Irrealtà e paura
Gentili Dottori,
racconto brevemente la mia storia.
Un anno e mezzo fa, dopo un periodo di forte malessere culminato in un attacco di panico fortissimo, ho iniziato a stare davvero male. Studiavo fuori, e son dovuta tornare a casa dai miei. Ho iniziato subito una psicoterapia e una cura farmacologia (citalopram e valium, il secondo l'ho sospeso dopo un mese circa). Mi sentivo completamente distaccata dalla realtà, a volte non mi riconoscevo allo specchio e provavo una fortissima angoscia che causava ripetute crisi di pianto. Non riuscivo nemmeno a pensare perché la mia mente era in confusione totale. Dopo un paio di mesi ho iniziato a stare meglio, a riprendere il controllo di me stessa. Tanto che ho iniziato a lavorare, e dopo 6 mesi ho sospeso i farmaci e continuato solo la psicoterapia. Ho avuto delle ricadute, in concomitanza con le "mie" questioni che emergevano durante la psicoterapia, ma sono sempre riuscita a fronteggiarle in virtù del lavoro che stavo facendo con la terapeuta.
Negli ultimi mesi stavo davvero bene, avevo chiaro quale fosse stato il mio percorso e stavo ricominciando a prendere in mano i miei studi. Ho anche viaggiato.
Premetto che nell'ultimo mese e mezzo la mia terapeuta è in maternità. Proprio due settimane fa, come una doccia fredda, ho visualizzato e compreso profondamente quale fosse la mia questione, e il motivo che c'è sotto alla mia malattia. Relazioni di dipendenza e questioni familiari (per dirla in breve). Dopo questa consapevolezza ho rimediato a stare malissimo. Ho preso la decisione di ricominciare una cura farmacologica con una psichiatra (tavor e daparox), da dodici giorni a questa parte.
Vi scrivo perché sono spaventatissima. La mia sensazione di irrealtà è aumentata e a volte ho paura di non riconoscere più i miei genitori. MI capita soprattutto con loro questa sensazione. Quando la provo mi spavento e sale l'ansia. In più l'idea che a 27 anni non sono ancora laureata, non ho un lavoro, mi fa sentire una nullità. Io che sono sempre stata "la prima" in tutto.
Inoltre sono ossessionata di avere un disturbo bipolare, visto le frequenti ricadute nel corso della psicoterapia. Non so perché, ma questa cosa mi spaventa a tal punto che credo di esserlo e che non ci sia più nulla da fare. Che tanto se starò bene poi ricadrò nuovamente. Insomma quando sto così, ossessionata da tutte le mie paure, scompare la convinzione e la speranza che io possa guarire completamente.
Oltretutto la mia diagnosi è DAP, nessuno mi ha mai parlato di bipolarismo. Eppure io continuo ad esserne convinta. Perché?
racconto brevemente la mia storia.
Un anno e mezzo fa, dopo un periodo di forte malessere culminato in un attacco di panico fortissimo, ho iniziato a stare davvero male. Studiavo fuori, e son dovuta tornare a casa dai miei. Ho iniziato subito una psicoterapia e una cura farmacologia (citalopram e valium, il secondo l'ho sospeso dopo un mese circa). Mi sentivo completamente distaccata dalla realtà, a volte non mi riconoscevo allo specchio e provavo una fortissima angoscia che causava ripetute crisi di pianto. Non riuscivo nemmeno a pensare perché la mia mente era in confusione totale. Dopo un paio di mesi ho iniziato a stare meglio, a riprendere il controllo di me stessa. Tanto che ho iniziato a lavorare, e dopo 6 mesi ho sospeso i farmaci e continuato solo la psicoterapia. Ho avuto delle ricadute, in concomitanza con le "mie" questioni che emergevano durante la psicoterapia, ma sono sempre riuscita a fronteggiarle in virtù del lavoro che stavo facendo con la terapeuta.
Negli ultimi mesi stavo davvero bene, avevo chiaro quale fosse stato il mio percorso e stavo ricominciando a prendere in mano i miei studi. Ho anche viaggiato.
