Anoressia nervosa
Buongiorno, avrei bisogno di un consiglio su come comportarmi in merito al problema che purtroppo io, mio marito , il medico di base e l'equipe medica del reparto di alimentazione di Niguarda di Milano, abbiamo riscontrato in mia figlia di 17 anni( peso kg.39,3, l'anno scorso era kg.46. Altezza cm. 161).
L'equipe di Niguarda, dopo tutti i vari esami del caso hanno riscontrato una grave malnutrizione, rallentamento battiti cardiaci (45), amenorrea (da ottobre dell'anno scorso), controllo eccessivo, ma non rifiuto, nell'assunzione del cibo e mancata consapevolezza del problema da parte di mia figlia, la quale è convinta che sia il suo fisico ad avere un problema, il quale non dipende dalla sua volontà.
Il percorso proposto dall?equipe è di un day hospital giornaliero, con conseguente interruzione della scuola ed altre attività, soprattutto quelle sportive. Mia figlia non ne vuole sapere, vorrebbe seguire con la mia dottoressa, specializzata per altro nei disturbi dell'alimentazione e quindi competente sulla questione, e l'appoggio di una psicologa esterna, che ho già contattato, un percorso riabilitativo. Mi chiedo se sia possibile farlo, o se all'inizio, quello ospedaliero sia obbligatorio. La ragazza dopo aver saputo del percorso proposto dall'ospedale è molto depressa, irosa, malinconica.... vorrebbe continuare la sua vita con scuola, amici, famiglia.... non so davvero cosa fare. So solo che sono terribilmente preoccupata.
L'equipe di Niguarda, dopo tutti i vari esami del caso hanno riscontrato una grave malnutrizione, rallentamento battiti cardiaci (45), amenorrea (da ottobre dell'anno scorso), controllo eccessivo, ma non rifiuto, nell'assunzione del cibo e mancata consapevolezza del problema da parte di mia figlia, la quale è convinta che sia il suo fisico ad avere un problema, il quale non dipende dalla sua volontà.
Il percorso proposto dall?equipe è di un day hospital giornaliero, con conseguente interruzione della scuola ed altre attività, soprattutto quelle sportive. Mia figlia non ne vuole sapere, vorrebbe seguire con la mia dottoressa, specializzata per altro nei disturbi dell'alimentazione e quindi competente sulla questione, e l'appoggio di una psicologa esterna, che ho già contattato, un percorso riabilitativo. Mi chiedo se sia possibile farlo, o se all'inizio, quello ospedaliero sia obbligatorio. La ragazza dopo aver saputo del percorso proposto dall'ospedale è molto depressa, irosa, malinconica.... vorrebbe continuare la sua vita con scuola, amici, famiglia.... non so davvero cosa fare. So solo che sono terribilmente preoccupata.
[#1]
Gentile Signora,
I disturbi alimentari sono una questione seria, che va affrontata a vari livelli, sia psicologici che fisiologici.
Ecco perche' esistono queste Strutture multidisciplinari che prendono in carico la persona interessata nel suo insieme.
La sospensione dell'attivita' sportiva potrebbe essere di per se' gia' terapeutica, in quanto questa patologia si esprime proprio tramite il controllo estremo del corpo e delle sue possibilita'.
Il mio consiglio sarebbe di incitare Sua figlia a intraprendere quedta terapia.
I migliori saluti.
I disturbi alimentari sono una questione seria, che va affrontata a vari livelli, sia psicologici che fisiologici.
Ecco perche' esistono queste Strutture multidisciplinari che prendono in carico la persona interessata nel suo insieme.
La sospensione dell'attivita' sportiva potrebbe essere di per se' gia' terapeutica, in quanto questa patologia si esprime proprio tramite il controllo estremo del corpo e delle sue possibilita'.
Il mio consiglio sarebbe di incitare Sua figlia a intraprendere quedta terapia.
I migliori saluti.
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Gentile Signora,
concordo con la Collega, date le condizioni cliniche che sarebbero state riscontrate su sua figlia non avrei dubbi nel seguire il percorso proposto a Niguarda.
E' previsto un percorso anche per voi genitori?
concordo con la Collega, date le condizioni cliniche che sarebbero state riscontrate su sua figlia non avrei dubbi nel seguire il percorso proposto a Niguarda.
E' previsto un percorso anche per voi genitori?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#3]
Gentile Signora,
Anche io, come le Colleghe, le suggerisco un approccio multidisciplinare senza mai dimenticare voi genitori.
Le allego una lettura di un nostro Collega proprio sul tema così dibattito del ricovero per l'anoressia, la consulti e legga anche le riflessioni degli altri colleghi in calce, così avrà più elementi per decidere.
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/5755-tso-per-l-anoressia-una-valida-proposta-di-legge.html
Consideri che la reale guarigione è un percorso lungo e non può essere identificata con qualche kg in più, ma con la reale cicatrizzazione di ferite molto, ma molto profonde che spesso tendono poi a riaprirsi nel tempo....
