Orrore del lavoro
Dopo anni trascorsi a rimandare l'ingresso nel mondo del lavoro (del resto, data la situazione economica della mia famiglia d'origine, me lo sono potuta permettere a lungo !) mi sono ritrovata - 40enne - ad affrontare finalmente l'incontro con questo aspetto fondamentale dell'esistenza umana.
Prima di quest'inverno le mie esperienze lavorative erano state numerose, il mio curriculum vitae appare ricco e interessante: ma ad uno sguardo più attento si nota che si è trattato - sempre - di lavori che non mi hanno mai impegnata più di poche ore per non oltre 2-3 giorni alla settimana.
Naturalmente con lavori del genere non è mica possibile raggiungere l'indipendenza economica e reggersi sulle proprie gambe !
Ma da un po', dato anche il deteriorarsi delle condizioni economiche della mia famiglia d'origine, si è reso assolutamente necessario porsi il problema di cercare un'occupazione che garantisca la mia autonomia.
Per tanti anni, già dal post-laurea, mi sono accusata - insieme ai miei genitori e, tacitamente, ad amici e conoscenti - di essere semplicemente pigra, viziata, "parassita che non vuole fare niente" o un'irresponsabile, bambina che non vuole assumersi le sue responsabilità, 'immatura che non vuole diventare una donna adulta.
Allora quest'inverno ho deciso di tagliare la testa al toro e gettarmi a capofitto in un lavoro all'estero: per ovvia ragione economica, ma anche per dimostrare agli altri (nonché a me stessa) di "essere capace a farcela come fanno tutti".
L'esperienza si è rivelata un disastro totale, con licenziamento dopo 3 mesi.
Il primo giorno andai al lavoro carica, allegra, elegante, ben truccata... il secondo un po' appannata dalla stanchezza, e poi così via in un discendendo precipitoso che mi ha visto ben presto letteralmente strisciare per raggiungere in tempo il posto di lavoro, sciatta, spettinata, con gli occhi sbarrati, stremata, stravolta, con i nervi logori - e, dettaglio più evidente e spaventoso - ad ogni nuovo giorno lavorativo: la mia mente si offuscava e si ottenebrava sempre più.
La mia lucidità andava disperdendosi lasciandomi sempre più in balia della disperazione, del terrore, della confusione... regredivo trasformandomi - da donna affascinante e carismatica - in una bambina atterrita, ottusa, evanescente, lamentosa, bisognosa di cure e di protezione.
Le difese del mio organismo si sono abbassate, sono cominciate le malattie e le assenze (come se il mio corpo richiedesse, nell'unico modo possibile e professionalmente giustificabile, di fermarsi per ricaricare le batterie e "riallineare" la mente).
Ben presto, poiché lavoravo presso privati, il motivo per far scattare il licenziamento non si è fatto attendere.
Licenziamento che, da un lato mi ha portato a riacquistare un po' di serenità, dall'altro mi preoccupa molto per il mio avvenire.
Non voglio (inconsciamente, per oscuri motivi psicologici risolvibili) o non posso lavorare (c'è qualcosa nella mia psiche che... non funziona bene, punto) o... entrambi ?
Prima di quest'inverno le mie esperienze lavorative erano state numerose, il mio curriculum vitae appare ricco e interessante: ma ad uno sguardo più attento si nota che si è trattato - sempre - di lavori che non mi hanno mai impegnata più di poche ore per non oltre 2-3 giorni alla settimana.
Naturalmente con lavori del genere non è mica possibile raggiungere l'indipendenza economica e reggersi sulle proprie gambe !
Ma da un po', dato anche il deteriorarsi delle condizioni economiche della mia famiglia d'origine, si è reso assolutamente necessario porsi il problema di cercare un'occupazione che garantisca la mia autonomia.
Per tanti anni, già dal post-laurea, mi sono accusata - insieme ai miei genitori e, tacitamente, ad amici e conoscenti - di essere semplicemente pigra, viziata, "parassita che non vuole fare niente" o un'irresponsabile, bambina che non vuole assumersi le sue responsabilità, 'immatura che non vuole diventare una donna adulta.
Allora quest'inverno ho deciso di tagliare la testa al toro e gettarmi a capofitto in un lavoro all'estero: per ovvia ragione economica, ma anche per dimostrare agli altri (nonché a me stessa) di "essere capace a farcela come fanno tutti".
L'esperienza si è rivelata un disastro totale, con licenziamento dopo 3 mesi.
Il primo giorno andai al lavoro carica, allegra, elegante, ben truccata... il secondo un po' appannata dalla stanchezza, e poi così via in un discendendo precipitoso che mi ha visto ben presto letteralmente strisciare per raggiungere in tempo il posto di lavoro, sciatta, spettinata, con gli occhi sbarrati, stremata, stravolta, con i nervi logori - e, dettaglio più evidente e spaventoso - ad ogni nuovo giorno lavorativo: la mia mente si offuscava e si ottenebrava sempre più.
