Denuncia da parte del medico in caso di dichiarazione di suicidio
Buongiorno
sono uomo di 27 anni.
Attualmente una volta a settimana vado da uno psicologo cognitivo-comportamentale.
il mio problema consiste in un profondo senso di insoddisfazione per la vita e le relazioni in generale, specialmente con l'altro sesso dato che sono SEI ANNI che non ho rapporti fisici, e ho spesso pensieri di suicidio, per il senso di insoddisfazione sociale e personale.
veniamo al punto, queste cose ovviamente ne ho parlato con lui (del suicidio in particolar modo), e l'ultima volta, e mi ha "minacciato" che dovevo avvisare un parente o "avrebbe dovuto prendere provvedimenti per proteggermi"
al di la di quanto trovi io squallido che si IMPEDISCA a una persona di suicidarsi lobotomizzandola con psicofarmaci solo perche QUALCUN ALTRO ha deciso che la vita è bella.
Vorrei sapere per sapere se continuare con altri la psicoterapia, se in termini di LEGGE quale sono i LIMITI di psicologi in merito a questo argomento:
se dichiaro di volermi suicidare, in cosa incorro?
Denuncia alle autorità? e se si quali?
TSO?
altre limitazioni della libertà personale? quali?
ed eventualmente i ricorsi legali che posso fare se questo o altri psicologi dovessero denunciarmi o quant'altro
detto questo ci terrei a sottolineare che voglio un consulto su questa specifica cosa, se poi mi si vuole consigliare come "aiutarmi" benvenga, ma cortesemente vi prego di dare priorità alla risoluzione del suddetto dubbio, in quanto se rischio di vederl limitata la mia libertà personale il percorso di psicoterapia per me non può essere continuato
Cordialmente vostro
sono uomo di 27 anni.
Attualmente una volta a settimana vado da uno psicologo cognitivo-comportamentale.
il mio problema consiste in un profondo senso di insoddisfazione per la vita e le relazioni in generale, specialmente con l'altro sesso dato che sono SEI ANNI che non ho rapporti fisici, e ho spesso pensieri di suicidio, per il senso di insoddisfazione sociale e personale.
veniamo al punto, queste cose ovviamente ne ho parlato con lui (del suicidio in particolar modo), e l'ultima volta, e mi ha "minacciato" che dovevo avvisare un parente o "avrebbe dovuto prendere provvedimenti per proteggermi"
al di la di quanto trovi io squallido che si IMPEDISCA a una persona di suicidarsi lobotomizzandola con psicofarmaci solo perche QUALCUN ALTRO ha deciso che la vita è bella.
Vorrei sapere per sapere se continuare con altri la psicoterapia, se in termini di LEGGE quale sono i LIMITI di psicologi in merito a questo argomento:
se dichiaro di volermi suicidare, in cosa incorro?
Denuncia alle autorità? e se si quali?
TSO?
altre limitazioni della libertà personale? quali?
ed eventualmente i ricorsi legali che posso fare se questo o altri psicologi dovessero denunciarmi o quant'altro
detto questo ci terrei a sottolineare che voglio un consulto su questa specifica cosa, se poi mi si vuole consigliare come "aiutarmi" benvenga, ma cortesemente vi prego di dare priorità alla risoluzione del suddetto dubbio, in quanto se rischio di vederl limitata la mia libertà personale il percorso di psicoterapia per me non può essere continuato
Cordialmente vostro
[#1]
Gentile Utente,
Lei è in cura da un medico e non da uno psicologo, dico bene?
Chi Le ha prescritto gli psicofarmaci?
Lei scrive: "mi ha "minacciato" che dovevo avvisare un parente o "avrebbe dovuto prendere provvedimenti per proteggermi"..."
Poichè forse in questo momento Lei non riesce a vedere oltre e crede che il suicidio sia la soluzione migliore, è chiaro che il medico/psicologo si sta attivando per fare in modo che la soluzione drastica al problema non venga scelta... Se tutti i nostri pz in un momento di difficoltà venissero aiutati da noi ad ammazzarsi e non a stare bene, mi dica Lei a che cosa servirebbe il nostro lavoro...
Dov'è il problema in ciò che fa il professionista?
Lei è in cura da un medico e non da uno psicologo, dico bene?
