Lo abbiamo portato al pronto soccorso un paio
Salve! Non vi scrivo per me ma per mio padre (62 anni) che sta facendo impazzire sia me che mia madre.
Una ventina di giorni fa è stato operato ad una gamba, ma già prima, a causa dei dolori, si muoveva poco. Già prima dell'intervento manifestava un po' di ansia e depressione, tanto che lo abbiamo portato al pronto soccorso un paio di volte per dei sintomi che aveva e le visite fatte hanno dato sempre lo stesso esito: attacchi acuti di ansia. L'operazione comunque è andata bene. Poco dopo l'operazione però è stato ricoverato in ospedale per una settimana a causa di un malore, gli accertamenti fatti non hanno rilevato nulla di grave e infatti la cosa si è risolta. Lui però da quando è tornato dall'ospedale non parla, mangia perché i medici si sono raccomandati, altrimenti farebbe a meno, non vuole uscire di casa, se vengono a trovarlo vecchi amici non li bada nemmeno.
Abbiamo la fortuna di avere un'amica di famiglia dottoressa, anche lei dopo averlo visitato gli ha detto che il suo problema sta nella testa, perché per il resto sta bene. Gli ha detto che capisce che passare del tempo ricoverati in ospedale è brutto, ma che deve reagire perché, a differenza di altri, ha problemi assolutamente e facilmente risolvibili. Ma lui non reagisce per nulla.
I medici gli hanno prescritto un farmaco antidepressivo, ma ci hanno detto che ci vorrà un mese perché faccia effetto, quindi manca ancora...
Come dobbiamo comportarci con lui? Dobbiamo "sgridarlo" per spronarlo (già fatto, ma manco ci bada), oppure dobbiamo fare comportarci come se non esistesse per vedere la sua reazione?
Trovo che mio padre sia un egoista, esiste lui e basta, non si "dà una mossa" nemmeno per far star bene noi.
Aggiungo che da una ventina di giorni ha smesso di fumare, non so se può c'entrare qualcosa.
Una ventina di giorni fa è stato operato ad una gamba, ma già prima, a causa dei dolori, si muoveva poco. Già prima dell'intervento manifestava un po' di ansia e depressione, tanto che lo abbiamo portato al pronto soccorso un paio di volte per dei sintomi che aveva e le visite fatte hanno dato sempre lo stesso esito: attacchi acuti di ansia. L'operazione comunque è andata bene. Poco dopo l'operazione però è stato ricoverato in ospedale per una settimana a causa di un malore, gli accertamenti fatti non hanno rilevato nulla di grave e infatti la cosa si è risolta. Lui però da quando è tornato dall'ospedale non parla, mangia perché i medici si sono raccomandati, altrimenti farebbe a meno, non vuole uscire di casa, se vengono a trovarlo vecchi amici non li bada nemmeno.
Abbiamo la fortuna di avere un'amica di famiglia dottoressa, anche lei dopo averlo visitato gli ha detto che il suo problema sta nella testa, perché per il resto sta bene. Gli ha detto che capisce che passare del tempo ricoverati in ospedale è brutto, ma che deve reagire perché, a differenza di altri, ha problemi assolutamente e facilmente risolvibili. Ma lui non reagisce per nulla.
I medici gli hanno prescritto un farmaco antidepressivo, ma ci hanno detto che ci vorrà un mese perché faccia effetto, quindi manca ancora...
Come dobbiamo comportarci con lui? Dobbiamo "sgridarlo" per spronarlo (già fatto, ma manco ci bada), oppure dobbiamo fare comportarci come se non esistesse per vedere la sua reazione?
Trovo che mio padre sia un egoista, esiste lui e basta, non si "dà una mossa" nemmeno per far star bene noi.
Aggiungo che da una ventina di giorni ha smesso di fumare, non so se può c'entrare qualcosa.
[#1]
Gentile Utente,
spronare e sgridare suo padre non serve, anzi peggiora la situazione poiché non si sente compreso.
Un atteggiamento empatico sarebbe di aiuto.
