Professionalità terapeuta
Gentili specialisti,
vi scrivo ancora una volta per un parere. Ho cambiato da poco terapeuta e non sono affatto pentita di questa scelta. Con il precedente mi sentivo in stallo, si parlava sempre del passato e, a furia di ricondurre alle esperienze precoci i miei comportamenti attuali, avevo sviluppato una sorta di sentimento di predestinazione: visto che ho avuto un'infanzia così, sarò sempre cosà. Per cambiare totalmente approccio, mi sono rivolta ad un terapeuta breve-strategico che, al momento attuale, ho visto due volte.
Ci sono però alcune cose che non mi hanno convinta. Il terapeuta in questione è più o meno mio coetaneo. Da subito e senza chiedermi il permesso ha iniziato a darmi del tu. La primissima volta che sono stata nel suo studio ha fatto una battuta fuori luogo che mi ha infastidita e che non mi aspettavo da parte di un professionista che vedevo per la prima volta (nello studio c'era un lettino da studio medico-non da psicanalista- e mi ha detto "non preoccuparti, non ti faccio una visita ginecologica"). Inoltre due volte su due sedute ha espresso apprezzamenti (garbati, questo sì) sul mio aspetto fisico. Aggiungo anche che al telefono mi aveva riferito un costo delle sedute che poi si è rivelato essere il prezzo senza fattura...altra cosa che non ho per niente apprezzato.
C'è anche qualche altro piccolo dettaglio, ma questi sono gli aspetti che mi lasciano più perplessa.
La mia domanda è: tutto questo è professionale? (È regolarmente iscritto all'albo, ho controllato, ed ha anche un super CV..anche se questo credo che non sempre sia una garanzia).
vi scrivo ancora una volta per un parere. Ho cambiato da poco terapeuta e non sono affatto pentita di questa scelta. Con il precedente mi sentivo in stallo, si parlava sempre del passato e, a furia di ricondurre alle esperienze precoci i miei comportamenti attuali, avevo sviluppato una sorta di sentimento di predestinazione: visto che ho avuto un'infanzia così, sarò sempre cosà. Per cambiare totalmente approccio, mi sono rivolta ad un terapeuta breve-strategico che, al momento attuale, ho visto due volte.
Ci sono però alcune cose che non mi hanno convinta. Il terapeuta in questione è più o meno mio coetaneo. Da subito e senza chiedermi il permesso ha iniziato a darmi del tu. La primissima volta che sono stata nel suo studio ha fatto una battuta fuori luogo che mi ha infastidita e che non mi aspettavo da parte di un professionista che vedevo per la prima volta (nello studio c'era un lettino da studio medico-non da psicanalista- e mi ha detto "non preoccuparti, non ti faccio una visita ginecologica"). Inoltre due volte su due sedute ha espresso apprezzamenti (garbati, questo sì) sul mio aspetto fisico. Aggiungo anche che al telefono mi aveva riferito un costo delle sedute che poi si è rivelato essere il prezzo senza fattura...altra cosa che non ho per niente apprezzato.
C'è anche qualche altro piccolo dettaglio, ma questi sono gli aspetti che mi lasciano più perplessa.
La mia domanda è: tutto questo è professionale? (È regolarmente iscritto all'albo, ho controllato, ed ha anche un super CV..anche se questo credo che non sempre sia una garanzia).
[#1]
Gent.le Utente,
sia la battuta sulla visita ginecologica, sia l'uso del tu senza chiedere il consenso e infine la parcella ridotta perché priva della relativa ricevuta, non sono certo espressione di professionalità.
L'alleanza terapeutica si fonda su un rapporto di fiducia tra lo psicoterapeuta e il cliente che non necessita di adeguate premesse.
Sarebbe opportuno esplicitare questi aspetti e condividere le sue perplessità al fine di verificare se ci sono i presupposti per avviare un percorso efficace.
sia la battuta sulla visita ginecologica, sia l'uso del tu senza chiedere il consenso e infine la parcella ridotta perché priva della relativa ricevuta, non sono certo espressione di professionalità.
L'alleanza terapeutica si fonda su un rapporto di fiducia tra lo psicoterapeuta e il cliente che non necessita di adeguate premesse.