Chi Le ha prescritto gli psicofarmaci?
Lei scrive: "mi ha "minacciato" che dovevo avvisare un parente o "avrebbe dovuto prendere provvedimenti per proteggermi"..."
Poichè forse in questo momento Lei non riesce a vedere oltre e crede che il suicidio sia la soluzione migliore, è chiaro che il medico/psicologo si sta attivando per fare in modo che la soluzione drastica al problema non venga scelta... Se tutti i nostri pz in un momento di difficoltà venissero aiutati da noi ad ammazzarsi e non a stare bene, mi dica Lei a che cosa servirebbe il nostro lavoro...
Dov'è il problema in ciò che fa il professionista?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Onestamente non so, so che è uno Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, non so se sia considerabile medico.
gli psicofarmici lui mi ha detto che dovevo andare appunto a parlarne con uno psichiatra perchè lui non ne sa nulla.
Tuttavia mi furono prescritti dal precedente psichiatra da cui mi mandò la precedente psicologa, psichiatra che SENZA FARMI NEANCHE UNA DOMANDA (fidandosi ciecamente del parere della psicologa?...mha....) mi prescrisse il Deniban.
Deniban, che ci tengo a precisare ne parlai con il medico di base che mi disse "vai vai, è tranquillo bla bla bla" e poi mesi dopo mi disse "hai fatto bene a non prenderlo, è sempre meglio evitare"
Deniban che mi rifiutai/rifiuto di prendere CATEGORICAMENTE, dato che lavoro, mangio, mi mantengo da solo etc, e ho letto su internet DI TUTTO, compresa che da l'impotenza, e sinceramente, una cosa mi è rimasta...e ci terrei che almeno quello funzionasse come si deve, perchè è facile drogare qualcuno e lavarsene le mani fregandosene e sminuendo le conseguenze.
il problema è che non mi ha proposto di parlarne con i miei, o ne parlavo o "avrebbe dovuto fare altro", mi ha OBBLIGATO considerando la mia fobia per il concetto di veder limitata la mia libertà personale e il mio TERRORE per il TSO.
Io da quando ho memoria non trovo gusto nella vita, in nulla, a scuola subivo vessazzioni e in famiglia anche, e ho sempre avuto difficolta a fare un po di tutto,ci ho sempre vissuto, e a 12-13 anni ho già provato a farla finita infilando la testa nel forno e accendendo il gas...che purtroppo si è chiuso per sicurezza facendomi scoraggiare dal provarci.
sono d'accordo nel non aiutarmi ad ammazzarmi come dice lei....ma da li a LEGARE LA MENTE di una persona penso ci sia una bella differenza non trova?
penso che sia arrogante e insensibile IMPORRE a una persona che "la vita è bella" se quella persona SCEGLIE LIBERAMENTE di non voler vivere, obbligherebbe qualcuno a giocare a basket impasticcandolo solo perchè lei lo trova un gioco divertente?
e poi ripeto....volevo sapere in quali rischi di limitazione della libertà incorro se dal prossimo psicologo dichiarassi la mia intenzione al suicidio
Cordiali saluti
gli psicofarmici lui mi ha detto che dovevo andare appunto a parlarne con uno psichiatra perchè lui non ne sa nulla.
Tuttavia mi furono prescritti dal precedente psichiatra da cui mi mandò la precedente psicologa, psichiatra che SENZA FARMI NEANCHE UNA DOMANDA (fidandosi ciecamente del parere della psicologa?...mha....) mi prescrisse il Deniban.
Deniban, che ci tengo a precisare ne parlai con il medico di base che mi disse "vai vai, è tranquillo bla bla bla" e poi mesi dopo mi disse "hai fatto bene a non prenderlo, è sempre meglio evitare"
Deniban che mi rifiutai/rifiuto di prendere CATEGORICAMENTE, dato che lavoro, mangio, mi mantengo da solo etc, e ho letto su internet DI TUTTO, compresa che da l'impotenza, e sinceramente, una cosa mi è rimasta...e ci terrei che almeno quello funzionasse come si deve, perchè è facile drogare qualcuno e lavarsene le mani fregandosene e sminuendo le conseguenze.
il problema è che non mi ha proposto di parlarne con i miei, o ne parlavo o "avrebbe dovuto fare altro", mi ha OBBLIGATO considerando la mia fobia per il concetto di veder limitata la mia libertà personale e il mio TERRORE per il TSO.
