Mio figlio di 8 anni non riesce a dormire da solo
Mio figlio di 8 anni non riesce ancora a dormire da solo.
Mi spiego: la mamma alla sera lo addormenta nel suo letto Standogli vicino nel letto, ma spesso e volentieri nel cuore della notte, lui si risveglia e la chiama "Mamma, vieni?". Tutto termina quando Lui si infila nel ns. lettone oppure quando io o mia moglie ritorniamo nella sua camera a riaddormentarlo. Magari questo può accadere anche una seconda volta prima del risveglio vero e proprio o magari mia moglie rimane a dormire con lui e quindi fa tutta una tirata.
Praticamente senza qualcuno vicino fatica a prendere sonno.
In camera sua ha sempre la luce piccola accesa, abbiamo provato a parlargli e spiegargli che non c'è nulla da temere. Niente. Dice di aver paura di cosa non se lo sa spiegare neanche lui. Una volta è il buoi una volta sono i rumori della notte. Abbiamo provato ha metterlo a letto cercando di fargli prendere sonno da solo, il risultato è che ce lo siamo ritrovati mezz'ora dopo in camera disperato che non riusciva a prendere sonno. Mi son messo io in camera sua stando su una sedia invece che allungato sul letto. Niente!! Alle due aveva ancora gli occhi aperti, mentre io dormivo sulla sedia. Allorché mi son coricato con lui ed ha preso sonno. Il mio piccolo è figlio unico, almeno fino a dicembre quando arriverà il secondo Genito, ma questa fobia per dormire da solo ce l'ha sempre avuta.
Il nostro dubbio più grande è se sia normale che alla sua età ancora presenta questa difficoltà nel distacco per la fase di sonno e quali potrebbero essere i rimedi che potremmo adoperare.
Nonostante gli abbiamo parlato più volte ancora non riesce a comprendere che ci sono dei spazi comuni e dei spazi più intimi in cui lui non può accedere.
Vorremmo trovare una soluzione anche nella considerazione del futuro arrivo, e sopratutto ritrovare con mia moglie i nostri momenti senza passare le notti uno in una camera uno in un altra.
Ringraziandovi anticipatamente per il consiglio che vorrete darmi lorgo distinti saluti.
Mi spiego: la mamma alla sera lo addormenta nel suo letto Standogli vicino nel letto, ma spesso e volentieri nel cuore della notte, lui si risveglia e la chiama "Mamma, vieni?". Tutto termina quando Lui si infila nel ns. lettone oppure quando io o mia moglie ritorniamo nella sua camera a riaddormentarlo. Magari questo può accadere anche una seconda volta prima del risveglio vero e proprio o magari mia moglie rimane a dormire con lui e quindi fa tutta una tirata.
Praticamente senza qualcuno vicino fatica a prendere sonno.
In camera sua ha sempre la luce piccola accesa, abbiamo provato a parlargli e spiegargli che non c'è nulla da temere. Niente. Dice di aver paura di cosa non se lo sa spiegare neanche lui. Una volta è il buoi una volta sono i rumori della notte. Abbiamo provato ha metterlo a letto cercando di fargli prendere sonno da solo, il risultato è che ce lo siamo ritrovati mezz'ora dopo in camera disperato che non riusciva a prendere sonno. Mi son messo io in camera sua stando su una sedia invece che allungato sul letto. Niente!! Alle due aveva ancora gli occhi aperti, mentre io dormivo sulla sedia. Allorché mi son coricato con lui ed ha preso sonno. Il mio piccolo è figlio unico, almeno fino a dicembre quando arriverà il secondo Genito, ma questa fobia per dormire da solo ce l'ha sempre avuta.
Il nostro dubbio più grande è se sia normale che alla sua età ancora presenta questa difficoltà nel distacco per la fase di sonno e quali potrebbero essere i rimedi che potremmo adoperare.
Nonostante gli abbiamo parlato più volte ancora non riesce a comprendere che ci sono dei spazi comuni e dei spazi più intimi in cui lui non può accedere.
Vorremmo trovare una soluzione anche nella considerazione del futuro arrivo, e sopratutto ritrovare con mia moglie i nostri momenti senza passare le notti uno in una camera uno in un altra.
Ringraziandovi anticipatamente per il consiglio che vorrete darmi lorgo distinti saluti.
[#1]
Gentile papà,
l'abitudine a dormire da soli è, a volte, difficile ad instaurarsi più per le ansie, i bisogni o le convinzioni dei genitori che non le reali necessità o difficoltà dei bambini.
Se non ci sono problemi concreti, se fin da subito li si lascia a dormire nel loro lettino e nella loro stanza, gli si evita questo "passaggio", che può risultar doloroso e vissuto come un rifiuto. Certo questo comporta una quota di fatica ulteriore per i neo-genitori nei primi tempi, ma che viene ben compensata a lungo termine.
