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Salve, sono entrato un anno e un mese fa in comunità per un disturbo bipolare, devo dire che la comunità mi ha fatto molto bene, adesso l'umore è buono, eutimico e stabile, il problema credo che sia un problema d'ansia, infatti i medici hanno parlato di fobia sociale, diciamo che mi sento nervoso, teso e inibito, oltre che un po stordito e confuso, adesso la terapia da affrontare è sempre quella farmacologica, eventualmente da migliorare e quella comportamentale, cioè l'esposizione.
A questo punto posso scegliere se proseguire il mio percorso in comunità o ritornare a casa e farmi seguire privatamente da uno psichiatra una volta al mese, che è più che sufficiente, visto che di psicoterapia ne ho fatta fin troppa, anche a detta dei medici della comunità, per molti anni, insomma si tratta di migliorare la terapia farmacologica e di elaborare una strategia d'esposizione graduale. Stasera vi scrivo perchè vorrei due consigli,
il primo nasce proprio dal momento attuale che poi è una situazione che si ripete spesso durante la settimana quando sono a casa o la sera dopo cena in comunità quando ho la possibilità di uscire, sento il bisogno di tornare a frequentare gente, sento proprio che non ce la faccio più a vivere in isolamento, a contatto solo con la mia famiglia e poche altre persone, a parte il fatto che anche quando sto con loro mi sento inibito, il problema è che mi sento troppo nervoso e confuso per uscire e so che una volta fuori peggiorerà, perciò vorrei qualche consiglio, ma secondo voi è normale che uno si senta a disagio anche con la propria famiglia? secondo me è la terapia farmacologica che va aggiustata, perchè tra l'altro mi sento a disagio anche da solo...
Il secondo consiglio ve lo chiedo sul rimanere o meno in comunità, sinceramente non è che i medici siano sempre cosi disponibili a darti supporto in caso di bisogno psicologico, unico motivo che fa la differenza tra rimanere dentro ed uscire, però fuori mi ritrovo a dover contare solo su me stesso, il mio psichiatra e un'amica molto disponibile quando puo. forse dovrei farmi sistemare la terapia farmacologica e poi uscire, voi che ne pensate?
A questo punto posso scegliere se proseguire il mio percorso in comunità o ritornare a casa e farmi seguire privatamente da uno psichiatra una volta al mese, che è più che sufficiente, visto che di psicoterapia ne ho fatta fin troppa, anche a detta dei medici della comunità, per molti anni, insomma si tratta di migliorare la terapia farmacologica e di elaborare una strategia d'esposizione graduale. Stasera vi scrivo perchè vorrei due consigli,
il primo nasce proprio dal momento attuale che poi è una situazione che si ripete spesso durante la settimana quando sono a casa o la sera dopo cena in comunità quando ho la possibilità di uscire, sento il bisogno di tornare a frequentare gente, sento proprio che non ce la faccio più a vivere in isolamento, a contatto solo con la mia famiglia e poche altre persone, a parte il fatto che anche quando sto con loro mi sento inibito, il problema è che mi sento troppo nervoso e confuso per uscire e so che una volta fuori peggiorerà, perciò vorrei qualche consiglio, ma secondo voi è normale che uno si senta a disagio anche con la propria famiglia? secondo me è la terapia farmacologica che va aggiustata, perchè tra l'altro mi sento a disagio anche da solo...
Il secondo consiglio ve lo chiedo sul rimanere o meno in comunità, sinceramente non è che i medici siano sempre cosi disponibili a darti supporto in caso di bisogno psicologico, unico motivo che fa la differenza tra rimanere dentro ed uscire, però fuori mi ritrovo a dover contare solo su me stesso, il mio psichiatra e un'amica molto disponibile quando puo. forse dovrei farmi sistemare la terapia farmacologica e poi uscire, voi che ne pensate?
[#1]
Gentile Utente,
riaggiustare la terapia farmacologica è possibile ma chiaramente deve chiedere al medico psichiatra e non allo psicologo, perché non siamo medici.
Per quanto riguarda il disagio di cui ci parla, è possibile che possa presentarsi anche con persone della propria famiglia, ma io non saprei dirLe perché in quanto non La conosco e non conosco la Sua situazione.
Perché non farsi aiutare direttamente da chi La conosce?
Nella psicoterapia che ha già fatto che cosa Le è stato indicato per questo senso di disagio che sente e per le esposizioni graduali che deve fare?
riaggiustare la terapia farmacologica è possibile ma chiaramente deve chiedere al medico psichiatra e non allo psicologo, perché non siamo medici.
Per quanto riguarda il disagio di cui ci parla, è possibile che possa presentarsi anche con persone della propria famiglia, ma io non saprei dirLe perché in quanto non La conosco e non conosco la Sua situazione.
Perché non farsi aiutare direttamente da chi La conosce?