Io da quando ho memoria non trovo gusto nella vita, in nulla, a scuola subivo vessazzioni e in famiglia anche, e ho sempre avuto difficolta a fare un po di tutto,ci ho sempre vissuto, e a 12-13 anni ho già provato a farla finita infilando la testa nel forno e accendendo il gas...che purtroppo si è chiuso per sicurezza facendomi scoraggiare dal provarci.
sono d'accordo nel non aiutarmi ad ammazzarmi come dice lei....ma da li a LEGARE LA MENTE di una persona penso ci sia una bella differenza non trova?
penso che sia arrogante e insensibile IMPORRE a una persona che "la vita è bella" se quella persona SCEGLIE LIBERAMENTE di non voler vivere, obbligherebbe qualcuno a giocare a basket impasticcandolo solo perchè lei lo trova un gioco divertente?
e poi ripeto....volevo sapere in quali rischi di limitazione della libertà incorro se dal prossimo psicologo dichiarassi la mia intenzione al suicidio
Cordiali saluti
[#3]
Gentile Utente,
provo a fare un po' d'ordine insieme a Lei...
Sono d'accordo sul fatto che a volte la vita possa sembrarci meno bella e altre volte terribilmente difficile e piena di sofferenza. Quindi accolgo ciò che esprime qui e mi pare sia l'espressione di ciò che sente e della fatica che sente di fare in questo momento della Sua vita, anzi da tanto tempo, se ho capito bene.
Tuttavia, con tutti i limiti della distanza, mi pare che per quanto riguarda la gestione del problema "idea di suicidarmi" il terapeuta (che sia medico o psicologo, ma mi pare psicologo da quanto dice...) abbia agito bene. Le spiego perché.
Noi psicoterapeuti non siamo psicoterapeuti se accettiamo che il pz venga da noi per NON aiutarlo o per lasciarlo con le proprie idee suicidarie... Ha molto senso (e il pz ci dà un incarico e ci paga per questo) se stiamo accanto al nostro pz, alla sua sofferenza e se operativamente lo aiutiamo a trovare strumenti per superare le difficoltà. Il suicidio o l'idea del suicidio come soluzione ad un problema merita un attenzione in più. Secondo me non è un gesto dimostrativo, ma lo si deve affrontare con il pz e bene ha fatto il Suo terapeuta a suggerire come fare per un primo aggancio. Se il pz. si fa fuori, quali altre soluzioni possiamo tentare per il benessere del nostro pz? Certamente, sono d'accordo con Lei: a volte la vita ci sembra così brutta che la scelta più facile può sembrare il suicidio.
Il terapeuta, invece, Le ha detto chiaramente cosa fare per superare questo momento: ok, adesso Lei sta male e non vede soluzioni, ma facciamo un patto, cioè coinvolgiamo i Suoi parenti nel trattamento, così Lei non dovrà affrontare il TSO che teme e vediamo insieme come gestire e risolvere questo momento difficile.
Cosa intende per "legare la mente"?
Se un pz manifesta l'idea di suicidarsi, il curante ha il dovere di attivare ciò che è necessario per tutelare il proprio pz. e la sua vita.
Quanto al problema legato al farmaco, ecc... mi dispiace che Lei non si sia trovato bene con i curanti e immagino che Lei sia anche stanco di effettuare visite, ecc... ma a volte capita di trovarsi male, di non essere capiti, ecc...
Cordiali saluti,
provo a fare un po' d'ordine insieme a Lei...
Sono d'accordo sul fatto che a volte la vita possa sembrarci meno bella e altre volte terribilmente difficile e piena di sofferenza. Quindi accolgo ciò che esprime qui e mi pare sia l'espressione di ciò che sente e della fatica che sente di fare in questo momento della Sua vita, anzi da tanto tempo, se ho capito bene.
Tuttavia, con tutti i limiti della distanza, mi pare che per quanto riguarda la gestione del problema "idea di suicidarmi" il terapeuta (che sia medico o psicologo, ma mi pare psicologo da quanto dice...) abbia agito bene. Le spiego perché.
