Fiducia in me stessa - aborto
Buongiorno,
ho 30 anni e vi scrivo perché non so più come uscire dal circolo vizioso che mi blocca. Provengo da una famiglia che non mi ha incoraggiato, né dato regole, ero intelligente e mi hanno lasciato crescere "da sola". Mio padre è una persona anafettiva e molto negativa che fin da piccola, quando comunicavo gli ottimi risultati a scuola diceva solo "e gli altri cosa hanno preso? se hai preso 10 ma l'hanno preso tutti non ha valore." Così ho smesso totalmente di parlare con la mia famiglia dei miei successi e insuccessi, e da quando ho 8 anni sono divenuta vittima e giudice di me stessa, "indipendente" nelle mie scelte. Mia madre, casalinga, ha sofferto di depressione; è una persona che è stata per anni succube di mio padre, insicura, incapace di far valere la sua autorità e il suo ruolo. Mio fratello, di 3 anni più vecchio di me, è stato molto seguito ed accudito dai miei genitori (anche ora), perchè aveva delle difficoltà relazionali e a scuola. Questa premessa perchè sono consapevole del perché oggi sono così, di quanto la mancanza di una famiglia in cui rifugiarmi mi abbia reso una persona senza le giuste basi di sicurezza, fiducia in me stessa, serenità. Ho sempre lavorato sodo per poter raggiungere i miei obiettivi, lottando contro la paura di non essere mai all'altezza. Ma due anni fa c'è stata una fortissima testata contro la realtà. Tornata dall'estero scopro che il mio comagno si era perso in brutte compagnie, stavo tentando di risollevare il nostro rapporto e io lo stavo aiutando quando ho scoperto di essere incinta. Non potevo permettermi un figlio perchè ero senza soldi, stavo finendo il dottorato e avevo bisogno di trovare un postdoc. Ai miei genitori non dissi nulla, avrebbero potuto aiutarmi economicamente ma nonostante sapessero che stavo passando un periodo molto difficile non mi hanno dato una mano perciò non volevo avere a che fare con loro. Il mio compagno non mi è stato d'aiuto. Ho scelto di abortire, è stato un colpo durissimo, perché nel frattempo le mie amiche che facevano lavoretti part time si potevano permettere un figlio, grazie all'aiuto dei loro genitori. E lo facevano senza farsi problemi. Io, nonostante tutto l'impegno che ho sempre messo nel lavoro, invece no, ho vissuto il tutto con molta rabbia e senso di ingiustizia. Sono riuscita a superare con l'aiuto di una psicoterapeuta, anche il mio compagno è migliorato grazie alla psicoterapia. Ora il problema è che ho ricevuto una grande delusione dall'università in Italia e quindi il mio sogno di avere una famiglia deve arrestarsi di nuovo. Ho ricevuto una buona offerta dell'estero ma questo significa ancora sacrifici. Vorrei mollare tutto, smetterla di lottare contro la paura di non farcela, contro il mio senso del dovere. Fare come tante altre, pretendere l'aiuto della mia famiglia, prendermi una pausa. Oppure continuare la salita per poter finalmente avere un lavoro sicuro e in cui sentirmi apprezzata. Come posso capire a quale parte di me dare ascolto?
ho 30 anni e vi scrivo perché non so più come uscire dal circolo vizioso che mi blocca. Provengo da una famiglia che non mi ha incoraggiato, né dato regole, ero intelligente e mi hanno lasciato crescere "da sola". Mio padre è una persona anafettiva e molto negativa che fin da piccola, quando comunicavo gli ottimi risultati a scuola diceva solo "e gli altri cosa hanno preso? se hai preso 10 ma l'hanno preso tutti non ha valore." Così ho smesso totalmente di parlare con la mia famiglia dei miei successi e insuccessi, e da quando ho 8 anni sono divenuta vittima e giudice di me stessa, "indipendente" nelle mie scelte. Mia madre, casalinga, ha sofferto di depressione; è una persona che è stata per anni succube di mio padre, insicura, incapace di far valere la sua autorità e il suo ruolo. Mio fratello, di 3 anni più vecchio di me, è stato molto seguito ed accudito dai miei genitori (anche ora), perchè aveva delle difficoltà relazionali e a scuola. Questa premessa perchè sono consapevole del perché oggi sono così, di quanto la mancanza di una famiglia in cui rifugiarmi mi abbia reso una persona senza le giuste basi di sicurezza, fiducia in me stessa, serenità. Ho sempre lavorato sodo per poter raggiungere i miei obiettivi, lottando contro la paura di non essere mai all'altezza. Ma due anni fa c'è stata una fortissima testata contro la realtà. Tornata dall'estero scopro che il mio comagno si era perso in brutte compagnie, stavo tentando di risollevare il nostro rapporto e io lo stavo aiutando quando ho scoperto di essere incinta. Non potevo