Relazione terapeutica

Sono una 39enne che ha avuto un periodo di grande sofferenza emotiva a causa di un rapporto sentimentale complesso che ho dovuto troncare per recuperare la serenità.
Mi sono rivolta a una piscoterapeuta con la quale ho instaurato subito una buona relazione terapeutica di empatia e sincerità che ha tirato fuori le i nodi dei miei problemi affettivi irrisolti.
Man mano sono uscita dal mio stallo e ho recuperato la fiducia, la voglia di vivere e di mettermi in gioco.Questa terapia ha avuto due fasi, una due anni e mezzo fa quando ero in fase di problemi acuta, durata circa un anno e conclusa poi spiegherò come e perchè, e una ancora in corso, riniziata qualche mese fa.La prima volta a un certo punto mi sentii coinvolta nei confronti della piscologa, e ancora non so dire se fosse un reale coinvolgimento o solo suggestione/transfert causato per la circostanza di sentirsi così profondamente ascoltati.
Decisi di parlargliene, dopo un paio di brutte sedute inconcludenti, pur essendo imbarazzata e preoccupata che potesse interpretare le mie parole come mancanza di rispetto per il suo lavoro e ruolo, con grande attenzione a parole e modi per spiegarle ogni mia preoccupazione.
Con grande sorpresa mia lei però fu molto impreparata a gestire la cosa e mi trattò con scarsa sensibilità, suppongo perchè si era sentita in errore per qualche suo atteggiamento confidenziale che potesse aver generato le mie sensazioni.
Risultato:la terapia si concluse in breve tempo perchè ormai il rapporto era rovinato, si era alzato come un muro che mi impediva di avvicinarmi.Il congedo da parte sua fu molto freddo e quasi arrabbiato, reazione che mi sconcertò e che mi fece pentire della mia sincerità, perchè ero stata rispettosa e sensibile a vuoto.
Qualche tempo fa sono voluta tornare perchè stavo meglio e volevo manifestarmi per come non mi aveva ancora conosciuta, e inizare un percorso per capire che cosa effettivamente mi era successo per ridurmi così.
La scelta era nata malgrado gli equivoci precedenti perchè lei conosceva già la mia situazione, ed è ripartito un dialogo molto diverso, più sereno, anche più profondo se possibile, in cui le riflessioni fatte insieme sono state produttive.Avendo anche tanti interessi in comune la conoscenza reciproca, anche se solo durante le sedute,è aumentata, con interesse reciproco.Arriviamo al punto dolente:il mio coinvolgimento è ripartito, stavolta non mi sembra transfert ma genuino interesse per gli aspetti umani di questa donna, per certi dettagli,insomma per le motivazioni che fanno innamorare.Appena è ricominciato, è stato visibile, e presumo ricambiato, e poi è ripartita la freddezza, l'ostentazione di volersi mostrare professionali.La mia domanda è:ma chi è questa persona?Ho davanti la donna o la psicologa?Se non si può spostare la relazione fuori della terapia lo accetto,ma vorrei la sincerità finale che invece lei non mi darà, compromettendo il senso della terapia e lasciandomi irrisolta.Parlarne è fuori discussione, dunque?
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
No, parlarne non è fuori discussione, ma neppure accanirsi per cercare proprio con questa professionista di poter stare bene.
Ciò che Lei descrive può capitare in una psicoterapia, ma se non si è in grado di gestire la questione, è più saggio interrompere e cercare aiuto altrove.

Poi, sinceramente non è chiaro come mai ci fosse una conoscenza RECIPROCA: perché reciproca? Il focus è sempre e solo sul pz e mai sul terapeuta. Può spiegare meglio questo punto, per favore?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Grazie per la risposta. Non abbiamo qualche sorta di relazione morbosa, e se c'è un interesse personale reciproco lei è sempre stata attenta a non mostrarlo, anche per paura di aumentare il mio, che comunque finora ho gestito benissimo, memore dell'altra volta e mettendo in primo piano l'aiuto che potevo ricevere piuttosto che l'attrazione capitata.
Ma improvvisamente le cose sembrano degenerate, lei ha un atteggiamento passivo quasi mi volesse spingere a chiudere, e questo mi addolora perchè mi sento tradita come paziente, se le cose stanno andando così non è colpa mia e non le sto mancando di rispetto per questo. Parlando di conoscenza reciproca intendevo che operiamo in vari ambiti comuni entrambe e spesso nelle sedute esprimiamo le rispettive opinioni su cose che abbiamo in comune. Non siamo mai andate oltre il setting ma è evidente che io mi ci senta attratta. Acceterei serenamente la mon reciprocità della cosa ma temo che lei non lo voglia mettere a confronto per non intaccare la sua immagine professionale, e lo posso capire. Ma che anteponga questo al mio benessere emotivo perchè la cosa riguarda lei, mi fa rivedere verso chi ho indirizzato la mia fiducia per aprirmi.
Posso comunque gestire questi sentimenti ma non so come concludere la terapia, con un pretesto x, perchè non mi sento di affrontare altre situazioni ambigue. Immagino che anche a un terapeuta possa capitare questo. .in tal caso la sincerità sarebbe fuori discussione, verso il paziente? I miei dubbi nascono dalla mancanza di conoscenza di queste regole quando una terapia prende una piega diversa o semplicemente finisce pervhè il paziente sta bene.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
La responsabilità di quanto sta accadendo è sempre del terapeuta, nel senso che -ripeto- se non è più in grado di aiutare il pz (qualunque sia la ragione) deve interrompere la terapia.

