Mancanza di autostima
Buongiorno, è un periodo in cui mi sento psicologicamente distrutta.. e non so cosa fare ovvero come affrontare la situazione in cui mi trovo.
Due anni fa ho conosciuto un ragazzo.. credo di amarlo, anche se non possiamo viverci, perché le nostre vite sono totalmente diverse, e lui, oltre a condurre una vita "scapestrata", è quasi sempre all'estero, per via della sua professione. Ha 29 anni e io 23. Attualmente, dopo un distacco di 6 mesi, abbiamo ripreso a sentirci, ma a tempo perso. Non siamo morosi, né amici. Mai lo siamo stati. Si è laureato in ingegneria in 4 anni con 110 e lode. Ora, è un ricercatore, a dicembre conseguirà il dottorato in ingegneria biomedica, e dopo andrà a lavorare in America. Motivo per cui non abbiamo futuro. E' un ragazzo molto intelligente, e io l'ho sempre ammirato, prendendolo come punto di riferimento. Allo stesso tempo, però, da quando l'ho incontrato, il mio approccio alla vita, con l'università (studio giurisprudenza e sono al quarto anno) e con i miei amici è cambiato. Ieri ho sostenuto l'esame di fallimentare; questa mattina, rendendomi conto di aver sbagliato una parte della prima domanda, pur avendo fatto giuste le altre due, ho avuto un vero e proprio attacco d'ansia. Ambisco al meglio, e questa continua ricerca della perfezione, sia nel campo universitario sia in qualunque altro campo, mi sta portando ad un forte malessere interiore. Non mi sento alla sua altezza, e mai mi ci sono sentita. Mi ha inculcato la sua rigida concezione di vita: 'non accontentarti della mediocrità!'. Ho iniziato questa malsana competizione con una persona con cui non posso competere. La notte dormo male, soffro di attacchi di panico, ogni esame è diventato un'agonia, anche perché il mio continuo pensiero è lui, e quello che penserà di me se, per caso, dovessi essere bocciata. Punto al 30, prendo un 28 o un 27 (voti di tutto rispetto) e, quando lui mi chiede com'è andata, nel dirglielo penso 'ecco, ora penserà che tu sia una persona mediocre'. Ultimamente sono più in casa a studiare che fuori con i miei amici, cerco di fare sempre del mio meglio, sono diventata egoista a tal punto da litigare con la mia migliore amica dicendole 'che deve imparare a cavarsela da sola perché io ho da fare'. Ho sempre amato giurisprudenza, ma ora come ora ho perso la voglia e il piacere di studiare. E' come se mi sentissi una mediocre, una stupida, e quindi 'cosa ti laurei a fare, non diventerai mai nessuno!!'. Eppure lui mi ha sempre sostenuto, non mi ha mai fatto sentire una nullità, sono io quella che si sente una nullità accanto a lui. Mi ripeto sempre che non ce la farò mai, che non riuscirò mai a diventare un magistrato o un avvocato, o peggio, a laurearmi, come faccia una come me a piacere ad uno così, e tutti questi pensieri negativi, insieme a tanti altri, hanno inciso parecchio sul mio umore. Sono diventata la persona che mai sarei voluta essere. Come faccio ad essere meno dura con me stessa? E' davvero lui la causa del mio malessere?
Due anni fa ho conosciuto un ragazzo.. credo di amarlo, anche se non possiamo viverci, perché le nostre vite sono totalmente diverse, e lui, oltre a condurre una vita "scapestrata", è quasi sempre all'estero, per via della sua professione. Ha 29 anni e io 23. Attualmente, dopo un distacco di 6 mesi, abbiamo ripreso a sentirci, ma a tempo perso. Non siamo morosi, né amici. Mai lo siamo stati. Si è laureato in ingegneria in 4 anni con 110 e lode. Ora, è un ricercatore, a dicembre conseguirà il dottorato in ingegneria biomedica, e dopo andrà a lavorare in America. Motivo per cui non abbiamo futuro. E' un ragazzo molto intelligente, e io l'ho sempre ammirato, prendendolo come punto di riferimento. Allo stesso tempo, però, da quando l'ho incontrato, il mio approccio alla vita, con l'università (studio giurisprudenza e sono al quarto anno) e con i miei amici è cambiato. Ieri ho sostenuto l'esame di fallimentare; questa mattina, rendendomi conto di aver sbagliato una parte della prima domanda, pur avendo fatto giuste le altre due, ho avuto un vero e proprio attacco d'ansia. Ambisco al meglio, e questa continua ricerca della perfezione, sia nel campo universitario sia in qualunque altro campo, mi sta portando ad un forte malessere interiore. Non mi sento alla sua altezza, e mai mi ci sono sentita. Mi ha inculcato la sua rigida concezione di vita: 'non accontentarti della mediocrità!'