Blande ossessioni e sane compulsioni

Buongiorno a tutti.
Ho una personalità particolare, infatti molti dei miei amici mi definiscono "un personaggio". Ritengo, ma senza esserne certo, che ciò sia dovuto al poco rispetto che do alle convenzioni. Per me, ad esempio, la domanda "come stai?" è una domanda troppo difficile, posta tanto per... , ma senza che questo per... abbia una prosecuzione legittima: quando me la pongono non rispondo, perché per rispondere seriamente ad un quesito del genere ci vorrebbero ore, e non è il sapere come sto il vero scopo della domanda. In campo culturale, non rispetto alcune convenzioni della scienza: questo perché, implicitamente nello spirito stesso della scienza, il fatto che una cosa sia "universalmente riconosciuta" non garantisce nulla per la sua verità. I miei interessi sono principalmente di tipo intellettuale, ma ciò non fa di me un "intellettuale", semplicemente mi interessano le cose dello Spirito.
Le mie ossessioni sono blande perché fioriscono su questo territorio. Ossia, sono assediato da pensieri e pulsioni che ritengo inaccettabili, ma è la linea delle mie ricerche a farli sorgere, non la paura di essi. Poiché indago, ad esempio, il modo in cui un oggetto è conosciuto dell'intelletto, allora emergono anche tutti gli errori, per me inaccettabili, ai quali l'intelletto può sottoporsi. Le mie compulsioni sono sane nel senso che non sono scelte a casaccio, ma seguono i criteri delle mie indagini: ad esempio, se mi trovo ad avere una visione "complottistica" di una situazione, la mia compulsione consiste nell'analizzare la situazione con i criteri di oggettività di cui dispongo o, se ho altro da fare, nell'allontanarmi dalla situazione in quanto irrilevante.
Queste ossessioni-compulsioni sono quotidiane e pervasive, in quanto riguardano anche i miei percorsi morali, d'igiene, etc. Etc. Ne deriva un disagio che forse è soltanto pigrizia: nel senso che star dietro a tutte queste faccende della coscienza mi affatica molto. La mia domanda riguarda l'eventuale terapia. Non mi trovo molto in accordo con l'idea psicologica dominante di terapia, che presuppone lo "star bene" come scopo è quindi il semplice-lasciarsi-andare come mezzo. Questo perché il mio scopo non è il benessere. Sebbene sia convinto che il lasciar-essere sia il migliore mezzo nei fatti morali, ritengo che il metodo di questo strumento sia per me inverso. Diciamo, invece di lasciare-che ciò che mi ossessiona sia da me accettato, preferisco lasciare-che ciò che mi ossessiona sia da me inaccettato, come mi indica la mia natura. Ciò che quindi vi chiedo è se, per una cosa del genere, sia indicata una psicoterapia o se sia preferibile intraprendere sentieri di perfezionamento spirituali (non intendo le ciarlatanerie per i superstiziosi).
Grazie , buona giornata .
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
gentile utente, c'è la possibilità che le sue disquisizioni intellettuali siano fortemente inficiate da una dinamica ossessiva ed anche i suoi dubbi sul da farsi ne siano la diretta espressione.

appare ovvio che se è presente una base ossessiva essa come tale dovrà essere trattata. Anche il suo rifiuto di quell'"Idea psicologica dominante che presuppone lo star bene" può essere espressione di una ideologia che, francamente, non ha nè capo nè coda dal momento in cui il benessere di una persone è il perno della medicina. Ma se vi è una ricerca (sempre ideologica) di un anticonformismo intellettuale che ne nega la sua validità solo per essere controcorrente nessuno può obbligarla a star bene, quindi scelga pure di star male. ma siamo davvero sicuri con non si tratti di una scelta patologica?
Quindi se vuol capire di più del suo stato non può sottrarsi ad una valutazione clinica dal vivo. il resto è inutile filosofia.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Dottore, grazie della sua risposta.
In verità la vita e la filosofia non sono due campi separati. Ogni vivere si riversa nel filosofare ed ogni filosofare si riversa nel vivere. Scegliere di non filosofare è già un filosofare sulla vita, scegliere di filosofare è un modo del vivere. Lo star bene come perno della medicina presuppone già una interpretazione del "bene", senza la quale potremmo con altrettanta validità medica far morire i pazienti o tenerli nella malattia. L'interpretazione del bene nella psicologia si fonda su una interpretazione filosofica della vita che porta con sé la definizione di funzioni biologiche meccaniche ritenute universalmente valide e non prive di caratteristiche teleologiche; la "malattia" è considerata di conseguenza una disfunzione strutturale, mentre la considerazione della malattia come non-tale è considerata una ideologia sovrastrutturale.
In ogni caso, Le pongo la domanda più chiaramente: la psicoterapia può aiutarmi ad allontanare i pensieri che mi ossessionano e ad assecondare le mie compulsioni, oppure non può aiutarmi?