Premetto che nell'ultimo mese e mezzo la mia terapeuta è in maternità. Proprio due settimane fa, come una doccia fredda, ho visualizzato e compreso profondamente quale fosse la mia questione, e il motivo che c'è sotto alla mia malattia. Relazioni di dipendenza e questioni familiari (per dirla in breve). Dopo questa consapevolezza ho rimediato a stare malissimo. Ho preso la decisione di ricominciare una cura farmacologica con una psichiatra (tavor e daparox), da dodici giorni a questa parte.
Vi scrivo perché sono spaventatissima. La mia sensazione di irrealtà è aumentata e a volte ho paura di non riconoscere più i miei genitori. MI capita soprattutto con loro questa sensazione. Quando la provo mi spavento e sale l'ansia. In più l'idea che a 27 anni non sono ancora laureata, non ho un lavoro, mi fa sentire una nullità. Io che sono sempre stata "la prima" in tutto.
Inoltre sono ossessionata di avere un disturbo bipolare, visto le frequenti ricadute nel corso della psicoterapia. Non so perché, ma questa cosa mi spaventa a tal punto che credo di esserlo e che non ci sia più nulla da fare. Che tanto se starò bene poi ricadrò nuovamente. Insomma quando sto così, ossessionata da tutte le mie paure, scompare la convinzione e la speranza che io possa guarire completamente.
Oltretutto la mia diagnosi è DAP, nessuno mi ha mai parlato di bipolarismo. Eppure io continuo ad esserne convinta. Perché?
[#1]
Cara Utente,
da quanto scrive è possibile che la temporanea assenza per maternità della sua psicologa le stia provocando un senso di abbandono e che questo tipo di vissuto abbia fatto peggiorare il suo quadro generale.
La presa di coscienza del fatto che il suo malessere deriva da questioni familiari e da una certa tendenza alla dipendenza, se corretta, avvalorerebbe questa tesi.
In precedenza non aveva individuato le cause del suo disagio?
Che psicoterapia sta effettuando?
Per quanto riguarda l'inquadramento del problema, ha ricevuto la stessa diagnosi sia dalla psicologa che dalla psichiatra?
Percepiva anche in precedenza questa sensazione di irrealtà? Se sì, è stata attribuita all'ansia?
Non è da escludere che abbia interrotto la cura farmacologica troppo presto: l'ha fatto concordandolo con uno psichiatra?
da quanto scrive è possibile che la temporanea assenza per maternità della sua psicologa le stia provocando un senso di abbandono e che questo tipo di vissuto abbia fatto peggiorare il suo quadro generale.
La presa di coscienza del fatto che il suo malessere deriva da questioni familiari e da una certa tendenza alla dipendenza, se corretta, avvalorerebbe questa tesi.
In precedenza non aveva individuato le cause del suo disagio?
Che psicoterapia sta effettuando?
Per quanto riguarda l'inquadramento del problema, ha ricevuto la stessa diagnosi sia dalla psicologa che dalla psichiatra?
Percepiva anche in precedenza questa sensazione di irrealtà? Se sì, è stata attribuita all'ansia?
Non è da escludere che abbia interrotto la cura farmacologica troppo presto: l'ha fatto concordandolo con uno psichiatra?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Gentile ragazza,
non mi è ben chiara la sua domanda: sta cercando una "conferma" alla sua diagnosi?
Sospendere la psicoterapia può provocare delle ricadute o essere all'origine di un aggravamento della sintomatologia già presente: può usare questo momento per sperimentarsi da sola e poi parlarne in seduta quando la sua terapeuta sarà di nuovo disponibile.
Resto a disposizione
Dr.ssa Valentina Nappo
Terapia individuale, Terapia di coppia, Terapia familiare
Pompei - Napoli - San Giuseppe Vesuviano
www.psicodialogando.com
non mi è ben chiara la sua domanda: sta cercando una "conferma" alla sua diagnosi?
Sospendere la psicoterapia può provocare delle ricadute o essere all'origine di un aggravamento della sintomatologia già presente: può usare questo momento per sperimentarsi da sola e poi parlarne in seduta quando la sua terapeuta sarà di nuovo disponibile.