E' probabile che i guai per la salute abbiano amplificato un malessere preesistente non trattato a quanto pare.
Comprendo il suo sentire, tuttavia mi armerei di pazienza, lascerei che i farmaci prescritti facciano effetto, sopportando con pazienza la sua condizione, semmai da rivalutare successivamente a livello specialistico.
.Credo che anche un supporto psicologico sarebbe di aiuto, ma la decisione spetta a suo padre, nessuno può obbligarlo.
Cordialità
spronare e sgridare suo padre non serve, anzi peggiora la situazione poiché non si sente compreso.
Un atteggiamento empatico sarebbe di aiuto.
E' probabile che i guai per la salute abbiano amplificato un malessere preesistente non trattato a quanto pare.
Comprendo il suo sentire, tuttavia mi armerei di pazienza, lascerei che i farmaci prescritti facciano effetto, sopportando con pazienza la sua condizione, semmai da rivalutare successivamente a livello specialistico.
.Credo che anche un supporto psicologico sarebbe di aiuto, ma la decisione spetta a suo padre, nessuno può obbligarlo.
Cordialità
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Utente
Il farmaco prescritto lo prende da neanche una settimana, solamente mezza pastiglia, tra qualche giorno cominceremo a dargli una pastiglia intera, come da prescrizione medica. La nostra amica dottoressa di cui le parlavo ci ha detto di portare pazienza per questa settimana perché il trauma che ha avuto in ospedale (ha avuto una crisi epilettica, per questo è stato ricoverato) è stato grande e i farmaci dati erano forti. Vediamo come va, la mia paura è che non ne esca perché lui è un tipo senza carattere, che pretende di avere risultati senza fare sacrifici.
[#3]
Gentile Signorina,
Non mi sembra una partenza "con il piede giusto" definire una persona che e' depressa a causa di problemi di salute "senza carattere". Forse questo approccio "rifiutante" crea una ulteriore solitudine a Suo padre e non gli fa certo percepire affetto.
Se voleste/poteste parlarne insieme potreste comprendervi meglio, sempre con molto rispetto reciproco e grande affetto..
I migliori saluti.
Non mi sembra una partenza "con il piede giusto" definire una persona che e' depressa a causa di problemi di salute "senza carattere". Forse questo approccio "rifiutante" crea una ulteriore solitudine a Suo padre e non gli fa certo percepire affetto.
Se voleste/poteste parlarne insieme potreste comprendervi meglio, sempre con molto rispetto reciproco e grande affetto..
I migliori saluti.
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#4]
Utente
Ma mio padre non ha problemi di salute. E' stato ricoverato, certo, peraltro per cose assolutamente evitabili se si fosse tenuto più controllato e avesse fatto una vita più regolare e sana, ma ora sta bene, anche i medici dicono che l'unico suo problema è nella testa.
Sarebbe bello parlarne con lui, per risolvere il problema, il guaio è che non parla, ed è un atteggiamento che ha sempre avuto: anche quando litiga con mia mamma non discute per risolvere i problemi, lui ascolta impassibile e indifferente, magari guardando la tv, e al massimo risponde "SI, hai ragione" a mo' di presa in giro. E' una persona difficile.
Sarebbe bello parlarne con lui, per risolvere il problema, il guaio è che non parla, ed è un atteggiamento che ha sempre avuto: anche quando litiga con mia mamma non discute per risolvere i problemi, lui ascolta impassibile e indifferente, magari guardando la tv, e al massimo risponde "SI, hai ragione" a mo' di presa in giro. E' una persona difficile.
[#5]
Gentile Utente,
se il papà è una persona depressa, tutto ciò che sta facendo (o non facendo) è del tutto comprensibile, se visto da questa ottica. Non cura la propria salute, si lascia andare e non fa sforzi per stare bene, è aggressivo con voi e rifiuta di essere aiutato.
Lei dice: "E' una persona difficile. "
Direi invece un'altra cosa: è difficile per voi (e per chiunque) relazionarsi con le persone che stanno male ed è anche giusto così perché chiunque fugge davanti alla sofferenza e tutti noi preferiamo altro che stare vicino ad un malato.
