Divisa tra passato e futuro, attuale ragazzo ed ex.
Salve a tutti, è circa un anno che vivo una situazione insopportabile. Due anni fa è finita la relazione con il mio ex durata circa quattro anni, problemi relativi al comportamento, problematiche psico-sessuali che non ci hanno mai permesso di fare l'amore in senso "pratico" del termine, stanchezza di entrambi e carenza di voglia di "lottare" ancora ci hanno portato alla rottura, avvenuta di "quasi" comune accordo, dico quasi poichè la scelta la presi io; scelta che maturavo da tanto tempo e che mi sembrava la cosa giusta da fare, poichè entrambi soffrivamo. Non essendoci lasciati in malo modo abbiamo in un certo senso avuto sempre un buon rapporto, scrivendoci, sentendoci, a volte vedendoci, sempre con molto affetto, stima verso l'altro, con la consapevolezza di entrambi che forse non avremmo mai trovato un "incastro" così perfetto, un rifugio caldo e accogliente in una giornata piovosa, per rendere l'idea. Pochi mesi dopo questa rottura però, probabilmente presa dalla fretta o foga di avere una relazione "normale" cominciai a frequentarmi con una persona che definirei quasi perfetta; finiti i problemi, le discussioni, le colpe, finalmente potevo fare l'amore anche io, come tutte le coppie normali; avevo trovato un equilibrio, che probabilmente era solo apparente, poichè sono poi cominciati i problemi di altre nature con questa persona, come la malattia della madre e del padre, il suo non proiettarsi verso nessun futuro non trovandosi un vero e proprio lavoro che permettesse di costruire qualcosa insieme (io lavoro e sono fieramente autonoma economicamente!) la sua immobilità insomma, accentuata dai problemi di salute dei genitori che l'hanno tramutato per l'occasione in un trentenne tuttofare, e avendogliene oltretutto parlato più e più volte di questo mio "disagio" senza ovviamente risultati. In un anno e mezzo che sto con questa persona l'idea del mio ex non mi ha mai abbandonata, c'è sempre stato, nelle canzoni, nelle sue vecchie lettere che mi ritrovavo tra le mani, talvolta nei sogni. L'ho sentito, l'ho rivisto (all'insaputa del mio ragazzo) senza che però accadesse niente; con il semplice piacere di stare insieme. Il mio ragazzo sta soffrendo molto in questo periodo poichè sta perdendo il padre, ed io mentre vorrei stargli accanto e farlo sentire meno solo, poi penso all'altro, lo ritrovo nelle piccole cose di tutti i giorni che ho elencato prima. Ieri ci siamo visti, nel salutarci ci siamo abbracciati, e giuro di non aver sentito un calore così per molto tempo; nel vederlo andar via gli ho detto scherzando "non piangere eh!" ma poi, una volta andato, ero io ad avere gli occhi lucidi. Giuro che non so cosa fare! Non ho mai voluto la sofferenza di nessuno e più volte ho provato, evidentemente senza troppa convinzione, di chiudere con entrambi preferendo la mia alla loro sofferenza. La mia testa ed il mio cuore sono confusi, non riesco a trovare una soluzione, non riesco a guardarmi dentro con sincerità. Vi prego di aiutarmi.
[#1]
Gentile Utente,
Se un amore non termina, ma per forza di cose si porta alla fine, rimane un filo invisibile ma indissolubile che lega due anime ed a quanto pare due corpi...
Lo cerca ovunque, lettere, ricordi,musica.....lo ripassa e lo tiene in vita dentro di lei.
Forse aveva solo bisogno di sentirsi normale....
Forse voleva dimenticare il passato che le ha arrecato così tanto dolore....
Posso chiederle cosa non andava sotto le lenzuola?
Se un amore non termina, ma per forza di cose si porta alla fine, rimane un filo invisibile ma indissolubile che lega due anime ed a quanto pare due corpi...
Lo cerca ovunque, lettere, ricordi,musica.....lo ripassa e lo tiene in vita dentro di lei.
Forse aveva solo bisogno di sentirsi normale....
Forse voleva dimenticare il passato che le ha arrecato così tanto dolore....
