Preoccupazioni continue
buongiorno a tutti,
da circa un anno e mezzo vivo da solo, e poco dopo questa scelta ho iniziato ad avere disturbi di ansia. dopo aver provato diverse strade, in termini di psicologi e di farmaci, sono approdato, da gennaio 2015 ad una psicoterapeuta ad orientamento cognitivo comportamentale, dalla quale vado ormai da 6 mesi.
questo perchè mentre vivevo da solo ho iniziato a frequentare una persona, la quale ha fatto riemergere antichi schemi comportamentali acquisiti da bambino, mi ha reso insicuro di me stesso e tutto questo mi ha portato, ad oggi, ad avere continue preoccupazioni, spesso ingigantite o irrazionali.a gran fatica riesco a fare le cose che facevo prima, come fare la spesa, andare in giro, viaggiare...tutto è sembrato diventare difficilissimo da fare o comunque mi causa grande sofferenza quando sono solo a doverlo fare. la mia terapeuta dice che ho un disturbo di personalità dipendente e tratti di disturbo ossessivo compulsivo, infatti passo gran parte della giornata ad osservarmi per capire cosa mi succede, che pensieri fluiscono nella mia mente, e soprattutto come fare per scacciarli. il solo momento in cui trovo pace è la sera e la notte, e sto meglio nelle giornate nuvolose e fresche anzichè quando c'è il sole. il massimo relax lo raggiungo quando dormo e stacco la spina. la mia psicoterapeuta suggerisce che dovrei fare esercizi di esposizione graduali, ovvero vivere quelle situazioni per me temute e mi dice che con la continua esposizione pian piano l'ansia e i pensieri ricorrenti dovrebbero diminuire. tuttavia non riesco ad essere continuo in questo perchè spesso l'ansia provata è intollerabile,non sento che quella e mi pare di impazzire. la settimana è difficile, ma lo è particolarmente il weekend, quando mi ritrovo con tanto tempo per pensare e poco da fare, o meglio, poca voglia di fare, io che sono sempre stato molto attivo, se non dormire. oltre a ciò ho una difficoltà mostruosa a mangiare da solo, non ho appetito e ho spessissimo mal di stomaco o stomaco chiuso.l'unica situazione in cui sto meglio è quando sono dalla terapeuta o ancor meglio quando sono dai miei genitori e mangio da loro. li mi sento protetto, al sicuro e senza preoccupazioni. ho paura di non saper uscire da questa situazione, anche perchè piu volte la terapeuta ha manifestato la sua "rabbia" per la mia scarsa volontà di applicarmi. io ho solo paura e lei mi fa sentire ancora piu inadeguato. dovrei cambiare terapeuta? cosa non sta funzionando nel rapporto tra me e lei? premetto che è molto preparata e attenta e disponibile.mi sento ogni giorno di piu sprofondare, a volte penso che tornare dai miei a vivere sarebbe la sola soluzione ma non voglio ammettere a me stesso che non sono capace di vivere solo.
da circa un anno e mezzo vivo da solo, e poco dopo questa scelta ho iniziato ad avere disturbi di ansia. dopo aver provato diverse strade, in termini di psicologi e di farmaci, sono approdato, da gennaio 2015 ad una psicoterapeuta ad orientamento cognitivo comportamentale, dalla quale vado ormai da 6 mesi.
questo perchè mentre vivevo da solo ho iniziato a frequentare una persona, la quale ha fatto riemergere antichi schemi comportamentali acquisiti da bambino, mi ha reso insicuro di me stesso e tutto questo mi ha portato, ad oggi, ad avere continue preoccupazioni, spesso ingigantite o irrazionali.a gran fatica riesco a fare le cose che facevo prima, come fare la spesa, andare in giro, viaggiare...tutto è sembrato diventare difficilissimo da fare o comunque mi causa grande sofferenza quando sono solo a doverlo fare. la mia terapeuta dice che ho un disturbo di personalità dipendente e tratti di disturbo ossessivo compulsivo, infatti passo gran parte della giornata ad osservarmi per capire cosa mi succede, che pensieri fluiscono nella mia mente, e soprattutto come fare per scacciarli. il solo momento in cui trovo pace è la sera e la notte, e sto meglio nelle giornate nuvolose e fresche anzichè quando c'è il sole. il massimo relax lo raggiungo quando dormo e stacco la spina. la mia psicoterapeuta suggerisce che dovrei fare esercizi di esposizione graduali, ovvero vivere quelle situazioni per me temute e mi dice che con la continua esposizione pian piano l'ansia e i pensieri ricorrenti dovrebbero diminuire. tuttavia non riesco ad essere continuo in questo perchè spesso l'ansia provata è intollerabile,non sento che quella e mi pare di impazzire. la settimana è difficile, ma lo è particolarmente il weekend, quando mi ritrovo con tanto tempo per pensare e poco da fare, o meglio, poca voglia di fare, io che sono sempre stato molto attivo, se non dormire. oltre a ciò ho una difficoltà mostruosa a mangiare da solo, non ho appetito e ho spessissimo mal di stomaco o stomaco chiuso.l'unica situazione in cui sto meglio è quando sono dalla terapeuta o ancor meglio quando sono dai miei genitori e mangio da loro. li mi sento protetto, al sicuro e senza preoccupazioni. ho paura di non saper uscire da questa situazione, anche perchè piu volte la terapeuta ha manifestato la sua "rabbia" per la mia scarsa volontà di applicarmi. io ho solo paura e lei mi fa sentire ancora piu inadeguato. dovrei cambiare terapeuta? cosa non sta funzionando nel rapporto tra me e lei? premetto che è molto preparata e attenta e disponibile.mi sento ogni giorno di piu sprofondare, a volte penso che tornare dai miei a vivere sarebbe la sola soluzione ma non voglio ammettere a me stesso che non sono capace di vivere solo.