Noi psicoterapeuti non siamo psicoterapeuti se accettiamo che il pz venga da noi per NON aiutarlo o per lasciarlo con le proprie idee suicidarie... Ha molto senso (e il pz ci dà un incarico e ci paga per questo) se stiamo accanto al nostro pz, alla sua sofferenza e se operativamente lo aiutiamo a trovare strumenti per superare le difficoltà. Il suicidio o l'idea del suicidio come soluzione ad un problema merita un attenzione in più. Secondo me non è un gesto dimostrativo, ma lo si deve affrontare con il pz e bene ha fatto il Suo terapeuta a suggerire come fare per un primo aggancio. Se il pz. si fa fuori, quali altre soluzioni possiamo tentare per il benessere del nostro pz? Certamente, sono d'accordo con Lei: a volte la vita ci sembra così brutta che la scelta più facile può sembrare il suicidio.
Il terapeuta, invece, Le ha detto chiaramente cosa fare per superare questo momento: ok, adesso Lei sta male e non vede soluzioni, ma facciamo un patto, cioè coinvolgiamo i Suoi parenti nel trattamento, così Lei non dovrà affrontare il TSO che teme e vediamo insieme come gestire e risolvere questo momento difficile.
Cosa intende per "legare la mente"?
Se un pz manifesta l'idea di suicidarsi, il curante ha il dovere di attivare ciò che è necessario per tutelare il proprio pz. e la sua vita.
Quanto al problema legato al farmaco, ecc... mi dispiace che Lei non si sia trovato bene con i curanti e immagino che Lei sia anche stanco di effettuare visite, ecc... ma a volte capita di trovarsi male, di non essere capiti, ecc...
Cordiali saluti,
[#4]
Utente
le pongo un quesito in risposta....
lei mi dice: "che a volte la vita possa sembrarci meno bella e altre volte terribilmente difficile e piena di sofferenza" se una persona la ha trovata per la sua TOTALE INTEREZZA terribile? dovrebbe vivere perchè voi (intendo le persone, tutte) avete deciso che PER VOI è bella? è eticamente giusto imporre un idea?
ricordo che un signore in germania con dei baffi ridicoli ci ha provato...e non è piaciuto a tutti....
Penso che un paziente debba esser aiutato in quello che VUOLE essere aiutato...proponendo idee e suggerimenti....e nel momento di un TSO o un imposizione quello non accade più...non crede?
sono il primo a dire che lui mi ha aiutato su alcune cose, tuttavia mettermi alle corde in quel modo è stato orribile e traumatizzante, una violenza non necessaria, perchè sinceramente non so se riuscirò a parlarne ancora con qualcuno se il rischio è essere internato perchè "lui ha valutato così", non posso e non voglio affidare la mia libertà all'impressione di un estraneo....
anche perchè le voglio dire una cosa in onestà visto che ci siamo; impedirmi di uccidermi se è una mia scelta ponderata negli anni non è altruismo, è solo un ipocrita bisogno di voler star apposto con la coscienza, poi se rovino la vita di qualcuno drogandolo di psicofarmaci chissene frega.....l'importante è star apposto con la coscienza no??
bisognerebbe aiutare a stare meglio, e se per me lo è finire di faticare....bhe...dovrebbe essere mio DIRITTO.
piccola parentesi di sfogo a parte...
con "legare la mente" intendo che ho conosciuto persone sotto l'effetto di psicofarmaci prima e dopo che li prendevano....dopo sembravano bambole senz'anima, e non voglio ASSOLUTAMENTE limitare la mia mente, che è il mio solo e unico mezzo che mi ha permesso di sopravvivere e guadagnarmi una casa dove nascondermi alla crudeltà del mondo.
però ancora non mi ha detto quali sono i limiti legali e non per cui lui può/non può denunciarmi chiamare TSO etc.....
lei mi dice: "che a volte la vita possa sembrarci meno bella e altre volte terribilmente difficile e piena di sofferenza" se una persona la ha trovata per la sua TOTALE INTEREZZA terribile? dovrebbe vivere perchè voi (intendo le persone, tutte) avete deciso che PER VOI è bella? è eticamente giusto imporre un idea?
ricordo che un signore in germania con dei baffi ridicoli ci ha provato...e non è piaciuto a tutti....