Posso chiederle cosa non andava sotto le lenzuola?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Utente
Buonasera Dottoressa, in breve perdeva l'erezione e non siamo mai riusciti ad avere un rapporto sessuale completo. Escluse le problematiche fisiche siamo andati da uno psichiatra per un anno e da uno psicologo per qualche tempo; nonostante lievi miglioramenti bastava un nulla, una situazione più stressante, un problema risolvibile (perchè tutti i problemi lo sono fondamentalmente!) a farlo "regredire" sui suoi passi. Un tunnel dove io ho smesso di vedere la luce. E vero, ho sofferto molto; e dopo averlo lasciato con il tempo ho capito perchè, a me non mancava fare l'amore, a me mancava fare l'amore con lui! il che è diverso...un puzzle bellissimo che non riuscivamo ad incastrare. Alla fine mi sono chiesta se lui realmente lo volesse o fossi io a spingere e lottare per entrambi, soprattutto nell'ultimo periodo. Non ce l'ho più fatta e ho deciso con convinzione di chiudere; di tutto mi sarei aspettata da questa rottura, ma non di portarmelo dentro così profondamente, a distanza di due anni poi.
[#4]
Gentile utente,
benché non sia una sessuologa, mi domando se il suo ex ragazzo abbia sufficientemente tentato la strada della terapia psicologica.
L'approccio terapeutico strategico breve, ad esempio ha elaborato teorizzazioni e tecniche originali in grado spesso di sbloccare vari disturbi sessuali.
Cordiali saluti
benché non sia una sessuologa, mi domando se il suo ex ragazzo abbia sufficientemente tentato la strada della terapia psicologica.
L'approccio terapeutico strategico breve, ad esempio ha elaborato teorizzazioni e tecniche originali in grado spesso di sbloccare vari disturbi sessuali.
Cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#5]
Utente
Gentile Dottoressa Randone è vero, il corpo non mente, come è vero che abbracciandolo ieri ho sentito sensazioni positive; ma non mentiva neppure quando piangevo, quando non sapevo come uscirne, come aiutarlo e aiutarci. I primi tempi quando ci vedevamo dopo la rottura mi "ghiacciavo" anche solo se mi sfiorava la mano, adesso alterno momenti in cui vorrei stringerlo forte a me ad altri in cui preferirei non ci fossimo visti. Pensare ad un futuro con lui sarebbe come tornare indietro, da quel passato dal quale io sono voluta andar via. E allora perchè continua a mancarmi? io davvero non capisco se sto lottando contro ciò che voglio veramente non accettandolo, oppure mi sto comportando semplicemente da "nostalgica cronica"...io non so davvero quello che voglio, e questa cosa mi demolisce.
Per quanto concerne la risposta della Dottoressa Sciubba posso dirle che quasi due anni di terapia per un problema che, a detta dei dottori, sarebbe stato facilmente e tempestivamente risolvibile, mi porta soltanto a pensare che il mio ex non ha mai avuto una convinzione realmente ferrata, e probabilmente quella ad averle ero principalmente io. I medici mi sembravano professionisti seri, quindi non credo che l'insoluzione del problema sia da attribuire a loro o alle loro metodologie.
Per quanto concerne la risposta della Dottoressa Sciubba posso dirle che quasi due anni di terapia per un problema che, a detta dei dottori, sarebbe stato facilmente e tempestivamente risolvibile, mi porta soltanto a pensare che il mio ex non ha mai avuto una convinzione realmente ferrata, e probabilmente quella ad averle ero principalmente io. I medici mi sembravano professionisti seri, quindi non credo che l'insoluzione del problema sia da attribuire a loro o alle loro metodologie.
[#6]
Cara Ragazza,
Nessuno mette in discussione la preparazione o la formazione di chi vi ha seguito.
I sessuologi, tra l'altro- sempre se di sessuologo si sia trattato - è sempre uno psicologo, psicoterapeuta, medico perfezionato in sessuologia clinica; spesso però la sintomatologia sessuale cela ben altre problematiche, fobie, traumi infantili, disagi psico/corporei....quindi anche amandola, è possibile che il percorso non sia stato risolutivo, ma non di certo per le qualità del professionista che vi ha seguito.
Le allego del materiale da poter consultare, in modo che potrà rileggere gli accadimenti con più clemenza nei suoi stessi confronti, con l'augurio di poter andare avanti e superare la sua sofferenza.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1225-deficit-erettile-un-problema-di-coppia-il-ruolo-della-partner.html
https://www.medicitalia.it/salute/andrologia/111-disfunzione-erettile.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1225-deficit-erettile-un-problema-di-coppia-il-ruolo-della-partner.html-
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1929-mancanza-d-erezione-il-sintomo-va-sempre-tolto-o-talvolta-mantenuto.html-
Si renderà conto che il d.e è una dosfuznione Complessa e poliedrica e, come leggere nell'ultimo link,i sintomi a volte non vanno tolti....