Sarebbe opportuno esplicitare questi aspetti e condividere le sue perplessità al fine di verificare se ci sono i presupposti per avviare un percorso efficace.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Gentile utente,
ha controllato sull'albo Psicologi della Sua regione che il suo attuale specialista sia iscritto e lo è. Se dichiarato, è anche Psicoterapeuta?
Tra i comportamenti che Lei elenca, alcuni non sono professionali, altri (ad es. la non fatturazione) sono degli illeciti. Farglielo presente è importante. Altrimenti si parte già male.
ha controllato sull'albo Psicologi della Sua regione che il suo attuale specialista sia iscritto e lo è. Se dichiarato, è anche Psicoterapeuta?
Tra i comportamenti che Lei elenca, alcuni non sono professionali, altri (ad es. la non fatturazione) sono degli illeciti. Farglielo presente è importante. Altrimenti si parte già male.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#3]
Gentile Utente,
solitamente non è garbato, ne professionale agire così.
Il curriculum vitae e la formazione però non sempre corrispondono al garbo, alla gentilezza ed al tatto, elementi fondamentali per iniziare un rapporto di fiducia .
Già nel 2012 ci scriveva di difficoltà con un altro terapeuta?
In quel caso cosa successe?
Perché le sue terapie terminano e non si concludono?
solitamente non è garbato, ne professionale agire così.
Il curriculum vitae e la formazione però non sempre corrispondono al garbo, alla gentilezza ed al tatto, elementi fondamentali per iniziare un rapporto di fiducia .
Già nel 2012 ci scriveva di difficoltà con un altro terapeuta?
In quel caso cosa successe?
Perché le sue terapie terminano e non si concludono?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Ex utente
Gentile dott. ssa Camplone,
grazie per la Sua risposta: mi ha convinta a sollevare queste perplessità in seduta..anche se ne ho timore, perché io sono poco diplomatica e quando devo dire cose delicate spesso sono troppo diretta.
Gentile dott. ssa Brunialti,
il terapeuta in questione è regolarmente iscritto all'albo, è specializzato in psicoterapia ed ha un CV vasto..però..le perplessità rimangono.
Gentile dott.ssa Randone,
le difficoltà del 2012 erano state superate, infatti quella terapia è continuata fino a quest'anno. L'ho poi interrotta per i motivi indicati qui sopra. Non so se io "interrompo le terapie", può darsi...ma questo toglie che l'attuale terapeuta possa essere poco professionale?
grazie per la Sua risposta: mi ha convinta a sollevare queste perplessità in seduta..anche se ne ho timore, perché io sono poco diplomatica e quando devo dire cose delicate spesso sono troppo diretta.
Gentile dott. ssa Brunialti,
il terapeuta in questione è regolarmente iscritto all'albo, è specializzato in psicoterapia ed ha un CV vasto..però..le perplessità rimangono.
Gentile dott.ssa Randone,
le difficoltà del 2012 erano state superate, infatti quella terapia è continuata fino a quest'anno. L'ho poi interrotta per i motivi indicati qui sopra. Non so se io "interrompo le terapie", può darsi...ma questo toglie che l'attuale terapeuta possa essere poco professionale?
[#5]
È sicuramente confidenziale, solitamente mal si sposa quest'atteggaimento con l'intimità della relazione terapeutica.
Le specilsizzazioni non correlano con lo stile e con il modus operandi del clinico.
Se lei interrompe le terapie, da quì non è possibile saperlo.
Ma di certo se non si trova bene non dovrebbe nemmeno cominciare, le prime sensazioni sono determinanti
Le specilsizzazioni non correlano con lo stile e con il modus operandi del clinico.
Se lei interrompe le terapie, da quì non è possibile saperlo.
Ma di certo se non si trova bene non dovrebbe nemmeno cominciare, le prime sensazioni sono determinanti
[#6]
Ex utente
Sono un po' combattuta: da una parte questo approccio così diretto, con prescrizioni e compiti precisi, mi piace e sento che in questo momento è preferibile a tutto lo scavo interiore che ho fatto in passato (e che comunque, a suo tempo, mi ha dato moltissimo). Dall'altro, devo dire che dalla prima seduta, con quella battuta sulla visita ginecologica e il trucchetto della fattura (il fatto di non dirmi la tariffa intera al telefono, quando dovevo decidere se potevo sostenere la spesa, ma dirmela solo alla fine della prima seduta), lui come persona non mi è piaciuto granché...
