Ansia e doc in famiglia
Salve a tutti,
Vi scrivo per richiedere non tanto un consulto quanto un parere su una mia situazione personale / familiare.
Da qualche anno, sto soffrendo di vari disturbi che pare siano riconducibili a somatizzazioni di tipo ansioso.
Ora, sebbene stia cercando di indagare la presenza di eventuali problemi organici, cercando di non esagerare per non alimentare una ipocondria che credo presente, mi rendo conto che sia essa causa o conseguenza una componente ansiogena c'è.
Ho infatti notato che di fronte a situazioni di stress, quali a volte una animata discussione, e altre volte uno anche stato influenzale, riaffiorano sintomi e disagi psicofisici a volte pesanti e paralizzanti.
Questo mi accade soprattutto quando mi trovo a discutere in casa in quanto mi trovo a dover far fronte a persone che definisco "muri di gomma", in quanto le discussioni divengono a dir poco estenuanti, senza mai giunger ad alcuna soluzione o accordo.
Tali persone sono mia madre e mio fratello, che hanno entrambi un atteggiamento ossessivo.
In particolare, a mio fratello è stato diagnosticato da molti anni un DOC che sta curando solo coi farmaci. - Non ne vuole (più) sapere della psicoterapia e spesso sono portato a credere sia una scelta di comodo, in quanto lui definisce la sua malattia una "patente" (che ne giustifica i comportamenti).
Ogni discussione fatta con lui parte dalla sua posizione e li torna dopo vorticosi (e quindi inutili) giri che hanno come risultato il nulla di fatto, se non la mia esasperazione.
Ha un atteggiamento passivo in tutto e aspetta che le cose si risolvano da sè.
Se però crede che queste cose possano essergli date da qualcuno le pretende con prepotenza. E poco importa se ciò fa stare male gli altri: lui non deve fare sacrifici, gli altri sì.
Alcuni psicologi e psichiatri con cui ha avuto a che fare negli anni hanno evidenziato come lui "non ci metta niente di suo" e altri dichiararono di sentirsi "impotenti" di fronte a lui. (Parole testuali).
Mia madre non ha ricevuto una diagnosi (non l'ha richiesta!), ma ha dei comportamenti davvero ossessivi: pulisce continuamente casa, nulla va mai bene, sottolinea solo ogni nostro (a suo dire) difetto e si lamenta di tutto, non concedendosi mai alcuno svago e di fatto giudicando anche noi qualora volessimo averne: la vita è lavoro e sofferenza, e il lavoro vero è solo quello dove si fatica col corpo.
Anni fa affrontammo una psicoterapia familiare, che reputai utile, e oggi ripenso ad alcune affermazioni fatte dalle psicologhe, tra cui: "non vorrei che questa situazione comporti un blocco anche negli altri".
Quindi, più che chiedervi cosa fare, sono qui a chiedervi conferma e spiegazione di questo, ovvero se sia possibile che la mia situazione attuale di ansia e "blocco" possa anche esser causata e/o alimentata dalla situazione che vivo ormai quotidianamente, da sempre, in casa.
Grazie anticipatamente a chi vorrà rispondermi.
Vi scrivo per richiedere non tanto un consulto quanto un parere su una mia situazione personale / familiare.
Da qualche anno, sto soffrendo di vari disturbi che pare siano riconducibili a somatizzazioni di tipo ansioso.
Ora, sebbene stia cercando di indagare la presenza di eventuali problemi organici, cercando di non esagerare per non alimentare una ipocondria che credo presente, mi rendo conto che sia essa causa o conseguenza una componente ansiogena c'è.
Ho infatti notato che di fronte a situazioni di stress, quali a volte una animata discussione, e altre volte uno anche stato influenzale, riaffiorano sintomi e disagi psicofisici a volte pesanti e paralizzanti.
Questo mi accade soprattutto quando mi trovo a discutere in casa in quanto mi trovo a dover far fronte a persone che definisco "muri di gomma", in quanto le discussioni divengono a dir poco estenuanti, senza mai giunger ad alcuna soluzione o accordo.
Tali persone sono mia madre e mio fratello, che hanno entrambi un atteggiamento ossessivo.
In particolare, a mio fratello è stato diagnosticato da molti anni un DOC che sta curando solo coi farmaci. - Non ne vuole (più) sapere della psicoterapia e spesso sono portato a credere sia una scelta di comodo, in quanto lui definisce la sua malattia una "patente" (che ne giustifica i comportamenti).
Ogni discussione fatta con lui parte dalla sua posizione e li torna dopo vorticosi (e quindi inutili) giri che hanno come risultato il nulla di fatto, se non la mia esasperazione.
