Rapporto con la morte
Salve,
sono un ragazzo di 24 anni e, purtroppo, ho subìto la morte del mio migliore amico circa 2 anni fa. E' stato davvero un brutto colpo ed è per questo che vi scrivo.
Ritengo di aver superato il trauma post morte "relativamente" bene. Ovviamente, i mesi successivi all'evento sono stati i più duri e non facevo altro che pensare a ciò,
ma, purtroppo o fortunatamente, la vita quotidiana ha ripreso il suo corso. Questo, però, non significa che io abbia dimenticato il mio amico e non c'è giorno o notte che passi senza pensare a lui, alle nostre giornate trascorse insieme e al destino che ci ha separati. Mi rivolgo a voi perchè questo avvenimento ha modificato il mio rapporto con la morte.
Da quel maledetto giorno, ogni sera (e dico davvero "ogni") quando sono nel mio letto, prima di addormentarmi, penso a lui e alla morte in generale. Penso alla enorme paura che ho di morire,
a quella finta sicurezza che si ha nelle azioni compiute tutti i giorni pensando sempre al futuro, al domani, quasi come se si fosse immortali, ma così non è.
Ogni sera mi metto a letto pensando alla morte, a come questo pensiero possa condizionare negativamente la mia vita. Non sono un ragazzo malinconico, triste nè depresso.
Ho una vita che in molti desidererebbero, sono ottimista ed estroverso, ma in quei minuti che precedono il mio addormentarmi questi pensieri arrivano sempre, costantemente alla mia mente e non so come scacciarli o affrontarli e, da un momento all'altro, mi rattristo e cambio completamente. Tutto ciò, sembra paradossale lo so, avviene nel buio della notte e solo in quel momento.
Spero di poter trovare conforto e aiuto nelle vostre risposte e non sono così pretenzioso da richiedere una soluzione a ciò, ma almeno una via da seguire.
Vi anticipo che non sono intenzionato a vedere uno specialista sia perchè il mio lavoro mi tiene impegnato quasi tutta la giornata, sia per altri motivi.
Vi ringrazio in anticipo.
sono un ragazzo di 24 anni e, purtroppo, ho subìto la morte del mio migliore amico circa 2 anni fa. E' stato davvero un brutto colpo ed è per questo che vi scrivo.
Ritengo di aver superato il trauma post morte "relativamente" bene. Ovviamente, i mesi successivi all'evento sono stati i più duri e non facevo altro che pensare a ciò,
ma, purtroppo o fortunatamente, la vita quotidiana ha ripreso il suo corso. Questo, però, non significa che io abbia dimenticato il mio amico e non c'è giorno o notte che passi senza pensare a lui, alle nostre giornate trascorse insieme e al destino che ci ha separati. Mi rivolgo a voi perchè questo avvenimento ha modificato il mio rapporto con la morte.
Da quel maledetto giorno, ogni sera (e dico davvero "ogni") quando sono nel mio letto, prima di addormentarmi, penso a lui e alla morte in generale. Penso alla enorme paura che ho di morire,
a quella finta sicurezza che si ha nelle azioni compiute tutti i giorni pensando sempre al futuro, al domani, quasi come se si fosse immortali, ma così non è.
Ogni sera mi metto a letto pensando alla morte, a come questo pensiero possa condizionare negativamente la mia vita. Non sono un ragazzo malinconico, triste nè depresso.
Ho una vita che in molti desidererebbero, sono ottimista ed estroverso, ma in quei minuti che precedono il mio addormentarmi questi pensieri arrivano sempre, costantemente alla mia mente e non so come scacciarli o affrontarli e, da un momento all'altro, mi rattristo e cambio completamente. Tutto ciò, sembra paradossale lo so, avviene nel buio della notte e solo in quel momento.
Spero di poter trovare conforto e aiuto nelle vostre risposte e non sono così pretenzioso da richiedere una soluzione a ciò, ma almeno una via da seguire.
Vi anticipo che non sono intenzionato a vedere uno specialista sia perchè il mio lavoro mi tiene impegnato quasi tutta la giornata, sia per altri motivi.
Vi ringrazio in anticipo.
