Dipendenza da videogioco

Buonasera, mio figlio 15enne possiede lo smartphone da circa 6 mesi. Lo utilizza principalmente per due giochi (un simulatore di guida e Cloud Riders, gioco con grafica stile cartoons, che comporta sfide "non cruente" a membri di "clan" avversari, in stile medioevale); l'utilizzo per navigare in internet e chattare è contenuto e quello per comunicare a voce è inesistente essendo mio figlio un solitario.

Va detto che mio figlio sta vivendo un periodo di forti crisi adolescenziali, anche violente, molto conflittuali nei confronti dei genitori. Per tale motivo, e per il frequente rifiuto di studiare e/o di andare a scuola (negli ultimi mesi il 50% di assenza), noi genitori stiamo vedendo uno psicologo-genitoriale fin dalle prime manifestazioni della crisi, e nostro figlio ha da pochissimo accettato di fare lo stesso con uno psicologo-adolescenziale.
Lo psicologo di mio figlio potrà forse dirmi qualcosa di più in un tempo futuro, dopo almeno qualche incontro "one-to-one", sempre che mio figlio gli parli anche dell'utilizzo che fa dello smartphone.
L'abitudine del videogioco è cosa che si affianca al periodo di crisi, ma non è detto che ne sia la causa. Di fatto, noi genitori non riusciamo a comprendere se si tratta di dipendenza o meno, anche se già lo scorso anno, non avendo lo smartphone, passava diverse ore allo stesso gioco al computer (che NON ha in camera sua).

Quando studia/va a scuola, il tempo che gli viene concesso è di circa due ore al giorno, ripartite in tre/quattro momenti da 20-40' ciascuno. Il tempo dedicato al videogioco tuttavia si estende di un'ulteriore oretta per i continui "sforamenti" di orario e per le continue interruzioni dello studio per dedicarsi al videogioco, pause non previste che cerchiamo di interrompere in modo non cruento.
Durante le sessioni di gioco mio figlio si estrania parzialmente e occorre richiamarlo anche diverse volte affinché interrompa il gioco, cosa che fa spesso malvolentieri, innervosendosi e cercando anche di ritardare il momento del pasto.

Nei periodi di assenza da scuola o dallo studio, lo smartphone gli viene tolto; spesso, tuttavia, nel corso della giornata gli viene concesso per circa venti minuti al giorno in quanto in passato, l'astinenza forzata per alcuni giorni ha causato fenomeni di crisi acuta, anche violenta; una valvola di sfogo, quindi, che comunque non lo soddisfa a sufficienza (forse la regola - no studio no gioco - andrebbe applicata in modo ferreo!).

Nelle fasi iniziali della crisi, quando il problema scuola era meno grave e lui aveva il possesso dello smartphone, è arrivato a dedicare al gioco anche molto più tempo: oltre nove ore di fila in una malaugurata occasione.

In alcuni momenti di obiettività mio figlio ha riconosciuto di avere avuto una lieve dipendenza dal gioco, e di essere in qualche modo riuscito a controllarsi migliorando molto la situazione.

Capisco che questa non può dirsi un'esposizione esaustiva, ma mi piacerebbe avere un suo parere. Grazie mille.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Utente,
se siete seguiti come mai vi rivolgete qui?
Lo specialista che vi segue vi ha dato indicazioni per gestire i problemi di vostro figlio? Indicato strategie da mettere in atto?

Quali regole ha vostro figlio?
Premesso che nelll'adolescenza oppositività, ribellione sfide fanno parte del periodo di crescita, bisogna capire bene in quali termini precisi si manifestino (intensità / qualità) soprattutto alla luce di quanto avviene in famiglia a livello di dinamiche interattive.

Il gioco va regolamentato, preoccupanti le assenze da scuola, come vi comportate in merito?

Inoltre lo studio dovrebbe avvenire in luogo tranquillo, senza elementi distraenti, computer, giochi virtuali a disposizione, musica ecc.

Al di là di quanto citato, come vanno le cose in famiglia i rapporto tra voi coniugi, tra voi e vostro figlio anche singolarmente, gli accordi sulla sua gestione e sull'educazione da impartirgli?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Signora,
diagnosi a parte, non fattibile online, sicuramente suo figlio verte in una condizione di disagio.

Soffre di altre dipendenze?
Cibo?
Alcool?
Droghe?
Internet?
Vita affettiva? Sesso?

Alcune di queste sono dette " senza sostanza" ma i meccanismi inconsci che regolamentano la dipendenza sono sempre gli stessi , spesso associati al bisogno estremo di gratificazioni ...e di scaricare l'ansia.


