Doc: prima Io, poi ancora Io, poi lui.
Buongiorno,
Non ho una diagnosi Doc, ma chiedo un parere su questo mio ragionamento.
Dopo tre anni nei quali ho sofferto di un’ossessione-compulsione tutta mentale, ho deciso di non contrastarla dal di dentro, con infiniti ragionamenti, ma cercando il più possibile di valutare lo stato in cui mi trovo man mano che penso. In questo modo vedo più dall’esterno il mio disturbo e sono più attento a me e a come mi sento, che non a quello che penso.
Ed è un mese che ho trovato pace. Ora direi che accolgo quei i pensieri intrusivi, ma evitando di “lavorarci” sopra. Piuttosto cerco di placarmi o di cercare benessere.
Ho smesso di cercare “verità” definitive e falsamente rassicuranti. Cerco invece di essere possibilista, o probabilista . Quando mi si affacciano pensieri allarmanti , faccio di tutto per non irrigidirmi su un’unica linea interpretativa, ma cerco alternative e risposte multiple, ciascuna delle quali è possibile o verosimile, ma nessuna è risolutiva.
Vedo che accettare l’indeterminazione non è un fatto negativo, come ho creduto a lungo. Questo mi permette di non sposare subito un’idea fissa (puntualmente sempre la peggiore!), ma di rimanere invece in una condizione mentale francamente pluralista, democratica: le idee sullo stesso fatto sono molte e si possono sempre cambiare.
Certo, il mio motore ansiogeno è sempre pronto a ripartire per nuove strade. Ma adesso vedo che posso lasciarlo in folle e quindi non si parte neanche.
(morto un tromentone, se ne fa un altro? No, grazie!)
Un parere qualificato sarebbe per me un parere strategico.
Grazie
Non ho una diagnosi Doc, ma chiedo un parere su questo mio ragionamento.
Dopo tre anni nei quali ho sofferto di un’ossessione-compulsione tutta mentale, ho deciso di non contrastarla dal di dentro, con infiniti ragionamenti, ma cercando il più possibile di valutare lo stato in cui mi trovo man mano che penso. In questo modo vedo più dall’esterno il mio disturbo e sono più attento a me e a come mi sento, che non a quello che penso.
Ed è un mese che ho trovato pace. Ora direi che accolgo quei i pensieri intrusivi, ma evitando di “lavorarci” sopra. Piuttosto cerco di placarmi o di cercare benessere.
Ho smesso di cercare “verità” definitive e falsamente rassicuranti. Cerco invece di essere possibilista, o probabilista . Quando mi si affacciano pensieri allarmanti , faccio di tutto per non irrigidirmi su un’unica linea interpretativa, ma cerco alternative e risposte multiple, ciascuna delle quali è possibile o verosimile, ma nessuna è risolutiva.
Vedo che accettare l’indeterminazione non è un fatto negativo, come ho creduto a lungo. Questo mi permette di non sposare subito un’idea fissa (puntualmente sempre la peggiore!), ma di rimanere invece in una condizione mentale francamente pluralista, democratica: le idee sullo stesso fatto sono molte e si possono sempre cambiare.
Certo, il mio motore ansiogeno è sempre pronto a ripartire per nuove strade. Ma adesso vedo che posso lasciarlo in folle e quindi non si parte neanche.
(morto un tromentone, se ne fa un altro? No, grazie!)
Un parere qualificato sarebbe per me un parere strategico.
Grazie
[#1]
Gentile Utente,
un parere su che cosa? Sulla prescrizione?
Attualmente è in terapia per il DOC?
Chi lo ha diagnosticato?
un parere su che cosa? Sulla prescrizione?
Attualmente è in terapia per il DOC?
Chi lo ha diagnosticato?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
>>Dopo tre anni nei quali ho sofferto di un’ossessione-compulsione..<<
ha fatto una psicoterapia per curare il suo disturbo?
>>Un parere qualificato sarebbe per me un parere strategico.<<
cosa intende dire?
ha fatto una psicoterapia per curare il suo disturbo?