La mia lucidità andava disperdendosi lasciandomi sempre più in balia della disperazione, del terrore, della confusione... regredivo trasformandomi - da donna affascinante e carismatica - in una bambina atterrita, ottusa, evanescente, lamentosa, bisognosa di cure e di protezione.
Le difese del mio organismo si sono abbassate, sono cominciate le malattie e le assenze (come se il mio corpo richiedesse, nell'unico modo possibile e professionalmente giustificabile, di fermarsi per ricaricare le batterie e "riallineare" la mente).
Ben presto, poiché lavoravo presso privati, il motivo per far scattare il licenziamento non si è fatto attendere.
Licenziamento che, da un lato mi ha portato a riacquistare un po' di serenità, dall'altro mi preoccupa molto per il mio avvenire.
Non voglio (inconsciamente, per oscuri motivi psicologici risolvibili) o non posso lavorare (c'è qualcosa nella mia psiche che... non funziona bene, punto) o... entrambi ?
[#1]
Gentile Utente,
È complesso rispondere alla sua domanda.
Solitamente, tranne nel caso di malattie invalidanti, non esiste un'incompatibilita' con l'attività lavorativa.
Esiste si la fatica, l'impegno, le rinuncia...ma dall'altra parte c'è la voglia di fare, di essere, di creare, di essere autonomi....
Credo che un nostro collega, non online ma in sede di consultazione potrà aiutarla a comprendere di più di se stessa, delle dinamiche familiari- tra dipendenza e scarsa autonomia - e tanto altro.
È sposata?
Ha un amore?
Vive con i genitori?
È complesso rispondere alla sua domanda.
Solitamente, tranne nel caso di malattie invalidanti, non esiste un'incompatibilita' con l'attività lavorativa.
Esiste si la fatica, l'impegno, le rinuncia...ma dall'altra parte c'è la voglia di fare, di essere, di creare, di essere autonomi....
Credo che un nostro collega, non online ma in sede di consultazione potrà aiutarla a comprendere di più di se stessa, delle dinamiche familiari- tra dipendenza e scarsa autonomia - e tanto altro.
È sposata?
Ha un amore?
Vive con i genitori?
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Utente
Grazie della gentile risposta dott.ssa Randone, spero pure che il collega da lei indicato aggiunga un suo ulteriore responso.
Per ovvi motivi di sintesi nel thread non avevo inserito informazioni importanti su di me non direttamente correlate al problema-lavoro.
Sì: vivo ancora con la mia famiglia d'origine (eccetto mio padre, morto da alcuni anni - ed è da questo evento che la situazione economica familiare è andata peggiorando sempre più).
Rapporti con la famiglia di origine ?
Certo dietro la patina apparente di "normalità" si sono nascosti (e si nascondono) conflitti, ricatti, minacce, ostilità... come in tantissimi casi.
Ma i legami affettivi comunque ci sono.
Non sono sposata.
Durante l'adolescenza e la giovinezza i miei rapporti con la sfera emotiva e sessuale erano molto confusi.
Non avevo le idee chiare.
In seguito ho iniziato a collezionare diversi amanti, o relazioni con uomini di cui... in fondo non mi interessava davvero nulla !
Tutto questo fino ai 30 anni quando ho incontrato l'uomo che è stato (finora ?) l'unico vero amore della mia vita - ma alle lunghe la storia non è andata bene.
Con questa relazione ho finalmente focalizzato ciò che desidero in un rapporto di coppia anche perché sono emersi aspetti della mia personalità prima del tutto "addormentati"... però dopo non ci sono più stati incontri davvero "importanti".
Tornando al problema del lavoro, ancora più che sforzo, impegno e rinuncia (già di per sé temibili :)) mi atterrisce quella progressiva perdita della lucidità che ho sperimentato da pochi mesi e che già era stata anticipata tanti anni fa durante una breve supplenza in una scuola (che infatti non riuscii a portare a termine malgrado si trattasse di appena un mesetto..).
Mi sono ritrovata a vivere in un incubo orribile: annebbiata, vulnerabile, priva di qualsiasi dignità e orgoglio, priva di contatto con la realtà... puramente disperata, ridotta alla semplice lotta per sopravvivenza (lavorare, tornare a casa sfinita col cervello in pappa, cercare di cucinare e ingollare qualcosa controvoglia, procurarmi qualche ora di riposo mai soddisfacente) ... ecco altri termini appropriati sono -spersonalizzata-, depersonalizzata. Disintegrata, derubata di me stessa.
Non avevo più il tempo, la forza fisica, la concentrazione mentale per dedicarmi a ciò che amo. Ero ridotta ad uno spettro, una larva.
