Repulsione luogo ove si vive
Salve, ho 21 anni e vivo in una cittadina del sud Italia che molti collocano in Molise, Puglia, Campania o Calabria. Tale cittadina sarebbe Potenza.
La premessa sul luogo a mio avviso risulta importante, poiché penso di star soffrendo di alcuni sintomi di depressione (alcuni tra questi sono attacchi d'ansia e panico)
Credo di star iniziando ad odiare profondamente il posto.i. cui vivo e di sentirmi esteaneato.
Non riesco ad avere (nonostante tutti i miei sforzi) un ritmo di ciclo sonno/veglia regolare (solitamente vado a dormire alle prime luci dell'alba e mi sveglio per ora di pranzo) e passo gran parte del tempo isolato, come se sentissi o pensassi che le persone attorno a me provino un rigetto nei miei confronti. Praticamente non ho alcuno stimolo dall'ambiente che mi circonda. Tendo a valutare tutto come se non valesse la pena di essere accolto, valutato e vissuto.
Inoltre non sono capace di ricevere cattive notizie, nel caso le riceva ci ragiono molto e se una di queste notizia riguarda una persona che si è sentita male mi viene in mente il suo dolore in una condizione quasi empatica con esso e una leggera manifestazione di ipocondria in me.la
Aggiungo che sono un fumatore e lo smettere di fumare mi è reso molto difficile dallo sviluppo di attacchi di panico quando passo più di tre ore senza fumare.
Andato a visitare un amico a Milano mi sono reso conto che la situazione si rotta. Sono riuscito a dormire tutte le notti, prendendo sonno al massimo alle 2:15 di notte il sabato sera. Anche al ritorno da Milano per una settimana circa sono riuscito a mantenere costanti gli orari. Fino appunto a questa settimana. Addirittura riuscendo a gestire bene il vizio del fumo.
Non ritenendo i miei genitori (con cui vivo) necessario chiedere un consulto allo psicologo chiedo qui qualche modo per avere a che fare o almeno cercare di sentirmi "a casa" e se sia consigliabile o no rivolgersi ad uno psicologo in loco.
Ringrazio chi provvederà a valutare questa richiesta di consulto e mi scuso preventivamente per la sua banalità o stupidità.
La premessa sul luogo a mio avviso risulta importante, poiché penso di star soffrendo di alcuni sintomi di depressione (alcuni tra questi sono attacchi d'ansia e panico)
Credo di star iniziando ad odiare profondamente il posto.i. cui vivo e di sentirmi esteaneato.
Non riesco ad avere (nonostante tutti i miei sforzi) un ritmo di ciclo sonno/veglia regolare (solitamente vado a dormire alle prime luci dell'alba e mi sveglio per ora di pranzo) e passo gran parte del tempo isolato, come se sentissi o pensassi che le persone attorno a me provino un rigetto nei miei confronti. Praticamente non ho alcuno stimolo dall'ambiente che mi circonda. Tendo a valutare tutto come se non valesse la pena di essere accolto, valutato e vissuto.
Inoltre non sono capace di ricevere cattive notizie, nel caso le riceva ci ragiono molto e se una di queste notizia riguarda una persona che si è sentita male mi viene in mente il suo dolore in una condizione quasi empatica con esso e una leggera manifestazione di ipocondria in me.la
Aggiungo che sono un fumatore e lo smettere di fumare mi è reso molto difficile dallo sviluppo di attacchi di panico quando passo più di tre ore senza fumare.
Andato a visitare un amico a Milano mi sono reso conto che la situazione si rotta. Sono riuscito a dormire tutte le notti, prendendo sonno al massimo alle 2:15 di notte il sabato sera. Anche al ritorno da Milano per una settimana circa sono riuscito a mantenere costanti gli orari. Fino appunto a questa settimana. Addirittura riuscendo a gestire bene il vizio del fumo.
Non ritenendo i miei genitori (con cui vivo) necessario chiedere un consulto allo psicologo chiedo qui qualche modo per avere a che fare o almeno cercare di sentirmi "a casa" e se sia consigliabile o no rivolgersi ad uno psicologo in loco.
Ringrazio chi provvederà a valutare questa richiesta di consulto e mi scuso preventivamente per la sua banalità o stupidità.
[#1]
Gentile Utente,
direi che la sua richiesta e il suo malessere non sono per nulla banali: da quanto scrive sta talmente soffrendo a causa del mancato inserimento all'interno del contesto in cui vive che ha stravolto i suoi ritmi ed è colpito da attacchi di panico, quindi sarebbe sbagliato sottovalutare quello che le sta succedendo.
In passato era socialmente inserito o è sempre stata piuttosto isolato?
Si è sempre sentito "rigettato" dalle persone che la circondano? Le succede anche in famiglia?
direi che la sua richiesta e il suo malessere non sono per nulla banali: da quanto scrive sta talmente soffrendo a causa del mancato inserimento all'interno del contesto in cui vive che ha stravolto i suoi ritmi ed è colpito da attacchi di panico, quindi sarebbe sbagliato sottovalutare quello che le sta succedendo.
In passato era socialmente inserito o è sempre stata piuttosto isolato?
Si è sempre sentito "rigettato" dalle persone che la circondano? Le succede anche in famiglia?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Gentile Utente,
che cosa sta facendo per progettare il Suo futuro adesso?
Ha dei piani? Come sta cercando di realizzarli concretamente?
che cosa sta facendo per progettare il Suo futuro adesso?
Ha dei piani? Come sta cercando di realizzarli concretamente?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
Alla Dr.ssa Massari:
Ero abbastanza inserito in un contesto sociale, soltanto che le persone da cui mi sentivo accettato hanno abbandonato la città per proseguire con gli studi universitari in altre città, mentre io sono rimasto qui.
