Un psicoterapia, o almeno credo,

Buongiorno a tutti.

Da qualche tempo sento chiari sintomi depressivi: disinteresse verso tutto e tutti, scarsissimo rendimento nel lavoro, senso continuo di inadeguatezza, profonda disistima, sofferenza per la solitudine, ma contemporanea ricerca di essa. Ho fatto un psicoterapia, o almeno credo, per quasi tre anni. Il mio terapeuta, alla mia domanda: "era una psicoterapia? Non sostegno psicologico?" ha risposto "credo di sì". Io non credo più nella mia terapia né nel mio terapeuta. A gennaio gli avevo comunicato di voler interrompere e di voler intraprendere un nuovo percorso con un'altra terapeuta. Lui mi ha fatto sentire inadeguata, incapace di portare a termine la terapia iniziata con lui, o peggio, mi ha detto "beh, se una persona non vuole cambiare non ci si può far niente". Questo ha minato così a fondo la mia capacità di prendere decisioni che ho disdetto il successivo incontro con la nuova terapeuta e ho ripreso con lui..ma ho ripreso a metà, andando ogni 15 giorni o una volta al mese, arrivando a disdire l'ultimo appuntamento 15 minuti prima di andare, pur garantendogli che gli avrei pagato la seduta. Di fatto, né lo lascio (per paura di ciò che potrebbe dirmi) né faccio una vera terapia. Anche ora che sto così male non mi decido a fissare un appuntamento, perché in fondo non credo che possa aiutarmi...Perché rimango in questa situazione di stallo? Perché non ho il coraggio di sentirmi dire ancora una volta che è tutta colpa mia, che io non voglio cambiare, che interrompo le relazioni terapeutiche per questo (in realtà ne ho interrotte due in passato per cambio domicilio e solo una perché non mi trovavo bene). Eppure so di essere depressa e ho bisogno di aiuto. Vorrei qualche suggerimento a riguardo, se possibile. Grazie a chi vorrà rispondermi
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Di che tipo di psicoterapie si è trattato?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
In teoria era congnitivo-comportamentale, ma io non ho mai ricevuto compiti da svolgere, come ho letto che dovrebbe avvenire. Inoltre il mio terapeuta ha terminato la formazione in psicoterapia a fine 2014 (ho visto il diploma appeso in studio), mentre noi abbiamo iniziato le sedute a novembre del 2012.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
".Perché rimango in questa situazione di stallo?"

Lei che tipo di risposta è riuscita a darsi?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
Quella che ho scritto sotto alla domanda
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Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
Quando gli dissi che non volevo continuare le sedute lui fece leva (non credo volontariamente) sul mio senso di colpa ed inadeguatezza. Io andai completamente fuori di testa, piangevo mi agitavo, gli mandavo messaggi tutti i giorni dicendogli che non avrebbe dovuto ridurmi in questo stato..insomma comportamenti inopportuni e fuori luogo, da persona fuori di sé, cosa che non era mai successa prima. Ha toccato corde profondissime (il senso di colpa e di inadeguatezza) e la situazione non è più stata recuperata. Sono tornata da lui per "farlo contento", dimostrargli che non è vero che non voglio cambiare, che non è vero che non sono in grado di portare a termine una terapia..insomma, mi sono messa in gabbia da sola. Perché io, da quel momento, ho smesso di credere in lui e di fidarmi
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Bene, allora una psicoterapia dovrebbe aiutare il pz ad esplorare queste modalità di approcciare il problema e le situazioni difficili e a modificarle.
Nella fattispecie una psicoterapia serve per modificare questo senso di colpa e di responsabilità che pare ipertrofico: a parte che io parlerei di responsabilità e non di colpa e poi se il pz fosse già capace di cambiare senza nessun aiuto non andrebbe in terapia.
Invece in terapia è indispensabile allearsi con il pz e CONTRO la sofferenza del pz per poter aiutare il pz a diventare gradualmente più padrone della situazione e della problematica riuscendo a gestirla.
Inoltre Le è chiara la modalità e la difficoltà per la quale interrompe le relazioni?
Lo avete notato in terapia? Che cosa è emerso?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Come saprà, dobbiamo necessariamente essere avari di suggerimenti da qui. Più una situazione è delicata, più diventa problematico suggerire alla persona cosa fare o non fare.