. Ho iniziato questa malsana competizione con una persona con cui non posso competere. La notte dormo male, soffro di attacchi di panico, ogni esame è diventato un'agonia, anche perché il mio continuo pensiero è lui, e quello che penserà di me se, per caso, dovessi essere bocciata. Punto al 30, prendo un 28 o un 27 (voti di tutto rispetto) e, quando lui mi chiede com'è andata, nel dirglielo penso 'ecco, ora penserà che tu sia una persona mediocre'. Ultimamente sono più in casa a studiare che fuori con i miei amici, cerco di fare sempre del mio meglio, sono diventata egoista a tal punto da litigare con la mia migliore amica dicendole 'che deve imparare a cavarsela da sola perché io ho da fare'. Ho sempre amato giurisprudenza, ma ora come ora ho perso la voglia e il piacere di studiare. E' come se mi sentissi una mediocre, una stupida, e quindi 'cosa ti laurei a fare, non diventerai mai nessuno!!'. Eppure lui mi ha sempre sostenuto, non mi ha mai fatto sentire una nullità, sono io quella che si sente una nullità accanto a lui. Mi ripeto sempre che non ce la farò mai, che non riuscirò mai a diventare un magistrato o un avvocato, o peggio, a laurearmi, come faccia una come me a piacere ad uno così, e tutti questi pensieri negativi, insieme a tanti altri, hanno inciso parecchio sul mio umore. Sono diventata la persona che mai sarei voluta essere. Come faccio ad essere meno dura con me stessa? E' davvero lui la causa del mio malessere?
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Molto probabilmente non è questo ragazzo la causa del Suo malessere, ma direi che questo ragazzo è un catalizzatore per fare emergere alcune Sue questioni molto importanti: l'immagine che ha di se stessa, la Sua autostima, la padronanza su alcuni eventi e sulle Sue capacità.
Come fare ad essere meno dura con se stessa?
Iniziando ad esserlo meno, ammorbidendosi un po' e comportandosi di conseguenza.
Se da sola non ce la fa, uno psicologo psicoterapeuta potrebbe certamente aiutarLa.
Cordiali saluti,
Come fare ad essere meno dura con se stessa?
Iniziando ad esserlo meno, ammorbidendosi un po' e comportandosi di conseguenza.
Se da sola non ce la fa, uno psicologo psicoterapeuta potrebbe certamente aiutarLa.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Grazie per la sua risposta.
Purtroppo credo di essermi innamorata di un ragazzo con il quale non posso avere una relazione stabile. E questo mi fa terribilmente soffrire. Oramai sono due anni che va avanti questa "storia". Di errori ne ho fatti tanti anche io, e ora che lo sto risentendo, non riesco più ad uscirne. Ci ero riuscita. Poi lui è ritornato, ma non per restare. Non può. In tutta la mia vita, dal punto di vista sentimentale, non ho mai avuto dei rifiuti, anche perché, pur avendo avuto moltissimi ragazzi, non mi sono mai esposta. E le mie relazioni finivano sempre per colpa mia. Per paura di affezionarmi e di rimanere delusa, mi comportavo "male". Facevo soffrire per non soffrire. Con lui è stato diverso, mi sono presa davvero ma, allo stesso tempo, non sono mai stata in grado di dimostrarglielo. Sono troppo orgogliosa per "mettermi in gioco". Inoltre, lui è il primo ad avermi detto "con te non ci voglio stare". Pur sapendone il perché, e pur capendolo, l'ho percepito come un rifiuto. Questo può aver inciso ulteriormente sulla mia già instabile autostima?
Cordiali saluti.
Purtroppo credo di essermi innamorata di un ragazzo con il quale non posso avere una relazione stabile. E questo mi fa terribilmente soffrire. Oramai sono due anni che va avanti questa "storia". Di errori ne ho fatti tanti anche io, e ora che lo sto risentendo, non riesco più ad uscirne. Ci ero riuscita. Poi lui è ritornato, ma non per restare. Non può. In tutta la mia vita, dal punto di vista sentimentale, non ho mai avuto dei rifiuti, anche perché, pur avendo avuto moltissimi ragazzi, non mi sono mai esposta. E le mie relazioni finivano sempre per colpa mia. Per paura di affezionarmi e di rimanere delusa, mi comportavo "male". Facevo soffrire per non soffrire. Con lui è stato diverso, mi sono presa davvero ma, allo stesso tempo, non sono mai stata in grado di dimostrarglielo. Sono troppo orgogliosa per "mettermi in gioco". Inoltre, lui è il primo ad avermi detto "con te non ci voglio stare". Pur sapendone il perché, e pur capendolo, l'ho percepito come un rifiuto. Questo può aver inciso ulteriormente sulla mia già instabile autostima?
Cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.4k visite dal 09/06/2015.
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