>>Un parere qualificato sarebbe per me un parere strategico.<<
cosa intende dire?
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#3]
Il miglior parere sul lavoro che ha fatto con se stesso è il suo, ne è soddisfatto? Le permette di vivere meglio?
Il suo ragionamento potrebbe ricordare una modalità ossessiva ma una diagnosi non può essere fatta a distanza. È così importante per lei ?
Il suo ragionamento potrebbe ricordare una modalità ossessiva ma una diagnosi non può essere fatta a distanza. È così importante per lei ?
Dr.ssa Serena Bosco
Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
[#4]
Utente
Buongiorno e grazie per le domende.
Rispondo in ordine:
Dr. Angela Pileci
- Il parere riguarda il mio approccio a questa sterile ripetitività degli stessi argomenti. Sto cercando di capire me stesso e le mie reazioni.
Non c'è diagnosi di Doc, perché il mio psichiatra, lo ha escluso. Con sono trattato per disturbo bipolare. Per inciso, ho un'altissima considerazione di questo medico, nasata sul fatto che vivo meglio.
Dr Del Signore
Mi risulta che l'ansia e il Doc in particolare, inducono la persona all'adozione di tatticismi o rituali che peggiorano la situazione.
Da bipolare, con 24 anni di "carriera" ,ho imparato che alcune mie decisioni non sono tatticismi, ma vere e proprie strategie. Benché io sia ben stabilizzato, non posso escludere che un forte stress mi spinga in ipomania. Ma me ne accorgo e rinvio tutti gli impegni che posso. Poi riduco l'attività. Ora lo so, ma vent'anni fa non lo sapevo, ed era più dura.
Dr. Bosco,
benché io non abbia il Doc, non sono immune da fissazioni e pensieri ossessivi, nella misura in cui forse molti possono averne.
Le mie fissazioni, il mio rimuginare, non paralizzano le mie attività, come sarà per chi è affetto da Doc, ma mi fanno soffrire.
Ma tutta la questione per me è, io credo, nel modo acritico in cui ho "ragionato".
Buona giornata
Rispondo in ordine:
Dr. Angela Pileci
- Il parere riguarda il mio approccio a questa sterile ripetitività degli stessi argomenti. Sto cercando di capire me stesso e le mie reazioni.
Non c'è diagnosi di Doc, perché il mio psichiatra, lo ha escluso. Con sono trattato per disturbo bipolare. Per inciso, ho un'altissima considerazione di questo medico, nasata sul fatto che vivo meglio.
Dr Del Signore
Mi risulta che l'ansia e il Doc in particolare, inducono la persona all'adozione di tatticismi o rituali che peggiorano la situazione.
Da bipolare, con 24 anni di "carriera" ,ho imparato che alcune mie decisioni non sono tatticismi, ma vere e proprie strategie. Benché io sia ben stabilizzato, non posso escludere che un forte stress mi spinga in ipomania. Ma me ne accorgo e rinvio tutti gli impegni che posso. Poi riduco l'attività. Ora lo so, ma vent'anni fa non lo sapevo, ed era più dura.
Dr. Bosco,
benché io non abbia il Doc, non sono immune da fissazioni e pensieri ossessivi, nella misura in cui forse molti possono averne.
Le mie fissazioni, il mio rimuginare, non paralizzano le mie attività, come sarà per chi è affetto da Doc, ma mi fanno soffrire.
Ma tutta la questione per me è, io credo, nel modo acritico in cui ho "ragionato".
Buona giornata
[#5]
Utente
Faccio un esempio:
non di rado, se devo scrivere un testo e mi cominicia a venire il timore del giudizio delle persona cui esso è diretto, comincio a diventare più verboso, ripetitivo, involuto, difficile. Scrivo in 4 pagine quello che può stare in una. In più , mentre scrivo, faccio continue compulsive autocorrezioni, ecosì il lavoro diventa come una tela di Penelope. Alla fine sono esausto e il giorno dopo magari , vedo che è quasi tutto da buttar via.
