Perdita del centro dopo attacco di panico
Salve a tutti, sono un ragazzo di 18 anni che fino a novembre 2014 aveva una situazione psicologica "normale", nel senso che mi sentivo a posto con la mente.
Verso l'inizio del mese scritto sopra ho avuto un attacco di panico mentre mi stavo sedendo per cenare: subito ho detto a mio padre che mi sentivo svenire (anche se non ero mai svenuto) e lui mi fece stendere sul divano con le gambe sollevate; sentivo il cuore a mille, le orecchie fischiavano tantissimo, mi sentivo ad una spanna dalla morte.
Dopo una tisana e tante grida di preoccupazione mi calmai, anche se il giorno dopo a scuola mi sentivo a pezzi.
Dopodichè feci una settimana di influenza e lì iniziarono i primi pensieri ipocondriaci, arrivai a passare giornate intere sul divano con le dita attaccate al collo per sentire il battito del cuore. Gli attichi di panico continuarono.
Quando camminavo mi sembrava di "fluttuare" e qualche volta mi si sfocava la vista, oltre che avere sempre la sensazione di orecchie tappate e dolori al petto.
Mi visitò il mio medico, mi fece fare delle analisi del sangue, e dopo i responsi mi mandò da una psichiatra, presso la quale sono al settimo colloquio.
C'è un aspetto da considerare: dopo i primi attacchi siccome mi pareva di morire da un momento all'altro andai su internet a cercare cosa ci fosse dopo la morte (prima la davo per scontata e la "esorcizzavo") e quando capii che la risposta non era certa lasciai perdere. Passato anche il periodo ipocondriaco grazie alle analisi positive, la mia mente è iniziata a bloccarsi sui pensieri di morte, cosa c'è dopo, se sarà doloroso, se dovrò soffrire in eterno ecc. ecc. lasciandomi perennemente nell'ansia e in un mondo tutto mio formato da dolore e nessuna prospettiva per uscire dal tunnel.
La psichiatra afferma che tutto questo sia dovuto al fatto che sto entrando nel mondo adulto e tutte le sicurezze dell'infanzia se ne stiano pian piano andando (ahimè...), e su questo posso darle ragione, però che tutto sia accaduto soltanto per un attacco di panico sembra assurdo.
Adesso alterno giorni in cui sto discretamente a giornate in cui tutto mi sembra grigio, con pensieri di morte, pessimismo, paure senza fondamento e domande esistenziali ad esempio "Perchè sono nato per soffrire così?" ecc. ecc.
Non prendo nessun psicofarmaco, solo mix di valeriana, passiflora e biancospino 20 gocce 3 volte al giorno.
Volevo un parere da parte di altri specialisti sul mio problema. Grazie in anticipo.
P.S. ho avuto un lutto a maggio 2014 (nonno paterno) però la cosa non mi aveva sconvolto molto, la psichiatra dice che la crisi potrebbe essere dovuta anche a questo, oltre ad un fatto genetico dato che il mio nonno materno in questo periodo soffre anche lui di ansia e crisi di panico.
Verso l'inizio del mese scritto sopra ho avuto un attacco di panico mentre mi stavo sedendo per cenare: subito ho detto a mio padre che mi sentivo svenire (anche se non ero mai svenuto) e lui mi fece stendere sul divano con le gambe sollevate; sentivo il cuore a mille, le orecchie fischiavano tantissimo, mi sentivo ad una spanna dalla morte.
Dopo una tisana e tante grida di preoccupazione mi calmai, anche se il giorno dopo a scuola mi sentivo a pezzi.
Dopodichè feci una settimana di influenza e lì iniziarono i primi pensieri ipocondriaci, arrivai a passare giornate intere sul divano con le dita attaccate al collo per sentire il battito del cuore. Gli attichi di panico continuarono.
