Malessere, autostima, tristezza

Buonasera, le tre parole che ho utilizzato in oggetto sono quelle che più mi definiscono da qualche tempo a questa parte. Ho superato i 30 anni e mi si è aperto un mondo diverso in cui mi vedo e mi sento triste, bisognosa d'amore ma allo stesso tempo respingente con tutti, completamente distrutta nella poca autostima che avevo. Vago da un interesse ad un altro, da un obiettivo ad un altro senza concludere nulla. Una laurea e un master, quest'ultimo fatto con i piedi perché non studiavo vista la crisi esistenziale appena iniziata. Poi un secondo master, che sto seguendo e per il quale ho perso interesse. Nel mezzo qualche lavoro fatto male a causa di un'ansia profonda, di un sentirmi quasi minacciata dal prossimo intorno a me, non tanto dal giudizio sul mio operato quanto dall'idea di avere a che fare con una come me, una che fa schifo, una che è sempre inopportuna, che parla a sproposito e si muove come un elefante...perché è così che mi sento. Da qualche anno, complice una laurea molto dispersiva in comunicazione, mi è venuto in mente di iscrivermi a servizi sociali. Il motivo è che volevo iniziare un percorso di studi dove potessi seguire un cammino preciso, diventare qualcosa di preciso,potermi darmi "un'etichetta" ..anzi un'identità e imparare una professione. Invece, complice il mio sentirmi sempre una che non sa che pesci prendere, una che cambia idea sempre, ho seguito i consigli altrui (compagno, cognata, etc) e ho preferito non intraprendere il percorso, perché voleva dire studiare altri tre anni e laurearsi dopo i 30. Ci penso spesso al fatto che a quest'ora sarei potuta essere a un passo dalla laurea, entusiasta di fare l'esame per diventare assistente sociale ... Poi mi rendo conto che il treno è passato, che sto facendo un master in management sanitario che però non riesco a seguire e a studiare proprio perché siamo lasciati a noi stessi, a studiare sulle slide, senza esami da sostenere e senza direttive. Io purtroppo non sono capace di organizzarmi se non ho un percorso definito, per cui sono ancora qui in balia delle mie insicurezze a sognare di diventare una PERSONA. Per il resto mi sento triste e mi vedo come una bimba spaventata che si rannicchia in un angolo perché il mondo è cattivo e non funziona come lei pensava. Il rapporto di coppia non va benissimo, anche perché sono stata tradita qualche mese fa in un periodo certamente difficile per il mio compagno (un suo familiare aveva scoperto una malattia grave ed è deceduto nel giro di qualche mese) ma anche per me, che mi sono ritrovata a soffrire per questo tradimento e per la perdita di quella persona importante anche per me. Sento di voler fare tante cose ma poi penso a chi sono e mi viene da piangere e basta. La sensazione è sempre la stessa da una vita: a me non è permesso vivere come gli altri e certe cose non mi accadranno mai. Ma non ne posso più.
Vi ringrazio per l'attenzione che mi riserverete.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Utente,
è comprensibile il suo sentire dato quanto ci ha espresso.
La sua sofferenza è palpabile, così come l'aver smarrito la bussola della sua vita, il piacere e l'interesse nel fare., il bisogno di amore che non riesce a ottenere, dato il suo rinchiudersi su sé, la chiusura verso gli altri che sperimenta, dato poi il senso di inadeguatezza che percepisce e ll pensiero che il mondo non le corrisponda.

Una serie di avvenimenti critici, quali il non aver perseguito le sue aspirazioni, il tradimento del suo compagno, il lutto, hanno contribuito alla sua condizione di malessere, o forse ad amplificare un disagio preesistente e e a minare la sua autostima, come dice lei stessa già prima traballante.

.< Ma non ne posso più.>

Che ne pensa di farsi aiutare da un nostro collega?
Scrivendo qui ha fatto il primo passo, ora sarebbe davvero opportuno che si prendesse cura di sé e del suo benessere,... per dare voce alla sua sofferenza, liberarla, superarla, imparare a volersi bene ascoltando i suoi bisogni, desideri, ritrovando risorse e potanzialità smarrite e una qualità di vita più appagante che la renda, oltre al resto, fiera di se stessa.

Restiamo in ascolto



Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

Della Sua richiesta la cosa che mi meravglia è l'assenza del vocabolo "lavoro".

Lei ci descrive aspirazioni e percorsi di studio, ma non compare una prospettiva professionale, pur avendo Lei superato i trenta.
Come se permanesse nello status di studente - adolescente - ben fuori età.
E certamente questo, creando delle dissonanze, la confonde ancor più.

A cosa è dovuta l'assenza di prospettiva lavorativa?