[#7]
Questo approccio - diretto - è comune a più terapeuti.
Se "lui come persona non mi è piaciuto granché" provi a parlargliene con chiarezza. Può darsi che lui abbia volto fare "il simpaticole" e che si ridimensioni.
Resta tuttavia la faccenda della fattura...
Segua le sue percezioni.
Se "lui come persona non mi è piaciuto granché" provi a parlargliene con chiarezza. Può darsi che lui abbia volto fare "il simpaticole" e che si ridimensioni.
Resta tuttavia la faccenda della fattura...
Segua le sue percezioni.
[#8]
Ex utente
Quello della fattura è un problema spinoso: quando al telefono mi aveva detto la cifra ci ho dovuto pensare per una settimana per decidere se intraprendere o meno la terapia, perché la parcella era piuttosto alta. Alla fine gli ho detto che accettavo, sapendo che per me quello era il massimo di spesa che potevo sostenere. Quando poi in seduta mi ha comunicato che invece il prezzo con fattura era ancora più elevato, mi sono ritrovata incastrata in una situazione che va contro i miei principi, perché la cifra intera per me è proprio fuori budget. E me l'ha comunicato con molta nonchalance, come se fosse un dettaglio secondario. Questo ha contribuito molto a farmi sentire irritazione nei suoi confronti.
Comunque gliene parlerò. Grazie a tutte per le risposte.
Comunque gliene parlerò. Grazie a tutte per le risposte.
[#11]
Gentile Utente,
il metodo di una psicoterapia è molto importante e se Lei ha bisogno adesso di uno psicoterapeuta che utilizzi il metodo strategico e si trova bene, nulla da dire.
E' altrettanto importante però partire col piede giusto con il professionista.
Esattamente come le Colleghe, La invito ad esplicitare tutto ciò che in qualche modo Le è dispiaciuto di quell'incontro, sia il commento sul lettino, gli apprezzamenti sull'aspetto fisico e il problema della fattura che non esprime trasparenza e che comunque è un illecito.
E' vero che si può di volta in volta chiarire, ma dover chiarire tutte le volte diventa estremamente impegnativo e poi si rischia di perdere di vista l'aspetto più importante: il Suo benessere e gli obiettivi terapeutici.
D'altra parte ho una curiosità sul Suo quesito: come mai ha già fatto due sedute se ha avuto queste sensazioni sgradevoli e come mai, se Lei è una persona diretta che non le manda a dire, non ha immediatamente sollevato tutte le obiezioni di cui parla qui? Quali difficoltà ha incontrato e incontra nel farlo adesso?
il metodo di una psicoterapia è molto importante e se Lei ha bisogno adesso di uno psicoterapeuta che utilizzi il metodo strategico e si trova bene, nulla da dire.
E' altrettanto importante però partire col piede giusto con il professionista.
Esattamente come le Colleghe, La invito ad esplicitare tutto ciò che in qualche modo Le è dispiaciuto di quell'incontro, sia il commento sul lettino, gli apprezzamenti sull'aspetto fisico e il problema della fattura che non esprime trasparenza e che comunque è un illecito.
E' vero che si può di volta in volta chiarire, ma dover chiarire tutte le volte diventa estremamente impegnativo e poi si rischia di perdere di vista l'aspetto più importante: il Suo benessere e gli obiettivi terapeutici.
D'altra parte ho una curiosità sul Suo quesito: come mai ha già fatto due sedute se ha avuto queste sensazioni sgradevoli e come mai, se Lei è una persona diretta che non le manda a dire, non ha immediatamente sollevato tutte le obiezioni di cui parla qui? Quali difficoltà ha incontrato e incontra nel farlo adesso?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#12]
Ex utente
Gentili dottoresse,
scrivo nuovamente qui, nonostante sia passato molto tempo, perché mi sembra più pratico.
In seguito ai vostri consigli ho parlato con il terapeuta in questione e abbiamo chiarito i punti più spinosi, Ho continuato a vederlo e le sedute mi hanno dato dei benefici.