Quando camminavo mi sembrava di "fluttuare" e qualche volta mi si sfocava la vista, oltre che avere sempre la sensazione di orecchie tappate e dolori al petto.
Mi visitò il mio medico, mi fece fare delle analisi del sangue, e dopo i responsi mi mandò da una psichiatra, presso la quale sono al settimo colloquio.
C'è un aspetto da considerare: dopo i primi attacchi siccome mi pareva di morire da un momento all'altro andai su internet a cercare cosa ci fosse dopo la morte (prima la davo per scontata e la "esorcizzavo") e quando capii che la risposta non era certa lasciai perdere. Passato anche il periodo ipocondriaco grazie alle analisi positive, la mia mente è iniziata a bloccarsi sui pensieri di morte, cosa c'è dopo, se sarà doloroso, se dovrò soffrire in eterno ecc. ecc. lasciandomi perennemente nell'ansia e in un mondo tutto mio formato da dolore e nessuna prospettiva per uscire dal tunnel.
La psichiatra afferma che tutto questo sia dovuto al fatto che sto entrando nel mondo adulto e tutte le sicurezze dell'infanzia se ne stiano pian piano andando (ahimè...), e su questo posso darle ragione, però che tutto sia accaduto soltanto per un attacco di panico sembra assurdo.
Adesso alterno giorni in cui sto discretamente a giornate in cui tutto mi sembra grigio, con pensieri di morte, pessimismo, paure senza fondamento e domande esistenziali ad esempio "Perchè sono nato per soffrire così?" ecc. ecc.
Non prendo nessun psicofarmaco, solo mix di valeriana, passiflora e biancospino 20 gocce 3 volte al giorno.
Volevo un parere da parte di altri specialisti sul mio problema. Grazie in anticipo.
P.S. ho avuto un lutto a maggio 2014 (nonno paterno) però la cosa non mi aveva sconvolto molto, la psichiatra dice che la crisi potrebbe essere dovuta anche a questo, oltre ad un fatto genetico dato che il mio nonno materno in questo periodo soffre anche lui di ansia e crisi di panico.
[#1]
gentile utente,
alla diagnosi della psichiatra aggiungerei che le crisi di ansia e panico del nonno materno quasi sicuramente riconoscono anche dei fattori psicologici per cui l'incidenza sulla sintomatologia del nipote non può con ogni probabilità essere ricondotta solo ad un fattore genetico.
Andrebbe anche probabilmente indagato se è stato sufficientemente elaborato l'evento luttuoso, poiché il fatto che lei riferisca di non esserne stato particolarmente sconvolto, non è dirimente, ovvero non è detto che sia significativo.
Cordiali saluti
alla diagnosi della psichiatra aggiungerei che le crisi di ansia e panico del nonno materno quasi sicuramente riconoscono anche dei fattori psicologici per cui l'incidenza sulla sintomatologia del nipote non può con ogni probabilità essere ricondotta solo ad un fattore genetico.
Andrebbe anche probabilmente indagato se è stato sufficientemente elaborato l'evento luttuoso, poiché il fatto che lei riferisca di non esserne stato particolarmente sconvolto, non è dirimente, ovvero non è detto che sia significativo.
Cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#2]
Gentile ragazzo, la psichiatra è anche psicoterapeuta ? Concordo con la diagnosi, certo la morte del nonno e tutto quanto sarà stato fatto e detto in famiglia in questo lasso di tempo, hanno certo influito nei tuoi pensieri ,ecco, infatti, il nonno materno che è in ansia con crisi di panico..
La morte esiste e lo si sa, ma quando tocca la nostra famiglia un'ala fredda coglie tutti , non solo voi, ma poi bisogna riprendere a vivere, ad approfittare, godere della vita, bisogna avere idee e progetti e speranze e sogni..
Spero che magari con un leggero aiuto farmacologico, come spesso si fa, tu possa riprendere a studiare, uscire, pensare al futuro, all'amore, all'allegria, a pensare come vuoi essere fra dieci anni..