A volte mi accorgevo di dire o fare cose che, padrona di me stessa, non direi o non farei neanche sotto tortura.
E nell'ambiente lavorativo sembravo un po' toccata di mente: questo lo so per certo !
Magari la situazione è stata aggravata dal fatto che si trattava di un lavoro davvero molto pesante, inadatto al mio carattere, per me sgradevole e difficile da sostenere per cui ogni secondo trascorso sul posto era puro patema d'animo (firmando quel contratto ho fatto un passo troppo più lungo della gamba) - però penso che anche in un contesto più leggero e meno spiacevole avrei ugualmente incontrato difficoltà non indifferenti.
Probabilmente non sono l'unica a soffrire di problemi simili: se lucida e serena, sono molto intuitiva e conosco più persone (specie donne) che sfuggono il lavoro come un cancro !
Ma questi casi non vengono a galla: si tratta di donne sposate, mantenute dai mariti, che quindi non hanno nessun motivo di fronteggiare quest'inferno.
Vivono placide e tranquille, sono "casalinghe" spesso senza figli perché non riuscirebbero a gestirli e hanno trovato il loro modo di risolvere il problema sostegno economico.
Se avessi accettato di sposare uomini per me magari non particolarmente interessanti ma ben "sistemati" dal punto di vista del conto in banca - neanche io mi sarei trovata in questa situazione !
Purtroppo però in un rapporto di coppia cerco qualcos'altro, di completamente diverso... anche se adesso comincio a temere seriamente solitudine e miseria.
L'ideale sarebbe trovare un lavoro freelance da svolgere almeno in parte a casa, che mi desse la possibilità di gestire autonomamente gli orari e mi privasse della necessità di rendere conto del mio operato a terzi (colleghi, datori di lavoro ecc.): ma con il mio titolo di studio scontato e inutile trovare una simile occupazione senza qualche "piano alto" che mi raccomandi e mi indichi il "contatto giusto" è molto difficile.
Naturalmente amare un uomo che, oltre ad amarmi, mi garantisse un sostegno economico sarebbe come avere in pugno due piccioni con una fava: risolverebbe pure la grave lacuna affettiva-emotiva.
Non voglio più vivere senza l'amore - neanche avessi le ricchezze di una regina !
La solitudine, che ho sperimentato in questi pochi mesi all'estero malgrado lì avessi amici pronti a correre in mio aiuto, è qualcosa di orribile, di spaventoso, di raccapricciante.
Gli amici, seppure fraterni e fidati, non la riempiono - ci vuole comunque qualcuno di "speciale" per te: da bambini e da giovani è la famiglia di origine, poi il partner.
Con queste affermazioni (apparentemente) distruggerò decenni di conquiste femministe :) però il mio discorso alla radice ha una diversa prospettiva... magari c'è chi vive bene in solitudine e ok va benissimo, ma io no. Sento che per me non andrebbe affatto.
Negli anni passati la convivenza con la mia famiglia d'origine ha forse tamponato la necessità impellente di costruire una relazione stabile per cui mi è mancata... come dire "la fregola della ricerca" che invece hanno addosso tante altre donne (e uomini), ma ora non ho più tempo da perdere.
Davvero senza partner sarebbe meglio morire !
Adesso sto per iniziare un percorso psicoterapeutico.
Mi auguro che - in qualsiasi modo - la situazione sia risolvibile altrimenti non so dove mi andrò a sbattere la testa.
Potrei finire molto male, spero di non essere irrecuperabile.
Mi è venuta una paura terribile. Ormai da mesi il cortisolo è alle stelle.
Grazie ancora per la vostra disponibilità e attenzione :)
Per ovvi motivi di sintesi nel thread non avevo inserito informazioni importanti su di me non direttamente correlate al problema-lavoro.
Sì: vivo ancora con la mia famiglia d'origine (eccetto mio padre, morto da alcuni anni - ed è da questo evento che la situazione economica familiare è andata peggiorando sempre più).
Rapporti con la famiglia di origine ?
Certo dietro la patina apparente di "normalità" si sono nascosti (e si nascondono) conflitti, ricatti, minacce, ostilità... come in tantissimi casi.
Ma i legami affettivi comunque ci sono.
Non sono sposata.
Durante l'adolescenza e la giovinezza i miei rapporti con la sfera emotiva e sessuale erano molto confusi.
Non avevo le idee chiare.
In seguito ho iniziato a collezionare diversi amanti, o relazioni con uomini di cui... in fondo non mi interessava davvero nulla !
Tutto questo fino ai 30 anni quando ho incontrato l'uomo che è stato (finora ?) l'unico vero amore della mia vita - ma alle lunghe la storia non è andata bene.
Con questa relazione ho finalmente focalizzato ciò che desidero in un rapporto di coppia anche perché sono emersi aspetti della mia personalità prima del tutto "addormentati"... però dopo non ci sono più stati incontri davvero "importanti".
