Allenamento training autogeno
Buongiorno,
volevo chiedere se dopo aver appreso per bene il training autogeno (3 mesi fatto 3 volte al giorno e poi 1volta al giorno per un anno) è necessario farlo sempre 1 volta al giorno per sempre per poterne avere beneficio oppure lo si può fare anche del tipo 1 volta a settimana o 2 e comunque poter avere lostesso l'effetto benefico.
Grazie
volevo chiedere se dopo aver appreso per bene il training autogeno (3 mesi fatto 3 volte al giorno e poi 1volta al giorno per un anno) è necessario farlo sempre 1 volta al giorno per sempre per poterne avere beneficio oppure lo si può fare anche del tipo 1 volta a settimana o 2 e comunque poter avere lostesso l'effetto benefico.
Grazie
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il training autogeno può essere fatto come e quando vuole e non vi è di norma alcuna controindicazione per un soggetto in buona salute psicofisica.
Ognuno dovrebbe utilizzare le tecniche di rilassamento apprese nei tempi a lui più congeniali e in linea con gli scopi e le necessità per le quali le si è apprese.
Tre mesi di apprendimento non sono molti, di norma ne occorrono circa 6 dietro la guida di uno psicologo o di uno psicoterapeuta esperto in TA per avere un ciclo di apprendimento adeguato a sostenere un soggetto che voglia poi essere autonomo.
Uno sportivo in preparazione prima di una gara può effettuare più sessioni di quante ne fa solitamente in un periodo di tempo e idem se le è utile in un momento di particolare stress o altre situazioni che possono richiedere un aumento della frequenza. In altri casi può esercitarsi quanto ritiene che a lei sia utile.
Cordiali saluti
Ognuno dovrebbe utilizzare le tecniche di rilassamento apprese nei tempi a lui più congeniali e in linea con gli scopi e le necessità per le quali le si è apprese.
Tre mesi di apprendimento non sono molti, di norma ne occorrono circa 6 dietro la guida di uno psicologo o di uno psicoterapeuta esperto in TA per avere un ciclo di apprendimento adeguato a sostenere un soggetto che voglia poi essere autonomo.
Uno sportivo in preparazione prima di una gara può effettuare più sessioni di quante ne fa solitamente in un periodo di tempo e idem se le è utile in un momento di particolare stress o altre situazioni che possono richiedere un aumento della frequenza. In altri casi può esercitarsi quanto ritiene che a lei sia utile.
Cordiali saluti
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
[#2]
Gentile Utente,
Alle riflesisoni del Dr. Raggi che condivido, posso chiederle perché pratica TA?
Come cura?
Lo ha scelto da solo?
Soffre di qualcosa?
In passato ci chiedeva del buddismo, forse per la stessa motivazione?
Ne il buddismo, né il TA sono però psicoterapie.
Alle riflesisoni del Dr. Raggi che condivido, posso chiederle perché pratica TA?
Come cura?
Lo ha scelto da solo?
Soffre di qualcosa?
In passato ci chiedeva del buddismo, forse per la stessa motivazione?
Ne il buddismo, né il TA sono però psicoterapie.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Ex utente
Buongiorno
ho problemi di insicurezza, ansia generalizzata, paura di parlare in publico , e anche qualche idea ossessiva ....queste sono state le parole usate dalle psicologhe che mi hanno seguito fino ad ora.
Avevo iniziato molto tempo fà una terapia analitica breve per 4 anni (mi sembra si chiamasse così il tipo di terapia) durante la quale appresi anche il training autogeno, quella terapia non portò nessun cambiamento così non ho più proseguito .
Ora a distanza di altri 5 anni sto riprendendo a fare una terapia cognitivo comportamentale e a questa volevo aggiungerci la tecnica del training autogeno che già conoscevo ed era per questo che chiedevo info.
Anche se devo esser sincero, ho la strana sensazione che neanche quest'altro tipo di terapia mi porterà a cambiare granchè...la terapeuta è brava ma forse la natura pessimistica non la si può cambiare ......
ho problemi di insicurezza, ansia generalizzata, paura di parlare in publico , e anche qualche idea ossessiva ....queste sono state le parole usate dalle psicologhe che mi hanno seguito fino ad ora.
Avevo iniziato molto tempo fà una terapia analitica breve per 4 anni (mi sembra si chiamasse così il tipo di terapia) durante la quale appresi anche il training autogeno, quella terapia non portò nessun cambiamento così non ho più proseguito .
Ora a distanza di altri 5 anni sto riprendendo a fare una terapia cognitivo comportamentale e a questa volevo aggiungerci la tecnica del training autogeno che già conoscevo ed era per questo che chiedevo info.
Anche se devo esser sincero, ho la strana sensazione che neanche quest'altro tipo di terapia mi porterà a cambiare granchè...la terapeuta è brava ma forse la natura pessimistica non la si può cambiare ......