Resto a disposizione
Dr.ssa Valentina Nappo
Terapia individuale, Terapia di coppia, Terapia familiare
Pompei - Napoli - San Giuseppe Vesuviano
www.psicodialogando.com
Dr.ssa Valentina Nappo - Terapia individuale, di coppia e familiare a Napoli
[#3]
Utente
Gentile dottoressa Massaro, la ringrazio della sua risposta immediata.
Riguardo l'abbandono, credo c'entri molto. Infatti non vedo l'ora di riprendere la psicoterapia per lavorare su tutto quanto è venuto fuori nelle ultime settimane. Per fortuna la riprenderò a breve.
Sto facendo una psicoterapia di stampo psicanalitico-lacaniano, e io stimo davvero molto la mia terapeuta. Sono anche fiera di tutto il lavoro fatto, per quanto doloroso.
Si anche la psichiatra mi ha dato la stessa diagnosi, ma c'è da dire che lei mi ha visto per la prima volta due settimane fa quando io ho ritenuto opportuno ricorrere ai farmaci visto che la situazione stava diventando insostenibile.
La prima sospensione della cura (citalopram) si, la feci da sola, anche se avevo avvertito la mia psichiatra, la quale è in Toscana. Io studio lì quindi all'epoca mi ero rivolta a lei. Ma comunque ne parlai anche con la mia terapeuta.
Questa sensazione di irrealtà c'è sempre stata, anche se prima prevalevano altri sintomi, o comunque stavo molto più male di ora quindi era tutto un grande insieme. Questa volta invece, passato il grande stato di malessere di due settimane fa, anche cominciando la cura, il sintomo rimasto è proprio questo. So che a volte gli SSRI all'inizio, e soprattutto gli ansiolitici, potrebbero amplificarne la sensazione, sbaglio?
Di fatto è che non sopporto non essere padrona di me stessa, quindi questo sintomo per me è davvero fastidioso. E mi crea non poca angoscia. Se ci mettiamo anche che ho paura di essere bipolare l'angoscia aumenta esponenzialmente. Fondamentalmente per lo stesso motivo, cioè la ritengo una malattia ingestibile e quindi l'idea che essa stessa si "impadronisca" di me, mi lascia senza forze al sol pensiero. Questa è l'idea che c'è dietro alla mia paura. Poi ovviamente parto con tutti i pensieri ossessivi che si accavallano finché sprofondo nella mia angoscia.
Gentile dottoressa Nappo, non cerco conferma, ho dato parola alla mia paura e cercavo un confronto. A volte sento di averla risolta, a volte, nei momenti di debolezza, risorge con violenza.
IN effetti si, diciamo che la mia terapeuta è mancata proprio nel momento in cui avevo più bisogno di lei. Ho avuto modo di parlarci al telefono, e le ho raccontato quanto accaduto. Conoscendo tutta la mia storia, mi ha proprio confermato che sono ricaduta e che fa così male perché sto toccando nel vivo quel qualcosa che in un anno e mezzo di terapia non avevo fatto venir fuori. Di fatto è accaduto tutto guardando in faccia una relazione traumatica per me che risale al periodo in cui ho iniziato a stare male. In tutti questi mesi non ero mai riuscita a pensarci. Quindi è stata una doccia fredda, e da li in poi la ricaduta.
Spero di aver chiarito un po'.
Vi ringrazio immensamente.
Riguardo l'abbandono, credo c'entri molto. Infatti non vedo l'ora di riprendere la psicoterapia per lavorare su tutto quanto è venuto fuori nelle ultime settimane. Per fortuna la riprenderò a breve.
Sto facendo una psicoterapia di stampo psicanalitico-lacaniano, e io stimo davvero molto la mia terapeuta. Sono anche fiera di tutto il lavoro fatto, per quanto doloroso.
Si anche la psichiatra mi ha dato la stessa diagnosi, ma c'è da dire che lei mi ha visto per la prima volta due settimane fa quando io ho ritenuto opportuno ricorrere ai farmaci visto che la situazione stava diventando insostenibile.