[#1]
Gentile utente,
la morte del suo amico La ha messo difronte sia di fronte alla perdita di una persona molto cara, sia di fronte alla limitatezza della vita anche della propria. E questo cambia la prospettiva con la quale si vive.
Fino all'adolescenza il bambino non percepisce questo evento, se non in una fase attorno ai 5 anni. Nell'adolescenza i dubbi esistenziali riguardano molto anche la morte (pensiamo a quanti romanzi su ciò); sarei portata a collocare qui, questa sua attuale fase .
E dunque il Suo mi sembra un incontro traumatico, ma anche molto realistico e di crescita consapevole sulla finitezza della vita.
Del resto forse per questo Lorenzo de' Medici molti secoli fa poetava: "Chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza". La finitezza non esclude la lietezza...
la morte del suo amico La ha messo difronte sia di fronte alla perdita di una persona molto cara, sia di fronte alla limitatezza della vita anche della propria. E questo cambia la prospettiva con la quale si vive.
Fino all'adolescenza il bambino non percepisce questo evento, se non in una fase attorno ai 5 anni. Nell'adolescenza i dubbi esistenziali riguardano molto anche la morte (pensiamo a quanti romanzi su ciò); sarei portata a collocare qui, questa sua attuale fase .
E dunque il Suo mi sembra un incontro traumatico, ma anche molto realistico e di crescita consapevole sulla finitezza della vita.
Del resto forse per questo Lorenzo de' Medici molti secoli fa poetava: "Chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza". La finitezza non esclude la lietezza...
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Gentile Utente,
La morte, purtroppo, apparteneva all vita, ma non ci poniamo il problema della sua esistenza fino a quando non decide di camminarci a fianco.
Legga questa lettura, in realtà è un racconto, dove il tema della morte e del dopo....è trattato in maniera approfondita e, dopo, se desidera ne riparliamo.
http://www.valeriarandone.it/articoli/1297-congresso-nazionale-sia-2015/
La morte, purtroppo, apparteneva all vita, ma non ci poniamo il problema della sua esistenza fino a quando non decide di camminarci a fianco.
Legga questa lettura, in realtà è un racconto, dove il tema della morte e del dopo....è trattato in maniera approfondita e, dopo, se desidera ne riparliamo.
http://www.valeriarandone.it/articoli/1297-congresso-nazionale-sia-2015/
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Caro ragazzo,
anzitutto vorrei rivolgerLe i miei complimenti per la Sua sensibilita' e umanita'. E anche grande senso di realta'.
La morte e' infatti un pensiero 'inconcepibile' . Lo si sfugge proprio perche' non e' un evento solo "possibile", ma certo! E che nessuno accetta.
Per lei le cose sono andate diversamente. Ha dovuto accettare la morte del suo amico e percepire tutte le emozioni che Le ha prodotto.
Come ripeto sono emozioni arricchenti!
Che tali riflessioni avvengano prima di addormentarsi e' normale. Si tratta di un momento in cui "il chiasso" della giornata cessa e ci si ritrova con i pensieri piu' intimi. Anche il controllo della razionalita' con l'approcciarsi del sonno diminuisce.
Quindi e' tutto normale.
E' bello per il rapporto che ha avuto con il Suo amico che ancora vi sia fra Voi la possibilita' di darvi tanto!
Coraggio!
anzitutto vorrei rivolgerLe i miei complimenti per la Sua sensibilita' e umanita'. E anche grande senso di realta'.
La morte e' infatti un pensiero 'inconcepibile' . Lo si sfugge proprio perche' non e' un evento solo "possibile", ma certo! E che nessuno accetta.
Per lei le cose sono andate diversamente. Ha dovuto accettare la morte del suo amico e percepire tutte le emozioni che Le ha prodotto.
Come ripeto sono emozioni arricchenti!
Che tali riflessioni avvengano prima di addormentarsi e' normale. Si tratta di un momento in cui "il chiasso" della giornata cessa e ci si ritrova con i pensieri piu' intimi. Anche il controllo della razionalita' con l'approcciarsi del sonno diminuisce.
Quindi e' tutto normale.
E' bello per il rapporto che ha avuto con il Suo amico che ancora vi sia fra Voi la possibilita' di darvi tanto!