Ha un atteggiamento passivo in tutto e aspetta che le cose si risolvano da sè.
Se però crede che queste cose possano essergli date da qualcuno le pretende con prepotenza. E poco importa se ciò fa stare male gli altri: lui non deve fare sacrifici, gli altri sì.
Alcuni psicologi e psichiatri con cui ha avuto a che fare negli anni hanno evidenziato come lui "non ci metta niente di suo" e altri dichiararono di sentirsi "impotenti" di fronte a lui. (Parole testuali).
Mia madre non ha ricevuto una diagnosi (non l'ha richiesta!), ma ha dei comportamenti davvero ossessivi: pulisce continuamente casa, nulla va mai bene, sottolinea solo ogni nostro (a suo dire) difetto e si lamenta di tutto, non concedendosi mai alcuno svago e di fatto giudicando anche noi qualora volessimo averne: la vita è lavoro e sofferenza, e il lavoro vero è solo quello dove si fatica col corpo.
Anni fa affrontammo una psicoterapia familiare, che reputai utile, e oggi ripenso ad alcune affermazioni fatte dalle psicologhe, tra cui: "non vorrei che questa situazione comporti un blocco anche negli altri".
Quindi, più che chiedervi cosa fare, sono qui a chiedervi conferma e spiegazione di questo, ovvero se sia possibile che la mia situazione attuale di ansia e "blocco" possa anche esser causata e/o alimentata dalla situazione che vivo ormai quotidianamente, da sempre, in casa.
Grazie anticipatamente a chi vorrà rispondermi.
[#1]
Potrebbe essere generata da una situazione stressante: assistere o convivere con persone che hanno disturbi psicopatologici è stressante e può portare a vere e proprie sindromi di esaurimento emotivo (e fisico).
Cordiali saluti,
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
A mio avviso può essere molto utile anche per Lei domandare la consulenza psicologica (meglio con uno psicoterapeuta con specifica formazione sistemico-relazionale) proprio perché i parenti in genere incontrano molta fatica nella gestione della problematica psicopatologica del proprio congiunto e quindi è preferibile sapere che cosa fare, anche per non colludere con la patologia del parente.
Cordiali saluti,
Cordiali saluti,
[#4]
Utente
Grazie ancora.
Sicuramente è utile una consulenza per gestire il disagio dei miei, ma al contempo devo poter tutelare me stesso.
La mia paura è che questo clima ormai protrattosi per troppo tempo abbia messo a rischio la mia salute originando l'ansia di cui ora soffro, e mi chiedo se questo sia possibile e in che modo io me ne ritrovi per così dire "contagiato".
Sicuramente è utile una consulenza per gestire il disagio dei miei, ma al contempo devo poter tutelare me stesso.
La mia paura è che questo clima ormai protrattosi per troppo tempo abbia messo a rischio la mia salute originando l'ansia di cui ora soffro, e mi chiedo se questo sia possibile e in che modo io me ne ritrovi per così dire "contagiato".
[#5]
Utente
Inoltre, gradirei sapere se vi sia possibilità di effettuare sedute personali, oltre che per la famiglia, di tipo strategico comportamentale, se possibile, anche nel pubblico.
Ho chiesto al CIM della ASL di competenza, ma mi è stato risposto che trattano solo consulenza psicologica nel senso "classico" e che se mio fratello volesse farla dovrebbe essere riassegnato daccapo ovvero seguendo anche un nuovo piano farmacologico.
Mio fratello ha trovato però, almeno sul piano farmacologico, stabilità, e cambiare piano sarebbe rischioso a nostro avviso, visto che si è penato tanto per trovare una terapia che funzioni.
Nel pubblico, sono quindi solo i CIM a garantire supporto psicologico gratuito?
Oppure anche gli ospedali, magari con prezzi molto contenuti se non gratuiti, possono fornire psicoterapie mirate?
Noi siamo a Roma.
Ho chiesto al CIM della ASL di competenza, ma mi è stato risposto che trattano solo consulenza psicologica nel senso "classico" e che se mio fratello volesse farla dovrebbe essere riassegnato daccapo ovvero seguendo anche un nuovo piano farmacologico.
Mio fratello ha trovato però, almeno sul piano farmacologico, stabilità, e cambiare piano sarebbe rischioso a nostro avviso, visto che si è penato tanto per trovare una terapia che funzioni.
Nel pubblico, sono quindi solo i CIM a garantire supporto psicologico gratuito?
Oppure anche gli ospedali, magari con prezzi molto contenuti se non gratuiti, possono fornire psicoterapie mirate?
Noi siamo a Roma.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2k visite dal 16/03/2015.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.