Restiamo in ascolto..
La morte esiste e lo si sa, ma quando tocca la nostra famiglia un'ala fredda coglie tutti , non solo voi, ma poi bisogna riprendere a vivere, ad approfittare, godere della vita, bisogna avere idee e progetti e speranze e sogni..
Spero che magari con un leggero aiuto farmacologico, come spesso si fa, tu possa riprendere a studiare, uscire, pensare al futuro, all'amore, all'allegria, a pensare come vuoi essere fra dieci anni..
Restiamo in ascolto..
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#3]
Caro ragazzo,
probabilmente la morte del nonno ha portato alla sua consapevolezza la paura della morte ma visto il tempo trascorso e la sua attuale sofferenza sarebbe opportuno, oltre che lavorare sull'elaborazione del lutto , capire la vera origine della sua ansia.
Gli attacchi di panico sono in genere segnali che il nostro corpo ci invia quando qualcosa non sta funzionando, quando non diamo la possibilità ad aspetti del nostro sé di esprimersi.
Attualmente la sua ansia sembra incentrata sulla paura dell'ignoto, della morte ma non è escluso che sia espressione di altre dinamiche da approfondire con lo psichiatra che la segue o con uno psicologo/psicoterapeuta.
Cari saluti
Elisa Sala
probabilmente la morte del nonno ha portato alla sua consapevolezza la paura della morte ma visto il tempo trascorso e la sua attuale sofferenza sarebbe opportuno, oltre che lavorare sull'elaborazione del lutto , capire la vera origine della sua ansia.
Gli attacchi di panico sono in genere segnali che il nostro corpo ci invia quando qualcosa non sta funzionando, quando non diamo la possibilità ad aspetti del nostro sé di esprimersi.
Attualmente la sua ansia sembra incentrata sulla paura dell'ignoto, della morte ma non è escluso che sia espressione di altre dinamiche da approfondire con lo psichiatra che la segue o con uno psicologo/psicoterapeuta.
Cari saluti
Elisa Sala
Dr.ssa Elisa Sala
www.psicologa.genova.it
Perfezionata in psicopatologia
[#4]
Utente
Innanzitutto ringrazio tutte le dottoresse per le risposte tempestive.
@Dr. Sciubba: il lutto non mi aveva sconvolto così tanto, diciamo che me lo aspettavo date le sue condizioni di salute. Sono stato male due giorni ma niente a che vedere su come mi sento in questo periodo.
@Dr. Fregonese: Non so se la psichiatra è anche psicoterapeuta,ora sto facendo dei colloqui per farmi conoscere meglio ed eventualmente valutare il percorso migliore per la cura. Il mio medico di base mi aveva prescritto benzodiazepine per due settimane ma quando le assumevo mi sembrava di avere la testa schiacciata da una morsa, così la psichiatra ha deciso di non prescrivere nulla intanto.
@Dr. sala: in effetti è l'ignoto che mi preoccupa, mi faccio spesso idee di come sarà dopo la morte (ovviamente senza fondamento perché sono consapevole che non è possibile immaginarlo) ma poi arrivò sempre a immaginarmi situazioni dolorose che mi fanno star male ancora di più.
Qualche volta ripenso pure al nonno materno, il quale prima o poi dovrà lasciarmi, e con lui ho sempre avuto un rapporto di affetto reciproco, anche a scrivere queste righe finali mi scende una lacrima.
@Dr. Sciubba: il lutto non mi aveva sconvolto così tanto, diciamo che me lo aspettavo date le sue condizioni di salute. Sono stato male due giorni ma niente a che vedere su come mi sento in questo periodo.
@Dr. Fregonese: Non so se la psichiatra è anche psicoterapeuta,ora sto facendo dei colloqui per farmi conoscere meglio ed eventualmente valutare il percorso migliore per la cura. Il mio medico di base mi aveva prescritto benzodiazepine per due settimane ma quando le assumevo mi sembrava di avere la testa schiacciata da una morsa, così la psichiatra ha deciso di non prescrivere nulla intanto.