Quest'estate ho fatto un'esperienza personale che mi ha arricchita moltissimo, e quando sono tornata a casa mi sentivo una persona nuova: sicura di me, ottimista, con voglia di fare.
Sono riuscita a farmi apprezzare in un nuovo luogo di lavoro, ho approfondito relazioni d'amicizia migliori rispetto al passato, con persone che mi rispettano, e mi sono impegnata molto nel volontariato.
Tuttavia era troppo bello, probabilmente, per essere vero. A gennaio è arrivata la ricaduta. Mi sento estremamente depressa..non elencherò tutti i sintomi, perché sono quelli tipici della depressione, che oramai riconosco bene.
La mia vita è così da sempre: costruisco tanto e bene nei momenti "up", per poi distruggere e perdere tutto nei momenti "down", come una sorta di diabolica Penelope. Questa consapevolezza mi fa stare ancor peggio. Sto ricominciando ad isolarmi..domani so già che non andrò al lavoro, perché non sopporto di dover fronteggiare delle persone che pretendono da me delle prestazioni, non sono in grado di sopportarlo.
La solitudine mi opprime. I rapporti con la mia famiglia d'origine, come ebbi occasione di dire in passato, sono totalmente assenti; non ho una relazione affettiva, ho alcuni amici, ma non oso parlare della mia tristezza, perché durante l'ultimo crollo (precedente a questo), ho sentito una compassione che ho trovato umiliante, mentre qualcun altro, a ragione, non sopportava più la pressione delle mie richieste d'aiuto...meglio conservare la dignità e che credano che il mio umore sia buono, o so che smetteranno di cercarmi.
Mi sembra di vivere in un deserto di tristezza
scrivo nuovamente qui, nonostante sia passato molto tempo, perché mi sembra più pratico.
In seguito ai vostri consigli ho parlato con il terapeuta in questione e abbiamo chiarito i punti più spinosi, Ho continuato a vederlo e le sedute mi hanno dato dei benefici.
Quest'estate ho fatto un'esperienza personale che mi ha arricchita moltissimo, e quando sono tornata a casa mi sentivo una persona nuova: sicura di me, ottimista, con voglia di fare.
Sono riuscita a farmi apprezzare in un nuovo luogo di lavoro, ho approfondito relazioni d'amicizia migliori rispetto al passato, con persone che mi rispettano, e mi sono impegnata molto nel volontariato.
Tuttavia era troppo bello, probabilmente, per essere vero. A gennaio è arrivata la ricaduta. Mi sento estremamente depressa..non elencherò tutti i sintomi, perché sono quelli tipici della depressione, che oramai riconosco bene.
La mia vita è così da sempre: costruisco tanto e bene nei momenti "up", per poi distruggere e perdere tutto nei momenti "down", come una sorta di diabolica Penelope. Questa consapevolezza mi fa stare ancor peggio. Sto ricominciando ad isolarmi..domani so già che non andrò al lavoro, perché non sopporto di dover fronteggiare delle persone che pretendono da me delle prestazioni, non sono in grado di sopportarlo.
La solitudine mi opprime. I rapporti con la mia famiglia d'origine, come ebbi occasione di dire in passato, sono totalmente assenti; non ho una relazione affettiva, ho alcuni amici, ma non oso parlare della mia tristezza, perché durante l'ultimo crollo (precedente a questo), ho sentito una compassione che ho trovato umiliante, mentre qualcun altro, a ragione, non sopportava più la pressione delle mie richieste d'aiuto...meglio conservare la dignità e che credano che il mio umore sia buono, o so che smetteranno di cercarmi.
Mi sembra di vivere in un deserto di tristezza
[#14]
Ex utente
In teoria sarei ancora in terapia, ma non saprei dire come va...dopo il chiarimento il terapeuta mi spinse a compiere alcune azioni importanti, che mi permisero di risalire, ma ora non so se mi sia ancora d'aiuto. Credo di voler elaborare alcune sofferenze, ma la precedente terapia, che era più improntata al racconto ed allo scavo interiore, aveva fatto nascere in me odio e rancore...non so neppure io cosa voglio, né che terapia voglio fare...vorrei solo stare bene e non avere paura d andare al lavoro..E' da quattro anni in totale che sono in terapia, non ne posso più
[#16]
Gentile Utente,
cosa ne pensa di effettuare una consulenza psichiatrica per un eventuale supporto farmacologico parallelo alla psicoterapia?