La prima sospensione della cura (citalopram) si, la feci da sola, anche se avevo avvertito la mia psichiatra, la quale è in Toscana. Io studio lì quindi all'epoca mi ero rivolta a lei. Ma comunque ne parlai anche con la mia terapeuta.
Questa sensazione di irrealtà c'è sempre stata, anche se prima prevalevano altri sintomi, o comunque stavo molto più male di ora quindi era tutto un grande insieme. Questa volta invece, passato il grande stato di malessere di due settimane fa, anche cominciando la cura, il sintomo rimasto è proprio questo. So che a volte gli SSRI all'inizio, e soprattutto gli ansiolitici, potrebbero amplificarne la sensazione, sbaglio?
Di fatto è che non sopporto non essere padrona di me stessa, quindi questo sintomo per me è davvero fastidioso. E mi crea non poca angoscia. Se ci mettiamo anche che ho paura di essere bipolare l'angoscia aumenta esponenzialmente. Fondamentalmente per lo stesso motivo, cioè la ritengo una malattia ingestibile e quindi l'idea che essa stessa si "impadronisca" di me, mi lascia senza forze al sol pensiero. Questa è l'idea che c'è dietro alla mia paura. Poi ovviamente parto con tutti i pensieri ossessivi che si accavallano finché sprofondo nella mia angoscia.
Gentile dottoressa Nappo, non cerco conferma, ho dato parola alla mia paura e cercavo un confronto. A volte sento di averla risolta, a volte, nei momenti di debolezza, risorge con violenza.
IN effetti si, diciamo che la mia terapeuta è mancata proprio nel momento in cui avevo più bisogno di lei. Ho avuto modo di parlarci al telefono, e le ho raccontato quanto accaduto. Conoscendo tutta la mia storia, mi ha proprio confermato che sono ricaduta e che fa così male perché sto toccando nel vivo quel qualcosa che in un anno e mezzo di terapia non avevo fatto venir fuori. Di fatto è accaduto tutto guardando in faccia una relazione traumatica per me che risale al periodo in cui ho iniziato a stare male. In tutti questi mesi non ero mai riuscita a pensarci. Quindi è stata una doccia fredda, e da li in poi la ricaduta.
Spero di aver chiarito un po'.
Vi ringrazio immensamente.
[#4]
Utente
Aggiungo che fondamentalmente non sopporto di ritrovarmi in questa situazione. Vorrei fare, andare, portare avanti le mie cose (come avevo ricominciato a fare) e invece mi ritrovo "ferma". Questa cosa mi crea grande frustrazione e tanta sofferenza.
Nella mia mente tento di scappare ma poi mi accorgo che la realtà è questa e allora mi sento morire. Spero di uscirne presto.
Nella mia mente tento di scappare ma poi mi accorgo che la realtà è questa e allora mi sento morire. Spero di uscirne presto.
[#5]
Gentile ragazza, vorrei rassicurarla, penso anch'io che lei abbia vissuto con difficoltà e senso di vuoto il fatto che la sua terapeuta sia stata lontana da Lei e dalla Sua vita, ma adesso ritorna, questa solitudine potrebbe averle riacceso problemi antichi, vuoti affettivi, non penso che Lei sia bipolare, sindrome che ha altre caratteristiche che qui non ci sono, riprenderà ad ."andare , a fare" come dice con questa bella espressione..pensi che questo è un momento della sua vita , che ce la farà a riprendere gli studi , veloce , liberata dalla zavorra..
Sia orgogliosa di sè stessa, mi sembra intelligente e sensibile e con la porta aperta verso il futuro, che è là ad un passo..
Ci riscriva se vuole, intanto auguri di uno sguardo sul mondo sempre più sereno..
Sia orgogliosa di sè stessa, mi sembra intelligente e sensibile e con la porta aperta verso il futuro, che è là ad un passo..
Ci riscriva se vuole, intanto auguri di uno sguardo sul mondo sempre più sereno..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 3k visite dal 16/06/2015.
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