Questo è solo uno dei vari problemi che Lei ci presenta, e che rendono auspicabile un percorso psicologico di persona.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Utente
Utente
Buonasera, innanzitutto Vi ringrazio per le risposte. Dott.ssa Rinella in parte Lei ha ragione quando dice che ho perso la bussola ma in verità è un processo che parte da lontano in quanto sostanzialmente sono sempre stata una bambina/ragazzina/adulta molto instabile con me stessa, con la vita, con le mie aspirazioni e i miei sogni. Infatti la Dott.ssa Brunialti ha centrato uno dei punti principali, ovvero che io non ho nominato la parola lavoro. Non so come spiegarmi, perché sono emozioni e sensazioni difficili da spiegare per iscritto ma sono intimamente convinta da sempre di essere diversa, di essere in qualche modo destinata ad essere relegata ai margini della mia vita. Sono sempre stata una gran sognatrice (e a tratti lo sono tuttora) e sin dagli 11 anni circa ho iniziato a rifugiarmi nella mia fantasia, in un mondo fatto di storie immaginate e scritte in cui io ero una persona con doti speciali, capace di realizzare cose belle e importanti e in tutte queste storie c'era sempre un uomo che rimaneva "sconvolto" da questa ragazza (che ero io ma non aveva il mio nome nè il mio aspetto), colpito nel profondo dalla sua intelligenza, dalla sua capacità di vivere in modo pieno la vita...un uomo che vedeva questa donna come qualcosa di prezioso e di misterioso allo stesso tempo. Ho passato un'adolescenza con poche amiche (nessun amico in quanto ho sempre avuto difficoltà a relazionarmi con i ragazzi) e con tanti sogni...ma ho sempre studiato poco e mi sono sempre sentita bloccata nel fare qualsiasi cosa, dall'andare in palestra all'uscire il sabato con le amiche. Questo perché sentivo una sensazione brutta, che a tratti sto riscoprendo, è che è quella per cui mi sentivo schifo per me stessa... so da dove deriva in parte questo meccanismo...ho avuto un padre molto autoritario, contrario a qualsiasi mia manifestazione di crescita come adolescente e ho passato parte dell'adolescenza a fare da "marito" a mia madre, dato che lui lavorava molto e aveva un rapporto morboso con sua madre, tanto che spesso metteva in discussione il suo matrimonio provocando litigi su litigi in casa. Questo si è ripercosso su molti aspetti della mia vita...sono stata una ragazza sempre molto triste, speranzosa di una vita serena, consapevole di avere dentro tanto amore e tanta voglia di vivere positivamente, ma mi sono sempre sentita come se mi avessero spento, tolto qualcosa dentro. Una volta raggiunta la maggiore età ho conosciuto il mio compagno, il primo uomo della mia vita e per un pò tutto è sembrato cambiare. La verità è che mi rendo conto ora di essere quasi tornata all'inizio di tutto e che sono una persona anaffettiva, che sta bene da sola nel suo mondo di sogni...
Mio fratello ha gli stessi miei problemi, derivanti perlopiù dal rapporto con mio padre. E' sposato e ha un figlio ma non lavora ed è bloccato nelle paranoie e nelle difficoltà di sentirsi una persona meritevole di costruire qualcosa per se stesso.
Perdonate la lunghezza dell'intervento e, probabilmente, la confusione nel raccontarvi in breve parte della mia vita.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente, l'aggiunta è utile per capire meglio.

Ma anche per capire che una psicoterapia è proprio importante per Lei.

Come fare a pensare a se stessa - in un futuro - nella identica situazione di Suo fratello (che auspico si stia curando) ?

Occorre un grande sforzo per pensare che potrebbe stare meglio, ma è uno sforzo da fare.
Noi da qui possiamo incoraggiarLa a cercare / trovare la forza dentro di sè, ma poi sta a Lei fare questo importantissimo passo!

Ci proverà?
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Utente
Utente
Gentile Dott.ssa La ringrazio nuovamente per la cortese risposta. Sono stata in analisi per tre anni, proprio in corrispondenza di una forte crisi esistenziale (dopo aver compiuto i 30 anni) durante la quale sono letteralmente esplosa facendo crollare quelle poche certezze che avevo su di me e la mia vita. Purtroppo sono incappata in uno psicoterapeuta dal quale ho subito un atteggiamento di molestie poi mi sono rivolta ad una psicoterapeuta con la quale mi sono trovata bene ma che per motivi economici non ho potuto continuare a "frequentare". Ora mi ritrovo in una fase diversa della mia personal crisi, perché mi sento spaventata, indifesa, desiderosa da una parte di diventare "qualcuno", di sentirmi gratificata e stimata per le mie capacità ma dall'altra parte emerge spesso una sensazione di fastidio per ciò che mi circonda...come se mi ritenessi quasi superiore in parte...ma forse è solo la storia della volpe che non riesce a raggiungere l'uva...
Vorrei rivolgermi a qualcuno ma non ho la possibilità economica di farlo e da alcune esperienze di un'amica e un paio di conoscenti nei consultori volevo evitare i consultori...
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Per quanto riguarda i consultori, non conviene generalizzare. Come ha visto, anche nel privato non è tutto oro quel che luccica.
Ci sappia dire.