Asocialità per egoismo

Buongiorno,

sono un ragazzo di 23 anni e lavoro a Milano.
Fin da piccolo ho sempre preferito non frequentare persone, e per sincerità (e per dare il maggior numero di elementi d'analisi possibile) lo facevo per timidezza, problemi d'integrazione nel gruppo e successivamente per superiorità verso gli altri.
Da quando sono da solo a Milano in affitto da 3 anni, fuori l'ufficio non frequento nessuno e cerco di non frequentare nessuno e ci provo gusto a farlo (non so trovare altri termini ci provo una soddisfazione quasi "satannica"), quando sono depresso non sento una senzazione di solitudine ma di odio, odio verso qualcosa che mi ha messo in questo mondo senza il mio consenso (la stessa senzazione di essere stato derubato o violato contro la mia volontà).
Quando sono depresso anche il tatto di una mia mano con l'altra mi crea fastidio (quasi come rigetto).
Dopo 3 anni che vivo continuamente da solo, non provo problemi o necessità di sentirmi con altre persone, anzi cerco di evitare per non avere seccature.

Secondo voi si riscontrano problemi psicologici?
Ho deciso di porre la domanda in modo oggettivo, in quanto spesso vedo che mi viene contestata questa mia situazione e vorrei capire effettivamente le cose come sono messe.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
Se ha scritto a noi, forse qualche difficoltà l'avverte.
Non si può vivere oscillando tra depressione ed asocialità ...si perde il meglio della vita, il calore, lo scambio, il dialogo, l'affettività e la sessualità ......vive in bianco e nero senza l'arcobaleno delle emozioni


Valuti di farsi aiutare .

È possibile che la timidezza iniziale si sia trasformata poi in evitamento di tipo difensivo e poi, nel tempo, il circolo vizioso tende a ripetersi

Che genitori ha avuto?
Cosa fa nella vita?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

Lei scrive: "Secondo voi si riscontrano problemi psicologici? "

Ma io vorrei sapere da Lei, piuttosto, se per Lei tutto ciò è un problema.
Sia a Milano sia in altre parti del mondo ci sono persone che vivono completamente isolate. A Milano è più difficile, perché Lei ha un lavoro e quindi interagisce almeno con i colleghi... ma ci sono culture orientali che prevedono il totale isolamento ad esempio per meditare...

Lei dice che sin dall'infanzia ha riscontrato problemi ad integrarsi nel gruppo e di...timidezza. La timidezza ovviamente non è mica una malattia, ma bisognerebbe capire meglio se Lei fa fatica e in che modo fa fatica ad entrare in relazione con gli altri. Chiaramente se una persona fa fatica e ogni volta evita, col tempo preferirà stare da solo perché quella condizione gli crea meno ansia e meno disagio.

Addirittura stare con gli altri potrebbe infastidire... perché aumenta l'ansia e ci si sente un pesce fuor d'acqua...

In questo caso è possibile cambiare, grazie a training specifici, o a volte a precorsi di psicoterapia.

Legga qui: https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente

<<quando sono depresso non sento una senzazione di solitudine ma di odio, odio verso qualcosa che mi ha messo in questo mondo senza il mio consenso<<

E dunque prova una spcie di rifiuto verso lo stare al mondo? oppre verso CHI lo ha messo al mondo, cioè i genitori?


Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#4]
Utente
Utente
Gentile Dott. Brunialti,

per me far nascere una persona è solo egoismo,
in quanto è un difetto della natura e di una scelta
che spesso viene valutata molto leggermente.
Con i miei genitori non ho avuto problemi e nemmeno
a trovare lavoro dato che ho una retribuzione medio-alta, ma è quel che ho visto in questi istituti di detenzione sociale che chiamano "scuole" che hanno fatto piú danni psicologici che essere socialmente utili.
Il mio lavoro da professionista (lavoro per banche ed assicurazioni come freelance) me lo sono procurato da me con una mia formazione unita a quella privata (quindi escludiamo la scuola e l'università).
Il discorso è che preferirei piú che un bambino nasca consapevole di quello che dovrà affrontare invece di nascere contro sua volontà (ecco in fondo cosa penso), purtroppo questo non è possibile ma non autorizza comunque a generare queste situazioni.
Per me nascere senza consapevolezza e con l'aggravante di percepire questa cosa è paragonabile a un reato penale (come omicidio), forse sarebbe un argomento piú valido da discutere anche con un giurista costituzionale, ma in caso che avrei avuto questa possibilità avrei risposto seccamente NO, in quanto non è giusto che una persona decida dopo se commettere un suicidio, ma questa "palla" dovrebbe essere rimbalzata a monte.