Se ha voglia acquisti anche il libro " tutto il pane del mondo" di Fabiola de Clercq.
Le sarà davvero utile.
Auguri di cuore per sua figlia.
Anche io, come le Colleghe, le suggerisco un approccio multidisciplinare senza mai dimenticare voi genitori.
Le allego una lettura di un nostro Collega proprio sul tema così dibattito del ricovero per l'anoressia, la consulti e legga anche le riflessioni degli altri colleghi in calce, così avrà più elementi per decidere.
https://www.medicitalia.it/news/psicologia/5755-tso-per-l-anoressia-una-valida-proposta-di-legge.html
Consideri che la reale guarigione è un percorso lungo e non può essere identificata con qualche kg in più, ma con la reale cicatrizzazione di ferite molto, ma molto profonde che spesso tendono poi a riaprirsi nel tempo....
Se ha voglia acquisti anche il libro " tutto il pane del mondo" di Fabiola de Clercq.
Le sarà davvero utile.
Auguri di cuore per sua figlia.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Gentile signora,
il percorso proposto a me lascia invece molte perplessità, almeno per come lei ce lo sta rappresentando.
I sintomi che lei racconta sono molto comuni in questi casi e anche ciò che le dice la ragazza circa la sua "volontà" è molto comune.
I disturbi del comportamento alimentare sono psicopatologie e come tali in primis vanno affrontate.
Ovviamente sono psicopatologie o patologie psichiatriche che avendo ricadute in alcuni casi anche molto gravi sul corpo, necessitano di un approccio multidisciplinare (come confermano le colleghe), che coinvolga anche altri professionisti oltre agli psicoterapeuti.
Detto questo la "nutrizione clinica" salvo casi ove il corpo sia in stato di compromissione molto avanzato e limitatamente ai tempi di recupero di un peso (BMI) che metta il soggetto fuori dal rischio immediato di vita, non è la struttura che può prendere in carico questi soggetti in prima battuta e non è neppure la strada principale da seguire. Il Niguarda è una buona struttura per il trattamento dei DCA, mi sembra strano che le abbiano proposto la "nutrizione clinica" come driver di un processo di cura per una ragazzina di 17 anni.
Incentrare i trattamenti sul peso e sul corpo (diete, nutrizione, misurazioni, etc.) - nonostante ci sia lo psicologo che fa i colloqui come fosse una figura di supporto e non la figura guida del processo - può in molti casi anche peggiorare le condizioni psicologiche del soggetto, che nascondono poi le cause per le quali si arriva a questi disturbi.
Il problema non è "far mangiare" questi ragazzi (o meglio non è il problema della terapia) e il trattamento non può essere incentrato su questo aspetto, ma sui motivi per i quali i ragazzi sviluppano questi comportamenti che vanno individuati e trattati nel modo più appropriato. Il nutrizionista e il dietologo possono essere utili in molti casi, mentre in altri sono inutili o persino controproducenti.
Inoltre i genitori, nel caso di ragazzi dell'età di sua figlia, devono essere parte integrante del percorso di psicoterapia e devono essere seguiti loro stessi da un terapeuta che sappia aiutarli a rimodulare il modo di relazionarsi con la figlia in questo momento così difficile. Ma tutto ciò necessita di grande competenza e di un percorso incentrato sulle cure (la psicoterapia) e non sui trattamenti nutrizionali che sono solo un corollario - per quanto a volte indispensabile - alla cura. L'equipe multidisciplinare dunque deve prevedere membri molto coesi e abituati a lavorare in equipe tra loro, coordinati da un terapeuta che abbia a mente in primis la guarigione (o un netto miglioramento) e dunque la psicologia del soggetto e degli altri membri della famiglia.
Cordiali saluti.
il percorso proposto a me lascia invece molte perplessità, almeno per come lei ce lo sta rappresentando.
I sintomi che lei racconta sono molto comuni in questi casi e anche ciò che le dice la ragazza circa la sua "volontà" è molto comune.
I disturbi del comportamento alimentare sono psicopatologie e come tali in primis vanno affrontate.
Ovviamente sono psicopatologie o patologie psichiatriche che avendo ricadute in alcuni casi anche molto gravi sul corpo, necessitano di un approccio multidisciplinare (come confermano le colleghe), che coinvolga anche altri professionisti oltre agli psicoterapeuti.
Detto questo la "nutrizione clinica" salvo casi ove il corpo sia in stato di compromissione molto avanzato e limitatamente ai tempi di recupero di un peso (BMI) che metta il soggetto fuori dal rischio immediato di vita, non è la struttura che può prendere in carico questi soggetti in prima battuta e non è neppure la strada principale da seguire. Il Niguarda è una buona struttura per il trattamento dei DCA, mi sembra strano che le abbiano proposto la "nutrizione clinica" come driver di un processo di cura per una ragazzina di 17 anni.