Se desidera ancora approfondire nel mio sito personale e nel mio blog troverà tantissimo materiale
Cari auguri per tutto.
Nessuno mette in discussione la preparazione o la formazione di chi vi ha seguito.
I sessuologi, tra l'altro- sempre se di sessuologo si sia trattato - è sempre uno psicologo, psicoterapeuta, medico perfezionato in sessuologia clinica; spesso però la sintomatologia sessuale cela ben altre problematiche, fobie, traumi infantili, disagi psico/corporei....quindi anche amandola, è possibile che il percorso non sia stato risolutivo, ma non di certo per le qualità del professionista che vi ha seguito.
Le allego del materiale da poter consultare, in modo che potrà rileggere gli accadimenti con più clemenza nei suoi stessi confronti, con l'augurio di poter andare avanti e superare la sua sofferenza.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1225-deficit-erettile-un-problema-di-coppia-il-ruolo-della-partner.html
https://www.medicitalia.it/salute/andrologia/111-disfunzione-erettile.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1225-deficit-erettile-un-problema-di-coppia-il-ruolo-della-partner.html-
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1929-mancanza-d-erezione-il-sintomo-va-sempre-tolto-o-talvolta-mantenuto.html-
Si renderà conto che il d.e è una dosfuznione Complessa e poliedrica e, come leggere nell'ultimo link,i sintomi a volte non vanno tolti....
Se desidera ancora approfondire nel mio sito personale e nel mio blog troverà tantissimo materiale
Cari auguri per tutto.
[#7]
Gentile ragazza, la dottoressa Randone le ha già dato risposte molto importanti,
aggiungo alcune considerazioni di carattere generale che spero possano esserle utili a riflettere ancora su quanto le è capitato:
<<..quasi due anni di terapia per un problema che, a detta dei dottori, sarebbe stato facilmente e tempestivamente risolvibile..>>
Nessun problema, per quanto apparentemente focalizzato (ad esempio un disturbo erettile) può dirsi "semplice" e se ne può stimare in alcun modo la risoluzione se non viene analizzato in ogni sua specifica componente: relazioni, stile di vita del soggetto, risorse psicologiche de soggetto, motivazione (come dice giustamente anche lei), sostegno da parte dell'ambiente, presenza o meno di eventuali altre patologie (comorbidità), e molte altre condizioni esterne e interne all'individuo.
Non esiste dunque la possibilità, per un professionista serio, di predire il futuro esito di una terapia per uno specifico sintomo se non si considerano attentamente tutte queste possibili variabili.
Probabilmente i professionisti che hanno seguito il suo ex ragazzo avranno considerato queste cose, almeno ce lo auguriamo.
E' comunque possibile, che una terapia psicologica o psicofarmacologica, per un disturbo come quello che lei racconta - con tutte le implicazioni di natura relazionale e psicologica che lei fa notare - possa avere dei tempi di risoluzione, se affrontato correttamente - non così brevi. Consideri anche tutto ciò che le ha scritto la dottoressa Randone.
Un anno di terapia (magari a frequenza settimanale o bi-settimanale) non sempre in tutti i casi può essere sufficiente, a volte è appena il tempo per iniziare a impostare le condizioni motivazionali per lo svolgimento di un lavoro che necessita di proseguire.
Cordiali saluti
aggiungo alcune considerazioni di carattere generale che spero possano esserle utili a riflettere ancora su quanto le è capitato:
<<..quasi due anni di terapia per un problema che, a detta dei dottori, sarebbe stato facilmente e tempestivamente risolvibile..>>
Nessun problema, per quanto apparentemente focalizzato (ad esempio un disturbo erettile) può dirsi "semplice" e se ne può stimare in alcun modo la risoluzione se non viene analizzato in ogni sua specifica componente: relazioni, stile di vita del soggetto, risorse psicologiche de soggetto, motivazione (come dice giustamente anche lei), sostegno da parte dell'ambiente, presenza o meno di eventuali altre patologie (comorbidità), e molte altre condizioni esterne e interne all'individuo.