L'unica cosa che per ora ho capito che quand'è così, faccio meglio a piantar tutto. Anche se questo non sempre mi garantisce di evitare di prosegiure mentalmente l'elaborazione.
non di rado, se devo scrivere un testo e mi cominicia a venire il timore del giudizio delle persona cui esso è diretto, comincio a diventare più verboso, ripetitivo, involuto, difficile. Scrivo in 4 pagine quello che può stare in una. In più , mentre scrivo, faccio continue compulsive autocorrezioni, ecosì il lavoro diventa come una tela di Penelope. Alla fine sono esausto e il giorno dopo magari , vedo che è quasi tutto da buttar via.
L'unica cosa che per ora ho capito che quand'è così, faccio meglio a piantar tutto. Anche se questo non sempre mi garantisce di evitare di prosegiure mentalmente l'elaborazione.
[#6]
>>Non c'è diagnosi di Doc, perché il mio psichiatra, lo ha escluso.<<
allora per quale motivo parla di DOC?
Credo sia importate non rimuginare ulteriormente, mettere da parte il DOC e consultare il suo psichiatra per eventuali dubbi.
Le "strategie utili" per gestire il suo bipolarismo non hanno nulla a che vedere con i rituali del DOC che sono afinalistici e quindi inutili.
allora per quale motivo parla di DOC?
Credo sia importate non rimuginare ulteriormente, mettere da parte il DOC e consultare il suo psichiatra per eventuali dubbi.
Le "strategie utili" per gestire il suo bipolarismo non hanno nulla a che vedere con i rituali del DOC che sono afinalistici e quindi inutili.
[#7]
Utente
Ho pensato al DOC per la mia tendenza infinitamente ripetitiva di tornare mentalmente su conflitti che non riesco a risolvere, e che per la verità non hanno più nemmeno ragion d'essere, e che per giunta non hanno bisogno di risposte da parte mia. Un amaro e inutile girare in tondo.
Poi capisco la sua osservazione circa il fatto di non chiamare in causa una malattia, se non c'è o non è certa.
per il resto, sono riuscito a ridurre a zero o quasi la mia reattività interiore per quelle vecchie storie, per il semplice fatto che ho smesso di cercare soluzioni logiche. Pensavo infatti che, tentare di capire e ordinare i fattacci accaduti, mi avrebbe dato la ricetta per spegnere il malessere. Invece era proprio quell'esercizio che teneva accesa la fiamma.
La ringrazio e la saluto cordialmente.
Poi capisco la sua osservazione circa il fatto di non chiamare in causa una malattia, se non c'è o non è certa.
per il resto, sono riuscito a ridurre a zero o quasi la mia reattività interiore per quelle vecchie storie, per il semplice fatto che ho smesso di cercare soluzioni logiche. Pensavo infatti che, tentare di capire e ordinare i fattacci accaduti, mi avrebbe dato la ricetta per spegnere il malessere. Invece era proprio quell'esercizio che teneva accesa la fiamma.
La ringrazio e la saluto cordialmente.
[#9]
《Pensavo infatti che, tentare di capire e ordinare i fattacci accaduti, mi avrebbe dato la ricetta per spegnere il malessere. Invece era proprio quell'esercizio che teneva accesa la fiamma》
Sembra quello che sta facendo ora ponendosi il dubbio del Doc. Tralasciando la diagnosi, che come già detto non è possibile fare in questa sede, questo è un suo modo di ragionare su cui dovrebbe riflettere.
A presto
Sembra quello che sta facendo ora ponendosi il dubbio del Doc. Tralasciando la diagnosi, che come già detto non è possibile fare in questa sede, questo è un suo modo di ragionare su cui dovrebbe riflettere.
A presto
[#10]
Utente
Buongiorno,
in realtà a pensarci, ho imparato a chiudere i conflitti, più spesso ad evitare che si accendano.
Quando comunque accadono, adotto ormai lo stesso metodo: vado a vedere il contesto dal quale è venuta l'offesa che ho subito, perché esso la spiega.