@Dr. sala: in effetti è l'ignoto che mi preoccupa, mi faccio spesso idee di come sarà dopo la morte (ovviamente senza fondamento perché sono consapevole che non è possibile immaginarlo) ma poi arrivò sempre a immaginarmi situazioni dolorose che mi fanno star male ancora di più.
Qualche volta ripenso pure al nonno materno, il quale prima o poi dovrà lasciarmi, e con lui ho sempre avuto un rapporto di affetto reciproco, anche a scrivere queste righe finali mi scende una lacrima.
[#5]
Caro Ragazzo,
ci descrivi il primo attacco di panico come un evento che ti ha fatto perdere la "centratura" ed è comprensibile che tu lo viva così, come uno spartiacque fra un "prima" tranquillo e un "dopo" burrascoso: in realtà probabilmente in quel momento è emerso all'improvviso un disagio che si era fatto strada da tempo nel tuo inconscio, parlando dal punto di vista psicodinamico, e che si è manifestato violentemente per qualche motivo proprio quella sera.
Pensare che fino a quel momento non ci fosse alcun problema è quindi con tutta probabilità un'illusione e credo che sia più realistico affermare che fino ad allora il problema non si era ancora manifestato (o non lo aveva fatto con tutta l'impetuosità insita in un attacco di panico).
E' possibile che sia successo qualcosa che ha rappresentato un innesco per l'attacco, come un pensiero disturbante su qualche argomento o un conflitto anche minimo in famiglia, che non hai collegato all'accaduto e che non deve avere un carattere di oggettiva gravità, ma che probabilmente ha svolto il ruolo della classica goccia che fa traboccare il vaso, portandoti a stare male.
Penso che possa non essere un caso che il panico sia emerso proprio quando ti stavi sedendo a tavola con i tuoi genitori e non in un altro momento o contesto: questo può essere un argomento da approfondire in terapia per comprendere se stando male davanti a loro hai voluto (inconsciamente) dare un qualche messaggio di disagio proprio ai tuoi familiari, messaggio che potresti non essere riuscito a comunicare o far tenere in considerazione in altro modo in precedenza.
Per quanto riguarda il lutto per tuo nonno paterno non è da escludere che abbia contribuito a rendere maggiormente presente nella tua mente l'idea che la morte sia qualcosa che può colpire persone a te vicine e quindi anche te stesso, ma è possibile che sia solo uno dei tanti elementi che ti hanno portato a stare male.
Credo che possa essere più rilevante il discorso che ti ha fatto la psichiatra sulla difficoltà di passare dall'identità infantile a quella adulta, trasformazione che rappresenta il compito di sviluppo principale in adolescenza e che implica per ogni ragazzo una certa dose di disagio.
E' possibile che per qualche motivo tu stia vivendo con ansia o senso di colpa l'idea di renderti autonomo dai tuoi genitori e magari stare male di fronte a loro ha svolto la funzione di una richiesta di aiuto proprio per questo motivo.
Ovviamente la mia è solo un'ipotesi, che devi eventualmente esplorare in terapia.
Come mai hai deciso di chiedere un altro parere, visto che sei già seguito? Non ti trovi bene con la psichiatra?
ci descrivi il primo attacco di panico come un evento che ti ha fatto perdere la "centratura" ed è comprensibile che tu lo viva così, come uno spartiacque fra un "prima" tranquillo e un "dopo" burrascoso: in realtà probabilmente in quel momento è emerso all'improvviso un disagio che si era fatto strada da tempo nel tuo inconscio, parlando dal punto di vista psicodinamico, e che si è manifestato violentemente per qualche motivo proprio quella sera.