Prosegua con lo psicologo, saprà di certo aiutarvi.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Grazie per la risposta.
Il nostro psicologo, come genitori, ribadisce l'esigenza di adottare un sistema di regole e sanzioni ferreo e di "parlare" a nostro figlio (ma solo nei momenti di "calma", cosa che oramai non accade più: se si tocca l'argomento nostro figlio si alza e se ne va, e nei momenti di crisi è anche peggio). Di fatto, poiché mio figlio ha sempre rifiutato di incontrare il nostro psicologo, questi ha spostato il focus degli incontri sulle dinamiche di coppia dal momento che questa situazione sta creando una certa frattura nel rapporto tra me (maggiormente "adattivo" alle situazioni e portato al dialogo) e mia moglie (più dura e disciplinare).
Lo psicologo-adolescenziale di mio figlio gli è stato invece assegnato dalla neuropsichiatra dell'ospedale che lo ha visitato in occasione della penultima crisi violente. C'è appena stato il primo incontro, e non so se e quando mio figlio e il professionista toccheranno l'argomento "dipendenze".

Le regole di base: Scuola e studio normalmente, buone maniere, rispetto, ordine e pulizia (non maniacali però), pasti regolari e tutti insieme, Quando decide di non andare a scuola, ci si alza ugualmente all'orario per la scuola, tiriamo su le tapparelle e iniziamo a scuoterlo per farlo alzare. A volte siamo riusciti a "trascinarlo" a scuola accompagnandolo, altre volte il suo assoluto ostruzionismo a corpo morto ci ha reso impossibile "l'impresa". A seguito delle assenze, niente smartphone o computer per giocare. Il suggerimento dello psicologo (per tre giorni ogni giorno di assenza da scuola) risulta però difficile da applicare tale-e-quale per i problemi citati (reazioni violente verso oggetti/mobili di casa e verso noi genitori). Il dialogo è praticamente incentrato sulla nostra colpevolizzazione da parte sua per ciò che lui ritiene nostre mancanze (per qualsiasi cosa, anche astrusa).

Per studiare ha una camera tutta sua, abbastanza grande, confortevole, sufficientemente luminosa e tranquilla, senza TV o computer, con uno stereo che usa molto poco (prima delle crisi studiava con un po' di musica; ora, per scelta sua, non più). Tuttavia i tentativi di togliere lo smartphone dalla scrivania quando studia hanno sempre scatenato quasi puntualmente reazioni intense (così come capitava con l'MP3, che conteneva anche giochi, prima dello smartphone).

Certamente la valutazione delle dinamiche delle crisi e di famiglia richiederebbero molto spazio: io tengo un dettagliato diario giorno per giorno, e negli ultimi due mesi è divenuto di una ventina di pagine fitte. Noi non escludiamo che alla base delle sue crisi vi siano la competizione con i compagni di classe e la bassa autostima (mentre alle medie aveva voti tra i migliori della classe, ora al liceo è nella fascia di mezzo; noi, peraltro, non siamo persone competitive e non abbiamo aspettative esagerate), l'isolamento dai compagni (ha un carattere diffidente e un po' introverso).
Pensiamo di poter escludere problemi in famiglia in quanto c'è sempre stata una discreta armonia, sia tra mio figlio e la madre (si confidava con lei) che tra mio figlio e me (anche se io ero più per le cose "tecniche"). Mia moglie e io abbiamo condiviso l'educazione (anche se dell'aiuto per lo studio si è occupata più mia moglie) e, da persone di mentalità aperta, non abbiamo trascurato una normale educazione ai sentimenti, affettiva e sessuale. Comunque, essendo molto interessato ai miei figli, agli incontri con professori sono andato spesso anch'io.

Grazie ancora per la sua cortesia e per la pazienza di leggermi.
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Dott.ssa Randone, grazie anche a lei per la risposta.

Cibo: mangia con molto appetito, ma ha un fisico normale (15 anni, 180cm, 63 kg; il tutto nella norma considerate le famiglie dei due genitori).
Alcool - Droghe: mi sento di escluderlo.
Internet: la mania per un paio di videogiochi tramite lo smartphone; quelli ai quali ho fatto riferimento nel primo quesito.
Vita affettiva: tutto ok, prima, con la famiglia; nessun reale amico maschio; due amiche femmine, con invaghimento per una delle due (per il momento è però un rapporto di buona amicizia).
Sesso: ottima educazione affettiva e sessuale, ma nessuna problematica rilevante.

Proseguiremo certo con GLI psicologi, con la speranza che mio figlio non decida di disertare gli appuntamenti con il suo...
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
<regole e sanzioni ferreo e di "parlare" a nostro figlio>
La fermezza è importante, altrettanto la flessibilità nel comprendere quando sia il momento giusto e quando no per il dialogo. Comunicare per favorire il dialogo significa soprattutto ascoltare in modo empatico (quali emozioni? cosa ci sta veramente dicendo?- anche il comportamento è comunicazione) e replicare in modo corretto (tecniche specifiche)
Etica e affetto, norma e amore... il compito dei genitori...accompagnare gli adolescenti non è sempre cosa semplice, il lavoro indiretto - quello sui genitori - è fondamentale.

Ma sono certa che chi vi segue direttamente saprà darvi il sostegno e le indicazioni adatte al vostro caso.

Cordialità
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Grazie mille per le vostre risposte.