Ultimamente mi succede anche in famiglia. Ma per il semplice motivo che se io esprimo un malessere a mia madre lei lo prende alla leggera o dice che non dovrebbe trattarsi di qualcosa di importante.
Senza considerare che io stesso mi sento repulso dalla mia famiglia, dai miei genitori perché non sono stati capaci di concedermi un "futuro migliore" riuscendo a proseguire gli studi fuori e tutto questo lo attribuisco ad una loro pessima gestione monetaria.
Penso di stare assistendo ad una sorta di "vita all'accontentarsi" dove osare qualcosa in più sarebbe quasi.considerato un reato.
Ho visto tante madri dei miei amici che hanno iniziato a lavorare (intraprendendo anche professioni molto umili) per poter sostenere i propri figli che studiano s Bologna e Milano. Mentre da quel che so mia madre neanche ha cercato un lavoro, ha semplicemente detto che non si disponeva delle basi economiche per potermi mantenere fuori.
Alla Dr.ssa Pileci:
Per progettare il mio futuro adesso sto studiando economia aziendale all'Università locale, il corso diciamo che non è proprio quello che avrei voluto fare, ma come accennato in precedenza per problemi economici sono dovuto restare nella mia città ed accontentarmi di questo corso. L'obbiettivo sarebbe laurearsi nei tre anni previsti dal corso per poi iscriversi ad una magistrale che tratti meglio l'ambito finanziario a Milano (il mio obbiettivo sarebbe lavorare in borsa).
Ovviamente non è che mi faccia piacere dover restare in questa realtà che è in costante svuotamento per altri due/tre anni per poi sperare di riuscire ad iscrivermi (senza garanzie che ciò accada) alla laurea magistrale che decido io.
Ero abbastanza inserito in un contesto sociale, soltanto che le persone da cui mi sentivo accettato hanno abbandonato la città per proseguire con gli studi universitari in altre città, mentre io sono rimasto qui.
Ultimamente mi succede anche in famiglia. Ma per il semplice motivo che se io esprimo un malessere a mia madre lei lo prende alla leggera o dice che non dovrebbe trattarsi di qualcosa di importante.
Senza considerare che io stesso mi sento repulso dalla mia famiglia, dai miei genitori perché non sono stati capaci di concedermi un "futuro migliore" riuscendo a proseguire gli studi fuori e tutto questo lo attribuisco ad una loro pessima gestione monetaria.
Penso di stare assistendo ad una sorta di "vita all'accontentarsi" dove osare qualcosa in più sarebbe quasi.considerato un reato.
Ho visto tante madri dei miei amici che hanno iniziato a lavorare (intraprendendo anche professioni molto umili) per poter sostenere i propri figli che studiano s Bologna e Milano. Mentre da quel che so mia madre neanche ha cercato un lavoro, ha semplicemente detto che non si disponeva delle basi economiche per potermi mantenere fuori.
Alla Dr.ssa Pileci:
Per progettare il mio futuro adesso sto studiando economia aziendale all'Università locale, il corso diciamo che non è proprio quello che avrei voluto fare, ma come accennato in precedenza per problemi economici sono dovuto restare nella mia città ed accontentarmi di questo corso. L'obbiettivo sarebbe laurearsi nei tre anni previsti dal corso per poi iscriversi ad una magistrale che tratti meglio l'ambito finanziario a Milano (il mio obbiettivo sarebbe lavorare in borsa).
Ovviamente non è che mi faccia piacere dover restare in questa realtà che è in costante svuotamento per altri due/tre anni per poi sperare di riuscire ad iscrivermi (senza garanzie che ciò accada) alla laurea magistrale che decido io.
[#4]
Da quanto riferisce ci sono una serie di motivi anche oggettivi che la portano a vivere male il presente, dall'allontanamento degli amici all'impossibilità (almeno per il momento) di intraprendere gli studi presso un'altra università. Accanto a questo emerge sicuramente una buona dose di risentimento verso la sua famiglia che non la sostiene economicamente - mentre lei pensa che con uno sforzo questo potrebbe avvenire - e che non dà peso al suo malessere attuale, che lei descrive come molto significativo.
Al di là dell'opportunità di parlarne di persona con uno psicologo, cosa che secondo me le sarebbe utile, ha pensato a prendere qualche iniziativa per uscire dalla passività?
Mi sembra che le sia chiaro che non può contare sulla famiglia e anche che sia molto preoccupato per il malessere che prova, quindi può valere la pena di pensare a qualche cambiamento anche drastico che parta da lei e non da altri.
Ha pensato ad esempio alla possibilità di trasferirsi in un'altra città lavorando per mantenersi agli studi?
Se sta molto male nella situazione attuale penso che non sia da scartare questa possibilità e che darsi un obiettivo legato all'autonomia dalla famiglia potrebbe motivare i suoi sforzi per trovare un'alternativa allo stato attuale.
Al di là dell'opportunità di parlarne di persona con uno psicologo, cosa che secondo me le sarebbe utile, ha pensato a prendere qualche iniziativa per uscire dalla passività?
Mi sembra che le sia chiaro che non può contare sulla famiglia e anche che sia molto preoccupato per il malessere che prova, quindi può valere la pena di pensare a qualche cambiamento anche drastico che parta da lei e non da altri.
Ha pensato ad esempio alla possibilità di trasferirsi in un'altra città lavorando per mantenersi agli studi?
Se sta molto male nella situazione attuale penso che non sia da scartare questa possibilità e che darsi un obiettivo legato all'autonomia dalla famiglia potrebbe motivare i suoi sforzi per trovare un'alternativa allo stato attuale.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 10.5k visite dal 12/05/2015.
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