Il mio medico curante mi prescrisse, mesi prima della morte
Salve,
sono un ragazzo di 23 anni, ho da poco perso mio padre (morto in 10 giorni a causa di un infarto). Sono sempre stato un soggetto ansioso ma nel bene o nel male ho sempre cercato di vincere le mie ansie irrazionali e affrontare quasi tutto. Ultimamente dopo la morte di mio padre e vari problemi personali, come il conseguimento della laurea, la mia ansia è divenuta un vero è proprio incubo. Mi sento una persona completamente apatica che vive pensando solo alla morte e al fatto che tutti quelli che lo circondano andranno via. Qualsiasi cosa provi ad immaginare mi sembra che possa avere solo un triste epilogo. Mi sento come un personaggio di Verga appartenente al ciclo dei vinti. L'ansia non mi fa concentrare, sono mesi che faccio fatica a studiare, non riesco a memorizzare nulla e studiando prova la stessa ansia che provo prima di un esame. In certi momenti, a prescindere se stia studiando o meno, l'ansia mi toglie il respiro e tendo spesso a vomitare. Ho spesso giramenti di testa e mal di testa. Il mio medico curante mi prescrisse, mesi prima della morte di mio padre, un ansiolitico (lorazepam) ma per paura di sviluppare una dipendenza non ho mai assunto questo farmaco. Io sono conscio della mia situazione e vorrei uscirne per vivere una vita non dico felice ma almeno tranquilla. Svegliarsi ansiosi, spaventarsi quando squilla il telefono, essere preoccupato in modo eccessivo per qualunque cosa mi crea un malessere terribile. Attendendo una vostra risposta cordialmente vi saluto.
sono un ragazzo di 23 anni, ho da poco perso mio padre (morto in 10 giorni a causa di un infarto). Sono sempre stato un soggetto ansioso ma nel bene o nel male ho sempre cercato di vincere le mie ansie irrazionali e affrontare quasi tutto. Ultimamente dopo la morte di mio padre e vari problemi personali, come il conseguimento della laurea, la mia ansia è divenuta un vero è proprio incubo. Mi sento una persona completamente apatica che vive pensando solo alla morte e al fatto che tutti quelli che lo circondano andranno via. Qualsiasi cosa provi ad immaginare mi sembra che possa avere solo un triste epilogo. Mi sento come un personaggio di Verga appartenente al ciclo dei vinti. L'ansia non mi fa concentrare, sono mesi che faccio fatica a studiare, non riesco a memorizzare nulla e studiando prova la stessa ansia che provo prima di un esame. In certi momenti, a prescindere se stia studiando o meno, l'ansia mi toglie il respiro e tendo spesso a vomitare. Ho spesso giramenti di testa e mal di testa. Il mio medico curante mi prescrisse, mesi prima della morte di mio padre, un ansiolitico (lorazepam) ma per paura di sviluppare una dipendenza non ho mai assunto questo farmaco. Io sono conscio della mia situazione e vorrei uscirne per vivere una vita non dico felice ma almeno tranquilla. Svegliarsi ansiosi, spaventarsi quando squilla il telefono, essere preoccupato in modo eccessivo per qualunque cosa mi crea un malessere terribile. Attendendo una vostra risposta cordialmente vi saluto.
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Gentile Ragazzo,
la perdita di una persona significativa come suo padre è un avvenimento fortemente traumatico e destabilizzante, un lutto da elaborare.
Per giunta è avvenuta in modo repentino, alimentando lo stato ansioso pregresso e lo stato di allarme che ad esempio la fa sobbalzare quando squilla il telefono. Altri fattori come il cambiamento relativo al termine degli studi universitari, di per sé fonte di stress, si sono poi aggiunti a rendere ancora più pesante il carico.
E' pertanto comprensibile come le sia difficile trovare la concentrazione necessaria, studiare in modo proficuo e ogni sintomo descritto (se il medico non ha rilevato cause organiche).
Dovrebbe curarsi, data la condizione di malessere che descrive.
Le suggerisco pertanto di rivolgersi a uno psicologo psicoterapeuta per una valutazione diretta della sua condizione, elaborare il grave lutto subito e intervenire in modo efficace sui suoi disagi.
Talvolta al percorso psicologico viene abbinata la farmacoterapia, di stretta competenza medica- medico specialistica (psichiatra) secondo il caso specifico e previa valutazione diretta.
Restiamo in ascolto
la perdita di una persona significativa come suo padre è un avvenimento fortemente traumatico e destabilizzante, un lutto da elaborare.
Per giunta è avvenuta in modo repentino, alimentando lo stato ansioso pregresso e lo stato di allarme che ad esempio la fa sobbalzare quando squilla il telefono. Altri fattori come il cambiamento relativo al termine degli studi universitari, di per sé fonte di stress, si sono poi aggiunti a rendere ancora più pesante il carico.
