Paura dell'abbandono
Gentili dottori, ho 35 anni e da un po' ho iniziato a soffrire di quella che definisco 'paura dell'abbandono'. Circa 2 anni fa sono stata tradita e lasciata, improvvisamente e senza preavviso, da un uomo che fino a 2 giorni prima diceva di amarmi alla follia e asseriva che fossi la donna della sua vita e questa cosa credo mi abbia segnato. Fin da ragazzina ho sempre avuto paura di restare single, tant'è che ho sempre cambiato partner quando ce n'era già un altro all'orizzonte, ma finora mi ero sempre reputata una persona equilibrata. Invece, in seguito alla relazione con l'uomo di cui sopra, molto problematico, depresso e tormentato, hanno iniziato ad affiorare timori mai avuti prima.
Pochi mesi dopo quell'abbandono ho iniziato una storia a distanza con un altro uomo: ci vediamo regolarmente, c'è affetto, tenerezza e stima, ma non abbiamo fatto progetti a lunga scadenza. Questa cosa all'inizio mi metteva un po' di inquietudine, poi, imparando a conoscerlo e a fidarmi, mi sono intimamente tranquillizzata e credevo, seppur con qualche incognita, di condurre una relazione serena e appagante.
Fino a qualche mese fa, quando ho conosciuto un altro uomo, sposato, che ha iniziato a corteggiarmi insistentemente e io mi sono lasciata trascinare. Lui è bello, dolce, brillante, abbiamo feeling e finora ci siamo scambiati solo qualche bacio ed effusione. Mi dice cose enormi: che è pazzo di me, che ho portato la luce nella sua esistenza sentimentalmente stagnante. E mi sembra assolutamente sincero, che non parli solo per ottenere sesso (che peraltro ancora non abbiamo fatto e su cui insisto più io che lui). Mi piace molto, ma sinceramente non ho pensato di lasciare il mio partner, con cui ho una relativa tranquillità emotiva, per uno che probabilmente non resterebbe altro che un amante (mi ha fatto intendere questo). Però questo incontro, nonostante all'inizio l'avessi preso come un divertimento e nient'altro, mi ha scombussolata enormemente: spio il telefono in attesa di suoi messaggi, il mio umore cambia a seconda di ciò che scrive, e ho una gran paura che possa andarsene, di perderlo improvvisamente, che sia costretto a interrompere per qualunque motivo, pur sapendo che la situazione è precaria e probabilmente destinata prima o poi a tramontare. Ho paura, dopo mille belle parole e sensazioni emotive forti, di subire un distacco non "deciso" da me. E questa paura si manifesta anche fisicamente con fiato corto e peso sul petto.
Ho preso coscienza di avere un problema: ho "fame" d'amore, di approvazione (mi sarebbe dovuta bastare quella del mio attuale partner, ma non è stato così e ho subito accolto e ricambiato le attenzioni di un altro) e ho una paura folle di essere abbandonata improvvisamente.
Tutto questo mentre all'esterno mostro di essere la donna più equilibrata del mondo, ma dentro mi basta un niente per crollare.
Ha un nome questa condizione? Da cosa può avere origine? Dovrei farmi aiutare secondo voi?
Grazie.
Pochi mesi dopo quell'abbandono ho iniziato una storia a distanza con un altro uomo: ci vediamo regolarmente, c'è affetto, tenerezza e stima, ma non abbiamo fatto progetti a lunga scadenza. Questa cosa all'inizio mi metteva un po' di inquietudine, poi, imparando a conoscerlo e a fidarmi, mi sono intimamente tranquillizzata e credevo, seppur con qualche incognita, di condurre una relazione serena e appagante.
Fino a qualche mese fa, quando ho conosciuto un altro uomo, sposato, che ha iniziato a corteggiarmi insistentemente e io mi sono lasciata trascinare. Lui è bello, dolce, brillante, abbiamo feeling e finora ci siamo scambiati solo qualche bacio ed effusione. Mi dice cose enormi: che è pazzo di me, che ho portato la luce nella sua esistenza sentimentalmente stagnante. E mi sembra assolutamente sincero, che non parli solo per ottenere sesso (che peraltro ancora non abbiamo fatto e su cui insisto più io che lui). Mi piace molto, ma sinceramente non ho pensato di lasciare il mio partner, con cui ho una relativa tranquillità emotiva, per uno che probabilmente non resterebbe altro che un amante (mi ha fatto intendere questo). Però questo incontro, nonostante all'inizio l'avessi preso come un divertimento e nient'altro, mi ha scombussolata enormemente: spio il telefono in attesa di suoi messaggi, il mio umore cambia a seconda di ciò che scrive, e ho una gran paura che possa andarsene, di perderlo improvvisamente, che sia costretto a interrompere per qualunque motivo, pur sapendo che la situazione è precaria e probabilmente destinata prima o poi a tramontare. Ho paura, dopo mille belle parole e sensazioni emotive forti, di subire un distacco non "deciso" da me. E questa paura si manifesta anche fisicamente con fiato corto e peso sul petto.