Stabilizzando l'umore che, a quanto scrive, ora ha un equilibrio un po' precario, è più probabile che potrà riuscire a consolidare anche le strategie e le modalità comportamentali positive che in questi mesi ha messo in atto. Con benefici risvolti sul suo stato emotivo e con l'instaurarsi di un circolo virtuoso che le riporterà la "grinta" che ora ha un po' messo in disparte.
Saluti.
cosa ne pensa di effettuare una consulenza psichiatrica per un eventuale supporto farmacologico parallelo alla psicoterapia?
Stabilizzando l'umore che, a quanto scrive, ora ha un equilibrio un po' precario, è più probabile che potrà riuscire a consolidare anche le strategie e le modalità comportamentali positive che in questi mesi ha messo in atto. Con benefici risvolti sul suo stato emotivo e con l'instaurarsi di un circolo virtuoso che le riporterà la "grinta" che ora ha un po' messo in disparte.
Saluti.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#17]
Ex utente
Gentile dott.ssa Scalco,
ultimamente penso sempre più spesso alla necessità di un aiuto farmacologico, ma la verità è che ne ho paura, anzi, ne sono terrorizzata. Da adolescente ho visto mia sorella, poi morta suicida, fare uso di psicofarmaci...ora, con gli occhi di un'adulta, so che la sua cura era stata condotta malissimo (i miei genitori, al colmo della disperazione, erano arrivati a somministrarle dei farmaci di nascosto), ma nonostante questo mi è rimasto una sorta di imprinting doloroso e tragico legato alla psicofarmacologia.
Dott.ssa Randone,
come dicevo sopra, sì, vedo ancora il terapeuta, con cadenza mensile, ma non mi sento proprio in terapia...mi dà consigli molto pratici, ma non sempre ne vedo l'utilità.
ultimamente penso sempre più spesso alla necessità di un aiuto farmacologico, ma la verità è che ne ho paura, anzi, ne sono terrorizzata. Da adolescente ho visto mia sorella, poi morta suicida, fare uso di psicofarmaci...ora, con gli occhi di un'adulta, so che la sua cura era stata condotta malissimo (i miei genitori, al colmo della disperazione, erano arrivati a somministrarle dei farmaci di nascosto), ma nonostante questo mi è rimasto una sorta di imprinting doloroso e tragico legato alla psicofarmacologia.
Dott.ssa Randone,
come dicevo sopra, sì, vedo ancora il terapeuta, con cadenza mensile, ma non mi sento proprio in terapia...mi dà consigli molto pratici, ma non sempre ne vedo l'utilità.
[#20]
A prescindere dalla cadenza delle sedute e dall'approccio utilizzato dal terapeuta se non si realizza un processo di cambiamento non è una terapia efficace, sarebbe utile affrontare questi aspetti con il terapeuta che la segue, quattro anni sono un arco di tempo molto ampio è periodicamente è necessario fare il punto della situazione altrimenti decenta una sorta di "navigazione a vista".
[#21]
<<ultimamente penso sempre più spesso alla necessità di un aiuto farmacologico, ma la verità è che ne ho paura, anzi, ne sono terrorizzata.>>
Comprensibile viste le vicende che ha raccontato.
Però io le suggerirei da un lato di affrontare l'argomento con lo psicologo che la segue e dall'altro di provare comunque ad incontrare uno psichiatra per una consulenza, così da poter esprimere i suoi dubbi, i suoi timori, le sue perplessità ed avere dei chiarimenti sulle opportunità che ci potrebbero essere. In ogni caso la decisione finale se poi intraprendere o meno una terapia farmacologica sarà sua, ma almeno non si sarà preclusa in partenza questa possibilità.
Intanto, le suggerisco le seguenti letture:
https://www.medicitalia.it/blog/psichiatria/5616-10-false-idee-sugli-antidepressivi-e-le-terapie-psichiatriche-in-generale.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/814-antidepressivi-depressione-e-ansia-domande-e-risposte.html
Saluti cordiali.
Comprensibile viste le vicende che ha raccontato.