Coraggio!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#4]
Ex utente
Gentili dottoresse, innanzitutto vi ringrazio per le tempestive e dettagliate risposte.
Purtroppo, sono sempre più convinto che questi miei pensieri non si possano definire "normali" e, ovviamente, ricorrono ancora ogni notte.
Inoltre, mi capita spesso anche di traslare il pensiero della morte non soltanto su di me, ma anche sui miei cari e i miei parenti e a come sarebbe la vita senza di loro e da lì mi prende una tristezza e angoscia considerevoli. E questo accade sempre in quegli stessi momenti...
Se avete altri consigli, suggerimenti o sollievi vi prego di scriverli qui in modo tale da trovare un punto di sblocco a questo situazione ormai in stallo.
Grazie ancora
P.S. Per la dottoressa Randone: a breve leggerò il suo articolo e mi piacerebbe, magari, parlarne.
Purtroppo, sono sempre più convinto che questi miei pensieri non si possano definire "normali" e, ovviamente, ricorrono ancora ogni notte.
Inoltre, mi capita spesso anche di traslare il pensiero della morte non soltanto su di me, ma anche sui miei cari e i miei parenti e a come sarebbe la vita senza di loro e da lì mi prende una tristezza e angoscia considerevoli. E questo accade sempre in quegli stessi momenti...
Se avete altri consigli, suggerimenti o sollievi vi prego di scriverli qui in modo tale da trovare un punto di sblocco a questo situazione ormai in stallo.
Grazie ancora
P.S. Per la dottoressa Randone: a breve leggerò il suo articolo e mi piacerebbe, magari, parlarne.
[#5]
Gentile ragazzo,
Da quanto riferisce si deve dedurre che la scomparsa del Suo amico abbia attivato qualche nucleo depressivo e che questo ora sia in prevalenza.
Freud descriveva le due "pulsioni base" della psiche, Eros e Tanathos.
Eros, la vita/ la ricerca del piacere e Tanathos, morte/ il principio della morte, del nulla, della distruzione, in equilibrio normalmente fra loro, perche' la vita sia piacevole.
Quando purtroppo prevale Tanathos appaiono emozioni fatte di dolore, rinuncia.
Forse sarebbe necessario che Lei ne parlasse con uno psicoterapeuta dinamico per elaborare i profondi significati che questi concetti veicolano.
Resto a disposizione se ha desiderio di parlarne.
Buona serata.
Da quanto riferisce si deve dedurre che la scomparsa del Suo amico abbia attivato qualche nucleo depressivo e che questo ora sia in prevalenza.
Freud descriveva le due "pulsioni base" della psiche, Eros e Tanathos.
Eros, la vita/ la ricerca del piacere e Tanathos, morte/ il principio della morte, del nulla, della distruzione, in equilibrio normalmente fra loro, perche' la vita sia piacevole.
Quando purtroppo prevale Tanathos appaiono emozioni fatte di dolore, rinuncia.
Forse sarebbe necessario che Lei ne parlasse con uno psicoterapeuta dinamico per elaborare i profondi significati che questi concetti veicolano.
Resto a disposizione se ha desiderio di parlarne.
Buona serata.
[#6]
Quando desidera.
Le perdite possono anche slatentizzare depressioni silenti e dormienti ....e l'ago della bilancia inizia a propendere verso pensieri destabilizzanti per la psiche e colori scuri....ed inquietanti.
Si faccia aiutare, online, purtroppo, non è possibile fare altro che ascoltarla ed indirizzarla,...ma un aiuto concreto, a mio avviso, sarebbe utile.
Anche io, come la Collega, le suggerisco un ascolto profondo che possa orientarla nella comprensione del reale significato di questi pensieri.
Le perdite possono anche slatentizzare depressioni silenti e dormienti ....e l'ago della bilancia inizia a propendere verso pensieri destabilizzanti per la psiche e colori scuri....ed inquietanti.
Si faccia aiutare, online, purtroppo, non è possibile fare altro che ascoltarla ed indirizzarla,...ma un aiuto concreto, a mio avviso, sarebbe utile.
Anche io, come la Collega, le suggerisco un ascolto profondo che possa orientarla nella comprensione del reale significato di questi pensieri.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 3.5k visite dal 06/08/2015.
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