Tornando al problema del lavoro, ancora più che sforzo, impegno e rinuncia (già di per sé temibili :)) mi atterrisce quella progressiva perdita della lucidità che ho sperimentato da pochi mesi e che già era stata anticipata tanti anni fa durante una breve supplenza in una scuola (che infatti non riuscii a portare a termine malgrado si trattasse di appena un mesetto..).
Mi sono ritrovata a vivere in un incubo orribile: annebbiata, vulnerabile, priva di qualsiasi dignità e orgoglio, priva di contatto con la realtà... puramente disperata, ridotta alla semplice lotta per sopravvivenza (lavorare, tornare a casa sfinita col cervello in pappa, cercare di cucinare e ingollare qualcosa controvoglia, procurarmi qualche ora di riposo mai soddisfacente) ... ecco altri termini appropriati sono -spersonalizzata-, depersonalizzata. Disintegrata, derubata di me stessa.
Non avevo più il tempo, la forza fisica, la concentrazione mentale per dedicarmi a ciò che amo. Ero ridotta ad uno spettro, una larva.
A volte mi accorgevo di dire o fare cose che, padrona di me stessa, non direi o non farei neanche sotto tortura.
E nell'ambiente lavorativo sembravo un po' toccata di mente: questo lo so per certo !
Magari la situazione è stata aggravata dal fatto che si trattava di un lavoro davvero molto pesante, inadatto al mio carattere, per me sgradevole e difficile da sostenere per cui ogni secondo trascorso sul posto era puro patema d'animo (firmando quel contratto ho fatto un passo troppo più lungo della gamba) - però penso che anche in un contesto più leggero e meno spiacevole avrei ugualmente incontrato difficoltà non indifferenti.
Probabilmente non sono l'unica a soffrire di problemi simili: se lucida e serena, sono molto intuitiva e conosco più persone (specie donne) che sfuggono il lavoro come un cancro !
Ma questi casi non vengono a galla: si tratta di donne sposate, mantenute dai mariti, che quindi non hanno nessun motivo di fronteggiare quest'inferno.
Vivono placide e tranquille, sono "casalinghe" spesso senza figli perché non riuscirebbero a gestirli e hanno trovato il loro modo di risolvere il problema sostegno economico.
Se avessi accettato di sposare uomini per me magari non particolarmente interessanti ma ben "sistemati" dal punto di vista del conto in banca - neanche io mi sarei trovata in questa situazione !
Purtroppo però in un rapporto di coppia cerco qualcos'altro, di completamente diverso... anche se adesso comincio a temere seriamente solitudine e miseria.
L'ideale sarebbe trovare un lavoro freelance da svolgere almeno in parte a casa, che mi desse la possibilità di gestire autonomamente gli orari e mi privasse della necessità di rendere conto del mio operato a terzi (colleghi, datori di lavoro ecc.): ma con il mio titolo di studio scontato e inutile trovare una simile occupazione senza qualche "piano alto" che mi raccomandi e mi indichi il "contatto giusto" è molto difficile.
Naturalmente amare un uomo che, oltre ad amarmi, mi garantisse un sostegno economico sarebbe come avere in pugno due piccioni con una fava: risolverebbe pure la grave lacuna affettiva-emotiva.
Non voglio più vivere senza l'amore - neanche avessi le ricchezze di una regina !
La solitudine, che ho sperimentato in questi pochi mesi all'estero malgrado lì avessi amici pronti a correre in mio aiuto, è qualcosa di orribile, di spaventoso, di raccapricciante.
Gli amici, seppure fraterni e fidati, non la riempiono - ci vuole comunque qualcuno di "speciale" per te: da bambini e da giovani è la famiglia di origine, poi il partner.
Con queste affermazioni (apparentemente) distruggerò decenni di conquiste femministe :) però il mio discorso alla radice ha una diversa prospettiva... magari c'è chi vive bene in solitudine e ok va benissimo, ma io no. Sento che per me non andrebbe affatto.
Negli anni passati la convivenza con la mia famiglia d'origine ha forse tamponato la necessità impellente di costruire una relazione stabile per cui mi è mancata... come dire "la fregola della ricerca" che invece hanno addosso tante altre donne (e uomini), ma ora non ho più tempo da perdere.
Davvero senza partner sarebbe meglio morire !
Adesso sto per iniziare un percorso psicoterapeutico.
Mi auguro che - in qualsiasi modo - la situazione sia risolvibile altrimenti non so dove mi andrò a sbattere la testa.
Potrei finire molto male, spero di non essere irrecuperabile.
Mi è venuta una paura terribile. Ormai da mesi il cortisolo è alle stelle.
Grazie ancora per la vostra disponibilità e attenzione :)
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.8k visite dal 01/05/2015.
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