Però io le suggerirei da un lato di affrontare l'argomento con lo psicologo che la segue e dall'altro di provare comunque ad incontrare uno psichiatra per una consulenza, così da poter esprimere i suoi dubbi, i suoi timori, le sue perplessità ed avere dei chiarimenti sulle opportunità che ci potrebbero essere. In ogni caso la decisione finale se poi intraprendere o meno una terapia farmacologica sarà sua, ma almeno non si sarà preclusa in partenza questa possibilità.
Intanto, le suggerisco le seguenti letture:
https://www.medicitalia.it/blog/psichiatria/5616-10-false-idee-sugli-antidepressivi-e-le-terapie-psichiatriche-in-generale.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/814-antidepressivi-depressione-e-ansia-domande-e-risposte.html
Saluti cordiali.
[#22]
Ex utente
Gentili dottoresse,
eccomi di nuovo qui per aggiornarvi. Dopo l'ultimo consulto mi ero convinta della necessità di un intervento farmacologico, che mi era stato prescritto dal medico di guardia a cui mi ero rivolta per essermi assentata dal lavoro. Tuttavia, sconvolta com'ero quando parlai con lui, non ricordavo bene la dose che mi era stata prescritta e la terapia, assunta solo per qualche giorno, mi dava molto effetti collaterali. Scrissi allora ad uno psichiatra su questo sito, che mi confermò che la posologia era errata. Da quel momento ho smesso l'assunzione del farmaco ed inizialmente ho avuto la sensazione di stare meglio. Ora, tuttavia, ho avuto una ricaduta: sono nervosa e scontrosa con tutti, vedo tornare la paura di tutto, la chiusura verso gli altri, la sensazione che tutti ce l'abbiano con me, l'odio, la rabbia, il senso di inadeguatezza...tutti sintomi che ora riconosco come "patologici". Tuttavia, io non so più cosa fare. Il terapeuta di cui vi parlavo all'inizio di questo post, non ho più voglia di vederlo. Quando stavo male, ho avuto con lui uno scambio di email che mi ha convinta ancor più che come persona non mi piace. Non sto qui a spiegarvi i dettagli. Ma ora non so più da chi andare e a chi rivolgermi. Posso ancora sperare di stare meglio, dopo tutto questo tempo? C'è speranza per me? L'unico terapeuta a cui mi sento in qualche modo legata è quello che mi ha seguita per due anni e mezzo e che mi ha dato una grande consapevolezza di me, ma che ha fatto crescere in me un odio smisurato verso la mia famiglia (che ho smesso di frequentare da quando andavo in terapia) e non mi ha mai aiutata ad elaborarlo. Con lui ho raggiunto una chiarezza estrema di tutti i miei meccanismi, ma poi di questa chiarezza non me ne facevo niente: stavo solo male sapendo perché (che non è poco, lo so, ma non è risolutivo).
Non so più dove sbattere la testa, mi sento sola con la mia sofferenza, senza nessuno con cui poterne parlare.
eccomi di nuovo qui per aggiornarvi. Dopo l'ultimo consulto mi ero convinta della necessità di un intervento farmacologico, che mi era stato prescritto dal medico di guardia a cui mi ero rivolta per essermi assentata dal lavoro. Tuttavia, sconvolta com'ero quando parlai con lui, non ricordavo bene la dose che mi era stata prescritta e la terapia, assunta solo per qualche giorno, mi dava molto effetti collaterali. Scrissi allora ad uno psichiatra su questo sito, che mi confermò che la posologia era errata. Da quel momento ho smesso l'assunzione del farmaco ed inizialmente ho avuto la sensazione di stare meglio. Ora, tuttavia, ho avuto una ricaduta: sono nervosa e scontrosa con tutti, vedo tornare la paura di tutto, la chiusura verso gli altri, la sensazione che tutti ce l'abbiano con me, l'odio, la rabbia, il senso di inadeguatezza...tutti sintomi che ora riconosco come "patologici". Tuttavia, io non so più cosa fare. Il terapeuta di cui vi parlavo all'inizio di questo post, non ho più voglia di vederlo. Quando stavo male, ho avuto con lui uno scambio di email che mi ha convinta ancor più che come persona non mi piace. Non sto qui a spiegarvi i dettagli. Ma ora non so più da chi andare e a chi rivolgermi. Posso ancora sperare di stare meglio, dopo tutto questo tempo? C'è speranza per me? L'unico terapeuta a cui mi sento in qualche modo legata è quello che mi ha seguita per due anni e mezzo e che mi ha dato una grande consapevolezza di me, ma che ha fatto crescere in me un odio smisurato verso la mia famiglia (che ho smesso di frequentare da quando andavo in terapia) e non mi ha mai aiutata ad elaborarlo. Con lui ho raggiunto una chiarezza estrema di tutti i miei meccanismi, ma poi di questa chiarezza non me ne facevo niente: stavo solo male sapendo perché (che non è poco, lo so, ma non è risolutivo).