Perché non porre una domanda molto diretta alla terapeuta, a questo punto?
Cioè, se Lei sente che la dottoressa La sta spingendo a chiudere, perché non farlo presente? In fondo sta parlando di una Sua sensazione...
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Non lo faccio non per mancanza di coraggio ma perchè è una cosa vhe è già successa e la reazione della terapeuta è stata confusa, risentita e aggressiva.
So che sono soli mie sensazioni ma quello che sento è che lei è destabilizzata dal mio intetessamento anche perchè conosce a memoria ogni mio meccanismo emotivo..e che quindi la parte personale si sta mischiando a quella professionale generando un disastro di cui mi sento indirettamente responsabile anche se so che sarebbe lei a dover gestire la cosa. Insomma, io penso vhe LEI abbia un problema con me, e che più lo sottolineerò meno avrò chiarezza. Ma sarei IO quella di cui dover aver cura..
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

converrà che se la situazione è così complicata e proprio perché ha ragione quando scrive: "Ma sarei IO quella di cui dover aver cura.. " la scelta migliore sarebbe quella di rivolgersi altrove per il trattamento psicoterapico.

Cordiali saluti,
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Sono d'accordo e la ringrazio delle sue considerazioni.
Se posso mi piacerebbe avere una sua ultima opinione su COME intertrompetr.
Essere di muovo totalmente sincera pronta poi a gestire la frustrazione di non ricevere altrettanto? O tralasciando i sentimenti e puntando solo alla sensazione che qualcosa si è rotto? Immagino che non si può forzare nessuno a andare contro le proprie priorità e non crefo di esserlo per questa terapeuta.
Ancora grazie, un saluto.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Mi pare che la priorità in una psicoterapia sia il benessere del pz, quindi può dire alla terapeuta che intende chiudere la psicoterapia già nella prossima seduta.
Se il rapporto terapeutico è contaminato da queste dinamiche che non riuscite a gestire, allora è il caso di rivolgersi ad altro professionista.

Cordiali saluti,
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Purtroppo da quando la terapeuta si è comportata in modo provocatoriamente diverso nella scorsa seduta mi trovo in difficoltà a pensare alla fine di questo rapporto professionale, perchè nel corso dei mesi era lei la mia referente per riflettere sui miei conflitti, e il non poterlo fare su una questione così importante mi ferisce.
Non ho idea di come affronterò la cosa ma sicuramente terminerò.
Mi fa pensare il fatto che lei forse non si rende conto di crearmi questi problemi e mi sta trattando da persona, non da professionista, senza consentirmi di fare altrettanto, perchè se mi chiarissi da persona, lei sarebbe distaccata e negherebbe.
Mi rendo conto che detta così non sembra una gran terapeuta, e invece è molto empatica, acuta e mi ha aiutata davvero con i nostri dialoghi.
Per questo mi spiace che non sappia farsi carico di vedermi sotto una luce anche diversa da quella terapeutica, e si trinceri dietro questa maschera di durezza insensata, come se le avessi fatto un torto manifestando involontariamente il mio coinvolgimento verso di lei.
Ringrazio per l'attenzione e lascio queste mie ultime considerazioni.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Ok, ma faccia attenzione a non avere delle aspettative sbagliate: magari quella che Lei definisce "durezza insensata" perché si aspetterebbe di più e qualcosa di diverso dalla terapeuta, è un modo corretto di fare terapia.
Da qui, chiaramente, non posso saperlo.

In ogni caso, se tutto ciò impedisce di lavorare bene in terapia e di giungere al Suo benessere, mi pare opportuno cercare un altro terapeuta.

Cordiali saluti,