[#1]
<<da circa un anno e mezzo vivo da solo<<
Gentile utente,
e prima con chi abitava? Con i genitori? E' per questo che quando torna a mangiare da loro si sente bene e protetto?
Lei è già seguito dalla Sua terapeuta, per la quale ha stima e presso la quale si sente bene. Se fosse piu aderente ai "compiti" e consegne ricevuti, probabilmente il percorso sarebbe più veloce.
La Sua terapeuta non ha mai accennato ad una visita psichiatrica per un eventuale sostegno farmacologico in questa difficile fase?
Gentile utente,
e prima con chi abitava? Con i genitori? E' per questo che quando torna a mangiare da loro si sente bene e protetto?
Lei è già seguito dalla Sua terapeuta, per la quale ha stima e presso la quale si sente bene. Se fosse piu aderente ai "compiti" e consegne ricevuti, probabilmente il percorso sarebbe più veloce.
La Sua terapeuta non ha mai accennato ad una visita psichiatrica per un eventuale sostegno farmacologico in questa difficile fase?
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Gentile Utente,
probabilmente quando Lei dice di preferire la compagnia dei Suoi genitori per pranzo o di qualcun altro è legato al Suo problema di dipendenza e quindi fa bene la terapeuta a suggerire di sforzarsi a modificare questo atteggiamento.
Direi però che con la terapeuta potrebbe fare un elenco di quelle che sono le Sue specifiche difficoltà, in modo tale da poter mettere a fuoco davvero il problema concreto nella quotidianità e di approcciarlo per risolverlo.
Quanto alla "rabbia " della terapeuta... spero sia incoraggiamento e non rabbia, ma Lei ha condiviso con la terapeuta come si sente?
Nei disturbi della personalità o meglio nelle relazioni difficili può capitare di trovarsi in un ciclo relazionale "disfunzionale" o problematico col terapeuta. Questo offre nella TCC ampia occasione per lavorare sulla relazione terapeuta-pz. Quindi direi di condividere la Sua difficoltà per provare ad uscire dal ciclo invalidante.
Cordiali saluti,
probabilmente quando Lei dice di preferire la compagnia dei Suoi genitori per pranzo o di qualcun altro è legato al Suo problema di dipendenza e quindi fa bene la terapeuta a suggerire di sforzarsi a modificare questo atteggiamento.
Direi però che con la terapeuta potrebbe fare un elenco di quelle che sono le Sue specifiche difficoltà, in modo tale da poter mettere a fuoco davvero il problema concreto nella quotidianità e di approcciarlo per risolverlo.
Quanto alla "rabbia " della terapeuta... spero sia incoraggiamento e non rabbia, ma Lei ha condiviso con la terapeuta come si sente?
Nei disturbi della personalità o meglio nelle relazioni difficili può capitare di trovarsi in un ciclo relazionale "disfunzionale" o problematico col terapeuta. Questo offre nella TCC ampia occasione per lavorare sulla relazione terapeuta-pz. Quindi direi di condividere la Sua difficoltà per provare ad uscire dal ciclo invalidante.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
buongiorno, ringrazio per le risposte ottenute.
per quanto concerne la terapia, con la terapeuta ho piu volte elencato le situazioni particolari nelle quali mi trovo in difficoltà, esse sono piuttosto tipiche e ripetitive,
tuttavia l'esposizione a queste situazioni, con l'aiuto anche della ristrutturazione cognitiva, non mi porta da nessuna parte. o meglio il fatto di capire, razionalmente, che temo situazioni in realtà non pericolose, non mi aiuta comunque ad affrontarle con piu serenità, come se ci fosse dietro qualcosa di piu nascosto e pericoloso di esse tale per cui non so fronteggiarle a viso aperto.
la "rabbia" della terapeuta spesso mi scoraggia perchè questa mi minaccia di abbandonare il percorso con me, cosicchè anzichè un alleato ho l'impressione di avere accanto un semplice amico che mi incoraggia e si spazientisce, ed il risultato è che alle sedute vado sempre con minore fiducia.