Non so più dove sbattere la testa, mi sento sola con la mia sofferenza, senza nessuno con cui poterne parlare.
[#23]
Gent.le Sig.ra,
il consulto on line sia psichiatrico che psicologico non sostituisce il contatto diretto con lo specialista e tanto meno deve indurla al "fai da te" con la terapia farmacologica che va prescritta e monitorata dallo psichiatra.
Infatti aggiunge:
"Ora, tuttavia, ho avuto una ricaduta: sono nervosa e scontrosa con tutti, vedo tornare la paura di tutto, la chiusura verso gli altri, la sensazione che tutti ce l'abbiano con me, l'odio, la rabbia, il senso di inadeguatezza...tutti sintomi che ora riconosco come "patologici". "
Lo psichiatra saprà darle le indicazioni corrette per una gestione efficace della terapia farmacologica.
Per quanto riguarda la scelta dello psicoterapeuta, essa andrebbe calibrata in funzione delle sue aspettative riguardo agli obiettivi terapeutici che derivano dall'esperienza con il primo specialista che l'ha seguita.
"Con lui ho raggiunto una chiarezza estrema di tutti i miei meccanismi, ma poi di questa chiarezza non me ne facevo niente: stavo solo male sapendo perché (che non è poco, lo so, ma non è risolutivo)."
E' proprio da qui che dovrebbe riprendere il percorso terapeutico ma nessuno può sostituirsi a Lei nella scelta del professionista con il quale instaurare un'alleanza terapeutica, senza lasciarsi condizionare dall'amarezza per l'accaduto nell'ultima esperienza.
"La mia vita è così da sempre: costruisco tanto e bene nei momenti "up", per poi distruggere e perdere tutto nei momenti "down" "
Come sottolinea Lei stessa c'è un ruolo attivo che svolge in questo processo e che può essere orientato in una direzione diversa dall'autocolpevolizzazione ma, al contrario, finalizzata al sentirsi accettata e valorizzata all'interno della relazione d'aiuto e, in seguito, negli altri ambiti della sua vita.
il consulto on line sia psichiatrico che psicologico non sostituisce il contatto diretto con lo specialista e tanto meno deve indurla al "fai da te" con la terapia farmacologica che va prescritta e monitorata dallo psichiatra.
Infatti aggiunge:
"Ora, tuttavia, ho avuto una ricaduta: sono nervosa e scontrosa con tutti, vedo tornare la paura di tutto, la chiusura verso gli altri, la sensazione che tutti ce l'abbiano con me, l'odio, la rabbia, il senso di inadeguatezza...tutti sintomi che ora riconosco come "patologici". "
Lo psichiatra saprà darle le indicazioni corrette per una gestione efficace della terapia farmacologica.
Per quanto riguarda la scelta dello psicoterapeuta, essa andrebbe calibrata in funzione delle sue aspettative riguardo agli obiettivi terapeutici che derivano dall'esperienza con il primo specialista che l'ha seguita.
"Con lui ho raggiunto una chiarezza estrema di tutti i miei meccanismi, ma poi di questa chiarezza non me ne facevo niente: stavo solo male sapendo perché (che non è poco, lo so, ma non è risolutivo)."
E' proprio da qui che dovrebbe riprendere il percorso terapeutico ma nessuno può sostituirsi a Lei nella scelta del professionista con il quale instaurare un'alleanza terapeutica, senza lasciarsi condizionare dall'amarezza per l'accaduto nell'ultima esperienza.
