Come riprendersi dopo esser stati rifiutati ed evitare ricadute
Gentili Dottori
dopo una frequentazione di 7 mesi con un ragazzo di alcuni anni più grande, alla mia richiesta di poter essere "qualcosa di più" ho ricevuto come risposta che lui non era innamorato ed potevamo essere solo amici e basta. Inconsciamente lo sospettavo, ma è stato un durissimo colpo per la mia autostima e per la mia psiche, non ero mai stato rifiutato in maniera così netta, dopo aver frainteso totalmente i gesti affettuosi e l'interesse fisico di una persona nei miei confronti, fidandomi a torto della loro autenticità.
Non sapendo esattamente come proteggermi ho deciso di eliminare completamente questa persona dalla mia vita, anche se lui non voleva. Ho tenuto a mente il fatto che stavo male nel frequentarlo, mi sentivo sempre in difetto, inferiore, in competizione, invidioso, geloso, ansioso, dipendente, insicurissimo. Era una frequentazione (e un'infatuazione) tossica. Viverla è stato pessimo, porvi fine è stato dolorosissimo ma quasi liberatorio. Mi sento più consapevole di me stesso e degli altri adesso.
Mi sono quindi dato da fare per riprendermi e ho usato l'accaduto come uno sprone per migliorarmi: ho parlato con amici e conoscenti rafforzando i legami, sono uscito tantissimo, ho ottenuto ritmi più umani sul lavoro cosicché posso dedicarmi ad attività che desideravo da tempo (sport, lingue straniere), ho iniziato volontariato in una associazione, ho iniziato un percorso psicoterapeutico per affrontare le mie debolezze, e poi ho conosciuto molte nuove persone, sia per amicizia, sia per sesso,sia per qualcosa di più, e forse inizio già a nutrire interesse per qualcuno di specifico.
Eppure tutto il mio lavoro è minacciato dal fatto che io e lui avevamo tantissime amicizie in comune, frequentiamo gli stessi identici luoghi di ritrovo, la città è piccola, e insomma vivo col terrore di incontrarlo ovunque (cosa già capitata infatti!).
Lui si è fatto anche risentire, (il che mi ha destabilizzato moltissimo) ma credo mi cerchi solo per sensi di colpa, non gli ho mai risposto. Lo odio. Vorrei gridargli il mio disprezzo ma non posso, razionalmente non si può. Se mi incontra mi saluta come se niente fosse, ma io lo evito. A volte penso che vorrei tirargli un pugno, ma non ci riesco, non ho la forza nemmeno di affrontarlo a parole.
Io sto bene solo quando non lo vedo. Come posso fare per proteggermi evitando ricadute mentre mi "ricostruisco"? Come riconquistare la mia indifferenza? Non voglio rinunciare alla mia vita sociale solo per evitarlo, è proprio questa che mi ha aiutato, però ritrovarmelo fra i piedi è ancora così deleterio per la mia serenità. Cosa fare? Ignorare con gentilezza? Ignorare con ostilità? Litigare? Aggredire?
dopo una frequentazione di 7 mesi con un ragazzo di alcuni anni più grande, alla mia richiesta di poter essere "qualcosa di più" ho ricevuto come risposta che lui non era innamorato ed potevamo essere solo amici e basta. Inconsciamente lo sospettavo, ma è stato un durissimo colpo per la mia autostima e per la mia psiche, non ero mai stato rifiutato in maniera così netta, dopo aver frainteso totalmente i gesti affettuosi e l'interesse fisico di una persona nei miei confronti, fidandomi a torto della loro autenticità.
Non sapendo esattamente come proteggermi ho deciso di eliminare completamente questa persona dalla mia vita, anche se lui non voleva. Ho tenuto a mente il fatto che stavo male nel frequentarlo, mi sentivo sempre in difetto, inferiore, in competizione, invidioso, geloso, ansioso, dipendente, insicurissimo. Era una frequentazione (e un'infatuazione) tossica. Viverla è stato pessimo, porvi fine è stato dolorosissimo ma quasi liberatorio. Mi sento più consapevole di me stesso e degli altri adesso.