Ma concordo con le Colleghe: ci vuole molta pazienza e anche comprensione del suo (del papà) punto di vista.
Non si tratta di egoismo, ma evidentemente di sofferenza. In ogni caso uno psicologo psicoterapeuta sistemico.famigliare può aiutare voi parenti a relazionarvi in modo più opportuno.
Ci faccia sapere come va in futuro, se lo desidera.
Cordiali saluti,
se il papà è una persona depressa, tutto ciò che sta facendo (o non facendo) è del tutto comprensibile, se visto da questa ottica. Non cura la propria salute, si lascia andare e non fa sforzi per stare bene, è aggressivo con voi e rifiuta di essere aiutato.
Lei dice: "E' una persona difficile. "
Direi invece un'altra cosa: è difficile per voi (e per chiunque) relazionarsi con le persone che stanno male ed è anche giusto così perché chiunque fugge davanti alla sofferenza e tutti noi preferiamo altro che stare vicino ad un malato.
Ma concordo con le Colleghe: ci vuole molta pazienza e anche comprensione del suo (del papà) punto di vista.
Non si tratta di egoismo, ma evidentemente di sofferenza. In ogni caso uno psicologo psicoterapeuta sistemico.famigliare può aiutare voi parenti a relazionarvi in modo più opportuno.
Ci faccia sapere come va in futuro, se lo desidera.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#6]
Utente
Vi aggiorno sulla situazione.
Abbiamo portato mio padre al pronto soccorso una settimana fa in quanto non voleva mangiare ed era aggressivo (non violento). Pare che tutti questi problemi siano stati dati dai farmaci antidepressivi che gli erano stati prescritti, il medico dell'ospedale ci ha detto testualmente che quei farmaci su di lui agivano come benzina sul fuoco. Ora i medici gli hanno sospeso gli psicofarmaci e dovranno cambiargli anche il farmaco antiepilettico perché anche questo gli dà irritabilità, insonnia, sbalzi d'umore, rifiuto del cibo (effettivamente sono tutti effetti collaterali scritti sul bugiardino), stanchezza e debolezza muscolare, però deve diminuire la dose gradualmente, non si può smettere all'improvviso. Ad ogni modo è stato visitato da uno psichiatra del centro di salute mentale e anche lui ha detto che ha avuto una depressione reattiva lieve dopo le dimissioni dall'ospedale e che tutto il resto è stato causato dai farmaci, ha detto inoltre che mio padre non ha bisogno di psicofarmaci, ha solo bisogno di cambiare alcuni farmaci che già prende che purtroppo gli creano dei disagi psichici. Attualmente ha qualche momento in cui si butta giù (principalmente un paio d'ore dopo aver preso il farmaco antiepilettico in quanto gli causa stanchezza e debolezza muscolare e quindi non riesce a fare i lavori che aveva in mente), ma sostanzialmente possiamo dire che le cose vanno abbastanza bene: ha ricominciato a parlare con noi, in genere mangia volentieri, ha ricominciato a guardare la televisione, a fare parole crociate, ad uscire, ecc.
Abbiamo portato mio padre al pronto soccorso una settimana fa in quanto non voleva mangiare ed era aggressivo (non violento). Pare che tutti questi problemi siano stati dati dai farmaci antidepressivi che gli erano stati prescritti, il medico dell'ospedale ci ha detto testualmente che quei farmaci su di lui agivano come benzina sul fuoco. Ora i medici gli hanno sospeso gli psicofarmaci e dovranno cambiargli anche il farmaco antiepilettico perché anche questo gli dà irritabilità, insonnia, sbalzi d'umore, rifiuto del cibo (effettivamente sono tutti effetti collaterali scritti sul bugiardino), stanchezza e debolezza muscolare, però deve diminuire la dose gradualmente, non si può smettere all'improvviso. Ad ogni modo è stato visitato da uno psichiatra del centro di salute mentale e anche lui ha detto che ha avuto una depressione reattiva lieve dopo le dimissioni dall'ospedale e che tutto il resto è stato causato dai farmaci, ha detto inoltre che mio padre non ha bisogno di psicofarmaci, ha solo bisogno di cambiare alcuni farmaci che già prende che purtroppo gli creano dei disagi psichici. Attualmente ha qualche momento in cui si butta giù (principalmente un paio d'ore dopo aver preso il farmaco antiepilettico in quanto gli causa stanchezza e debolezza muscolare e quindi non riesce a fare i lavori che aveva in mente), ma sostanzialmente possiamo dire che le cose vanno abbastanza bene: ha ricominciato a parlare con noi, in genere mangia volentieri, ha ricominciato a guardare la televisione, a fare parole crociate, ad uscire, ecc.