Incentrare i trattamenti sul peso e sul corpo (diete, nutrizione, misurazioni, etc.) - nonostante ci sia lo psicologo che fa i colloqui come fosse una figura di supporto e non la figura guida del processo - può in molti casi anche peggiorare le condizioni psicologiche del soggetto, che nascondono poi le cause per le quali si arriva a questi disturbi.
Il problema non è "far mangiare" questi ragazzi (o meglio non è il problema della terapia) e il trattamento non può essere incentrato su questo aspetto, ma sui motivi per i quali i ragazzi sviluppano questi comportamenti che vanno individuati e trattati nel modo più appropriato. Il nutrizionista e il dietologo possono essere utili in molti casi, mentre in altri sono inutili o persino controproducenti.
Inoltre i genitori, nel caso di ragazzi dell'età di sua figlia, devono essere parte integrante del percorso di psicoterapia e devono essere seguiti loro stessi da un terapeuta che sappia aiutarli a rimodulare il modo di relazionarsi con la figlia in questo momento così difficile. Ma tutto ciò necessita di grande competenza e di un percorso incentrato sulle cure (la psicoterapia) e non sui trattamenti nutrizionali che sono solo un corollario - per quanto a volte indispensabile - alla cura. L'equipe multidisciplinare dunque deve prevedere membri molto coesi e abituati a lavorare in equipe tra loro, coordinati da un terapeuta che abbia a mente in primis la guarigione (o un netto miglioramento) e dunque la psicologia del soggetto e degli altri membri della famiglia.
Cordiali saluti.
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
[#5]
Utente
Ringrazio tutti per le gentili e celeri risposte in merito al mio problema. Conoscendo mia figlia e visto la sua reazione terribilmente astiosa e contraria al percorso ospedaliero, io e mio marito abbiamo deciso, anche in considerazione del fatto che non ho la più pallida idea di quando mia figlia potrà accedere al programma proposto dall'ospedale Niguarda di day hospital giornaliero, causa una lunga lista d'attesa, e non volendo quindi perdere ulteriore tempo prezioso, di iniziare subito un percorso privato in collaborazione con una dottoressa esperta alimentarista ed una psicologa esperta nel campo delle paure ed ansie degli adolescenti e in disturbi alimentari. Mia figlia dopo tale comunicazione da parte nostra, è apparsa più serena e assolutamente pronta ad una collaborazione totale, dichiarando una completa fiducia in entrambe le dottoresse, cosa credo comunque positiva, e cosa che prima non aveva mai manifestato in precedenza. Forse iniziando con un percorso meno drammatico di quello ospedaliero, potrebbe anche cambiare idea su quest'ultimo, accettando la cosa, quando si presenterà, senza più ira e rifiuto assoluto. In attesa della chiamata da Niguarda ci è sembrata la cosa più coerente da fare, penso che l'affrontare il problema con serenità, invece che con apatia ed ira da parte di nostra figlia, sia comunque un piccolo passo, piccolo ma positivo. Resto comunque in attesa di vostri commenti e/o ulteriori pareri e consigli.
[#6]
Gentile signora
Mi pare un ' ottima idea e Concordo con quanto espresso dal dott. Raggi.
Ci faccia sapere, in ogni caso la ragazza ha necessità anche di normalizzazione e quindi andare a scuola e far tutto ciò Che fa una ragazza della sua età.
Parallelamente è fondamentale la terapia per lei e anche per voi genitori.
Cordiali saluti
Mi pare un ' ottima idea e Concordo con quanto espresso dal dott. Raggi.
Ci faccia sapere, in ogni caso la ragazza ha necessità anche di normalizzazione e quindi andare a scuola e far tutto ciò Che fa una ragazza della sua età.
Parallelamente è fondamentale la terapia per lei e anche per voi genitori.
Cordiali saluti
[#9]
Gentile Signora, non sottovaluti la necessità di presa in carico di voi genitori che deve avvenire parallelamente al percorso di sua figlia e possibilmente con uno psicoterapeuta che lavori in equipe con le due dottoresse a cui vi siete voluti affidare.
I colloqui che eventualmente farete con la terapeuta della ragazza NON sostituiscono (e hanno uno scopo differente) il lavoro che dovrete fare voi: anche con una frequenza non necessariamente alta, ma deve essere il vostro percorso.
Questo passaggio, per ragazze dell'età di sua figlia, è fondamentale per la buona riuscita della terapia.
Cordiali saluti
I colloqui che eventualmente farete con la terapeuta della ragazza NON sostituiscono (e hanno uno scopo differente) il lavoro che dovrete fare voi: anche con una frequenza non necessariamente alta, ma deve essere il vostro percorso.
Questo passaggio, per ragazze dell'età di sua figlia, è fondamentale per la buona riuscita della terapia.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 12.2k visite dal 30/07/2015.
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Approfondimento su DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare
I disturbi alimentari (DCA), come anoressia, bulimia e binge eating, sono patologie legate a un comportamento disfunzionale verso il cibo. Sintomi, cause, cura.