Pensare che fino a quel momento non ci fosse alcun problema è quindi con tutta probabilità un'illusione e credo che sia più realistico affermare che fino ad allora il problema non si era ancora manifestato (o non lo aveva fatto con tutta l'impetuosità insita in un attacco di panico).
E' possibile che sia successo qualcosa che ha rappresentato un innesco per l'attacco, come un pensiero disturbante su qualche argomento o un conflitto anche minimo in famiglia, che non hai collegato all'accaduto e che non deve avere un carattere di oggettiva gravità, ma che probabilmente ha svolto il ruolo della classica goccia che fa traboccare il vaso, portandoti a stare male.
Penso che possa non essere un caso che il panico sia emerso proprio quando ti stavi sedendo a tavola con i tuoi genitori e non in un altro momento o contesto: questo può essere un argomento da approfondire in terapia per comprendere se stando male davanti a loro hai voluto (inconsciamente) dare un qualche messaggio di disagio proprio ai tuoi familiari, messaggio che potresti non essere riuscito a comunicare o far tenere in considerazione in altro modo in precedenza.
Per quanto riguarda il lutto per tuo nonno paterno non è da escludere che abbia contribuito a rendere maggiormente presente nella tua mente l'idea che la morte sia qualcosa che può colpire persone a te vicine e quindi anche te stesso, ma è possibile che sia solo uno dei tanti elementi che ti hanno portato a stare male.
Credo che possa essere più rilevante il discorso che ti ha fatto la psichiatra sulla difficoltà di passare dall'identità infantile a quella adulta, trasformazione che rappresenta il compito di sviluppo principale in adolescenza e che implica per ogni ragazzo una certa dose di disagio.
E' possibile che per qualche motivo tu stia vivendo con ansia o senso di colpa l'idea di renderti autonomo dai tuoi genitori e magari stare male di fronte a loro ha svolto la funzione di una richiesta di aiuto proprio per questo motivo.
Ovviamente la mia è solo un'ipotesi, che devi eventualmente esplorare in terapia.
Come mai hai deciso di chiedere un altro parere, visto che sei già seguito? Non ti trovi bene con la psichiatra?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#6]
Utente
@Dr. Massaro, ho deciso di chiedere anche qui in quanto nel periodo tra una seduta e l'altra il mio dolore permane, con la psichiatra mi trovo comunque bene.
Devo dire che qualcosa covavo già prima dell'attacco di panico, per esempio mi successe più di una volta che durante il viaggio di ritorno da scuola in treno il mio corpo venisse percorso da una cosa simile ad una scarica elettrica, un colpo mi sono anche chiesto che strazio dovesse essere vivere costantemente con questa scossa in corpo.
Oltre a ciò, una sera quest'estate mentre ero fuori con gli amici mi sentivo debole e dissi loro che "mi sentivo morire" però in modo quasi scherzoso.
Devo dire che qualcosa covavo già prima dell'attacco di panico, per esempio mi successe più di una volta che durante il viaggio di ritorno da scuola in treno il mio corpo venisse percorso da una cosa simile ad una scarica elettrica, un colpo mi sono anche chiesto che strazio dovesse essere vivere costantemente con questa scossa in corpo.
Oltre a ciò, una sera quest'estate mentre ero fuori con gli amici mi sentivo debole e dissi loro che "mi sentivo morire" però in modo quasi scherzoso.
[#10]
Utente
Aggiornamento: ieri sono stato male dalla mattina fino alle 4 del pomeriggio circa, poi mi sono sollevato un poco.
La sera mi sono addormentato intorno alle 9, ma alle 10.30 mi sono svegliato provando una sensazione strana, come un vuoto dentro al corpo, non riuscivo a provare nessuna sensazione, sia pensando a fatti positivi che negativi. L'ho detto a mia madre e lei mi ha rassicurato dicendomi di stare tranquillo, ho bevuto una camomilla, mi sono preso 15 gocce di valeriana e mi sono messo sul divano a guardare un documentario.