[#4]
" la natura pessimistica non la si può cambiare ...... "
Gentile Utente,
se Lei ha la convinzione di non poter mai cambiare, che non ci sia soluzione, ecc... nessun tipo di trattamento (neppure un miracolo!) potrà mai aiutarLa a cambiare.
Come già suggerito, se ha problemi di ansia generalizzata e paura di parlare in pubblico, forse anche una forma di fobia sociale, Lei ha bisogno di FARE qualcosa di diverso da ciò che già fa. Infatti da un punto di vista cognitivo-comportamentale la chiave del cambiamento sta proprio nel modificare quei comportamenti problematici e disfunzionali (es l'evitare le situazioni che mettono in difficoltà o a disagio) e iniziare a mettere così in discussione queste idee.
In questa maniera si modificano anche le Sue emozioni: anzichè paura, la persona inizia a sentire di potercela fare perché le sue esperienze non sono più di fallimento.
Per fare tutto ciò però io non credo che il training autogeno possa essere indispensabile. La Sua terapeuta che dice a riguardo?
Gentile Utente,
se Lei ha la convinzione di non poter mai cambiare, che non ci sia soluzione, ecc... nessun tipo di trattamento (neppure un miracolo!) potrà mai aiutarLa a cambiare.
Come già suggerito, se ha problemi di ansia generalizzata e paura di parlare in pubblico, forse anche una forma di fobia sociale, Lei ha bisogno di FARE qualcosa di diverso da ciò che già fa. Infatti da un punto di vista cognitivo-comportamentale la chiave del cambiamento sta proprio nel modificare quei comportamenti problematici e disfunzionali (es l'evitare le situazioni che mettono in difficoltà o a disagio) e iniziare a mettere così in discussione queste idee.
In questa maniera si modificano anche le Sue emozioni: anzichè paura, la persona inizia a sentire di potercela fare perché le sue esperienze non sono più di fallimento.
Per fare tutto ciò però io non credo che il training autogeno possa essere indispensabile. La Sua terapeuta che dice a riguardo?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#5]
Nel caso che lei descrive sembra effettivamente che voglia usare il TA come terapia auto-somministrata e non è questo lo scopo dell'AT. Inoltre se lei è seguito da uno psicoterapeuta deve concordare con lui il suo percorso.
Come le ho scritto "la buona salute psicofisica" è un elemento indispensabile per poter praticare autonomamente AT (dopo averla appresa con un terapeuta) senza controindicazioni.
Cordiali saluti.
Come le ho scritto "la buona salute psicofisica" è un elemento indispensabile per poter praticare autonomamente AT (dopo averla appresa con un terapeuta) senza controindicazioni.
Cordiali saluti.
[#6]
Ex utente
La mia terapeuta mi ha detto che non conosce approfonditamente il t.a. , non me l'ha nè sconsigliato nè consigliato.
Mi chiedo se una persona che per 40 anni ha funzionato in una certa maniera può con 3 o 6 mesi di terapia modificare "la sua testa".
Io avevo capito che il training autogeno potesse agire proprio su tutta quella sintomatologia ansiosa che poi determina la fuga di fronte ad alcune situazioni , era per questo che io lo volevo riprendere.
Mi chiedo se una persona che per 40 anni ha funzionato in una certa maniera può con 3 o 6 mesi di terapia modificare "la sua testa".
Io avevo capito che il training autogeno potesse agire proprio su tutta quella sintomatologia ansiosa che poi determina la fuga di fronte ad alcune situazioni , era per questo che io lo volevo riprendere.
[#7]
Gentile Utente
La psicoterapia serve proprio per promuovere il cambiamento!
Ribadisco che se lei non inizia a modificare il comportamento in prima battuta, sotto le prescrizioni del terapeuta, da un punto di vista cognitivo comportamentale potrá parlare in seduta quanto vuole ma non cambierá nulla perché la consapevolezza è utile ma non genera un cambiamento.
Quindi a mio avviso dovrebbe seguire le indicazioni della collega.
Cordiali saluti
La psicoterapia serve proprio per promuovere il cambiamento!
Ribadisco che se lei non inizia a modificare il comportamento in prima battuta, sotto le prescrizioni del terapeuta, da un punto di vista cognitivo comportamentale potrá parlare in seduta quanto vuole ma non cambierá nulla perché la consapevolezza è utile ma non genera un cambiamento.
Quindi a mio avviso dovrebbe seguire le indicazioni della collega.
Cordiali saluti
[#8]
Gentile utente,
Le tecniche di rilassamento non sono certo dannose, anzi possono aiutare a distendersi psichicamente quando ben apprese, attraverso il relax della muscolatura e le visualizzazioni.
Potrà leggerlo in
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/652-il-training-autogeno-nel-trattamento-dei-sintomi-psicologici-e-psicosomatici.html
Quanto a risolvere i problemi, i Colleghi hanno già detto tutto. La psicoterapia affronta.
L'abbinamento di training e psicoterapia trovo che non abbia alcuna controindicazione, anzi in alcuni casi aiuta nelle situazioni di ansia o tensione.