Mi sono quindi dato da fare per riprendermi e ho usato l'accaduto come uno sprone per migliorarmi: ho parlato con amici e conoscenti rafforzando i legami, sono uscito tantissimo, ho ottenuto ritmi più umani sul lavoro cosicché posso dedicarmi ad attività che desideravo da tempo (sport, lingue straniere), ho iniziato volontariato in una associazione, ho iniziato un percorso psicoterapeutico per affrontare le mie debolezze, e poi ho conosciuto molte nuove persone, sia per amicizia, sia per sesso,sia per qualcosa di più, e forse inizio già a nutrire interesse per qualcuno di specifico.
Eppure tutto il mio lavoro è minacciato dal fatto che io e lui avevamo tantissime amicizie in comune, frequentiamo gli stessi identici luoghi di ritrovo, la città è piccola, e insomma vivo col terrore di incontrarlo ovunque (cosa già capitata infatti!).
Lui si è fatto anche risentire, (il che mi ha destabilizzato moltissimo) ma credo mi cerchi solo per sensi di colpa, non gli ho mai risposto. Lo odio. Vorrei gridargli il mio disprezzo ma non posso, razionalmente non si può. Se mi incontra mi saluta come se niente fosse, ma io lo evito. A volte penso che vorrei tirargli un pugno, ma non ci riesco, non ho la forza nemmeno di affrontarlo a parole.
Io sto bene solo quando non lo vedo. Come posso fare per proteggermi evitando ricadute mentre mi "ricostruisco"? Come riconquistare la mia indifferenza? Non voglio rinunciare alla mia vita sociale solo per evitarlo, è proprio questa che mi ha aiutato, però ritrovarmelo fra i piedi è ancora così deleterio per la mia serenità. Cosa fare? Ignorare con gentilezza? Ignorare con ostilità? Litigare? Aggredire?
[#1]
Gent.le ragazzo,
se ha iniziato una psicoterapia come mai preferisce affrontare il suo vissuto attraverso una consulenza on line?
se ha iniziato una psicoterapia come mai preferisce affrontare il suo vissuto attraverso una consulenza on line?
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Ex utente
Gentile Dottoressa,
La prego di non prendere la mia richiesta come un segno di sfiducia nei confronti del professionista cui ho chiesto aiuto, anzi voglio sottolineare che senza il suo supporto non avrei mai potuto iniziare a metabolizzare l'accaduto.
Purtroppo per forza di cose gli incontri hanno una loro scansione settimanale, io maturo questi stati d'ansia prima di poterli esporre al terapeuta, e non riesco a trattenermi dal ricercare una soluzione almeno provvisoria in attesa di poter chiedere a lui.
La prego di non prendere la mia richiesta come un segno di sfiducia nei confronti del professionista cui ho chiesto aiuto, anzi voglio sottolineare che senza il suo supporto non avrei mai potuto iniziare a metabolizzare l'accaduto.
Purtroppo per forza di cose gli incontri hanno una loro scansione settimanale, io maturo questi stati d'ansia prima di poterli esporre al terapeuta, e non riesco a trattenermi dal ricercare una soluzione almeno provvisoria in attesa di poter chiedere a lui.
[#3]
Il compito dello psicoterapeuta non è quello di fornire soluzioni preconfezionate ma facilitare un processo di cambiamento a partire dalla richiesta d'aiuto di una persona.
La ricerca di risposta da parte dell'esperto rischia di trasformarsi in una delega di responsabilità che la rende passivo anziché aiutarla a promuovere un coinvolgimento attivo nel percorso di crescita personale.
"Come riconquistare la mia indifferenza? "
Al contrario il vero cambiamento le offrirà la possibilità di entrare in contatto profondo con le sue emozioni, quindi anche con la sofferenza, anziché condannarsi a fuggirla.
La ricerca di risposta da parte dell'esperto rischia di trasformarsi in una delega di responsabilità che la rende passivo anziché aiutarla a promuovere un coinvolgimento attivo nel percorso di crescita personale.
"Come riconquistare la mia indifferenza? "
Al contrario il vero cambiamento le offrirà la possibilità di entrare in contatto profondo con le sue emozioni, quindi anche con la sofferenza, anziché condannarsi a fuggirla.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2k visite dal 09/06/2015.
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