Penso che un paziente debba esser aiutato in quello che VUOLE essere aiutato...proponendo idee e suggerimenti....e nel momento di un TSO o un imposizione quello non accade più...non crede?
sono il primo a dire che lui mi ha aiutato su alcune cose, tuttavia mettermi alle corde in quel modo è stato orribile e traumatizzante, una violenza non necessaria, perchè sinceramente non so se riuscirò a parlarne ancora con qualcuno se il rischio è essere internato perchè "lui ha valutato così", non posso e non voglio affidare la mia libertà all'impressione di un estraneo....
anche perchè le voglio dire una cosa in onestà visto che ci siamo; impedirmi di uccidermi se è una mia scelta ponderata negli anni non è altruismo, è solo un ipocrita bisogno di voler star apposto con la coscienza, poi se rovino la vita di qualcuno drogandolo di psicofarmaci chissene frega.....l'importante è star apposto con la coscienza no??
bisognerebbe aiutare a stare meglio, e se per me lo è finire di faticare....bhe...dovrebbe essere mio DIRITTO.
piccola parentesi di sfogo a parte...
con "legare la mente" intendo che ho conosciuto persone sotto l'effetto di psicofarmaci prima e dopo che li prendevano....dopo sembravano bambole senz'anima, e non voglio ASSOLUTAMENTE limitare la mia mente, che è il mio solo e unico mezzo che mi ha permesso di sopravvivere e guadagnarmi una casa dove nascondermi alla crudeltà del mondo.
però ancora non mi ha detto quali sono i limiti legali e non per cui lui può/non può denunciarmi chiamare TSO etc.....
[#5]
<<impedirmi di uccidermi<<
Nessuno può impedirglielo, di fatto. Quando un pz lo desidera e lo chiede, ne può ragionare insieme con il suo Psy.
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#6]
Utente
bhe, se ti mettono in una struttura imbottito di sedativi.....secondo me te lo impedicono...
e non ne volevo parlare,ma solo sfogarmi, davo per scontato che uno psicologo servisse pure a "sfogare" le frustrazioni, ma considerato che quello che mi stava seguendo fino a oggi prima mi aveva proposto nelle sessioni precedenti di farmi aiutare da un altra sua collega, e quando gli ho detto che questa cosa del dover contattare i miei mi aveva fatto perdere totalmente fiducia in lui, e se mi poteva mandare dalla sua collega non solo mi ha detto no, ma che neanche mi avrebbe aiutato a cercarne un altro, in pratica: "prima mi stavi simpatico e ti aiutavo, ora mi stai antipatico, per me puoi anche morire, l'importante è che io me ne possa lavare le mani"
immagino a questo punto fosse solo un incompetente che se sei simpatico ti aiuta se hai difficoltà vere sono cazzi tuoi e se ne lava le mani.
detto questo vi ringrazio molto per le risposte
se qualcuno volesse rispondere alla domanda VERA, ossia in che pericoli incorro nella limitazione della libertà personale dichiarando di volermi suicidare gli sarei INFINITAMENTE grato.
e non ne volevo parlare,ma solo sfogarmi, davo per scontato che uno psicologo servisse pure a "sfogare" le frustrazioni, ma considerato che quello che mi stava seguendo fino a oggi prima mi aveva proposto nelle sessioni precedenti di farmi aiutare da un altra sua collega, e quando gli ho detto che questa cosa del dover contattare i miei mi aveva fatto perdere totalmente fiducia in lui, e se mi poteva mandare dalla sua collega non solo mi ha detto no, ma che neanche mi avrebbe aiutato a cercarne un altro, in pratica: "prima mi stavi simpatico e ti aiutavo, ora mi stai antipatico, per me puoi anche morire, l'importante è che io me ne possa lavare le mani"
immagino a questo punto fosse solo un incompetente che se sei simpatico ti aiuta se hai difficoltà vere sono cazzi tuoi e se ne lava le mani.
detto questo vi ringrazio molto per le risposte
se qualcuno volesse rispondere alla domanda VERA, ossia in che pericoli incorro nella limitazione della libertà personale dichiarando di volermi suicidare gli sarei INFINITAMENTE grato.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 17.4k visite dal 31/03/2015.
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Approfondimento su Suicidio
I dati del suicidio in Italia e nel mondo, i soggetti a rischio, i fattori che spingono a comportamenti suicidari, cosa fare e come prevenire il gesto estremo.