Eremitismo e disperazione
Gentili dottori, sono un ragazzo di 25 anni, scrivo perché non so proprio con chi parlare, vorrei potermi sfogare in qualche modo. So che quello che scriverò sembrerà infantile ma provate ad immedesimarvi un attimo, anche se sembra difficile.
Da piccolo son sempre stato abbastanza introverso ma non credevo di arrivare a tanto col passare degli anni. Alle elementari non volevo andare a scuola perché ero terrorizzato dagli altri bambini e le maestre, poi gli estranei in generale. Diventavo rosso facilmente, tremavo, sudavo, mi veniva il batticuore e mi mancava l'aria, mi guardavano tutti e mi deridevano, mi sentivo giudicato. Passavo molte settimane/mesi a casa.
Alle medie è peggiorato tutto a causa difetti estetici oggettivamente gravi accentuati dalla pubertà ed enorme paura del rifiuto, sarò andato si e no 2-3 volte al mese infatti intervenirono gli assistenti sociali ed il tribunale dei minori che mi portarono coattamente a vivere in un convitto per un po' di tempo ma non ha funzionato.
Alle superiori diciamo che non ci ho messo piede, ormai ero drogato da internet e me ne stavo nel mio mondo per 15 ore al giorno ed intanto gli anni passano, forti depressioni e tentativi di suicidio. Almeno ho imparato bene l'inglese.
Non è stata colpa dei miei genitori, mia madre è iperprotettiva mentre mio padre bipolare è già tanto se tende a se stesso, avrei comunque fatto di tutto pur di non uscire di casa. Non ho mai cercato lavoro, a 20 anni ho capito di aver buttato un pezzo della mia vita nel cesso ed è solo colpa mia, ho preso il diploma 2 anni fa studiando a casa da solo poi ho provato a fare l'università ma ho preso una facoltà troppo impegnativa e ansiogena, difficile da fare se non parli con nessuno (ingegneria), con risultato solo 3 esami e un ricovero per un altro tentato suicidio e un principio di psicosi.
Adesso ho il terrore dei colloqui di lavoro, non ne ho mai fatto uno e non so come spiegare questi anni a vuoto, con la crisi la mia probabilità di essere assunto con questo curriculum è vicina allo 0 e non so se riuscirei a reggere il clima di lavoro ma comunque non voglio ancora arrendermi. Come posso superare le mie paure? Mi sento un fallimento, ho moltissimi pensieri negativi, mi do in continuazione la zappa sui piedi.
Assumo terapia farmacologica ed ho fatto alcune sedute di psicoterapia con EMDR andate però un po' a vuoto poi terminate per mancanza di soldi. Non è assolutamente facile risolvere 20 anni di problemi. Cos'altro posso fare? Tra 5 anni sono fuori dai giochi se non mi sbrigo a combinar qualcosa, passo il tempo a piangermi addosso ed a studiare per un test d'ammissione ma ho il cervello al rallentatore. Non ho nessuno con cui parlare, mi sento debole e morto dentro.
Scusate gli errori, ho scritto di fretta.
Da piccolo son sempre stato abbastanza introverso ma non credevo di arrivare a tanto col passare degli anni. Alle elementari non volevo andare a scuola perché ero terrorizzato dagli altri bambini e le maestre, poi gli estranei in generale. Diventavo rosso facilmente, tremavo, sudavo, mi veniva il batticuore e mi mancava l'aria, mi guardavano tutti e mi deridevano, mi sentivo giudicato. Passavo molte settimane/mesi a casa.
Alle medie è peggiorato tutto a causa difetti estetici oggettivamente gravi accentuati dalla pubertà ed enorme paura del rifiuto, sarò andato si e no 2-3 volte al mese infatti intervenirono gli assistenti sociali ed il tribunale dei minori che mi portarono coattamente a vivere in un convitto per un po' di tempo ma non ha funzionato.
Alle superiori diciamo che non ci ho messo piede, ormai ero drogato da internet e me ne stavo nel mio mondo per 15 ore al giorno ed intanto gli anni passano, forti depressioni e tentativi di suicidio. Almeno ho imparato bene l'inglese.
Non è stata colpa dei miei genitori, mia madre è iperprotettiva mentre mio padre bipolare è già tanto se tende a se stesso, avrei comunque fatto di tutto pur di non uscire di casa. Non ho mai cercato lavoro, a 20 anni ho capito di aver buttato un pezzo della mia vita nel cesso ed è solo colpa mia, ho preso il diploma 2 anni fa studiando a casa da solo poi ho provato a fare l'università ma ho preso una facoltà troppo impegnativa e ansiogena, difficile da fare se non parli con nessuno (ingegneria), con risultato solo 3 esami e un ricovero per un altro tentato suicidio e un principio di psicosi.
Adesso ho il terrore dei colloqui di lavoro, non ne ho mai fatto uno e non so come spiegare questi anni a vuoto, con la crisi la mia probabilità di essere assunto con questo curriculum è vicina allo 0 e non so se riuscirei a reggere il clima di lavoro ma comunque non voglio ancora arrendermi. Come posso superare le mie paure? Mi sento un fallimento, ho moltissimi pensieri negativi, mi do in continuazione la zappa sui piedi.
Assumo terapia farmacologica ed ho fatto alcune sedute di psicoterapia con EMDR andate però un po' a vuoto poi terminate per mancanza di soldi. Non è assolutamente facile risolvere 20 anni di problemi. Cos'altro posso fare? Tra 5 anni sono fuori dai giochi se non mi sbrigo a combinar qualcosa, passo il tempo a piangermi addosso ed a studiare per un test d'ammissione ma ho il cervello al rallentatore. Non ho nessuno con cui parlare, mi sento debole e morto dentro.
Scusate gli errori, ho scritto di fretta.
[#1]
Caro Ragazzo,
senza por tempo in mezzo si rivolga a uno psicoterapeuta, per affiancare al percorso farmacologico quello psicoterapico, previa valutazione sulla sua percorribilità.
Può usufruire del servizio pubblico, presso le strutture ASL del suo territorio tra cui ospedali, CIM oppure presso strutture convenzionate.
Non è colpa di nessuno ma il contesto problematico in cui è cresciuto non le è stato di aiuto.
Il suo timore di stare tra gli altri, l'isolamento nel quale si è rifugiato le cui ragioni sono da comprendere direttamente, sarebbero da affrontare attraverso un supporto specialistico...è davvero molto giovane...si dia aiuto, la vita la sta aspettando.
Cari auguri e ci faccia sapere
senza por tempo in mezzo si rivolga a uno psicoterapeuta, per affiancare al percorso farmacologico quello psicoterapico, previa valutazione sulla sua percorribilità.
Può usufruire del servizio pubblico, presso le strutture ASL del suo territorio tra cui ospedali, CIM oppure presso strutture convenzionate.
Non è colpa di nessuno ma il contesto problematico in cui è cresciuto non le è stato di aiuto.
Il suo timore di stare tra gli altri, l'isolamento nel quale si è rifugiato le cui ragioni sono da comprendere direttamente, sarebbero da affrontare attraverso un supporto specialistico...è davvero molto giovane...si dia aiuto, la vita la sta aspettando.
Cari auguri e ci faccia sapere
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.8k visite dal 16/04/2015.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Suicidio
I dati del suicidio in Italia e nel mondo, i soggetti a rischio, i fattori che spingono a comportamenti suicidari, cosa fare e come prevenire il gesto estremo.