Però fino a Mezzanotte non ho avuto sonno, avevo sempre quel vuoto dentro di me. Ad un certo punto ho deciso di assumere una pillola di griffonia che avevo comprato in erboristeria ma mai preso e devo dire che dopo un po' ho riiniziato a sentire il mio corpo e mi sono addormentato.
Ovviamente spiegherò tutto domani alla psichiatra.
La sera mi sono addormentato intorno alle 9, ma alle 10.30 mi sono svegliato provando una sensazione strana, come un vuoto dentro al corpo, non riuscivo a provare nessuna sensazione, sia pensando a fatti positivi che negativi. L'ho detto a mia madre e lei mi ha rassicurato dicendomi di stare tranquillo, ho bevuto una camomilla, mi sono preso 15 gocce di valeriana e mi sono messo sul divano a guardare un documentario.
Però fino a Mezzanotte non ho avuto sonno, avevo sempre quel vuoto dentro di me. Ad un certo punto ho deciso di assumere una pillola di griffonia che avevo comprato in erboristeria ma mai preso e devo dire che dopo un po' ho riiniziato a sentire il mio corpo e mi sono addormentato.
Ovviamente spiegherò tutto domani alla psichiatra.
[#12]
Utente
Durante la seduta di ieri la psichiatra (che confermo è anche psicoterapeuta) mi ha spiegato che dall'analisi dei mei sogni risulta che la causa dei miei malesseri è l'età di passaggio, in quanto sto lentamente capendo i problemi del mondo e sto dando più importanza alla vita rispetto a prima
Mi ha detto di continuare a prendere la griffonia per una settimana e poi valutare, la sto assumendo da 4 giorni e mi sembra di star meglio.
Mi ha detto di continuare a prendere la griffonia per una settimana e poi valutare, la sto assumendo da 4 giorni e mi sembra di star meglio.
[#13]
Utente
Vi aggiorno sull'avanzamento dei miei problemi psicologici. Da un mese sono all'estero con un gruppo di studenti, rientrerò in Italia fra una settimana; la psichiatra mi aveva detto che questa esperienza avrebbe migliorato molto il mio stato, dato che qui devo arrangiarmi a fare tutto (cibo, spesa, lavaggio biancheria ecc) e stare sempre in compagnia. In effetti è così, ora mi sento molto meglio rispetto a prima, ci sono ancora delle giornate "no" in cui la mia mente è pervasa da negatività, ma i sintomi mi sembrani più lievi.
Mi succede qualche volta che per esempio sono seduto in autobus ed ad un certo punto inizio a sentire tensione alla nuca e al collo, dopodiché mi sopraggiunge un'ondata di pensieri negativi, per esempio sulla morte o anche sulla vita stessa (in ottica nichilistica però); successivamente mi viene come un colpo di sonno, nel senso che vorrei dormire subito. Se riesco ad entrare in dormiveglia i pensieri cambiano subito in positivi o normali, mentre se rimango sveglio resto in uno stato di stanchezza intenso per una ventina di minuti.
È una situazione strana, ma diciamo che ora la maggior manifestazione della mia ansia è questa.
Mi succede qualche volta che per esempio sono seduto in autobus ed ad un certo punto inizio a sentire tensione alla nuca e al collo, dopodiché mi sopraggiunge un'ondata di pensieri negativi, per esempio sulla morte o anche sulla vita stessa (in ottica nichilistica però); successivamente mi viene come un colpo di sonno, nel senso che vorrei dormire subito. Se riesco ad entrare in dormiveglia i pensieri cambiano subito in positivi o normali, mentre se rimango sveglio resto in uno stato di stanchezza intenso per una ventina di minuti.
È una situazione strana, ma diciamo che ora la maggior manifestazione della mia ansia è questa.
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 3.3k visite dal 16/03/2015.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.