Rispondendo alla sua domanda: Non provo odio verso i genitori ma verso la società, verso i miei genitori provo solo una un qualcosa che si traduce in "chi ti ha autorizzato? Io qui non volevo e non voglio starci".
I miei genitori mi hanno dato tutto quello che una famiglia può dare tranne la cosa piú importante " la libertà umana e legale di decidere" una cosa che in questo mondo non è attualmente possibile.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598

Gentile utente,

è come se Lei facesse dei ragionamenti per giustificare a se stesso qualcosa. Ma cosa?
I ragionamenti riguardano la procreazione e il diritto di effettuarla.

Un eccesso di ragionamenti ha "sotto" sempre qualcosa. Nel suo caso quali sentimenti sottostanno?


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Utente
Utente
Se ho giustificato qualcosa del genere a me stesso è stato parecchio tempo fa, adesso quello che cerco è anche un parere medico.
Se soffro del mal di vivere è perchè qualcuno al posto mio ha deciso la mia nascita in un qualcosa che non è stato mai accettato.
Penso che sia stato il bullismo nelle scuole, il cattivo svolgimento professionale di alcuni docenti, le delusioni di amici fidati con cui avevo anni d'amicizia (che ho sostenuto anche economicamente per rimuove ostacoli che ci impedissero di stare insieme), il comportamento poco pulito delle ragazze che ho conosciuto, il ricredermi di un ambito lavorativo in contesti importanti di gruppi bancari, dove ho assistito a un clientelismo, corruzione e speculazione sui lavoratori in modo completamente sfacciato (d'avanti ai miei occhi in molti contesti).

Penso che basti?
Correggo la mia domanda: è un problema mio o di altre persone?
se è esterno non mi riguarda, se è mio si
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

dopo questo scambio forse, gradualmente, diventa più chiara una delusione nei confronti della vita nelle sue sfaccettature: esistenziale, affettiva, relazionale, professionale, che assume la forma -attualmente - di un certo amaro cinismo.

Se mi conferma aggiungo dell'altro.


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Utente
Utente
Una parte del problema è questo ...

Non solo, la cosa piú strana è se come qualcosa mi dicesse di levarmi la vita il prima possibile, ma in un ottica di "prima rompo questa cosa che mi è stata rifilata, prima faccio uno sfregio verso un qualcosa".

Ci sono periodi che vanno in questo modo, in altri casi invece è se come quando mi viene posta una domanda o devo svolgere qualcosa mi arriva in mente una risposta che in un primo momento scarto come se fosse un monologo senza senso, poi lo riprendo, ci rifletto sulla risposta e capisco che è esatta.
Il tutto è unito al fatto che i miei insegnanti hanno sempre detto che scrivo con periodi "contorti o spezzettati" lo hanno detto tutti gli insegnanti che conosco, e ricostruendo tutti questi fatti mi viene automatico dire se è qualcosa che sottovaluto o di cui non sono a conoscenza, ametto che sono curioso di saperlo, ma allo stesso tempo voglio capire se esiste cosa può comportarmi.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598

Gentile ragazzo,
è come se Lei a poco a poco aprisse il Suo mondo interiore, che tiene per sè da tanto tempo, o forse da sempre. Ma che è ricco di sfumature e di spunti di riflessione.

A questo punto Le direi che, sì, un percorso con uno/a psicoterapeuta potrebbe esserLe utile. Il confronto tra il Suo mondo interiore e un professionista che non ha alcun interesse personale a modificarlo potrebbe essere interessante anche per Lei, che potrebbe rivolgere la domanda

<<Secondo voi si riscontrano problemi psicologici? ...Vorrei capire effettivamente le cose come sono messe. <<

e ricevere una risposta motivata e competente.

Cordiali saluti.