Ho sentito parlare della terapia cognitivo-comportamentale applicata agli attacchi di panico

Salve,
scrivo qui perché non so più a chi rivolgermi. Da circa dieci anni soffro di attacchi di panico e ansia generalizzata insorti in età adolescenziale che non mi hanno mai abbandonata e hanno interferito un bel po' con la mia vita (ho perso anni a scuola, ho abbandonato le attività a cui ero appassionata e in seguito ho lasciato l'università). Ho provato la psicoterapia funzionale, che mi ha dato un periodo di tregua e di benessere psicologico perdurato per qualche mese dopo la fine della terapia, ho assunto xanax per qualche mese (sospendendolo poi per ritorno dei sintomi anche amplificati) e ora, da sei mesi, sono in analisi presso una psicoterapeuta a indirizzo psicodinamico, ma non noto alcun miglioramento. Non so più dove sbattere la testa, dovrei cambiare di nuovo terapia? Sarebbe indicato un aiuto farmacologico? Mi sono anche stati prescritti, da uno psichiatra, degli antidepressivi, ma non ho alcuna intenzione di prenderli, per prima cosa perché non mi sento depressa, io amo la vita e nei brevi periodi in cui gli attacchi mi danno tregua vivo benissimo (non credo che intraprendere una terapia che non si trova adeguata a se stessi possa essere costruttivo), e in secondo luogo perché ho entrambi i genitori malati di depressione da tempo e li ho visti dipendere totalmente da questi farmaci e non riuscire più a liberarsene, cosa che vorrei assolutamente evitare per me stessa.
Ho sentito parlare della terapia cognitivo-comportamentale applicata agli attacchi di panico, vorrei saperne qualcosa in più. Grazie, Lucrezia
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Lucrezia,
Forse la psicoterapia e la terapia combinata andava protratta fino alla risoluzione non soltanto dei sintomi ma delle cause del suo malessere

Spesso quando la sintomatologia non è presente non significa che il paziente è guarito, ma che di certo si è sulla buona strada

Questo corteo sintomatologico che le fa compagnia da tanto andrebbe oltre che tacitato, anche analizzato, ascoltato... decodificato, bisogna cioè trasformare i sintomi in parole affinché non abitino più nella sua psiche e danneggino il suo corpo

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
La cognitivo-comportamentale è una terapia attiva e prescrittiva che lavora sulle credenza disfunzionali che generano e mantengono il problema. Per far ciò si parte dal comportamento che spesso è disfunzionale nel senso che il pz arriva in terapia avendo già tentato di fare qualcosa. Tuttavia questi tentativi in realtà rafforzano il problema. Ti faccio un esempio. Un pz con attacchi di panico potrebbe spaventarsi a tal punto da evitare alcuni luoghi o alcuni comportamenti. Evitare apparentemente abbassa il livello d ansia ma in realtà amplifica e rafforza il problema nel tempo.
Inoltre è fondamentale spezzare questa sequenza e lavorare sulle emozioni perché spesso il pa panicante non sa leggere correttamente le proprie emozioni collegandolo allo stato mentale.
Di solito si tratta di terapie piuttosto brevi e centrate sul comportamento cioè su come fare per cambiare.
In questo tipo di disturbi infatti potremmo parlarne anche per molto tempo ma si produce il cambiamento imparando a fare diversamente. Se il Paz apprende questo in terapia automaticamente cambia anche il suo modo di pensare al disturbo e alla padronanza su di esso.

Per altri chiarimenti sono qui.
Cordiali saluti

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Attivo dal 2012 al 2017
Ex utente
Grazie dei chiarimenti.
Quindi la cognitivo-comportamentale potrebbe essere la terapia più indicata nel mio caso? La psicodinamica mi piace, parlo molto della mia infanzia, della mia famiglia, di situazioni che sicuramente non sono mai state facili e non mi hanno aiutata a stare meglio (padre molto depresso da sempre e madre iperprotettiva, ansiosa e fortemente ipocondriaca), ma fattivamente non agisce sul mio comportamento, non mi dà un aiuto concreto per affrontare la mia vita, che di fatto è ferma da ormai molti anni. E siccome gli anni passano, non accetto più di stare ferma a piangermi addosso...e non accetto più di fallire continuamente, perché non sono nata per questo. Ho tanta voglia di fare e tanti progetti, ma questi disturbi sono sempre più forti e sempre più limitanti ... e molto frustranti.
Evito già ogni situazione in cui possa manifestarsi la mia agorafobia (concerti, feste patronali, mezzi di trasporto quali traghetti o treni, qualunque posto affollato o troppo caldo) o claustrofobia (ascensori, aerei, stanze troppo piccole), evito il più possibile di stare da sola (in casa o fuori), mi vengono attacchi ogni volta che mi metto in macchina per guidare, non esco mai senza bottiglia d'acqua a seguito, evito di viaggiare (cosa che mi piaceva moltissimo) e ultimamente persino di uscire di casa.....non se ne può più, questa situazione finirà per deprimermi.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Per le problematiche ansiose è indicata la cognitivo -comportamentale perché gli evitamenti non si spezzano comprendendo aspetti del passato ma attraverso prescrizioni precise. In altre parole il Paz impara in terapia COME FARE ciò che non riesce a fare.
Nel momento in cui mette in atto una modalità diversa e più funzionale cambiano anche gli aspetti cognitivi ed emozionali producendo così un cambiamento profondo.
Se il pz non sa come fare, difficilmente cambierà.
Inoltre va bene parlare ma fino ad un certo punto perché il disturbo ansioso e le fobie non hanno cause da ricercare per poter essere trattati e spesso si parla anche troppo in terapia. Invece il pz deve imparare a fare.
Cordiali saluti
[#5]
Attivo dal 2012 al 2017
Ex utente
La ringrazio moltissimo, è stata molto chiara. Buona giornata!
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