Se gli adulti considerano un loro problema l'addormentamento del bambino, rischiano di instaurare abitudini difficili da eliminare e che possono in qualche modo minare la serenità famigliare.
A pensarci ora, sarebbe stato meglio per tutti che questo "allenamento" fosse avvenuto quando il bambino era decisamente più piccolo, dal momento che ora è probabilmente più difficile da gestire.
Tanto più che tra sei mesi arriverà in casa un altro bambino ed ora lui potrebbe credere che il vostro allontanamento notturno derivi dal fatto che gli vogliate un po' meno bene.
Le allego un paio di letture sull'argomento per ulteriori spunti di riflessione, da tener presente anche per l'arrivo del nascituro:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/6-i-bambini-e-il-lettone-dei-genitori.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3763-dormire-nel-lettone-quali-effetti-sul-bambino.html
Cordialità.
l'abitudine a dormire da soli è, a volte, difficile ad instaurarsi più per le ansie, i bisogni o le convinzioni dei genitori che non le reali necessità o difficoltà dei bambini.
Se non ci sono problemi concreti, se fin da subito li si lascia a dormire nel loro lettino e nella loro stanza, gli si evita questo "passaggio", che può risultar doloroso e vissuto come un rifiuto. Certo questo comporta una quota di fatica ulteriore per i neo-genitori nei primi tempi, ma che viene ben compensata a lungo termine.
Se gli adulti considerano un loro problema l'addormentamento del bambino, rischiano di instaurare abitudini difficili da eliminare e che possono in qualche modo minare la serenità famigliare.
A pensarci ora, sarebbe stato meglio per tutti che questo "allenamento" fosse avvenuto quando il bambino era decisamente più piccolo, dal momento che ora è probabilmente più difficile da gestire.
Tanto più che tra sei mesi arriverà in casa un altro bambino ed ora lui potrebbe credere che il vostro allontanamento notturno derivi dal fatto che gli vogliate un po' meno bene.
Le allego un paio di letture sull'argomento per ulteriori spunti di riflessione, da tener presente anche per l'arrivo del nascituro:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/6-i-bambini-e-il-lettone-dei-genitori.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3763-dormire-nel-lettone-quali-effetti-sul-bambino.html
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#2]
Utente
Gentile Dott.ssa, grazie del suo consulto che condivido pienamente.
Purtroppo però ad oggi mi sembra inevitabile non indugiare oltre nel cercare di far acquisire al bambino la sua autonomia nel dormire da solo.
La difficoltà però sta nel trovare dei metodi concreti che non facciano passare questo passaggio come un trauma ed in questo ahimè la paura del genitore di sbagliare vige costantemente.
Per questo le chiedo quale potrebbe essere secondo lei l'approccio migliore.
Ho letto gli articoli che mi ha segnalato e li condivido a pieno.
Lui già dorme con il suo pelusche, abbiamo provato a raccontargli le storie ma non hanno effetto "rilassante" che induca al sonno.
Lasciarlo nel suo letto da solo, in attesa di prender sonno, dopo ieri sera, o il dubbio che riuscirebbe a fare la nottata sveglio.
Spero possa aiutarmi e la ringrazio per la cortese attenzione che vorrà accordarmi.
Purtroppo però ad oggi mi sembra inevitabile non indugiare oltre nel cercare di far acquisire al bambino la sua autonomia nel dormire da solo.
La difficoltà però sta nel trovare dei metodi concreti che non facciano passare questo passaggio come un trauma ed in questo ahimè la paura del genitore di sbagliare vige costantemente.
Per questo le chiedo quale potrebbe essere secondo lei l'approccio migliore.
Ho letto gli articoli che mi ha segnalato e li condivido a pieno.
Lui già dorme con il suo pelusche, abbiamo provato a raccontargli le storie ma non hanno effetto "rilassante" che induca al sonno.
Lasciarlo nel suo letto da solo, in attesa di prender sonno, dopo ieri sera, o il dubbio che riuscirebbe a fare la nottata sveglio.
Spero possa aiutarmi e la ringrazio per la cortese attenzione che vorrà accordarmi.
[#3]
<<Lasciarlo nel suo letto da solo, in attesa di prender sonno, dopo ieri sera, ho il dubbio che riuscirebbe a fare la nottata sveglio.>>
Forse sì.
O forse no.
Ma se non ci avete mai provato, non lo sapete.
Lui, invece, probabilmente sa bene che può giocare sui vostri sentimenti e sulle vostre emozioni e che -anche solo per sfinimento!- riesce ad ottenere ciò che vuole.
Dal momento che ora la scuola è terminata, si potrebbe anche permettere di rischiare di passare una notte in bianco. Se anche ben ciò accadesse, quali sono i vostri timori?