Le tecniche di rilassamento non sono certo dannose, anzi possono aiutare a distendersi psichicamente quando ben apprese, attraverso il relax della muscolatura e le visualizzazioni.
Potrà leggerlo in
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/652-il-training-autogeno-nel-trattamento-dei-sintomi-psicologici-e-psicosomatici.html
Quanto a risolvere i problemi, i Colleghi hanno già detto tutto. La psicoterapia affronta.
L'abbinamento di training e psicoterapia trovo che non abbia alcuna controindicazione, anzi in alcuni casi aiuta nelle situazioni di ansia o tensione.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#9]
Ex utente
avendo capito che il fulcro della terapia è il fare .....io credo di essermi sperimentato nelle situazioni , ho vissuto fuori casa, mi sono laureato ecc......però i miei problemi sono comunque rimasti sempre lì.....forse devo adottare modelli/metodiche/strategie di fare le cose che io al momento non conosco in pratica?
[#10]
Le consiglio di leggere questo contributo, per chiarire le idee.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
Mi faccia sapere, se ritiene.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
Mi faccia sapere, se ritiene.
[#11]
Quando di mezzo ci sono tendenze ossessive, insicurezza e paura del contatto con le altre persone, non c'è forma di rilassamento o meditazione che tenga: occorre affrontare direttamente, un poco alla volta, ciò che fa paura. Là fuori.
Altrimenti potrebbe ritrovarsi, ossessivamente, a credere di poter risolvere come per magia prima tutto nella sua testa, e poi andare incontro al mondo vittorioso. Purtroppo non è così. Occorre percorrere il cammino in senso contrario: prima si sperimenta, poi si traggono le conclusioni, si aggiusta il tiro e si continua a sperimentare.
Il suo pessimismo, probabilmente, nel suo caso si chiama paura del rifiuto che la porta a evitare le situazioni che percepisce come disagevoli, ma è proprio l'evitamente che le impedisce di ottenere ciò che vuole.
Se sta facendo una TCC le suggerisco di concentrarsi su quella, spieghi bene al terapeuta che il suo problema è l'ansia e si faccia dare compiti e prescrizioni precise.
Altrimenti potrebbe ritrovarsi, ossessivamente, a credere di poter risolvere come per magia prima tutto nella sua testa, e poi andare incontro al mondo vittorioso. Purtroppo non è così. Occorre percorrere il cammino in senso contrario: prima si sperimenta, poi si traggono le conclusioni, si aggiusta il tiro e si continua a sperimentare.
Il suo pessimismo, probabilmente, nel suo caso si chiama paura del rifiuto che la porta a evitare le situazioni che percepisce come disagevoli, ma è proprio l'evitamente che le impedisce di ottenere ciò che vuole.
Se sta facendo una TCC le suggerisco di concentrarsi su quella, spieghi bene al terapeuta che il suo problema è l'ansia e si faccia dare compiti e prescrizioni precise.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#12]
Ex utente
capisco che io debba affrontare un pò alla volta ciò che mi fà paura, ma come si fà a gestire tutta quella serie di reazioni che uno ha nella situazione reale che lo spaventa e che lo fà fuggire o comunque gli fà affrontare la situazione con il cuore in gola. fallendo di conseguenza.
[#16]
>>> ma come si fà a gestire tutta quella serie di reazioni che uno ha nella situazione reale che lo spaventa e che lo fà fuggire o comunque gli fà affrontare la situazione con il cuore in gola
>>>
È compito della terapeuta spiegarle come fare. Non tutto in una volta, ma gradualmente. Esponendosi un poco alla volta, in modo controllato, alle situazioni che le causano ansia finché sopravviene l'abituazione e l'ansia si placa.
Inizi però fin da ora a entrare nell'ordine di idee corretto: l'ansia o si supera in prima persona, o non si supera. Nessuno può farlo al posto suo. Né la meditazione, né la riflessione, nemmeno un farmaco. Solo lei, con i suoi comportamenti, potrà dimostrare a se stesso che non c'è nulla di cui aver paura.
Ma per fare ciò deve abituarsi a sopportare le sensazioni spiacevoli finché non ci farà più caso.
Ora le è più chiaro?
>>>
È compito della terapeuta spiegarle come fare. Non tutto in una volta, ma gradualmente. Esponendosi un poco alla volta, in modo controllato, alle situazioni che le causano ansia finché sopravviene l'abituazione e l'ansia si placa.
Inizi però fin da ora a entrare nell'ordine di idee corretto: l'ansia o si supera in prima persona, o non si supera. Nessuno può farlo al posto suo. Né la meditazione, né la riflessione, nemmeno un farmaco. Solo lei, con i suoi comportamenti, potrà dimostrare a se stesso che non c'è nulla di cui aver paura.
Ma per fare ciò deve abituarsi a sopportare le sensazioni spiacevoli finché non ci farà più caso.
Ora le è più chiaro?
Questo consulto ha ricevuto 17 risposte e 11.3k visite dal 26/07/2015.
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