Tuttavia, se non ha mai ricevuto direttive dettagliate, quella che sta facendo con tutta probabilità non si può definire una TCC in senso stretto. I colleghi cognitivisti le potranno dare ragguagli più precisi al riguardo.

Pertanto è lei che deve trarre le conseguenze del caso, parlare con il terapeuta ed eventualmente decidere di cambiare.

In altre parole: prima di preoccuparmi dell'eventualità che lei sia refrattaria alla psicoterapia, mi preoccuperei, molto più pragmaticamente, di stare facendo una terapia adatta a lei.
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Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
Gentile dott. ssa Pileci, io ho sempre avuto difficoltà di relazione, per questo, a suo tempo, ho preferito credere al terapeuta piuttosto che a me stessa, decidendo di continuare le sedute con lui, ma questo non mi fa stare bene. Io avevo molta paura a far avvicinare a me le persone: sono una persona insicura, temevo che le persone, conoscendomi, smettessero di apprezzarmi, ero gelosa e permalosa, quindi vivevo amicizie ed amori che erano fuochi di paglia: intense, brucianti e brevi. Questo è cambiato un po' grazie alla terapia: accetto maggiormente i difetti altrui, quindi anche i miei, ho una percezione diversa della solitudine: mentre prima credevo che non essere soli significasse avere sempre persone con cui uscire, ora so che significa avere rapporti durevoli, basati su fiducia e rispetto.

La mia domanda però è questa: visto che io sono una persona portata per la mia storia a interrompere le relazioni, non devo più interromperne nessuna? A me non è dato non trovarmi bene con qualcuno? Sarà sempre e cmq un problema mio? Onestamente, non lo credo, ma con il mio terapeuta non ho parametri per stabilirlo. A causa di questo dubbio assillante, pur essendo in terapia, ho portato avanti una relazione con un uomo maltrattante, che ha affossato ma mia autostima pesantissimamente..sì..perchè se l'avessi lasciato, sarebbe stata colpa mia, che interrompo sempre le relazioni
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Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
Gentile dott. Santocito,

ho chiesto al mio terapeuta cos'avevamo fatto, e, come ho scritto prima, lui mi ha risposto che "credeva" che avessimo fatto psicoterapia. Come posso io, paziente, sapere se ciò che si è fatto era adatto a me o meno? Come posso districarmi tra orientamenti, problemi con il mio terapeuta e resistenze mie, vere o supposte? Io so solo che grazie alla terapia sono molto, molto consapevole di ciò che provo, sono un po' più aperta agli altri, ma soffro comunque. Durante la terapia ho rotto drasticamente i rapporti con la mia famiglia d'origine, che ho iniziato a considerare l'origine di tutti i miei mali e ho intrapreso una relazione con un uomo maltrattante, che stavo per sposare...
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"A causa di questo dubbio assillante, pur essendo in terapia, ho portato avanti una relazione con un uomo maltrattante, che ha affossato ma mia autostima pesantissimamente..sì..perchè se l'avessi lasciato, sarebbe stata colpa mia, che interrompo sempre le relazioni "


Mi pare che Lei sia lucida nel riconoscere che stiamo parlando di un uomo maltrattante, ma allora ciò che La tiene ancora legata ad un uomo del genere è il timore di non fare o di non piacere agli altri e alle loro idee?

Il pz deve imparare a fidarsi delle proprie sensazioni, a leggerle e a legarle a pensieri e ad azioni. Se Lei sente un senso di fastidio, è importante capire che cos'è quel fastidio. Se prova paura, idem. Ciò non significa scappare ogni volta.
Forse Lei scappa perché tutto Le pare spaventoso oppure perché non sa che altro fare, nel senso che Le pare di poter risolvere le situazioni con la fuga.