Naturalmente valuto anche il mio stesso contesto: quel che vent'anni fa mi sembrava tollerabile, oggi può non esserlo più.
Il punto non è se perdonare o il singolo torto, ma se la realtà complessiva che un altro mi propone è accettabile o no; e se essa può ancora interagire con la mia vita ed entro che termini.
Ripercorrere rancorosamente il passato con una certa persona, fa male e sembra quasi un'ossessione. Ma scorrere il passato con distacco fa capire i perché e sopratutto cosa sia meglio fare; e comprendere se , al di là del singolo torto, sia ancora possibile un'esperienza di vita comune.
Solo in un caso , veramente sconcertante, con una persona che è stata importante nella mia vita, non riuscivo ad avvalermi di questo metodo, probabilmente perché ero troppo coinvolto emotivamente per valutare il contesto.
L'agitazione che me ne è derivata, mi ha indotto a riesumare interiormente altre situazioni conflittuali, che in realtà sono spente.
Quando si agita l'acqua , vien su la melma.
Ho cercato di essere più chiaro e semplice possibile, perché non è simpatico affaticare il lettore.
Grazie
in realtà a pensarci, ho imparato a chiudere i conflitti, più spesso ad evitare che si accendano.
Quando comunque accadono, adotto ormai lo stesso metodo: vado a vedere il contesto dal quale è venuta l'offesa che ho subito, perché esso la spiega.
Naturalmente valuto anche il mio stesso contesto: quel che vent'anni fa mi sembrava tollerabile, oggi può non esserlo più.
Il punto non è se perdonare o il singolo torto, ma se la realtà complessiva che un altro mi propone è accettabile o no; e se essa può ancora interagire con la mia vita ed entro che termini.
Ripercorrere rancorosamente il passato con una certa persona, fa male e sembra quasi un'ossessione. Ma scorrere il passato con distacco fa capire i perché e sopratutto cosa sia meglio fare; e comprendere se , al di là del singolo torto, sia ancora possibile un'esperienza di vita comune.
Solo in un caso , veramente sconcertante, con una persona che è stata importante nella mia vita, non riuscivo ad avvalermi di questo metodo, probabilmente perché ero troppo coinvolto emotivamente per valutare il contesto.
L'agitazione che me ne è derivata, mi ha indotto a riesumare interiormente altre situazioni conflittuali, che in realtà sono spente.
Quando si agita l'acqua , vien su la melma.
Ho cercato di essere più chiaro e semplice possibile, perché non è simpatico affaticare il lettore.
Grazie
[#11]
Utente
Infine io credo che quanto ho descritto, sia frutto dell'intelletto, per lo più.
Ma essendo io bipolare, nelle fasi depressive sarò portato ruminare.
Allo stesso tempo, come mi disse il mio amato psichiatra, la percezione di un fatto negativo, anche piccolo, da parte del bipolare è improntata alla drammatizzazione.
Quel che mi accade è che il ricordo di un qualsiasi fattaccio del passato è tale, che mi sembra più reale del presente che sto vivendo, il che mi porta spesso ad estraniarmi.
L'unica cosa che mi riconduce al vero è il gioco, cioé cogliere il senso giocoso che ci può essere nella vita reale.
Se non voglio contristarmi, bisognerà che faccia l'opposto, rallegrarmi.
Buona giornata
Ma essendo io bipolare, nelle fasi depressive sarò portato ruminare.
Allo stesso tempo, come mi disse il mio amato psichiatra, la percezione di un fatto negativo, anche piccolo, da parte del bipolare è improntata alla drammatizzazione.
Quel che mi accade è che il ricordo di un qualsiasi fattaccio del passato è tale, che mi sembra più reale del presente che sto vivendo, il che mi porta spesso ad estraniarmi.
L'unica cosa che mi riconduce al vero è il gioco, cioé cogliere il senso giocoso che ci può essere nella vita reale.
Se non voglio contristarmi, bisognerà che faccia l'opposto, rallegrarmi.
Buona giornata
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 2.5k visite dal 11/03/2015.
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