Consigliare la terapia?

Buongiorno,
chiedo consulto per un problema che non riguarda me, ma un mio amico che esce nella mia stessa compagnia. Da un mese, quasi per caso, si è molto avvicinato a me e ci troviamo molto bene insieme. Passiamo molto tempo a chiacchierare, usciamo spesso da soli e sin dalla prima uscita si è confidato molto con me, rivelandomi cose che manco i suoi amici sanno. Il rapporto tra di noi è molto ambiguo: ci punzecchiamo, c'è un minimo attrazione (non so se fisica o altro visto che abbiamo gusti completamente diversi), ma nessuno dei due tenta un approccio in più.
Abbiamo caratteri molto simili, ma più lo conosco(e più scopro le sue zone d'ombra)e più non so come affrontare la situazione.

è una persona permalosa e egocentrica, con tanti preconcetti e mi ha confidato di far fatica a gestire le emozioni: reagisce molto spesso con rabbia. Sotto il punto di vista sentimentale è molto freddo e se trova una ragazza che gli piace deve essere sua, è molto geloso ed è arrivato anche a fare l'amante senza pentirsi, pur di avere ciò che vuole.
Questo atteggiamento possessivo è saltato fuori a tratti anche con me, ma io ho subito chiarito la situazione e sembra aver capito.

Per sfogarsi ha trovato come via d'uscita l'allenarsi costantemente in palestra(ogni giorno per 2 ore e guai a toglierla)e mangia davvero poco(anche lui ammette di essere sottopeso, ma non capisce il problema).

Io sono riuscita a capire da dove deriva tutta questa frustrazione: un'educazione rigida e un sogno infranto, dopo tanti sacrifici portati avanti sin da bambino; da piccolo era sovrappeso; uno sgarro fatto a suo fratello minore gli ha fatti allontanare da molti anni(di cui secondo me è geloso, perchè il fratello è realizzato, mentre lui no). Mi ha esposto i problemi, senza far trasparire alcuna emozione(anche se non lo ammetterà mai ). sotto sotto ci fidiamo uno dell'altro(perché è stato molto comprensivo di fronte a i miei problemi anzi mi sta aiutando a cambiare)ma essendo persone che normalmente non si fidano di nessuno, ci creiamo muri su muri.

Settimana scorsa è successo un fatto spiacevole: scherzando mi ha messo le mani intorno al collo(senza l'intenzione di farmi male) e io ho reagito molto male. Si è scusato, ma io mi sento traumatizzata, alla luce dei miei problemi e dei suoi.

Al di la di come mi sento io(che posso elaborare le cose durante la terapia) non so come comportarmi con lui. Io non credo sia una cattiva persona, non so se scappare o stargli vicino. non so neanche come aiutarlo, visto che è ancora nella fase della negazione e credo che non sia neanche in grado di vedere le proprie emozioni). Io vorrei consigliargli un percorso terapeutico, però non so come fare e non so neanche se è necessario(io lo consiglio a tutti forse anche quando non serve).

Cosa ne pensate di questo ragazzo? Potrei suggerirglielo? Ho notato che mi ascolta e si ricorda ciò che gli dico...è come se ci stessimo confrontando e sperimentando.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
<<Al di la di come mi sento io(che posso elaborare le cose durante la terapia) non so come comportarmi con lui. Io vorrei consigliargli un percorso terapeutico, però non so come fare e non so neanche se è necessario(io lo consiglio a tutti forse anche quando non serve).<<

Chi incontra una positiva esperienza di psicoterapia, tende a proporla anche agli altri, è naturale.

Ma forse in questa fase, dove ancora ambedue state esplorando il territoro comune, questa proposta potrebbe apparire come troppo diretta.
Se a Lei sembra che lui potrebbe giovarsi dell'aiuto di un nostro Collega, può proporgli una "chiacchierata" per cominciare. E forse già questo potrebbe sembrargli eccessivo.
Il fatto però che lei sia in psicoterapie a ne tragga beneficio, già di per sè è un valido suggerimento..Le pare?








Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
gent. dott.ssa Brunialti, grazie per la risposta,

non riesco a interpretare la sua prima azione(ma anche tutte le altre)di raccontarmi alla prima uscita di essere violento e di non riuscire a gestirsi. Dice che si fida di me. Potrebbe essere interpretata come una richiesta d'aiuto?

Però del resto, per quanto in questi anni di terapia abbia affinato la capacità di empatia e sensibilità(mi sto impegnando a non pressare troppo, ascoltando e mi concentro e cerco di capire come una persona si sente, qualità che sicuramente possono far bene anche a me per rapportarmi)cado nella mediocrità del "consiglio di amica" proprio perché non sono una laureata in psicologia. Io non miro a risolvergli i problemi, ma vorrei con le mie parole, a fare una crepa nei suoi muri e fargli ammettere(almeno a se stesso)"per questa cosa mi sento male", che è già una grande cosa. Perché tante troppe volte mi viene da pensare "allora perché cavolo mi racconti la storia della tua vita?che senso ha confidarti con me?"

Con questo ragazzo non ho voluto buttarmi a proporre subito la terapia perché sapevo come mi avrebbe risposto(mi basta guardare me e quanto è durato il mio atteggiamento di negazione). Io dovrò insistere un pochino nel parlarmi dei suoi "punti dolenti",perchè adesso non ne vuole più parlare, si chiude a riccio perché ha capito che io so che sono quelli i suoi punti deboli.

Quindi dovrei limitarmi a dire che con la terapia mi trovo bene? lui sta conoscendo una me diversa da poco tempo fa, che cade ancora ogni tanto negli stessi meccanismi, ma fondamentalmente son già cambiata. non ha avuto modo di vedere la mia vecchia me, quindi non può fare il confronto.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
<<quindi non può fare il confronto.<<

ma Lei lo può testimoniare parlandone...

Lasci che le cose vadano in maniera piuttosto naturale, senza volre forzare o pilotarela situazione. Insieme capirete, forse.