Ritengo che il primo lavoro sia da fare su di voi, ossia convincervi entrambi veramente della necessità -per voi e per lui- di risolvere questa questione. Indispensabile è, infatti, coerenza di comportamenti tra i genitori e coerenza di comportamenti nel tempo: se la regola è questa, vale sempre, sia per papà sia per mamma, sia quando sono ben disposto sia quando non avrei voglia di reggere le tue proteste (ovviamente con debite e rare eccezioni, da valutare di volta in volta e con la precisazione e la consapevolezza che si tratta di eccezioni).
Da tale convinzione discenderà una fermezza che, forse, fino ad ora non avete avuto, contribuendo magari, involontariamente, ad alimentare nel bambino insicurezza nelle proprie capacità di fronteggiare da sé quelle emozioni fastidiose che lo colgono in quei momenti.
Aiutarlo in questo passaggio, senza sostituirsi a lui, significherà compiere il vostro mandato educativo di aiutarlo a crescere e non di "trattenerlo" piccolo.
I consigli "pratici" non possono che essere generici, non conoscendo da vicino le persone e la situazione. Esistono ad esempio delle pubblicazioni dedicate ai bambini per aiutarli a superare le loro paure, che magari potreste utilizzare come supporto (cerchi sul sito delle edizioni Erickson).
Utile può essere anche fargli disegnare le cose che teme per poi distruggere insieme il foglio, strappandolo in mille pezzettini o addirittura dandogli fuoco.
O ancora, proporgli un piccolo riconoscimento dei suoi/vostri successi, come ad esempio una colazione tutti insieme al bar (di solito ai bambini piace!) dopo alcune notti tranquille...
La vostra fantasia si può sbizzarrire, conoscendo il vostro piccolo ed avendo in mente l'obiettivo finale.
E se proprio da soli non ce la fate, richiedete ad uno psicologo per voi due insieme un colloquio di consulenza.
Il consiglio è comunque quello di agire presto, in modo che vostro figlio non interpreti tutto ciò come un suo allontanamento da voi conseguente all'arrivo del fratellino. Alla sua età sei mesi sono ancora tanto tempo, ma occorre non lasciarlo passare invano.
Saluti.
Forse sì.
O forse no.
Ma se non ci avete mai provato, non lo sapete.
Lui, invece, probabilmente sa bene che può giocare sui vostri sentimenti e sulle vostre emozioni e che -anche solo per sfinimento!- riesce ad ottenere ciò che vuole.
Dal momento che ora la scuola è terminata, si potrebbe anche permettere di rischiare di passare una notte in bianco. Se anche ben ciò accadesse, quali sono i vostri timori?
Ritengo che il primo lavoro sia da fare su di voi, ossia convincervi entrambi veramente della necessità -per voi e per lui- di risolvere questa questione. Indispensabile è, infatti, coerenza di comportamenti tra i genitori e coerenza di comportamenti nel tempo: se la regola è questa, vale sempre, sia per papà sia per mamma, sia quando sono ben disposto sia quando non avrei voglia di reggere le tue proteste (ovviamente con debite e rare eccezioni, da valutare di volta in volta e con la precisazione e la consapevolezza che si tratta di eccezioni).
Da tale convinzione discenderà una fermezza che, forse, fino ad ora non avete avuto, contribuendo magari, involontariamente, ad alimentare nel bambino insicurezza nelle proprie capacità di fronteggiare da sé quelle emozioni fastidiose che lo colgono in quei momenti.
Aiutarlo in questo passaggio, senza sostituirsi a lui, significherà compiere il vostro mandato educativo di aiutarlo a crescere e non di "trattenerlo" piccolo.
I consigli "pratici" non possono che essere generici, non conoscendo da vicino le persone e la situazione. Esistono ad esempio delle pubblicazioni dedicate ai bambini per aiutarli a superare le loro paure, che magari potreste utilizzare come supporto (cerchi sul sito delle edizioni Erickson).
Utile può essere anche fargli disegnare le cose che teme per poi distruggere insieme il foglio, strappandolo in mille pezzettini o addirittura dandogli fuoco.
O ancora, proporgli un piccolo riconoscimento dei suoi/vostri successi, come ad esempio una colazione tutti insieme al bar (di solito ai bambini piace!) dopo alcune notti tranquille...
La vostra fantasia si può sbizzarrire, conoscendo il vostro piccolo ed avendo in mente l'obiettivo finale.
E se proprio da soli non ce la fate, richiedete ad uno psicologo per voi due insieme un colloquio di consulenza.
Il consiglio è comunque quello di agire presto, in modo che vostro figlio non interpreti tutto ciò come un suo allontanamento da voi conseguente all'arrivo del fratellino. Alla sua età sei mesi sono ancora tanto tempo, ma occorre non lasciarlo passare invano.
Saluti.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 96.2k visite dal 22/06/2015.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.