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
si la psicoterapia può di sicuro aiutarla.
saluti
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
La ringrazio.
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Ho un altro dubbio. Può solo aiutarmi o può aiutarmi a raggiungere il mio scopo? E se in sede psicoterapeutica emergesse che il mio scopo non è salutare, la psicoterapia si risolverebbe nel raggiungimento del mio scopo o nel cangiamento o eliminazione dello stesso? Il mio scopo è allontanare i pensieri ossessivi ed assecondare i rituali compulsivi.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
intanto le anticipo che, probabilmente, gli stessi quesiti che pone possono essere sintomi ossessivi.
legga questo
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3715-la-rimuginazione-ossessiva-come-risolverla.html
saluti
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Ne evinco che con "disturbo ossessivo-compulsivo" non si intende una situazione in cui l'ossessionato soffre per le sue ossessioni, ma per il suo tentativo di superarle. La terapia dovrebbe spingere ad evitare questo tentativo. Diciamo, un atleta che voglia vincere le Olimpiadi è ossessionato dalla vittoria e quindi si allena, invece la soluzione della sua ossessione starebbe nel non allenarsi.
Se ho capito bene, allora è chiaro che la psicoterapia non può aiutarmi. O mi sbaglio?
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
sta continuando a risolvere quell'espressione citata nell'articolo, ogni risposta le servirà per aggiungere materiale a quell'inutile calcolo.
quindi la invito ad una valutazione clinica dal vivo.
saluti
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
La ringrazio dell'invito, ma non sono un uomo di fede, perciò lo rifiuto. Evitare gli "inutili calcoli" non fa parte della mia natura. Può andare bene per un credente: che creda in una qualche religione o in una struttura biologica del mondo.
La ringrazio comunque per le delucidazioni, buona giornata.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
non resta che augurarle buona fortuna con le sue "blande" ossessioni
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Grazie. Di rimando auguro buona fortuna alla psicologia nel pareggiamento dei conti con i propri fondamenti. Non creda che essa possa evitarlo con soluzioni "psicologiche": queste soluzioni assumono una validità solo nei loro fondamenti. Ducunt fata volentes, nolentes trahunt.
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Dottore, non prenda questo mio discorso in maniera polemica, è che poco fa ripensavo al consulto e ripensandoci ho trovato degli errori da lei commessi. Voglio solo aiutarla a non commetterne più: se saprà trarne benefici, incrementerà la sua competenza.
Ho posto dei quesiti semplici relativi ad un problema decisionale: se la psicoterapia possa aiutarmi a perseguire gli obiettivi che mi sono prefissato oppure no. Lei mi ha dato una risposta ambigua, perché ha risposto che la psicoterapia può aiutarmi, ma non ha specificato che può aiutarmi a raggiungere i miei obiettivi. Ecco, una prima competenza che può conseguire è evitare di dare risposte ambigue. Successivamente le ho espresso un dubbio circa quell'ambiguità e le ho posto nuovamente la domanda. Non ha risposto, ma oltre a ciò ha formulato un'erronea ipotesi eziologica, ossia ha pensato - o ha fatto finta di pensare - che le mie domande fossero sintomi ossessivi. Posto che esistano le motivazioni dei comportamenti (cosa che io non credo, ma questo problema filosofico non ci riguarda al momento), è evidente che il mio domandare c'è stato perché ho delle mansioni da sbrigare che richiedono degli strumenti. Uno strumento o è utilizzabile per svolgere una certa mansione oppure non lo è; non posso usare un martello per avvitare una vite. La psicoterapia è un possibile strumento, tocca solo sapere se serva al mio scopo o ad altro: cosa potrebbe esserci di ossessivo nel domandarselo? Nulla. Non è ossessivo cercare gli strumenti adatti ad un dato lavoro, è invece un'idiozia tentare di farlo con strumenti inadatti. Quindi la seconda competenza che può acquisire è di non trarre conclusioni frettolosamente.
In fede.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
(...) è di non trarre conclusioni frettolosamente. (..) infatti la ringrazio per questo suo approfondimento che mi ha aiutato a confermare quanto detto in precedenza.
saluti
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Lei mi fa sentire stupido. Io ho fatto un approfondimento del tutto chiaro ai miei occhi e in piena lucidità. Ai suoi occhi invece si tratta di un sintomo ossessivo. Questo mi fa sentire stupido perché o ho ragione io ed il mio approfondimento ha senso, oppure ha ragione lei e tutto il mio ragionamento non ha senso e quindi sono stupido. Siccome non riesco a convincerla con i miei argomenti chiari e cristallini che in quanto tali dovrebbero essere condivisi da chiunque, evidentemente io credo che siano chiari e cristallini perché sono stupido e non mi rendo conto del fatto che non lo sono.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
gentile utente, impallarsi in una dinamica ossessiva non è da stupidi, sono d'accordo sul fatto che è difficile accorgersene .
tuttavia la mia ipotesi è tutta da confermare dal vivo.
saluti