Ho preso coscienza di avere un problema: ho "fame" d'amore, di approvazione (mi sarebbe dovuta bastare quella del mio attuale partner, ma non è stato così e ho subito accolto e ricambiato le attenzioni di un altro) e ho una paura folle di essere abbandonata improvvisamente.
Tutto questo mentre all'esterno mostro di essere la donna più equilibrata del mondo, ma dentro mi basta un niente per crollare.
Ha un nome questa condizione? Da cosa può avere origine? Dovrei farmi aiutare secondo voi?
Grazie.
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Carissima , che infanzia ha avuto? che rapporto con le figure genitoriali ..? queste paure spesso vengono da lontano riportano ad antiche ferite che sembrano cancellate.. Se anche fosse così pensi quanto ha fatto costruito nella sua vita, quante cose ha raggiunto, essere corteggiate è bello , certo che questo lui sarà fantastico, molto più affascinante del suo partner normale.. ora lei ci crede, vuole crederci, per avere la sua parte di fiaba.. con gli occhi aperti però, mi raccomando , perchè ho paura che tutto quello che può darle.. è questo..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#2]
Utente
Gentile dott.ssa, coi miei genitori ho un buon rapporto direi, sicuramente più aperto con mia madre e un po' meno con mio padre. Mio padre è un uomo molto sensibile che ha sempre portato una maschera di ironia e scherzosità per affrontare il quotidiano, ma in realtà molto vulnerabile e impreparato di fronte ai problemi. Mia mamma è una donna più forte, che nella vita ne ha passate tante e affronta il dolore con più coraggio, pur essendo anche lei tendenzialmente ansiosa. Si è sempre fatta in quattro e presa cura di chi ne aveva bisogno.
La mia infanzia è stata serena, da piccola ero una bambina un po' apprensiva e paurosa, che stava molto in casa, mi hanno allevato mia mamma e mia nonna, forse in modo un po' troppo protettivo e ansioso, ed ero poco abituata al contatto con gli altri bambini che vedevo sempre con sospetto e diffidenza. Poi con la scuola elementare e grazie a un ottimo insegnante che ha individuato e saputo valorizzare le mie capacità sono diventata più aperta e sicura di me e anche il rapporto con gli altri è migliorato.
In ogni caso mi ha sempre pervaso un certo senso di inadeguatezza e inferiorità rispetto agli altri, pur non avendone motivo, ma anzi, essendo spesso reputata dagli altri una persona intelligente, simpatica, e con delle relative capacità nel campo artistico.
Forse alla mia famiglia "rimprovero" questo: di non aver mai troppo creduto nelle mie capacità, di essersi messi (ed aver messo anche me) sempre un gradino sotto, di non avermi spronato ad emergere, a migliorarmi (nelle scuola e nelle attività collaterali nelle quali ero più portata, come la musica e il disegno), ad essere più sicura di me... forse è questo che mi ha portato dove sono adesso.
La ringrazio per il suo gentilissimo ascolto.
La mia infanzia è stata serena, da piccola ero una bambina un po' apprensiva e paurosa, che stava molto in casa, mi hanno allevato mia mamma e mia nonna, forse in modo un po' troppo protettivo e ansioso, ed ero poco abituata al contatto con gli altri bambini che vedevo sempre con sospetto e diffidenza. Poi con la scuola elementare e grazie a un ottimo insegnante che ha individuato e saputo valorizzare le mie capacità sono diventata più aperta e sicura di me e anche il rapporto con gli altri è migliorato.
In ogni caso mi ha sempre pervaso un certo senso di inadeguatezza e inferiorità rispetto agli altri, pur non avendone motivo, ma anzi, essendo spesso reputata dagli altri una persona intelligente, simpatica, e con delle relative capacità nel campo artistico.
Forse alla mia famiglia "rimprovero" questo: di non aver mai troppo creduto nelle mie capacità, di essersi messi (ed aver messo anche me) sempre un gradino sotto, di non avermi spronato ad emergere, a migliorarmi (nelle scuola e nelle attività collaterali nelle quali ero più portata, come la musica e il disegno), ad essere più sicura di me... forse è questo che mi ha portato dove sono adesso.
La ringrazio per il suo gentilissimo ascolto.
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Alle indicazioni e riflessioni della Dott.Muscarà che condivido, la invito a consultare queste letture che racchiudono in sintesi la sua paura...
http://www.valeriarandone.it/articoli/154-gli-amore-dipendenti-dipenden
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4078-l-amore-affamato-la-dipendenza-d-amore.html
http://www.valeriarandone.it/articoli/154-gli-amore-dipendenti-dipenden
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4078-l-amore-affamato-la-dipendenza-d-amore.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.4k visite dal 13/05/2015.
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