Non esiste dunque la possibilità, per un professionista serio, di predire il futuro esito di una terapia per uno specifico sintomo se non si considerano attentamente tutte queste possibili variabili.
Probabilmente i professionisti che hanno seguito il suo ex ragazzo avranno considerato queste cose, almeno ce lo auguriamo.
E' comunque possibile, che una terapia psicologica o psicofarmacologica, per un disturbo come quello che lei racconta - con tutte le implicazioni di natura relazionale e psicologica che lei fa notare - possa avere dei tempi di risoluzione, se affrontato correttamente - non così brevi. Consideri anche tutto ciò che le ha scritto la dottoressa Randone.
Un anno di terapia (magari a frequenza settimanale o bi-settimanale) non sempre in tutti i casi può essere sufficiente, a volte è appena il tempo per iniziare a impostare le condizioni motivazionali per lo svolgimento di un lavoro che necessita di proseguire.
Cordiali saluti
Dr. Alessandro Raggi
psicoterapeuta psicoanalista
www.psicheanima.it
[#8]
Il dr. Raggi le ha fornito altri e nuovi elementi che immagino l'aiuteranno a comprendere ancora, che condivido.
Secondo un'ottica psicoanalitica spesso i sintomi possono anche servire, offrendo dei vantaggi "secondari" al paziente.
Le riporto uno spezzone dell'articolo che avevo piacere che leggesse.
"Spesso il sintomo assume dell’economia del paziente un “significato difensivo”, rappresenta a volte il perno attorno a cui ruota la coppia o la struttura di personalità del paziente con conseguenti meccanismi di difesa.
La mancanza d’erezione, a volte può rappresentare una strategia per non entrare in contatto con il mondo femminile in generale e vaginale in particolare, può rappresentare una difesa contro l’omosessualità latente, contro l’ansia, contro l’eccessiva intimità, può ancora salvare il paziente da una possibile dissociazione di tipo psicotico, o slatentizzare vissuti di depersonalizzazione e de realizzazione.
L'assunzione delle pillole dell’amore, Viagra, Cialis o Levitra, per pazienti psicogeni, andrebbe concordata solo dopo un’analisi di tipo psicodinamico della struttura di personalità del paziente, per comprendere a fondo le dinamiche difensive, organizzate inconsciamente ed affidate al mantenimento del d.e..
Il farmaco, spesso scompaginata gli equilibri psichici, sapientemente e faticosamente strutturati dalla psiche del paziente con d.e, assicurando e favorendo la meccanica dell’erezione, senza però concedergli il vero piacere dell’intimità. Talvolta il paziente riesce a mantenere l’erezione, ma sviluppa un’ulteriore meccanismo di difesa, mediante l’”anorgasmia”, l’assenza cioè di risposta orgasmica...."
Secondo un'ottica psicoanalitica spesso i sintomi possono anche servire, offrendo dei vantaggi "secondari" al paziente.
Le riporto uno spezzone dell'articolo che avevo piacere che leggesse.
"Spesso il sintomo assume dell’economia del paziente un “significato difensivo”, rappresenta a volte il perno attorno a cui ruota la coppia o la struttura di personalità del paziente con conseguenti meccanismi di difesa.
La mancanza d’erezione, a volte può rappresentare una strategia per non entrare in contatto con il mondo femminile in generale e vaginale in particolare, può rappresentare una difesa contro l’omosessualità latente, contro l’ansia, contro l’eccessiva intimità, può ancora salvare il paziente da una possibile dissociazione di tipo psicotico, o slatentizzare vissuti di depersonalizzazione e de realizzazione.
L'assunzione delle pillole dell’amore, Viagra, Cialis o Levitra, per pazienti psicogeni, andrebbe concordata solo dopo un’analisi di tipo psicodinamico della struttura di personalità del paziente, per comprendere a fondo le dinamiche difensive, organizzate inconsciamente ed affidate al mantenimento del d.e..
Il farmaco, spesso scompaginata gli equilibri psichici, sapientemente e faticosamente strutturati dalla psiche del paziente con d.e, assicurando e favorendo la meccanica dell’erezione, senza però concedergli il vero piacere dell’intimità. Talvolta il paziente riesce a mantenere l’erezione, ma sviluppa un’ulteriore meccanismo di difesa, mediante l’”anorgasmia”, l’assenza cioè di risposta orgasmica...."
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 2.9k visite dal 08/05/2015.
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