la mia difficoltà a seguire le consegne che mi vengono richieste deriva dal fatto che lqueste spesso mi generano un'ansia anticipatoria tale per cui arrivo alla "prova" già molto spaventato e non vedo l'ora di concluderla: per esempio una semplice birra con gli amici per me è problematica perchè inizio a pensarci già giorni prima immaginando l'ansia che avrò fino al momento in cui dovrò effettivamente uscire con loro.
in effetti le rimuginazioni o le preoccupazioni anticipatorie mi rovinano la vita prima ancora che io debba affrontare un evento temuto, la cosa migliore sarebbe vivere istante per istante senza pensare al futuro, ma non riesco a non pensare a ciò che dovrei o potrei dover affrontare un domani.
in questo momento sto già seguendo una cura farmacologica, 20gocce di entact la sera, da circa un mese a questa parte. forse non è ancora del tutto entrato l'effetto del farmaco.
per quanto concerne la terapia, con la terapeuta ho piu volte elencato le situazioni particolari nelle quali mi trovo in difficoltà, esse sono piuttosto tipiche e ripetitive,
tuttavia l'esposizione a queste situazioni, con l'aiuto anche della ristrutturazione cognitiva, non mi porta da nessuna parte. o meglio il fatto di capire, razionalmente, che temo situazioni in realtà non pericolose, non mi aiuta comunque ad affrontarle con piu serenità, come se ci fosse dietro qualcosa di piu nascosto e pericoloso di esse tale per cui non so fronteggiarle a viso aperto.
la "rabbia" della terapeuta spesso mi scoraggia perchè questa mi minaccia di abbandonare il percorso con me, cosicchè anzichè un alleato ho l'impressione di avere accanto un semplice amico che mi incoraggia e si spazientisce, ed il risultato è che alle sedute vado sempre con minore fiducia.
la mia difficoltà a seguire le consegne che mi vengono richieste deriva dal fatto che lqueste spesso mi generano un'ansia anticipatoria tale per cui arrivo alla "prova" già molto spaventato e non vedo l'ora di concluderla: per esempio una semplice birra con gli amici per me è problematica perchè inizio a pensarci già giorni prima immaginando l'ansia che avrò fino al momento in cui dovrò effettivamente uscire con loro.
in effetti le rimuginazioni o le preoccupazioni anticipatorie mi rovinano la vita prima ancora che io debba affrontare un evento temuto, la cosa migliore sarebbe vivere istante per istante senza pensare al futuro, ma non riesco a non pensare a ciò che dovrei o potrei dover affrontare un domani.
in questo momento sto già seguendo una cura farmacologica, 20gocce di entact la sera, da circa un mese a questa parte. forse non è ancora del tutto entrato l'effetto del farmaco.
[#4]
(...)n effetti le rimuginazioni o le preoccupazioni anticipatorie mi rovinano la vita prima ancora che io debba affrontare un evento temuto, la cosa migliore sarebbe vivere istante per istante senza pensare al futuro, ma non riesco a non pensare (..)
legga questo
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3715-la-rimuginazione-ossessiva-come-risolverla.html
legga questo
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3715-la-rimuginazione-ossessiva-come-risolverla.html
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#5]
Utente
gentile dottor de Vincentiis,
ho letto l'articolo e l'ho trovato interessante.
in effetti io mi trovo esattamente nella situazione descritta.
razionalmente comprendo di essermi piantato nella condizione di cercare una soluzione quando probabilmente la cosa migliore sarebbe smettere di cercarla e seguire il fluire della vita cosi per come si presenta, tuttavia il circolo vizioso è davvero potente e infido,
in sostanza il messaggio della lettura che mi ha inoltrato è: smetti di preoccuparti.
cosa facile a dirsi, difficile a farsi. e la terapeuta in questo non mi aiuta perchè anzi mi fa sentire in colpa per il fatto che non faccio progressi, ossessionandomi ancora di piu.
ho letto l'articolo e l'ho trovato interessante.
in effetti io mi trovo esattamente nella situazione descritta.
razionalmente comprendo di essermi piantato nella condizione di cercare una soluzione quando probabilmente la cosa migliore sarebbe smettere di cercarla e seguire il fluire della vita cosi per come si presenta, tuttavia il circolo vizioso è davvero potente e infido,
in sostanza il messaggio della lettura che mi ha inoltrato è: smetti di preoccuparti.
cosa facile a dirsi, difficile a farsi. e la terapeuta in questo non mi aiuta perchè anzi mi fa sentire in colpa per il fatto che non faccio progressi, ossessionandomi ancora di piu.
[#6]
se fosse un semplice (...)smetti di preoccuparti.(..) sarebbero tutti in grado di dare questo consiglio, ma di consiglio non si tratta, bensì di una tecnica specifica, ossia non rispondere alle domande che il cervello invia! La comprensione del concetto, "non cercare" soluzioni e la sua applicazione che determina il cambiamento, NON si tratta di semplice forza di volontà.
ovvio per questo è necessario un supporto specialistico, ma specifico del modello teorico che propone questa tecnica.
saluti
ovvio per questo è necessario un supporto specialistico, ma specifico del modello teorico che propone questa tecnica.
saluti
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 3.1k visite dal 09/06/2015.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.