[#7]
Quindi ci sta dicendo che a livello organico Suo Padre sta molto meglio ed il Vostro apporto familiare e' essenziale al suo miglioramento?
Sono d'accordo.
L'apporto dell'affetto familiare in certi casi e' essenziale: struttura la possibilita' di reagire alla solitudine e al senso di isolamento.
L'affetto e il sostegno dei familiari e' importantissimo!
Sono d'accordo.
L'apporto dell'affetto familiare in certi casi e' essenziale: struttura la possibilita' di reagire alla solitudine e al senso di isolamento.
L'affetto e il sostegno dei familiari e' importantissimo!
[#9]
Per quanto riguarda i farmaci, il loro dosaggio piu' opportuno e la loro scelta occorre molta cooperazione fra i sanitari e il paziente. E soprattutto occorre che il paziente sia sereno e si senta sostenuto dall'affetto dei familiari.
I migliori saluti.
I migliori saluti.
[#10]
Utente
Grazie dottoressa! Vorrei solo chiederle una cosa in merito ai sintomi di un attacco acuto di ansia (o attacco di panico). Mio padre ha avuto degli episodi in cui gli "venivano meno le gambe" e subito dopo (prendeva molta paura e si agitava molto) faceva fatica ad articolare le parole, come se avesse una patata in bocca. Il tutto si risolve in 2 minuti. E' stato sottoposto a visita neurologica e tac cerebrale che non hanno rilevato alcun problema. Poi è stato sottoposto ad ecodoppler dei tronchi sovraortici che è risultato nella norma. I medici hanno detto che i sintomi questi sintomi sono dovuti ad attacchi acuti di ansia e panico. Secondo lei è plausibile?
[#11]
Se i risultati delle analisi sono questi, il meccanismo d'azione e' psichico.
Questo non significa che sia meno potente.
Ora che l'emergenza e' superata, pensandoci con calma Lei potrebbe individuare qualche evento (familiare, sociale, sottostimato senz'altro) che possa avere agitato Suo padre?
Questo non significa che sia meno potente.
Ora che l'emergenza e' superata, pensandoci con calma Lei potrebbe individuare qualche evento (familiare, sociale, sottostimato senz'altro) che possa avere agitato Suo padre?