Questo non significa neppure restare ogni volta per il timore del giudizio altrui, anzi io avrei chiarito questo aspetto fondamentale proprio con il terapeuta, rispetto alla sua (del terapeuta) opinione.

Quindi Lei non ha mai fatto in terapia e non Le è mai stato prescritto nessun compito di auto-osservazione?

Conosce già questa lettura https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1583-depressione-patologia-o-poca-forza-di-volonta.html ?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"Durante la terapia ho rotto drasticamente i rapporti con la mia famiglia d'origine, che ho iniziato a considerare l'origine di tutti i miei mali "

Posso chiederLe come ha maturato questa idea?
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Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
La relazione con quell'uomo è finita 6 mesi fa..scoprii un suo tradimento. In realtà l'avrei anche perdonato, se solo mi avesse chiesto scusa invece di attribuire a me tutta la colpa del suo reiterato tradimento. Ma non vorrei entrare in questo argomento, che è ampio e richiederebbe molto consulti. Come spesso mi ha detto il terapeuta, la fuga mi ha salvato la vita, più di una volta: da bambina fuggivo nel mio mondo immaginario, per non vedere lo schifo che c'era fuori, da grande fuggivo fisicamente, in altri Paesi...

Conoscevo già il suo articolo, dottoressa...so bene cosa mi ha portata ad essere depressa: una famiglia che non si accorgeva neanche che esistessi, se non per ridicolizzarmi, criticarmi e sminuirmi. A sei anni andavo a scuola spettinata, senza lavarmi i denti, malvestita, senza il materiale necessario, semplicemente perché nessuno aveva tempo o voglia di occuparsi di me. Ero l'ultima di molti fratelli e il gioco al massacro riguardava tutti..ma io ero la più piccola e indifesa, quindi i fratelli maggiori iniziarono a loro volta ad innalzare la loro scarsa autostima sminuendo me. Inoltre mi si impediva di uscire anche solo a giocare in cortile, perché secondo loro i pericoli erano fuori...senza amici e con una famiglia così, reagii chiudendomi nella solitudine, in mondi immaginari...non voglio adentrami in questi racconti, che sono già stati sviscerati..io SO perché sono così. Ho cercato aiuto per uscirne, per smettere di fuggire e dopo due anni e mezzo mi ritrovo così, depressa e senza sapere come fare ad uscirne
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Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
Scusi potrebbe farmi un esempio di esercizio di auto-osservazione?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Ecco, proprio perché quella bambina non è stata accudita, Lei che ora è una donna adulta può prendersene cura. Cosa vuol dire operativamente? Mettere se stessa davanti a tutti e ricercare nelle relazioni non qualcuno da rincorrere per dimostrare di valere qualcosa, perché vale a prescindere da tutto, ma qualcuno con cui stare bene in una relazione paritaria.
Essere consapevoli va bene ma non è sufficiente a cambiare.

Cordiali saluti,
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Attivo dal 2012 al 2016
Ex utente
Gentili dottori,

vi ringrazio molto per le vostre risposte, che mi hanno dato nuovi spunti di riflessione.

Avrei ancora una domanda, principalmente per il dott. Santocito. Mi interessa molto l'orientamento breve-strategico, perché sono stanca di sviscerare situazioni passate e presenti e vorrei un approccio più operativo: alla luce di ciò che ho esposto in questo consulto, Lei crede che potrebbe essere adatto al mio caso? In caso affermativo potrebbe suggerirmi dove cercare nella mia zona (se possibile tramite un messaggio privato, preferisco che la località da cui scrivo rimanga occulta).

Grazie di nuovo
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
La TBS è una terapia attiva che discende in parte dalla sistemico-relazionale. Perciò è adatta anche alle problematiche che hanno a che fare con la relazione.

Nella sua area lavorano molti colleghi strategici, può inziare consultando la pagina del Centro di Arezzo:

http://www.centroditerapiastrategica.org/centri-affiliati.php#lombardia