Sindrome del nido vuoto

Gentile dott.re,
Ho 24 anni e da un anno mi sono trasferita a Torino per motivi di studio da una cittadina del sud Italia. Sono cresciuta con un rapporto simbiotico con mia madre che nel corso degli anni si è sempre rivelata una donna forte,un punto do riferimento ,dalla mente molto aperta. Mi ha sempre spronato a crescere, a migliorarmi,a fare le mie esperienze a patto che si rivelassero formative ed educative. Fin da piccola ho fatto viaggi studio in giro per l' Europa,vacanze altrettanto sparse per il mondo avallate dal fatto che fossi una figlia studiosa ,attenta e rispettosa. Ho iniziato L' università a 90 km da casa il che mi ha permesso di trasferirmi per comodità ma allo stesso tempo di tornare a casa ogni week end e Quando ho deciso di trasferirmi a Torino ,ho pensato fosse un problema più per me che per i miei genitori credendoli abitati ed orgogliosi per il futuro brillante che volevo costruirmi. Ciò in realtà non è avvenuto,mi ritrovo a sentire al telefono una mamma depressa ,immagino presa dalla cosiddetta " sindrome del nudo vuoto", piena di ansie su ogni spostamento, " invecchiAta" per certi versi nelle idee e nei pensieri, eternamente preoccupata e triste. Io cerco in tutti i modi di non farle sentire la mancanza tra chiamate Skype,ritorni a scadenze ragionevoli e invogliando mio fratello a tornare anche lui a casa più spesso,ma ciò sembra non bastare. Credo si senta inutile e si comporta come chissà quale tragedia stesse affrontando. Tralasciando l' estrema preoccupazione,dispiacere che ciò mi provoca,mi accorgo anche del forte disorientamento che provo e di un grande senso di insicurezza che mai avevo avuto. Io mi rendo perfettamente conto che tutto ciò e' normale,che i figli devono fare il loro corso e che non sarebbe formativo restare a casa fino a 40 anni ma non riesco a trasmetterlo ,vorrei aiutarla ma non so come fare. Mi dia un consiglio.
La ringrazio anticipatamente cordiali saluti.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
C'è poco da trasmettere a parole, ma con i fatti: se la mamma fa fatica e ora sembra depressa, invecchiata, ecc... voi figli dovete continuare a costruire la vostra vita.

La mamma dovrà imparare a crescere insieme a voi.
Molti genitori pensano di potersi relazionare con i propri figli come fossero ancora piccoli e non lo fanno per cattiveria, ma qui i figli possono aiutarli a crescere NON alimentando le ansie dei genitori.

Vuole restare a Torino con i Suoi amici? Rimanga a Torino, la mamma si abituerà al distacco. Più cedete alle Sue richieste, più peggiorate la situazione.
Ovviamente in tutto ciò, continuerete ad essere affettuosi con Lei, ma la mamma potrà crescere e cambiare solo se voi farete la vostra vita.

Senza sensi di colpa!

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.5k 597

Gentile utente,
non sempre è possibile aiutare le persone che amiamo, come vorremmo.
Ci sono dei "gradini evolutivi" che ognuno è chamato a fare per sè e da solo, mentre l'altro al massimo ti tiene la mano.
Il termine di quella fase del ciclo di vita che lo studioso E. Erikson definisce "della generatività", quella in cui si sono fatti e cresciuti i figli, rappresenta un lutto talvolta profondo per la madre, come se venisse amputata una parte delle proprie potenzialità progettuali.
Lei può starLe vicina via Skipe ecc., ma questo non toglie il dolore e la necessità di Sua madre di ri-progettare la propria vita con altri obiettivi.




Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Ragazza,
oggi il vero problema è la "sindrome del nido pieno"…

Figli che tardano ad andare via da casa, tra studi protratti e lavoro carente, genitori da accudire e così via…



La mamma, con la quale ha questo meraviglioso rapporto, grazie al suo supporto ed alla tecnologia…vedrà che imparerà a gustare ed assaporare del tempo di qualità per se stessa.

Eventualmente un nostro Collega potrà aiutarla nell'elaborazione della separazione…..I sensi di colpa non aiutano, nessuno….

Auguri di cuore

Ps: ai figli bisogna dare radici ed ali…..

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it