[#12]
Utente
Beh direi di si. Quasi un anno fa a mio padre ha iniziato a far male una gamba dopo poche decine di metri di cammino. Gli accertamenti fatto hanno rilevato una vena chiusa che andava riaperta con un intervento chirurgico per risolvere il problema del dolore. Mio padre all'inizio voleva operarsi, ma poco prima dell'operazione ha iniziato a preoccuparsi molto per l'anestesia totale e pochi giorni prima dell'intervento ha iniziato ad avere piccoli mancamenti alle gambe che, in seguito a visita medica al pronto soccorso, è stato attribuito ad ansia. La sera prima dell'operazione e la mattina prima di entrare in sala operatoria era agitato all'inverosimile, poi però lo hanno convinto ad operarsi. L'operazione è andata benissimo, ma come è normale aveva dei dolori alla gamba operata e secondo lui avevano sbagliato e si era fissato su questa cosa. A casa non era più quello di prima, si era fissato con le malattie e con l'operazione che secondo lui era andata male. Ha iniziato ad avere questi attacchi in cui gli "mancavano le gambe", per tre volte lo abbiamo portato al pronto soccorso perché, dopo questo mancamento alle gambe, si agitava molto e aveva difficoltà ad articolare le parole. Il tutto come ho detto s risolveva in alcuni minuti. Gli hanno fatto gli accertamenti che le ho detto e alla visita neurologica sono entrato anche io e il medico ha detto che per lui erano attacchi di ansia, come ci era già stato detto. Dopo ha avuto una crisi epilettica ed è stato ricoverato in neurologia per una settimana. La risonanza magnetica cerebrale con contrasto ha evidenziato delle piccolissime ischemie nella zona frontale. Gli hanno dato dei farmaci da prendere contro l'epilessia, per la pressione, ecc. Ora non ha più questi mancamenti alle gambe come prima, ce li ha molto più lievi, come un tremolio, effettivamente questo può essere un effetto collaterale del farmaco antiepilettico che gli stanno sospendendo pian piano perché gli causa un sacco di effetti collaterali oltre a questo. Tuttavia quando gli tremano le gambe lui si innervosisce, si agita, ed ecco che subentra la difficoltà ad articolare le parole. Secondo lei questo può essere realmente un sintomo di un attacco di ansia? Aggiungo che ha anche fatto una visita psichiatrica e lo psichiatra ha detto che l'ansia può fare questo ed altro. Vorrei un suo parere.
[#13]
Io non considererei cosa da poco le "piccole ischemia alla zona frontale".
E' un parere non specialistico. Ma di una psicologa che non vorrebbe assumersi responsabilita' che non sono "psicologiche" ma organiche.
Mi faccia sapere! Coraggio su!
E' un parere non specialistico. Ma di una psicologa che non vorrebbe assumersi responsabilita' che non sono "psicologiche" ma organiche.
Mi faccia sapere! Coraggio su!
[#14]
Sembrerebbe piuttosto evidente che le reazioni di suo padre siano connesse alla paura di non essere guarito e quindi abbiano una connotazione ansiosa.
Dato che ha ripreso ad uscire forse potrebbe essere d'aiuto un colloquio con lo psicologo per individuare le modalità d'intervento più adeguata, eventualmente anche con sessioni di rilassamento psico-corporeo.
E' importante inoltre che non si senta trattato come "malato" dai familiari, a tal proposito sarà utile evidenziare che sta affrontando lo scalaggio della terapia farmacologica che in parte è responsabile dell'amplificazione di alcune reazioni da parte di suo padre.
Dato che ha ripreso ad uscire forse potrebbe essere d'aiuto un colloquio con lo psicologo per individuare le modalità d'intervento più adeguata, eventualmente anche con sessioni di rilassamento psico-corporeo.
E' importante inoltre che non si senta trattato come "malato" dai familiari, a tal proposito sarà utile evidenziare che sta affrontando lo scalaggio della terapia farmacologica che in parte è responsabile dell'amplificazione di alcune reazioni da parte di suo padre.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#15]
Utente
Abbiamo la fortuna di avere un'amica di famiglia dottoressa e secondo lei i sintomi che ha sono dovuti all'ansia e l'epilessia è stata dovuta, sempre a suo parere, dall'anestesia totale. Per quanto riguarda le ischemie ha detto che ovviamente deve prendere dei farmaci ma di non preoccuparsi eccessivamente, l'importante è curarsi e tenersi controllati. Mi ha detto che anche a lei hanno trovato una piccola ischemia, eppure lei ha circa 55 anni, non fuma, non ha diabete né ipertensione...
[#17]
Utente
Lo sta seguendo benissimo per fortuna. Lei dice che ha avuto una depressione reattiva per i ricoveri in ospedale, ma che con un po' di pazienza passa tutto. Infatti anche lo psichiatra ha detto di sospendere gli antidepressivi perché a mio padre non servono.
Grazie ancora a tutti quelli che mi hanno risposto e cordiali saluti.
Grazie ancora a tutti quelli che mi hanno risposto e cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 17 risposte e 9.2k visite dal 23/07/2015.
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