Nella psicoterapia che ha già fatto che cosa Le è stato indicato per questo senso di disagio che sente e per le esposizioni graduali che deve fare?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Salve Dr. Pileci, il mio psichiatra, dice che ho solo i meccanismi arrugginiti, che ritornando a fare una vita normale verranno fuori da sole le abilità per stare in società, perchè ce le ho, è solo che è tanto che non le uso (infatti oggi ho voluto provare un'esposizione proprio forte: sono andato al funerale di un mio pro-zio, considerando che c'era metà del mio piccolo paese di collina e che quasi tutti sanno che sono in comunità psichiatrica, per me il disagio era ancora maggiore, ma il coraggio ha avuto la meglio, in chiesa mi sentivo un po teso e confuso e avevo la sensazione che qualcuno mi osservasse, ma mi dicevo nella mente che erano solo mie paure e che bastava dare un'occhiata in giro per vedere che non era cosi, infatti l'ho fatto e naturalmente ho avuto la conferma. Finita la messa, fuori la piazza era piena di persone che attendevano di dare le condoglianze ai famigliari, devo dire che è andata molto meglio di come me l'ero immaginato, tante persone erano contente di vedermi finalmente di nuovo in mezzo alla gente del paese, qualcuno non mi ha salutato, anche vecchi amici che quindi in realtà non sono mai stati amici, ma tanti amici e conoscenti si sono avvicinati per salutarmi, io mi sono limitato a chiedere come stavano e cosa stessero facendo, nel senso se stessero lavorando, poi qualche battuta al volo. La cosa veramente positiva è che sono stato capace di contenere le emozioni, di gestirle, di sentirle senza però farmi travolgere, parlo dell'ansia, del nervosismo, dell'allegria, finalmente sono ritornato padrone di me stesso.)
La mia psicoterapeuta mi dice una sola cosa: non ti perdere in inutili pensieri e vivi!
Si, è vero, l'ansia ce l'ho, ma è personalità, ce l'avevo anche prima del disturbo bipolare, solo che ignoravo anche il significato della parola ansia, probabilmente sono nato predisposto e poi il mio passato ha fatto il resto, ma adesso sono carico, l'ansia riesco a gestirla, non è con qualche mese in più in comunità che si risolve un disturbo della personalità che parte dall'infanzia.
Ho deciso di uscire dalla comunità e, come dice la mia psicoterapeuta, vivere! anche contro il parere dell'equipe, ho deciso di assumermi la responsabilità della mia vita, ma soprattutto, lo torno a ripetere, voglio vivere e la comunità non è vita.
Domani mattina avrò l'ultimo colloquio con lo psichiatra, probabilmente lui cercherà di convincermi a restare ancora qualche mese in comunità, io gli dirò di no, anche perchè stando li dentro, adesso che sto abbastanza bene, l'ansia mi aumenta invece di dimunuirmi: con una ospite borderline, poverina, messa male, ma x me è uno stress pazzesco, personaggi che vengono dagli ex carceri psichiatrici e sono li agli arresti domiciliari e non fanno altro che insultare, minacciare e spaccare cose dalla mattina alla sera, un paio di elementi che sono deliranti cronici... insomma... non ce n'era uno con cui potevo dialogare tranquillamente, facevo una vita d'isolamento, a parte i pochi minuti trascorsi con il personale e il tempo delle uscite... e pensare che io avevo paura del mondo fuori... fuori non è tutto rose e fiori, ma non sei obbligato a stare a contatto con 20 persone costantemente agitate.
La mia psicoterapeuta mi dice una sola cosa: non ti perdere in inutili pensieri e vivi!
Si, è vero, l'ansia ce l'ho, ma è personalità, ce l'avevo anche prima del disturbo bipolare, solo che ignoravo anche il significato della parola ansia, probabilmente sono nato predisposto e poi il mio passato ha fatto il resto, ma adesso sono carico, l'ansia riesco a gestirla, non è con qualche mese in più in comunità che si risolve un disturbo della personalità che parte dall'infanzia.
Ho deciso di uscire dalla comunità e, come dice la mia psicoterapeuta, vivere! anche contro il parere dell'equipe, ho deciso di assumermi la responsabilità della mia vita, ma soprattutto, lo torno a ripetere, voglio vivere e la comunità non è vita.
Domani mattina avrò l'ultimo colloquio con lo psichiatra, probabilmente lui cercherà di convincermi a restare ancora qualche mese in comunità, io gli dirò di no, anche perchè stando li dentro, adesso che sto abbastanza bene, l'ansia mi aumenta invece di dimunuirmi: con una ospite borderline, poverina, messa male, ma x me è uno stress pazzesco, personaggi che vengono dagli ex carceri psichiatrici e sono li agli arresti domiciliari e non fanno altro che insultare, minacciare e spaccare cose dalla mattina alla sera, un paio di elementi che sono deliranti cronici... insomma... non ce n'era uno con cui potevo dialogare tranquillamente, facevo una vita d'isolamento, a parte i pochi minuti trascorsi con il personale e il tempo delle uscite... e pensare che io avevo paura del mondo fuori... fuori non è tutto rose e fiori, ma non sei obbligato a stare a contatto con 20 persone costantemente agitate.
[#3]
Utente
Dimenticavo. Questa esperienza mi è servita anche per conoscermi, per conoscere la mia personalità, per conoscere gli errori che l'ansia mi fà commettere a mio discapito, non è finita qui, starò sempre attento a quando non farò valere un mio diritto o non pretenderò rispetto o sarò troppo buono, magari dicendo troppi si, oppure pochi no, oppure evitando di arrabbiarmi quando ce n'è motivo, sono tutti errori che devo correggere, compreso quello di mettere sempre i miei interessi davanti a quelli degli altri e non l'inverso.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.8k visite dal 31/05/2015.
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