permettermi un figlio perchè ero senza soldi, stavo finendo il dottorato e avevo bisogno di trovare un postdoc. Ai miei genitori non dissi nulla, avrebbero potuto aiutarmi economicamente ma nonostante sapessero che stavo passando un periodo molto difficile non mi hanno dato una mano perciò non volevo avere a che fare con loro. Il mio compagno non mi è stato d'aiuto. Ho scelto di abortire, è stato un colpo durissimo, perché nel frattempo le mie amiche che facevano lavoretti part time si potevano permettere un figlio, grazie all'aiuto dei loro genitori. E lo facevano senza farsi problemi. Io, nonostante tutto l'impegno che ho sempre messo nel lavoro, invece no, ho vissuto il tutto con molta rabbia e senso di ingiustizia. Sono riuscita a superare con l'aiuto di una psicoterapeuta, anche il mio compagno è migliorato grazie alla psicoterapia. Ora il problema è che ho ricevuto una grande delusione dall'università in Italia e quindi il mio sogno di avere una famiglia deve arrestarsi di nuovo. Ho ricevuto una buona offerta dell'estero ma questo significa ancora sacrifici. Vorrei mollare tutto, smetterla di lottare contro la paura di non farcela, contro il mio senso del dovere. Fare come tante altre, pretendere l'aiuto della mia famiglia, prendermi una pausa. Oppure continuare la salita per poter finalmente avere un lavoro sicuro e in cui sentirmi apprezzata. Come posso capire a quale parte di me dare ascolto?
[#1]
"Come posso capire a quale parte di me dare ascolto?"
Gentile Utente,
si faccia aiutare ancora dalla psicoterapeuta che già conosce, soprattutto se si è trovata così bene.
Ha pensato a questa possibilità?
Gentile Utente,
si faccia aiutare ancora dalla psicoterapeuta che già conosce, soprattutto se si è trovata così bene.
Ha pensato a questa possibilità?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa Pileci,
sì ci ho pensato ma purtroppo non posso permettermelo. Sono andata dalla psicoterapeuta per circa 4 mesi ma poi ho dovuto smettere appunto per questo. Ho contattato anche il mio medico di base per poter andarci tramite il servizio pubblico ma i tempi sono biblici.
sì ci ho pensato ma purtroppo non posso permettermelo. Sono andata dalla psicoterapeuta per circa 4 mesi ma poi ho dovuto smettere appunto per questo. Ho contattato anche il mio medico di base per poter andarci tramite il servizio pubblico ma i tempi sono biblici.
[#3]
Perché non prova nei privati accreditati che in genere hanno tariffe agevolate anche per la psicoterapia?
Oppure, dal momento che questa è per Lei una vera emergenza, perché non chiede aiuto alla Sua prima famiglia? Avrebbe difficoltà a farlo?
Oppure, dal momento che questa è per Lei una vera emergenza, perché non chiede aiuto alla Sua prima famiglia? Avrebbe difficoltà a farlo?
[#4]
Utente
Grazie per il suggerimento, non avevo considerato questa possibilità.
Sì, chiedere aiuto alla mia prima famiglia mi dà la sensazione, usando una metafora, di parlare con qualcuno fisicamente molto distante da me, che non riesce a sentirmi e che non si avvicina per sentirci meglio.
Con loro non parlo da molti anni di cose "serie", non si interessano e io non voglio condividere con loro la mia intimità, mi sentirei ancora una volta ferita se non reagissero come ci si aspetta da dei genitori.
Sì, chiedere aiuto alla mia prima famiglia mi dà la sensazione, usando una metafora, di parlare con qualcuno fisicamente molto distante da me, che non riesce a sentirmi e che non si avvicina per sentirci meglio.
Con loro non parlo da molti anni di cose "serie", non si interessano e io non voglio condividere con loro la mia intimità, mi sentirei ancora una volta ferita se non reagissero come ci si aspetta da dei genitori.
[#5]
Lo capisco.
In ogni caso adesso la priorità è il Suo benessere.
Poi, non è detto che andare all'estero debba essere necessariamente un altro percorso in salita. Oggi Lei è più consapevole di sé, più competente al lavoro, con molta più esperienza, ma la cosa più importante è che Lei possa prendere le decisioni in maniera serena.
Le faccio tanti auguri per il Suo futuro.
Cordiali saluti,
In ogni caso adesso la priorità è il Suo benessere.
Poi, non è detto che andare all'estero debba essere necessariamente un altro percorso in salita. Oggi Lei è più consapevole di sé, più competente al lavoro, con molta più esperienza, ma la cosa più importante è che Lei possa prendere le decisioni in maniera serena.
Le faccio tanti auguri per il Suo futuro.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 1.5k visite dal 25/05/2015.
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