ricostruire il vostro legame, la relazione padre-figlio, un rapporto affettivo che, sebbene ci sia almeno a livello fantasmatico, è condito di rabbia, paure, frustrazioni. In primo piano verrebbe la sua emancipazione come uomo al di fuori dei condizionamenti familiari. Una bella sfida da affrontare. In bocca al lupo!
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Capisco la paura di essere giudicato e il desiderio di essere accettato, ma non dipende da lei quello che gli altri pensano e fanno.

Quello che dipende da lei è cosa pensa di se stesso. E questo è vero sempre, non soltanto relativamente all'orientamento sessuale.
Se è libero di essere se stesso e se non si giudica male, sarà questa la sua forza con cui potrà andare nel mondo. Sarà questo il suo orgoglio, che è una forza espressiva e non difensiva. L'orgoglio serve per scegliere il mondo a cui si vuole appartenere, le persone con le quali vogliamo stare, serve per prendersi cura di se stessi contro la discriminazione. Ma non serve per nascondersi.

Lei non merita di vivere sottomesso alla paura o al giudizio degli altri.
Lei è come tutti gli altri, alla pari, e quello che pensa ha un valore, anche se il suo pensiero è diverso dal loro.

In ultima analisi, d'altronde, possiamo anche chiederci: ma queste persone che giudicano e discriminano hanno ragione?

Un saluto,
Enrico de Sanctis
info@enricodesanctis.it