"La mia vita è così da sempre: costruisco tanto e bene nei momenti "up", per poi distruggere e perdere tutto nei momenti "down" "
Come sottolinea Lei stessa c'è un ruolo attivo che svolge in questo processo e che può essere orientato in una direzione diversa dall'autocolpevolizzazione ma, al contrario, finalizzata al sentirsi accettata e valorizzata all'interno della relazione d'aiuto e, in seguito, negli altri ambiti della sua vita.
[#24]
Ex utente
Gentile dottoressa,
io non so se ce la posso fare: la terapia psichiatrica mi terrorizza, ora che sto così male ancor di più. Mi perseguita da sempre la fobia di finire come mia sorella. Lei potrà rispondermi che rischio maggiormente se non mi curo, e posso capirlo razionalmente, ma il fatto di non assumere farmaci mi aiuta a pensare a me come ad una persona "sana", o almeno che può esserlo...ma forse entrare in questi dettagli qui online non è utile.
Dovrei riprendere la psicoterapia? Ma come scegliere? Non so più cosa fare....non ho più voglia di guardare indietro, quindi escluderei uno psicodinamico. Forse un approccio transazionale, visto che i miei problemi sono principalmente relazionali? O forse dovrei tornare dal vecchio terapeuta? Non credo: di lui non mi fidavo più, visto che ho iniziato stando in terapia, una relazione con un uomo che mi maltrattava psicologicamente ed uscivo dalle sedute convinta che tutta la colpa fosse mia...
Aiutatemi, non so cosa fare...
io non so se ce la posso fare: la terapia psichiatrica mi terrorizza, ora che sto così male ancor di più. Mi perseguita da sempre la fobia di finire come mia sorella. Lei potrà rispondermi che rischio maggiormente se non mi curo, e posso capirlo razionalmente, ma il fatto di non assumere farmaci mi aiuta a pensare a me come ad una persona "sana", o almeno che può esserlo...ma forse entrare in questi dettagli qui online non è utile.
Dovrei riprendere la psicoterapia? Ma come scegliere? Non so più cosa fare....non ho più voglia di guardare indietro, quindi escluderei uno psicodinamico. Forse un approccio transazionale, visto che i miei problemi sono principalmente relazionali? O forse dovrei tornare dal vecchio terapeuta? Non credo: di lui non mi fidavo più, visto che ho iniziato stando in terapia, una relazione con un uomo che mi maltrattava psicologicamente ed uscivo dalle sedute convinta che tutta la colpa fosse mia...
Aiutatemi, non so cosa fare...
[#25]
Io non darei per scontato che lo psichiatra le prescriva una terapia farmacologica lasciamo a lui la valutazione in merito e nel caso ci fosse una prescrizione avrà un riferimento per monitorare l'andamento delle sue condizioni.
L'ambivalenza verso i farmaci e verso la psicoterapia contribuiscono a creare incertezza e disorientamento che possono evolvere se si concede l'opportunità di cercare lo specialista di cui fidarsi.
La scelta dello psicoterapeuta è sempre molto delicata ma l'orientamento, diversamente da quanto si crede non è il fattore discriminante nell'efficacia del processo di cambiamento. Non si tratta di una mia opinione ma della conclusione sulla quale convergono decenni di studi scientifìci sull'argomento.
Al termine del colloquio provi a porsi le seguenti domande:
- mi sento accettata?
- mi sono sento compresa in modo empatico?
-mi sento giudicata?
In questo modo potrà verificare se ci sono i presupposti necessari per instaurare una relazione terapeutica.
L'ambivalenza verso i farmaci e verso la psicoterapia contribuiscono a creare incertezza e disorientamento che possono evolvere se si concede l'opportunità di cercare lo specialista di cui fidarsi.
La scelta dello psicoterapeuta è sempre molto delicata ma l'orientamento, diversamente da quanto si crede non è il fattore discriminante nell'efficacia del processo di cambiamento. Non si tratta di una mia opinione ma della conclusione sulla quale convergono decenni di studi scientifìci sull'argomento.
Al termine del colloquio provi a porsi le seguenti domande:
- mi sento accettata?
- mi sono sento compresa in modo empatico?
-mi sento giudicata?
In questo modo potrà verificare se ci sono i presupposti necessari per instaurare una relazione terapeutica.
Questo consulto ha ricevuto 25 risposte e 2.5k visite dal 22/06/2015.
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