E' pertanto comprensibile come le sia difficile trovare la concentrazione necessaria, studiare in modo proficuo e ogni sintomo descritto (se il medico non ha rilevato cause organiche).
Dovrebbe curarsi, data la condizione di malessere che descrive.
Le suggerisco pertanto di rivolgersi a uno psicologo psicoterapeuta per una valutazione diretta della sua condizione, elaborare il grave lutto subito e intervenire in modo efficace sui suoi disagi.
Talvolta al percorso psicologico viene abbinata la farmacoterapia, di stretta competenza medica- medico specialistica (psichiatra) secondo il caso specifico e previa valutazione diretta.
Restiamo in ascolto
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Concordo con la Collega, il suo stato d'animo attuale è comprensibile, la morte improvvisa del padre è fonte di dolore , insicurezza, disperazione , si faccia aiutare ad elaborare tutto questo dolore e questi pensieri neri e , se consigliato opportunamente assuma il farmaco che le verrà proposto, per velocizzare la ripresa in questo momento acuto.. suo padre vorrebbe vedere lei, suo figlio , vincente e felice..
Spero che ci ascolti e si dia aiuto..
Spero che ci ascolti e si dia aiuto..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#3]
Utente
Vi ringrazio di cuore delle risposte. Supererò la paura dei farmaci e sicuramente sulla scorta di quanti mi avete consigliato provvederò ad un incontro con uno Psicoterapeuta.
Io sono figlio unico e mio padre era al contempo padre e fratello maggiore. Ci assomigliamo tanto e per me diventa doloroso solo guardarmi le mani poiché sono praticamente identiche. Mi angoscia anche vedere mia madre sola, adesso mi sembra così indifesa. Sono arrivato a pensare che mi servono due cuori per sopportare così tanti dolori uno per la perdita di mio padre ed uno per l'infelicità di mia madre. Ho lanciato una lanterna cinese in cielo con scritto "insegnami da lassù a diventare un uomo come te" spero questo accada.
Grazie ancora.
Io sono figlio unico e mio padre era al contempo padre e fratello maggiore. Ci assomigliamo tanto e per me diventa doloroso solo guardarmi le mani poiché sono praticamente identiche. Mi angoscia anche vedere mia madre sola, adesso mi sembra così indifesa. Sono arrivato a pensare che mi servono due cuori per sopportare così tanti dolori uno per la perdita di mio padre ed uno per l'infelicità di mia madre. Ho lanciato una lanterna cinese in cielo con scritto "insegnami da lassù a diventare un uomo come te" spero questo accada.
Grazie ancora.
[#5]
Utente
Ho iniziato da qualche giorno il trattamento farmaceutico. Spero la situazione si possa risolvere. Da sei giorni assumo Xanax 0,50 rp ed un quarto di Sereupin. I primi giorni sono stato meglio forse anche per un effetto psicologico/placebo dal terzo giorno in poi tutto è tornato esattamente come prima. Noto soprattutto che la tachicardia non è scomparsa. Il medico mi ha detto che la mia è sostanzialmente una situazione ansiosa e durante la visita non ha intravisto segni di depressione. Secondo lui la mia ansia è dovuta alla paura del tempo e dal suo trascorrere. Oggi è stata una giornata davvero no in quanto ho dormito per la maggior parte del tempo e nelle ore di veglia avevo tachicardia e sudorazione. Mi sono recato in farmacia e ho controllato la pressione che era 150 e 106 battiti al minuto. Il farmacista mi ha detto di continuare con la terapia instaurate e magari fare sport o qualcosa che mi faccia stancare. Secondo voi è normale che in sei giorni i farmaci non sortiscano nessun effetto?
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Questa domanda va posta al medico che ha prescritto la terapia farmacologica, inoltre delegare il cambiamento delle sue condizioni esclusivamente all'effetto del farmaco può rivelarsi un boomerang se l'intervento terapeutico non viene integrato con i colloqui psicologici.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#7]
Utente
La ringrazio per i suggerimenti.
Non credo che i farmaci siano una panacea ma mi creda i disturbi fisici dell'ansia sono molto accentuati e speravo anche in un minimo miglioramento che mi permettesse una giornata quanto meno normale senza tachicardia e vomito. Mi tormenta anche vedere mia madre che soffre nel vedermi così sopratutto la mattina dove i sintomi sono più acuti. Il risveglio è traumatico in quanto fatico a respirare per l'ansia e vomito più di una volta.
Non credo che i farmaci siano una panacea ma mi creda i disturbi fisici dell'ansia sono molto accentuati e speravo anche in un minimo miglioramento che mi permettesse una giornata quanto meno normale senza tachicardia e vomito. Mi tormenta anche vedere mia madre che soffre nel vedermi così sopratutto la mattina dove i sintomi sono più acuti. Il risveglio è traumatico in quanto fatico a respirare per l'ansia e vomito più di una volta.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.9k visite dal 01/06/2015.
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